“L’aurora di New York geme. Note sul Lorca americano” saggio di Lorenzo Spurio

Sullo spazio culturale online “Alla volta di Leucade”, diretto dal professore Nazario Pardini, nella data del 6 maggio 2020 è stato pubblicato il saggio “L’aurora di New York geme. Note sul Lorca americano” di Lorenzo Spurio, introdotto da questa nota di apertura dello stesso Pardini:

La prima parte è contraddistinta da uno scritto del critico Lorenzo Spurio e, a continuazione, nella seconda parte, si trova la traduzione dallo spagnolo all’italiano fatta dallo stesso critico, di un articolo apparso ieri sul quotidiano spagnolo “La Vanguardia”. Articolo veramente interessante, da cui emerge la versatilità dell’autore che sa adattare il linguaggio a qualsiasi ambito scritturale. Conosciamo bene, oramai, l’eclitticità di Spurio, la sua vena filologica, ma soprattutto il suo impegno critico dalle innumerevoli occasioni letterarie che ha elaborato sia sulla sua importante rivista (Euterpe) che in cartaceo. E qui ne abbiamo la conferma. Nell’articolo che ha tradotto figura, nel corpo del saggio, la statua di García Lorca nella Piazza Santa Ana di Madrid alla quale è stata posta la mascherina per via del Corona virus. Nel saggio ci sono un paio di brevi accenni a questa pandemia che stiamo vivendo”.

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La statua di Federico García Lorca in Plaza Santa Ana a Madrid con la mascherina. Foto tratta dall’articolo su “La Vanguardia” citato nel saggio.

Leggi l’intero saggio su “Alla volta di Leucade”

Leggi l’intero saggio su Academia.edu

Giovedì 25 luglio a Fermo una serata di poesie in ricordo di Federico Garcia Lorca e il suo viaggio americano

Giovedì 25 Luglio a Fermo presso la Biblioteca Civica “Romolo Spezioli” (Piazza del Popolo) in seno alla kermesse “Biblioteca con vista 2019” con il Patrocinio del Comune di Fermo,  si terrà la presentazione al pubblico del libro di poesia Tra gli aranci e la menta. Recitativo per l’assenza di Federico Garcia Lorca (PoetiKanten, Sesto Fiorentino, 2016) dell’autore jesino Lorenzo Spurio.  L’evento, che avrà inizio alle 21:30 e si terrà presso la Sala Fondo Locale, vedrà la presenza, oltre dell’autore del libro, del chitarrista Maestro Massimo Agostinelli che interverrà per alcuni intermezzi musicali e della poetessa Jessica Vesprini che eseguirà letture scelte dell’opera di Spurio e di brani poetici del poeta spagnolo. 

Nel corso della serata Lorenzo Spurio tratterà anche l’argomento di “Federico Garcia Lorca a New York”, a novanta anni dal suo viaggio oltre Oceano con una presentazione di immagini e documenti dell’epoca e la lettura di poesie da “Poeta a New York” eseguite dalla lettrice Jessica Vesprini.

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Federico García Lorca: la sua poesia e la sua vita. Due incontri in Liguria con Lorenzo Spurio (Genova 13/04 e La Spezia 14/04)

Due incontri poetici con il poeta e critico letterario Lorenzo Spurio che approfondiranno il vasto e impareggiabile percorso umano e letterario di Federico García Lorca avranno luogo nel secondo fine settimana di aprile in Liguria.

Il primo di essi vedrà Lorenzo Spurio presentare il suo ultimo libro di poesia “Pareidolia” (The Writer Edizioni, Cosenza, 2018 – con prefazione della poetessa Michela Zanarella) presso la Stanza della Poesia di Genova (Piazza Giacomo Matteotti n°70) il 13 aprile alle ore 17:45. La presentazione sarà condotta dalla poetessa e critico letterario Rosa Elisa Giangoia, Durante l´incontro si terrà una “Conversazione su Federico García Lorca”, tesa a indagare alcuni degli aspetti meno noti e più curiosi del percorso umano e letterario del poeta spagnolo, tra i quali la sua permanenza newyorchese nel 1929 e le sue opere surrealiste.

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Il giorno successivo, domenica 13 aprile a La Spezia, presso Il Poggio Ortobar (Scalinata San Giorgio n°5) alle ore 16:30, presentato dal poeta Francesco Salvini, Spurio parlerà del suo precedente libro, “Tra gli aranci e la menta. Recitativo per l´assenza di Federico García Lorca” (PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016 – con prefazione del poeta e critico letterario Nazario Pardini), pubblicato nell´amara ricorrenza degli ottanta anni dalla morte del poeta granadino (vincitore di vari premi nazionali tra i quali “L´Astrolabio” di Pisa). La plaquette affronta il tema della morte, dell´assenza del corpo e della forza espressiva della poetica umana e dell´impegno civico di uno dei più grandi poeti al mondo. Le pagine sono impreziosite da alcune raffigurazioni a china del Maestro irpino Franco Carrarelli elaborate appositamente a partire dalle poesie di Spurio. Nella quarta di copertina del libro, a firma di Corrado Calabrò, si legge: “La silloge è al tempo stesso una rievocazione ed un’invocazione del poeta, con un fondo di accoramento che si scioglie nel colloquio con le piante e con la natura, in sintonia col sentire del poeta e in risonanza con i suoi versi”.

La serata darà modo di parlare e riflettere sull´esistenza travagliata e breve del “poeta tellurico”, valente drammaturgo e difensore dei diritti civili, con particolare attenzione al suo viaggio Oltreoceano compiuto nel 1929 che lo portò prima a New York e poi a Cuba. A novanta anni esatti da questa esperienza assai importante per García Lorca, Spurio racconterà alcuni degli episodi che caratterizzarono quella fase della sua vita, le sue amicizie, la sua vena più incline all´avanguardismo e alla sperimentazione e le nuove opere che lì maturano, prima fra tutte “Poeta a New York” che sarà pubblicata postuma, nel 1940. Durante l´incontro alcuni poeti locali interverranno con loro letture di testi di Garcia Lorca.

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INFO EVENTO GENOVA 13-04-2019

Stanza della Poesia di Genova

stanzadellapoesia@gmail.com

 

INFO EVENTO LA SPEZIA 14-03-2019

Il Poggio Ortobar: – Evento FB

 

 

 

Federico García Lorca a 90 anni dal suo viaggio a New York: incontro con letture sabato 23 marzo ad Ancona

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Sabato 23 marzo 2019 ad Ancona (presso la sede dell’Informa Giovani, in Piazza Roma, alle ore 17:30) si terrà un incontro tematico dedicato a Federico García Lorca nel corso del quale, il poeta e critico letterario Lorenzo Spurio interverrà assieme alla poetessa Luisa Ferretti. Durante l’incontro si parlerà del noto poeta spagnolo, della sua vita e della sua ricca produzione letteraria (l’autore fu anche drammaturgo, disegnatore e musicista, oltre che conferenziere), con particolare attenzione al periodo 1929-1930 relativo al suo viaggio a New York e delle poesie scritte in quel periodo, raccolte poi in “Poeta a New York”, pubblicato postumo nel 1940. 

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Durante l’incontro si effettueranno letture scelte dal testo letterario di Federico García Lorca e si approfondiranno alcuni aspetti e incontri della sua permanenza nella Grande Mela, con proiezione di foto, documenti e reperti dell’epoca, nonché alcune letture tratte dal volume poetico di Spurio “Tra gli aranci e la menta. Recitativo per l’assenza di Federico Garcia Lorca”, edito da PoetiKanten Edizioni di Firenze nel 2016, ad ottanta anni dalla sua morte, volume arricchito dai preziosi contributi di disegni a china del noto Maestro campano Franco Carrarelli.

Evento ad entrata libera.

Luigi Bonaffini ad Orvieto per un convegno sulla “Letteratura italiana nel mondo”

ORVIETO

27 giugno 2015: Sala Consiliare

28-29 Giugno 2015: Sala del Governatore – Palazzo dei Sette

Il Brookyln College della City University di New York e la Fordham University di New York con il Patrocinio del Comune di Orvieto organizzano il

CONVEGNO 

“Letteratura italiana nel mondo” – Nuove prospettive

Coordinatori:

Luigi Bonaffini e Giuseppe Perricone

Brooklyn College e Fordham University

Poster (2)

New Yorker’s Breaths, Intervista a Maurizio Alberto Molinari

INTERVISTA A MAURIZIO ALBERTO MOLINARI

Autore di New Yorker’s Breaths

LietoColle,  Faloppio (Co), 2011

Intervista a cura di Lorenzo Spurio

LS: Qual è stata la genesi di questa silloge di poesia? Com’è nata l’idea?

MAM: L’idea è nata per caso lungo le strade di New York… Viaggiavo con la mia Canon digitale tascabile e nel frattempo, senza accorgermene, al secondo giorno avevo già scritto 6 o 7 poesie sul mio fedele Moleskyne. Mi rendevo conto però che ad ogni momento della giornata rischiavo di perdermi qualcosa… Allora ho avuto l’idea di cominciare a “rubare” fotografie in ogni luogo, decidendo che al mio ritorno in Italia avrei completato il lavoro scrivendo direttamente le mie emozioni già fissate nelle immagini.

LS: Hai dovuto fare una cernita del materiale da pubblicare oppure hai incluso nella tua raccolta di poesie tutte le liriche che avevi scritto e che riguardassero New York?

MAM: La cernita in realtà l’ho fatta ma sulle foto (ed è stata dura sceglierle…), tuttavia non volevo che la quantità delle immagini e delle relative poesie fosse troppo alta. Sono convinto che il taglio migliore per un volume di poesie debba aggirarsi  intorno ai 50/60 pezzi. Nel mio caso, con la presenza delle poesie visive, sintetizzate attraverso una parola in lingua inglese per ogni rappresentazione, richiedeva a mio avviso, non più di 25 sezioni abbinate. La difficoltà maggiore era rappresenta dal fatto trovare un Editore, di esclusivo taglio editoriale poetico, disposto a pubblicare un volume così diversamente sinergico.

LS: Come mai hai scelto New York come sfondo delle tue liriche? Hai fatto un viaggio in questa città e ne sei rimasto particolarmente affascinato? Quanto di autobiografico c’è in questa raccolta?

MAM: Il libro, come anticipato nella prefazione, è nato appunto dal mio primo viaggio in questa fantastica metropoli. Questo viaggio presenta tra le altre cose un retroscena piuttosto particolare. Il 12 di settembre del 2001 mi accingevo a confermare la prenotazione per la mia vacanza di 5 giorni nella Grande Mela, sfruttando e allungano il previsto ponte di novembre. Ho rinunciato con la morte nel cuore e negli occhi, tuttavia, in quel preciso istante, decisi che sarebbe stato solo rimandato, cosa avvenuta infatti nel Giugno del 2009. New Yorker’s Breahts non è da considerarsi una silloge autobiografica, semmai va scandagliata in ogni sua “parentesi” che si apre in esso e, nel contempo, dentro la città di New York. La silloge nasce con la precisa volontà di trattare temi importanti e quotidiani, troppo spesso defilati nel rapporto dell’idea di un viaggio, in particolare all’interno di una metropoli così vasta e unica nel suo genere.

LS: Hai scelto un titolo in lingua inglese che in un certo senso abbracciasse la tua intera collezione di poesie. Perché hai utilizzato la parola “breaths” (respiri) nel titolo e qual è il senso giusto che dobbiamo attribuire a questo titolo?

MAM: La scelta è avvenuta in maniera naturale, semplicemente. Nel momento stesso in cui ho avuto l’ispirazione avevo già deciso i contenuti, la struttura e la proiezione (perché nei sogni il libro non finisce in questo modo). La genesi di NYB è stata pensata per essere ambivalente, in un percorso che associasse la lingua italiana e quella inglese/americana, come pure il contrario (ma questo per il momento è ancora un sogno nel cassetto… ). Per quanto concerne “Breaths” rappresenta lo spirito stesso del libro, è il respiro di quelle persone, viaggiatori anche di soli pochi giorni, che entrano in contatto “fisico” con questa incredibile megalopoli, che toccano con mano le pulsioni quotidiane di questa città, del suo incredibile crocevia di emozioni e di culture interrazziali. E’ per questo motivo che quando mi è stato offerto di fare un’intervista in video Milano-New York, in diretta via Skype, ho accettato con entusiasmo e con la certezza che avrei potuto in parte raccontare con il mio viso e le mie parole, questa superba emozione e vicinanza.

LS: C’è una lirica che mi ha creato alcuni problemi di interpretazione. In parte è compito dello scrittore, e in questo caso del poeta, di insinuare il dubbio, di far nascere quesiti che consentano al lettore di interrogarsi sul significato che l’autore vuole trasmettere. La lirica in questione è “Riccioli in attesa” corredata, per altro, da una bellissima fotografia. Ho circoscritto alla parola ‘attesa’ il senso centrale della lirica ed ho immaginato che stessi parlando di una prostituta magari della periferia newyorkese. La mia interpretazione è sbagliata o può essere una delle tante possibili in base a quanto hai scritto?

MAM: Hai centrato la mia intenzione, ma solo in parte. Lo scopo predominante era quello di “fotografare” l’attesa di questa afroamericana, che in quel momento rappresentava un certo tipo di origine e ceto sociale, bellamente seduta in Times Square a rimescolare nella sua borsetta, rigorosamente taroccata, come se fosse in attesa non solo di un incontro. Sembrava stesse aspettando NY… e forse quello che la città avrebbe deciso di regalarle nell’immediato futuro. Mi aveva anche colpito il fatto che avesse un tattoo sulla spalla (sul retro non visibile sulla foto), che io avevo inspiegabilmente associato a un nome che mi era frullato nella testa: Rose. Da questa sensazione è nata la sintesi testuale di Rose’s Tattoo, che pone in evidenza anche questa pratica dei segni sul proprio corpo, ormai diventata linguaggio e parte integrante di un certo tipo di generazione.

LS: La decisione di corredare ciascuna lirica con una foto è sicuramente molto azzeccata perché le poesie si caratterizzano per essere molto evocative dal punto di vista descrittivo e per avere quindi un’altissima carica visuale. La scelta del bianco/nero delle foto credo che, più che derivare da scelte tipografiche ed editoriali, derivi da una tua esplicita volontà. E’ così? Perché?

MAM: In questo devo contraddirti, mio malgrado, perché il suggerimento mi è stato fornito da Diana Battaggia, Direttrice Editoriale di LietoColle, con cui ho discusso verbalmente di questa particolare struttura e che mi ha risposto con un semplice: perché no? Fammi vedere qualcosa… L’idea di rielaborare tutte le immagini al computer, attraverso l’utilizzo di filtri e di una serie di passaggi, è stata mia e necessaria. Il motivo principe è stato quello di poter trattare temi importanti, con immagini a volte “rubate”, che rapidamente potessero introdurre e trattare l’argomento, senza il rischio di ledere l’altrui sensibilità. Il lavoro più duro è stato proprio quello di selezionare, rielaborare e preparare la sintesi testuale all’interno dell’immagine. Quest’ultima parte è stata realizzata con il prezioso aiuto del mio collega di lavoro Mattia Ferrari, che ovviamente ringrazio. La scelta del bianco e nero si tagliava particolarmente bene con il profilo della silloge. Sentivo infatti che questa opera doveva rimanere all’interno del contesto poetico (ho richiesto e ottenuto che potesse essere inserita nella collana Erato di poesia di LietoColle).

LS: In un libro in cui si parla di New York ci si aspetterebbe di leggere della statua della Libertà, di Wall Street o di Central Park, tutti spazi che possono essere considerati come dei grandi assenti. Come mai non figurano in nessuna lirica?

MAM: Come credo di averti già accennato, mi sono trovato di fronte ad una scelta personale. Trattare la metropoli come l’avrebbero presentata tutti o scandagliarla e renderla viva di nuove sfumature, in parte solo nascoste? La decisione finale, con grande mia soddisfazione, è stata NYB, esattamente la seconda opzione. Ho preferito aprire finestre su vari temi, sull’arte (rubata, come con il carro etrusco al Metropolitan Museum, ne “Il Carro riemerso”), sulla Musica e il Teatro (in “Carnegie Hall”), sulla condizione disagiata di alcuni involontari e disperati spettatori di eventi (“NYC Homeless” – che tuttavia tratta anche il tema della solidarietà), sul dolore e sul ricordo (“The Sound of Silence”, “Fire’s men hearts still living”, “Walking on pain”), sul tema dell’amore (nella secondo me bellissima “Simply Lovers” – un amore in Times Square) e molti altri ancora. Alcuni di quei simboli che sono stati non selezionati, si ritrovano in parte in altre Poesie ed immagini, sia pure non in forma diretta e, siccome è mia ferma intenzione tornare a New York, non escludo di creare un seguito a questa silloge con una trama e una forma magari diversa. Why not?

LS: Le liriche che aprono la raccolta fanno riferimento alle stragi dell’11 settembre 2001 ma lo fanno in una maniera attenta, moderata, evitando di dare nomi o di indicare date, colpevoli o ad esempio cifre. Per qualsiasi lettore sarà facile intravedere l’ombra minacciosa di quei gravosi incidenti che, oltre a provocare un gran numero di vittime, rese evidente quanto l’uomo contemporaneo è esposto alla violenza e quanto è perennemente in pericolo. L’11 Settembre ha, in un certo senso, marcato due età distinte: quella dell’America da tutti vista come forte e imbattibile e quella dominata dalla paura, dal dubbio, dal terrore, tutti sentimenti circoscrivibili in una parola, ‘paranoia’. Qual’è stata la tua esperienza personale quando sei venuto a conoscenza degli attentati e in che maniera, in che cosa, hai percepito negli americani, in New York, il marchio di questa indelebile offesa all’umanità?

MAM: Come scritto all’inizio dell’intervista, il giorno successivo all’11 di settembre 2001 avrei confermato il mio primo viaggio a New York, previsto per il ponte di novembre. Gli attentati ci hanno trovato semplicemente al lavoro… Abbiamo ricevuto le prime informazioni via radio e immediatamente ci siamo collegati via web ai telegiornali e abbiamo visto quasi in diretta quello che stava succedendo, lasciando aperte anche le informazioni che giungevano via etere. In agenzia abbiamo smesso di lavorare, non sapevamo cosa dire, ci guardavamo increduli e nel frattempo ci raggiungeva la notizia di un aereo caduto sul Pentagono, un altro diretto sulla Casa Bianca, un altro caduto non si sapeva bene come e dove, abbiamo avuto la netta sensazione di essere di fronte al Terzo conflitto mondiale. Nel frattempo le immagini delle Twin Towers cominciavano a diventare il nuovo sangue della democrazia. Il momento delle implosioni lo abbiamo vissuto in diretta e le lacrime miste alla rabbia hanno colorato il nostro pomeriggio. Oltre ad annullare il mio previsto viaggio, l’attentato ha posto in evidenza un fatto basilare per la nuova società: l’America non aveva mai fatto guerre sul proprio territorio, per la prima volta altri portavano “la guerra” sul suolo americano. E’ una differenza fondamentale se ci pensate, è quello che ha generato la sorpresa, è quello che in un istante ha sconfitto una potenza mondiale, quella che si sentiva talmente al sicuro da non pensare a conflitti vissuti in casa propria. Questa credo sia stata la cosa più sconvolgente per il popolo americano. Per quanto mi riguarda, rinnego con forza qualsiasi tipo di violenza, tuttavia, le immagini che in quei giorni mi hanno portato più dolore, oltre ai morti in diretta delle Twin Towers, è stato vedere ciò che faceva The USA President mentre i suoi figli (e anche i nostri) cadevano come martiri della democrazia affidata a mani sbagliate.

LS: In varie poesie fai riferimenti al melting pot, a quest’attitudine tutta americana (forse anche londinese) che si basa sulla pacifica convivenza e solidarietà tra persone di etnie, razze e religioni diversi. La componente razziale nera in America e nella stessa New York è molto importante. Hai potuto constatare direttamente quando sei stato a New York questa “amalgama riuscita” oppure nella realtà dei fatti non è poi così tale?  Può dunque New York essere preso come modello compiuto di società plurietnica?

MAM: Sono un amante dei viaggi da sempre e durante questi anni ho visitato diverse “capitali del mondo” ma in nessuna di queste ho avuto la stessa netta sensazione che ho sentito a NY, un luogo in cui le razze sono realmente parte dell’essenza stessa della città. Anche a Londra e a Parigi le etnie si mescolano in quantità, sia pure per motivi diversi (coloniali in particolare), ma in queste ultime rimane saldo il sapore indigeno delle popolazioni. Vorrei però sottolineare un dato che in parte viene ancora poco evidenziato. E’ la presenza della colonia cinese presente ormai in tutto il mondo, New York compresa, che possiede una capacità di estensione da tenere in grande considerazione, poichè esporta la propria presenza senza troppi clamori, confinandosi abilmente tra le pieghe della società.

LS: Complimenti per la tua silloge. E’ un’opera davvero prelibata. Hai altri progetti di scrittura in cantiere? Stai lavorando a un nuovo libro? Se sì, puoi anticiparci qualcosa a riguardo?

MAM: Ti ringrazio Lorenzo, è stato un piacere essere tuo ospite in questa intervista, ho particolarmente apprezzato la tua recensione e i commenti che hanno dato il giusto rilievo a questo progetto articolato e particolare. La scrittura è la mia grande passione per cui ti posso garantire che non sono mai fermo. Al momento ho in mente altre cose, una in particolare che potrebbe svilupparsi con lo stesso profilo di NYB ma dedicato alla natura e con fotografie non mie. Ma altro ho in cantiere non solo in poesia, magari scritto a quattro mani e, dal momento che non disdegno la narrativa, un progetto di romanzo breve (che possiede già una sua bene definita struttura), ma questo solo quando troverò tutto il tempo necessario, evitando operazioni di editing non richieste…

Ringrazio Maurizio Alberto Molinari per avermi concesso questa intervista.

LORENZO SPURIO

14 Luglio 2011


E’ VIETATA LA RIPRODUZIONE E LA DIFFUSIONE DI STRALCI O DELL’INTERO ARTICOLO-INTERVISTA SENZA IL PERMESSO DELL’AUTORE.

New Yorker’s Breaths di Maurizio Alberto Molinari (2011)

New Yorker’s Breaths di Maurizio Alberto Molinari

LietoColle Editore, Faloppio (Co), 2011

Recensione di Lorenzo Spurio

Le poesie contenute in New Yorker’s Breaths di Maurizio Alberto Molinari si caratterizzano per essere poesie fresche, vitali, e per essere altamente evocative. Così chi stupidamente pensa che un libricino così fino come questo può essere letto facilmente in dieci minuti, sbaglia di grosso. O per lo meno ha ragione nella misura in cui intende il ‘leggere’ come una semplice azione meccanica priva di comprensione e di analisi che consenta di sviscerare metafore e concetti impliciti. Non ho nessun problema nel confessare che un’unica lettura non mi ha permesso di comprendere completamente i messaggi che l’autore vuole mandarci con questa opera. Credo che la scrittura di Molinari, pur non essendo dichiaratamente criptica e oscura, è sempre alla ricerca, come l’autore ha riconosciuto nella prefazione, di un dialogo con il lettore, una sorta di negoziazione sui significati. Una lirica in particolare mi ha creato alcuni problemi di interpretazione ma al di là di questo non credo che Molinari voglia mettere paletti alla comprensione e, anzi, più  un poeta è in grado di evocare situazioni, momenti ed emozioni diverse con le sue parole, più credo sia alto il suo livello di scrittura.

Dopo queste brevi ma necessarie considerazioni è doveroso dire che questi “respiri newyorkesi” sono dei vivissimi spaccati di vita quotidiana nella grande metropoli americana. L’attenzione nelle descrizioni e alla componente emotiva si fondono per formare un tutt’uno. L’unico filo conduttore della silloge è rappresentato da questi pensieri scaturiti all’autore in seguito a un viaggio o una permanenza in America. Una delle cose più curiose è il fatto che l’autore ha reputato necessario corredare ciascuna lirica con una foto in chiaro scuro, spesso modificata che ricalca direttamente particolari di New York come il suggestivo incrocio tra West 38th St. e Fifth Avenue raffigurato nella prima foto. Ma questa “newyorkesità” non si evince solo dalle foto, ma dalle parole che Molinari utilizza e anche dall’impiego abbastanza frequente della lingua inglese in alcuni titoli delle liriche.

La silloge apre con una serie di poesie che, pur evitando di nominarla direttamente, fanno riferimento alla strage dell’11 settembre 2001: Molinari parla di «vite sfuggite» (15), «esistenze vaghe» (15), dell’ «ultimo volo» (17), di «residui umani» (25) e un’intera poesia è addirittura dedicata ai pompieri che persero la vita nelle operazioni di salvataggio dopo l’incidente. E così questo «grande frutto tutto da mangiare» (11) è descritto in maniera visiva con una serie di immagini che descrivono una vera e propria isotopia della luce: riflessi, specchi, riverberi, lampi, ombre, macchie, colore..solo per riportare alcune delle parole che più spesso ricorrono nella silloge.

Altro tema dominante, come spesso accade in poeti sensibili, è quello del tempo e il trattamento che Molinari ne fa è non solo enigmatico e metaforico ma altamente ispirato: «Il ricordo e il presente sono semplici dame e cadaveri senza delusioni né ritorsioni» (53) osserva in “Broadway – 1901”.

Ma è New York il tema dominante, il centro pulsante di questo libro affascinante. La città americana è simbolo per antonomasia di modernità o forse dovremmo dire di postmodernità? E’ centro di potere e della finanza, è una città ricca ma che conosce anche grandi disparità sociali (la poesia “Nyc Homeless” tratteggia la figura del tramp per dirla all’americana), è una città frenetica, caotica, spossante e alienante ma questi ultimi aspetti sembrano venir meno nelle liriche. Ciò che invece Molinari sottolinea con molta attenzione è l’internazionalità della gente, della mescolanza di etnie, razze, religioni, in una parola il melting pot celebrato dall’autore nell’omonima lirica:  «Visi nuovi e apparenti / somatiche sconclusionate / nel melting pot del mondo» (49). Ma di New York abbiamo anche riferimenti alla sua “voce” per eccellenza, il New York Times e a spazi arcinoti quali Broadway e Carnegie Hall

Con questa silloge breve per numero di parole ma grande per la capacità di immagini e di metafore che evoca, Molinari ci fa viaggiare per le vie di New York mostrandoci il bello e il brutto, rendendoci anche spettatori in diretta del tragico attentato terroristico delle Twin Towers. Se le immagini del momento mandate alla televisione furono in grado di scioccare e di toccare i cuori della gente in ogni parte del mondo, alcune delle poesie di Molinari sono in grado di rievocare sensazioni destabilizzanti e impotenti di simile misura. Complimenti.

MAURIZIO ALBERTO MOLINARI è nato nel 1961 da genitori calabresi. Lavora a Milano in qualità di Copywriter e Account Executive presso l’Agenzia di Packaging & Strategic Design RSTB. Ha pubblicato le sillogi poetiche Poemantikha (Maremmi Editore, 2005), Il Passeggero (Il Filo Editore, 2008), Bottoms & Joysticks (Ibiskos-Ulivieri, 2009) e Poemantikha Nova (Aletti Editore, 2010), si è classificato in vari premi e concorsi letterari e molte delle sue liriche sono state segnalate e pubblicate in antologie poetiche.

LORENZO SPURIO

 14 Luglio 2011

E’ VIETATA LA RIPRODUZIONE E LA DIFFUSIONE DI STRALCI O DELL’INTERA RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DELL’AUTORE.

Una statua a New York per Andy Warhol

Il famoso artista americano Andy Warhol (1928-1987), padre dell’arte contemporanea e in particolare della pop art è stato celebrato in questi giorni con l’istallazione di una grande statua cromata della sua persona. Famose restano le riproduzioni stenografiche seriali di personaggi mondiali come Marylin Monroe, Che Guevara e Mao Zedong. Sebbene non nacque a New York, Warhol dedicò tutta la sua vita fatta da una continua ricerca di espressione artistica, di innovazione e di cura per la società a lui contemporanea proprio a New York, lavorando in quelle che restano note come le Andy Warhol’s factories.

La statua, alta tre metri e con un piedistallo di cemento ed opera dell’artista Robert Pruitt, è stata eretta nella Union Square di New York, vicino all’edificio nel quale il celebre artista istallò la “Factory n. 33”. Nella scultura l’artista ha legato al collo la macchina fotografica, elemento artistico che con lui formò un tutt’uno nella sua ricerca artistica e tiene una borsa in mano.  Si tratta di una scultura che rimarrà fruibile al pubblico sino al 2 ottobre prossimo.

Suggestiva è la superficie altamente riflettente di cui è fatta che produce un effetto visivo particolarmente singolare e attraente: riflette su di sé, a seconda di come la si guardi, gli spazi della Union Square tanto familiari a Andy Warhol, come il luogo-ufficio dove lavorò e produsse la gran parte delle sue opere.

Lo scultore della statua si augura che l’amministrazione comunale di New York decida di mantenere la statua permanente in modo che un newyorkese così famoso possa essere legittimamente riconosciuto come tale.

Fonti:

http://www.abc.es/20110331/cultura-arte/abcm-warhol-regresa-nueva-york-201103302003.html

http://www.inewyork.it/nuova-statua-di-andy-warhol-a-new-york-city.html

http://www.blitzquotidiano.it/arte/new-york-andy-warhol-statua-cromata-padre-della-po-art-807350/

LORENZO SPURIO

04-04-2011