“Il passato, l’amore e l’Irlanda nei racconti di William Trevor”, di Marco Camerini

Recensione di Marco Camerini

william-trevor-racconti-scelti-9788823520431-3-300x465.jpgNelle splendide storie dell’irlandese W. Trevor (Racconti scelti, Guanda 2018) è l’impronta del passato a conferire una sostanziale e felice omogeneità d’ispirazione: quello che nasconde segreti inconfessati (incombe sull’umbratile e “fuggevole” Ariadne,[1] “santa d’altri tempi vestita sempre in malva”) e violenze sanguinose rimosse da arcaiche comunità di campagna che “non amano vengano portati loro via i santi” (come è morta veramente la Maureen McDowd de I fatti di Drimaghleen e cosa nasconde Vera in Tre persone?) o ritorna con tutto il suo carico di rimpianto per un amore perduto (Grania e quell’estraneo senza nome “tranquillo, assennato, accomodante” – possibile sia lui?…1972 – che Un sabato d’agosto[2] ricompare nel tennis club di provincia in cui tutti, fra annoiati rituali, sopravvivono alle propri frustrazioni e ognuna delle mogli/amiche avrebbe potuto sposare il marito di una delle altre”). Il passato che svela, spesso attraverso la morte, verità scomode, taciute, rimosse (Il signor McNamara) e talvolta – troppo di rado – conserva il ricordo struggente di un affetto totalizzante empaticamente vissuto (Sole d’autunno, con la defunta moglie del pastore Moran vera “presenza assente” che rimanda al joyciano Michael Furey de I morti). Certo, in una raccolta tenacemente irlandese è anche il politicamente corretto Passato lontano dei Middleton, “bizzarri ma innocui, strani, magri e silenziosi fratelli dagli occhi azzurri come il padre” finiti in miseria per causa sua – troppi regali ad una “cattolica della capitale” – protestanti lealisti fieramente avversi al Governo indipendentista, al nuovo turismo postbellico transnazionale, alle “brezze di accenti americani”, al dilagare di prodotti stranieri e “bombe papiste”, mentre l’Ulster non prega più per la Famiglia Reale.

In una dimensione esistenziale che non riesce/vuole chiudere la partita con ciò che è stato e registra l’inevitabile paralisi di giovani Figli ossessionati da genitori cui non vorrebbero assomigliare per non finire fagocitati dalle loro anacronistiche consuetudini (“agnello e salsa alla menta, the alle cinque e plumcake  alla frutta in sale da pranzo dal sentore di muffa e, dietro l’angolo, una tragedia annunciata ne I figli del direttore) e di figlie tanto simili alla “dublinese” Evelyn come la sensibile, disperata, sottomessa Kathleen la quale, per un campo e l’attaccamento alla famiglia, accetta vergognose vessazioni, l’amore, altro tema chiave della silloge, è sempre quello che è stato o avrebbe potuto essere e sembra esistere solo nella sua segretezza, nella necessità opportunistica, nella precarietà, nel rimpianto. Riflesso, perduto, sognato, mai vissuto seguendo gli impulsi di una passione autentica, l’unico modo di alimentarlo rimane, paradossalmente, porvi fine, magari per illudersi della sua sincerità. Alla fine si riduce, inesorabilmente, ad ipocrita menzogna (Il terzo incomodo), squallido accomodamento coniugale mascherato da idillio appagante (quadro della Vergine alle pareti del medico compiacente, poi Kitty lo tiene il figlio avuto da chissà chi per una “indimenticabile” e ipocrita Luna di miele a Tramore), tormentata bugia per non ammettere le umiliazioni subite e condannarsi ad una solitudine senza alibi (Veglia con il morto), patetica ricerca di un’anima gemella fra i questionari di un’agenzia matrimoniale (da compilare “senza mentire troppo con se stessi e con il tempo” per Una ennesima, frustrante sera fuori), adulterio amaro e disperato consumato in Una stanza. Poca speranza, rari barlumi di serenità, tormentoso senso di estraneità ed abbandono nell’universo sentimentale di William Trevor popolato – in un arco temporale che va dagli anni ’50 ai primi ’90 – da una antieroica moltitudine di Gente (non) di Dublino, “pericolosa e lontana”, sullo sfondo, quasi sempre, di un’Irlanda ricca di edera, case dalla facciata georgiana, granai, sperdute contee, giardini di ortensie/mele selvatiche/faggi/erica e castagni, hall di alberghi retrò con poltrone di cuoio e lampade a gas, silenziosi conventi di reverende madri e canoniche di pastori o sacerdoti (dipende, nella terra di “villani luterani e clericali bigotti”), leggende popolari, spacci alimentari, pub polverosi e piccoli rettori di piccoli college, pane nero, porridge, sardine, brocche di porcellana bianca per lavarsi, camini, piattaie insieme a declinazioni infinite di birra e whisky, tweed e velluto a coste. Due i santi titolari di pievi sperdute, alternativamente S.Michele e S.Patrizio, uno il quotidiano, l’Indipendent.

Lo stile di questo straordinario scrittore, che eccelle nel racconto breve (come sottolinea J. Banville nella puntuale prefazione), è asciutto, essenziale, poco incline al lirismo, mai tuttavia meramente referenziale: indubbiamente “realista” – con tutto quello che di generico ed approssimativo implica oggi il termine – ma di un realismo particolarissimo sul quale vale la pena soffermarsi. Ricorrendo, per lo più, alla terza persona con ottica interna tende, infatti, a creare un’atmosfera allusiva e sospesa, di fatto estranea ad un minimalismo “ortodosso”, da un lato per la frequente tendenza a non descrivere direttamente il personaggio che determina lo spannung narrativo (Sabato d’agosto), a farne delineare i caratteri da altri (Il signor McNamara, Veglia con il morto) o addirittura, come ne Il terzo incomodo, a collocarlo del tutto fuori dall’intreccio – conferendogli, altresì, in modo inversamente proporzionale, la capacità di condizionarne ogni risvolto – dall’altro, mediante l’uso insistito del condizionale, a proiettare in un futuro extratestuale (più o meno prossimo) una situazione immaginata/temuta/desiderata.[3] Se a questo aggiungiamo le frequenti, fulminee analessi che fanno irrompere, nel presente della scrittura, la rievocazione di un fatto drammatico i cui contorni/dettagli rimangono indistinti e vengono lasciati all’intuizione del lettore, si può comprendere come i modelli di Trevor siano più il citato Joyce e F. O’Connor che Carver o Eugenides e risulti innegabile, nella sua scrittura, il ricorso all’evento epifanico rivelatore del “mistero” più profondo della trama, in grado di elevarla a quella “visione anagogica” che trascende il grezzo dato naturalistico tanto cara alla scrittrice.[4]

MARCO CAMERINI

 

L’autore del presente testo acconsente alla pubblicazione su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro. E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. Il curatore del blog è sollevato da qualsiasi pretesa o problematica possa nascere a seguito di riproduzioni e diffusioni non autorizzate, ricadendo sull’autore dello stesso ciascun tipo di responsabilità.

 

NOTE

[1] In grassetto i titoli dei racconti.

[2] Le assi temporali presente/passato si fondono narratologicamente senza soluzione di continuità a sottolineare lo stato emotivamente alterato della donna in uno dei esito migliori dell’intera raccolta.

[3] Riportiamo, come esemplificazione fra le molte possibili, un passo tratto da Il terzo incomodo: “Nei successivi ottanta chilometri non vide traccia dell’automobile di sua moglie. E naturalmente, così si disse, non c’era motivo per cui ci dovesse essere: era una semplice congettura che lei partisse quel pomeriggio […] Poi si chiese come sarebbe stata la sua partenza in caso contrario. Lairdman [l’amante della moglie n.d.r] sarebbe andato ad aiutarla? Naturalmente a questo non avrebbe obiettato. Quando arrivò alle prime case del suo quartiere, Boland capì che non soltanto la Volkswagen bianca non l’aveva portata da Lairman, ma non l’avrebbe fatto l’indomani, né il giorno dopo o la settimana seguente. Non l’avrebbe fatto dopo un mese o dopo Natale. Non l’avrebbe fatto, punto e basta” (pp. 193-194).

[4] FLANNERY O’CONNOR, Nel territorio del diavolo: sul mistero della scrittura, Minimum fax, Roma 2002, p. 45 e segg.

Il critico Lucia Bonanni esce con la monografia “Linee esegetiche attorno all’opera narrativa di Lorenzo Spurio”

copertina saggio bonanni su triade narrativa_frontale.jpgIn questo studio monografico il critico letterario Lucia Bonanni studia e approfondisce alcune delle tematiche nevralgiche che legano le tre opere di narrativa (racconti brevi) dell’autore jesino Lorenzo Spurio pubblicate nel corso degli ultimi anni: La cucina arancione (TraccePerLaMeta, Sesto Calende, 2014), L’opossum nell’armadio (PoetiKanten, Firenze, 2015) e Le due valigie e altri racconti (Waugh, Viterbo, 2018). Il volume, dal titolo Linee esegetiche attorno all’opera narrativa di Lorenzo Spurio è edito da Photocity Edizioni (disponibile qui e nelle prossime settimane su tutte le Librerie online) e si focalizza su tutti quei mondi inusuali, realtà scaturite da situazioni patologiche, forme di inerzia e abbandono psicologico, luoghi emotivi dove è il paradosso a fare notizia e accelerare il cedimento comportamentale, di cui Spurio parla a livello di fiction. Con grande maestria, senso critico, impegno e competenza culturale l’autore dei racconti indaga fenomeni sociali e di costume, facendo prevalere il complesso di quelle funzioni psichiche, caratterizzate da sintomatologie anomale, disturbi della personalità, relazioni interpersonali e atteggiamenti che determinano fenomeni morbosi. Senza mai scadere di tono e con l’uso di un linguaggio mai futile e banale, ma sempre coerente e pertinente al rigore concettuale e alla temperanza, anche là dove le tematiche trattate sembrano assumere caratteristiche suscettibili di connotazioni avverse e dispregiative, Spurio offre una raccolta riassuntiva, destinata ad enucleare e informare circa la complessità delle reazioni emotive.

 

Lucia Bonanni (Avezzano, 1951) poetessa, scrittrice e critico letterario, ha pubblicato articoli, saggi e raccolte di poesie oltre a recensioni e prefazioni per testi poetici e narrativi. In volume ha pubblicato le sillogi Cerco l’infinito (2012) e Il messaggio di un sogno (2013); ha all’attivo varie pubblicazioni in antologie poetiche, raccolte tematiche e riviste di letteratura. 

Lorenzo Spurio (Jesi, 1985), poeta, scrittore e critico letterario. Per la poesia ha pubblicato Neoplasie civili (2014), Tra gli aranci e la menta (2016) e Pareidolia (2018). Per la narrativa tre raccolte di racconti, qui analizzate. Fertile nella critica letteraria ha pubblicato vari saggi in volume, rivista, siti e in collettanee, principalmente sulla letteratura straniera, prestando attenzione anche alla letteratura regionale per la quale ha pubblicato Convivio in versi (2016, 2 voll.).

Quando a rubare è la vita: i racconti di Gina Berriault. Recensione di Marco Camerini

Recensione di Marco Camerini 

A Gina Berriault (1926-1999) è, in qualche modo, toccata la sorte dell’umbratile J. Johnson (ci occupammo del suo unico libro Ora che è novembre, Bompiani 2017) piuttosto che quella del Nobel A. Munro, anch’essa straordinaria autrice di short stories, e questo nonostante gli apprezzamenti sinceri di alcuni fra i più autorevoli scrittori della sua generazione opportunamente riportati in quarta di copertina.

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All’editore Mattioli 1885 si deve la prima traduzione italiana dei suoi racconti, storie uniche per drammatica intensità d’ispirazione, capacità narrativa di costruire trame inquiete ed inquietanti su particolari solo apparentemente secondari, nitida eleganza formale: doveroso il tributo ad una scrittrice misconosciuta anche in America. I modelli vengono persino citati nel corso della raccolta (Gogol’ e Cechov più che Carver o Dubus, magari la Woolf, certo l’Achmatova, Whitman, Pound per la cifra poetica della sua prosa) e i piaceri sono quelli che la Vita ha rubato ad un’anonima folla di personaggi i quali solo raramente hanno saputo/voluto fare altrettanto con le opportunità di un destino assai poco generoso: la speranza in un futuro migliore (accade alla problematica Delia “dalla faccia piatta e minacciosa” e alla sorella Fleur, “riccioli color rame e aria da agnello sacrificale” de I piaceri rubati che, incapaci di “dimostrare quanto fossero preziose”, colmano un’esistenza frustrante con la reciproca e alla fine solidale confessione dei propri rimpianti),[2] il sogno della colta, fascinosa Claudia di incontrare Camus per le vie di Parigi e qualcuno “capace di spezzare le catene dei suoi sensi di colpa” (Morte di un uomo minore), le aspettative di successo del rancoroso Berger, solo “suonatore e non artista”, lui che “viveva la musica come un concentrato di tutti i desideri e le cose belle provate” (Notti nei giardini di Spagna).

Ancora ad essere sottratti senza scampo sono il recupero di un rapporto genitoriale difficile, mai rimosso né rinnegato (“colpa dello sguardo” quella di Arty che assiste, Spettatore inerte e passivo, al crollo di un padre tardivamente incontrato fra i pazienti di un ospedale psichiatrico e solo di un male inesorabile se Eli, con il suo gogoliano Cappotto “nero, poderoso e impenetrabile” non riesce a confessare al suo che dovrà sopravvivergli),[3] l’opportunità – per il cattivo/folle/solo razionale? Bambino di pietra Arnold (“Perché sei rimasto a raccogliere piselli per un’ora dopo che tuo fratello era morto?”) o la Bimba sublime Ruth, concupita dall’amante di sua madre – di vivere un’adolescenza serena, il senso ultimo della propria identità (Chi può dirmi chi sono? con la figura del bibliotecario Perera che rinvia al Tabucchi di Tutti i nomi prima che a Dickens o Dostoevskij…e non fosse per una “i”?!).

Infine l’amore, il furto che scuote maggiormente e non si vorrebbe mai subire: non solo quello senile ed impossibile che nasce dalL’infinito potere delle aspettative di un anziano verso una giovane cui non serve il Kierkegaard de La pienezza del cuore per “alzare gli occhi e guardarsi intorno”, o di una donna che, per l’egoistico piacere di essere ancora desiderata (“terribile non vivere più nemmeno nei ricordi”) costringe gli altri a farlo anche se hanno 16 anni, ma l’Amore in sé, come empatico incontro di anime. Ne traccia un desolato referto la taciturna, sensibile, coscienziosa sessantatreenne de Il diario di K.W. kafkianamente ridotta alle sue sole iniziali, a parlare con un Dio che non risponde (“mi rispondo da sola e faccio tutto il lavoro al posto Suo”), a vergognarsi delle “piccole transazioni” esistenziali e sperimentare la forza rigenerante della pittura ma non quella della passione…tanto affine, in questo, alla dublinese Maria di Cenere. Accumunano le vicende di ognuno il rimpianto struggente di un passato (forse) felice, il costante senso di smarrimento e perdita, la lucida percezione del fallimento che generano rassegnazione più che rabbia, paralisi più che vitale, necessaria speranza, ripiegamento cinico ed esacerbato, mai solidale apertura alle ragioni dell’altro: amico, consorte, amante, genitore o figlio che sia.

Labili ma tenaci segnali di riscatto sembrano giungere dalla terapeutica pratica dell’esercizio artistico: non a caso due racconti vedono protagonisti degli scrittori – seppure in crisi – e la musica, in tutte le sue declinazioni, è una sorta di preziosa costante del libro. Così a Lang gli Scherzi dell’immaginazione consentono di sconfiggere “l’indifferenza per il miracolo della vita” – vera linfa dell’ispirazione creativa (e confessione di poetica) –  Kligspringer ritrova la propria dimensione di affabulatore alla Ricerca di Kruper, fantomatico, salingeriano Kurtz della narrativa e nel citato Piaceri rubati – ci limitiamo a questo riferimento – compare una bellissima definizione del jazz (oltre che…del pianoforte): “La melodia che esplode senza un vero inizio e non torna indietro per ricominciare, suonata da persone che pareva sapessero avrebbero ricevuto ciò che volevano e molto di più dalla vita” (p. 48).

L’apparente minimalismo tematico (sarebbe piaciuto a Flannery O’Connor) si traduce in uno stile mai semplicemente referenziale nella sua asciutta essenzialità (prevalgono l’indiretto – a volte libero – del personaggio o il punto di vista onnisciente del narratore sui dialoghi) con frequenti squarci lirici e splendidi finali “aperti” che raramente concludono l’esile intreccio, suggerendo intriganti perplessità/interrogativi nel lettore, sempre emotivamente coinvolto da una lettura appassionante. Gina Berriault va (ri)scoperta ed amata.

 MARCO CAMERINI

 

[2] Rimanda ad Espiazione di McEwan il rapporto di conflittualità/complicità fra le due ragazze.

[3] Questi ultimi due racconti ci sono parsi assoluti capolavori, fra i migliori della letteratura americana del secondo ‘900…ma eravamo sul punto di eliminare l’aggettivo.

 

L’autore del presente testo acconsente alla pubblicazione su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro. E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. Il curatore del blog è sollevato da qualsiasi pretesa o problematica possa nascere a seguito di riproduzioni e diffusioni non autorizzate, ricadendo sull’autore dello stesso ciascun tipo di responsabilità.

“La storia dell’Italia che emerge dai racconti di Vittorio Sartarelli”, di Lorenzo Spurio

Recensione di Lorenzo Spurio 

 

La lettura di “Racconti. Ricordi, esperienze e sentimenti” (Elison Publishing, 2015) di Vittorio Sartarelli, noto scrittore di Trapani, è piacevole perché, con un fare che è piano e un linguaggio accessibile a tutti, ci narra di episodi personali situandoli nella loro cornice storica. Non c’è l’intenzione di ricostruire in forma meticolosa le vicende storiche mediante date, riferimenti precisi o documentazioni dell’epoca, bensì di narrare il suo vissuto in maniera spontanea, così come ritorna alla mente nell’inarrestabile flusso dei ricordi. Lo scrittore ci fornisce, però, elementi e aspetti di decenni passati che oggi solo le persone mature ricordano, o che si ritrovano, appunto, nei libri di storia. Vorrei – in questa breve recensione – cercare di focalizzare l’attenzione su tali aspetti.

Ne “Il professore di matematica”, il racconto che apre la breve raccolta, si accenna a uno dei temi che poi verrà ripreso e sviluppato maggiormente in seguito ovvero alla pratica diffusa e legalizzata delle cosiddette “case chiuse” o “case rosa” meglio note come lupanari, casini o bordelli. Si trattava di edifici dove giovani e belle ragazze, comandate spesso da una figura anziana che gestiva l’intera casa, offrivano le loro grazie secondo un prezzario che era affisso all’entrata. Luoghi di piacere per alcuni, di perdizione, per altri, erano frequentatissimi negli anni del Regime e in seguito furono osteggiati pesantemente tantoché, dopo una dura battaglia sociale portata avanti negli anni Cinquanta, nel 1958 la Legge Merlin, firmata dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, decretò la chiusura delle case rosa. Di ciò si parla più lungamente in “La cattiva strada” dove si descrive il tormentato approccio di un ragazzino con l’altro sesso, la sua iniziazione che avviene mediante l’incontro con una prostituta. L’autore così scrive: “Eravamo all’inizio degli anni Sessanta […] quando esistevano ancora, perfettamente legalizzate, le “case chiuse” […] luoghi squallidi, effimeri e menzogneri del piacere carnale, riservati a una gran parte degli uomini di quel tempo” (13). L’autore sottolinea anche un aspetto di cruciale importanza quale la pericolosità di malattie veneree non esistendo all’epoca validi “protettori” da impiegarsi durante i rapporti. Segue una breve ma valida dissertazione su tale aspetto dell’amore a pagamento nel quale Sartarelli giunge finanche a esporsi sulle nuove endemicità quale l’AIDS. L’incontro carnale del giovane con la prostituta, definito “balordo” (23) è insoddisfacente e al contempo fa riaffiorare il vero bisogno dell’uomo: quello di una compagna affabile e amorosa, di una donna che sappia ascoltare e condividere con lui la strada.

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Un esempio di listino di una casa chiusa. Foto tratta da: https://tinyurl.com/yc65cw8m

Del racconto che segue, “La mia città”, dirò che è un affascinante dipinto della città tra i due mari, il capoluogo siciliano di Trapani sul quale Sartarelli ha scritto una vera e propria guida storico-turistica arricchita da scatti fotografici particolarmente suggestivi. Si passa in rassegna la stratificazione culturale della città e i suoi misteri religiosi sino a evidenziare la posizione estremamente strategica non solo per l’Italia ma per il Mediterraneo tutto, la ricchezza paesaggistica, il clima mite, l’architettura che rende la città un gioiello, come la nota Torre de Ligny che si protende verso il mare. Nel racconto “Viaggio nei ricordi” (presente in questo volume) sono di particolare impatto e ricche di dettagli le descrizioni della pratica della tonnara nell’Isola di Favignana nonché della piazza Florio, nel centro della città.

In “Le donne della mia vita” (racconto pubblicato sulla rivista di letteratura online “Euterpe” n°27 nei mesi scorsi) è narrato con vivezza e forza espressiva l’amore verso tre donne che, in modi differenti, hanno marcato la sua esistenza: dalla nonna alla moglie, passando per la figura della madre. In tale racconto ritroviamo una dimensione storica relativa al secondo conflitto mondiale che risulta interessante riportare: “A causa dei bombardamenti effettuati sulle città dalle famose “fortezze volanti” la mia famiglia fu costretta, come molte altre, a sfollare dalla nostra città, in un paesino pedemontano dell’hinterland cittadino. Lo sfollamento per motivi bellici, fu un fenomeno di massa caratteristico di quegli anni” (41). La narrazione procede in forma cronologica e, nel ricordo delle donne che l’hanno amato, segue la memoria relativa alla fine del conflitto mondiale a partire dal noto sbarco in Sicilia degli Alleati. Così ne parla l’autore: “Nel mese di Giugno del 1943, gli Anglo-Americani sbarcarono in Sicilia, dove, di fatto, quasi senza colpo ferire, terminarono le ostilità. L’ingresso trionfale delle truppe d’occupazione nel paese dove eravamo sfollati fu preceduto da un gruppuscolo di sedicenti partigiani, osannanti “la liberazione” e cantando l’inno “Bandiera Rossa”” (42).

Del periodo bellico è senz’altro il racconto “Venti di guerra” quello che fornisce maggiori immagini e descrizioni di quel nefando periodo che fu la seconda guerra mondiale. Pur piccolo, il giovane autore era in grado di “avverti[re] quel senso di ansia continua e di paura che irretiva gli adulti della [sua] famiglia” (48) segno di una minaccia palpabile e imminente. C’è il ricordo doloroso dei bombardamenti operati dai francesi eseguiti sulle Scogliere di Tramontana rimembrato quale “sorta di azione dimostrativa a scopo punitivo e intimidatorio” (49). E poi i bombardamenti sulle città, la distruzione e la fuga per tentare di mettersi al riparo. Lo sfollamento, del quale già si è detto, rappresentò di certo un periodo traumatico per il giovane autore, difficilmente comprensibile, motivo di angoscia e tribolazione: “non capivo il perché di tutto ciò, ma avvertivo la sofferenza di quelle persone e lo sgomento di coloro che come noi, assistevano a quelle scene pietose” (50).

L’autore, con la conoscenza di uomo maturo, nell’atto dello scrivere è riuscito a fondere sapientemente il sentimento autentico di quelle vicende sperimentate dagli occhi di ragazzino, innocente e vulnerabile, astruso alle nefandezze del mondo, alla politica, agli schieramenti e quant’altro, con la cronaca storica, documentata e ufficiale, di quanto realmente accadde in quei truci momenti in cui l’umanità si vide denigrata. Dai bombardamenti allo sfollamento sino a che gli Alleati non sbarcarono in Sicilia in un momento di crisi e inconsapevolezza collettiva in merito a quale parte abbracciare (l’8 settembre era stato annunciato il celebre Armistizio, firmato segretamente, che, di colpo, mutava gli alleati e i nemici dell’Italia). In tale scenario disunito e profondamente acceso, l’autore ci parla degli Alleati e dei partigiani, ma anche della povera gente che poco capì quanto dall’alto venne comandato, dei poveri cristi che, com’era avvenuto negli anni precedenti, furono costretti ad accettare il nuovo (sì!) ma imposto (un po’ come accadeva ne Il Gattopardo alla famiglia del Principe Salina).

Credo che le brevi storie raccontate da Sartarelli in questo volume, oltre a dimostrare una grande fiducia verso la materia storica, siano frutto di un meticoloso recupero della propria identità in periodi altri, ormai distanti, epoche che lo hanno riguardato dove ha convissuto e dove è maturato come uomo. Un volume snello ed efficace – mi permetto di osservare – per le nuove generazioni dove, senza formalismi o estenuazioni di cifre, si può davvero avvicinarsi alla storia, ad alcuni momenti centrali per la vita del nostro Paese che, di fatto, l’avrebbero poi traghettato verso lo Stato libero e democratico che è oggi. Conoscerne le fondamenta risulta, pertanto, assai importante.

LORENZO SPURIO 

 

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“Declinano l’amore i racconti (straordinari) di Jeffrey Eugenides, a cura di Marco Camerini

A cura di Marco Camerini  

Che Eugenides sia uno degli scrittori più schivi, originali e talentuosi degli ultimi vent’anni è confermato dalla recente silloge dei racconti Una cosa sull’amore (Mondadori 2018, copertina felice), imperdibile per ben “cinque ragioni” secondo quanto ha scritto in un appassionato, bellissimo intervento su “La lettura” del Corriere Alessandro Piperno, ammiratore confesso del suo “talento mimetico che sfiora l’orecchio assoluto”.[1]

41+vZwX0JCL._SX323_BO1,204,203,200_.jpgNel deserto rovinoso di un presente segnato da solitudine, incomprensioni, sconfitte, fra gli spettri opprimenti di una vecchiaia mai ammessa né accettata, naufragi matrimoniali drammaticamente (o penosamente) negati, rimpianti e rinunce, ciniche rivalse e frustranti derive economiche, alienati e lancinanti smarrimenti, è certamente il “tema ossessivo dell’inadeguatezza”[2] il legame che unisce tutte le storie, ma anche, ci sembra, la tenace e irrinunciabile fiducia in un sentimento che salva e redime dall’angoscia, se non dal fallimento più o meno annunciato. È l’amicizia senile tutta femminile di Della e Cathy, insoddisfatte Brontolone[3] in eterno sovrappeso, anticonformiste e umorali che perdono mariti, figli “pallidi, sinistri, circospetti come gli assassini di un film di fantascienza” ma non se stesse, risolute – proprio nel momento in cui la più anziana precipita nel gorgo invalidante di una “violenta e aggressiva” demenza – a disseppellire “l’ascia” per uccidere insieme le avversità. O l’attrazione per l’assoluto flusso energetico dell’Universo (om cosmico, musica delle sfere, perpetua capacità di rigenerazione terrestre) del protagonista di Posta aerea il quale, alla ricerca di un’identità perduta nello scialo della propria esistenza, la ritrova nel panico, trasfigurante abbraccio di una fascinosa natura esotica (Bangkok, Bangalore, Calcutta) alla percezione di “un trillo”, sorta di pirandelliano “fischio del treno” che lo proietta al di là di ogni coordinata familiare, sociale, umana. È l’insopprimibile istinto materno di Tomasina (Siringa per ungere la carne), 40 anni 1 mese e 1 giorno, sontuosa dimora in Hudson Street, lavoro appagante, disposta –  fallito “il piano A” (“improbabile armata di adulteri e perdenti, gli uomini”) – a ripiegare sul meno romantico, più solitario e triste ma anche coraggioso e creativo piano B: un figlio “senza lui”, o meglio “con tutti i lui” della sua disincantata vita di rimorsi (comunque l’amore si impone grazie a chi innamorato lo è veramente, l’ex Wally Mars, donatore mai domo e figura vincente in uno spiazzante, struggente finale) o la passione musicale di Rodney (Musica barocca), jocyana “piccola nube”, razionale e un po’ rigido maestro di clavicordo (“bordura dorata e giardino geometrico dipinto, famiglia del clavicembalo”) travolto – dopo una fugace bohème giovanile vissuta fra Berlino, Heidelberg, Kurt Weil e gli amati Bach “père et fils” – dalla squallida marea di polizze, conti in rosso, rate inevase, “cifre atroci sulla carta di credito”, (in)adempienze domestiche avvilenti di un quotidianità prosaica e assai poco artistica. Sono la nostalgia di un’America democratica, rurale, libertaria e tollerante di Kendall (Great experiment), poeta fallito non per incapacità, “intelligente ma non ricco”, costretto a fare i conti con la deriva tecnologica di una plutocrazia fondata su software personalizzati, malversazioni e “delitti fiscali di broker ludopatici” nella quale la frode bisogna saperla pensare e perpetrare alla grande, non con remore letterarie (altrimenti meglio restarsene in uno squallido loft dove piove dal soffitto a riflettere sulla Democrazia in America di Tocqueville) e il tentativo di Charlie – architetto separato, vittima di ordinanze restrittive più o meno d’urgenza che si aggira patetico intorno alla vecchia casa “a distanza di 50 piedi” – di riaccendere “il tizzone” di un rapporto nel quale nessuno dei due deve Trova(re) il cattivo, scappare o inseguire l’altro, ma accoglierlo e dire “eccomi”. Facile come “colorare un arcobaleno”, perché una “cosa” nell’amore che tiene unite le coppie “non sono i soldi, i figli o una visione condivisa della vita, ma avere cura uno dell’altra. Sono le piccole gentilezze reciproche, chiedere come è andata la giornata fingendo che ti interessi”. Soprattutto, alla fine, è l’intima necessità di sentirsi vivi e di giocarla comunque la partita con la disperazione: può essere sufficiente un pasto miracoloso a base di carciofi per metterla in fuga, come accade in Giardini volubili, il racconto forse più riuscito della raccolta. Al lettore il piacere di scoprirlo, come anche di fare la conoscenza del prof. Luce, endocrinologo/anglo-irlandese/episcopale non praticante/amante di Bruegel, strepitoso protagonista di un’ironica  proto-versione del mitico Middlesex.

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Una foto dell’autore, Jeffrey Eugenides, tratta dalla rete. – Fonte: https://www.whiting.org/awards/winners/jeffrey-eugenides

Lo stile di Eugenides, per citare ancora Piperno, “è un manufatto superbamente rifinito […] le frasi sono tornite al punto da non mostrare alcuna asperità. Dovendo fare due nomi: Nabokov e Salinger”.[4] Necessario, essenziale, strutturato sui dialoghi, privo di lirismo e per lo più nominale (minime le sequenze aggettivali), è capace di delineare fulminanti, efficaci ritratti come la Prokrti di Denuncia tempestiva (squarci di vita indiana ricordano J. Lahiri)[5] e solo in quest’ultimo racconto (il più recente insieme a Le brontolone, 2017) cede alla (troppo) diffusa tendenza della narrativa contemporanea di inserire brani non letterari, mail ed sms in caratteri tipografici differenti. Semmai andrà sottolineata l’intrigante “struttura aperta” delle storie, con splendidi finali che suggeriscono, non chiudendola, un’evoluzione extra-testuale della vicenda per lo più angosciosa e non consolatoria (cfr. Multiproprietà), insieme alla magistrale capacità dello scrittore di ricorrere – anche se non è certo simbolico il suo modello di scrittura – ad oggetti epifanici catalizzatori del significato più profondo del testo: l’ascia e i carciofi citati, guanti spaiati, un giocattolo, preziose statuette di giada e orwelliani…topi.

 MARCO CAMERINI

NOTE:

[1] Cinque ottime ragioni per leggere Jeffrey Eugenides, “La lettura”, 26 agosto 2018. Brevissima recensione nella recensione: l’articolo citato conferma (non che ve ne fosse bisogno) l’autorevolezza di Piperno critico e saggista militante. Raffinato, acuto e, insieme, piacevole alla lettura, mai pedante o accademico. Raro.

[2] A. PIPERNO, art. cit.

[3] Vengono riportati in grassetto i titoli dei singoli racconti.

[4] A. PIPERNO, ivi.

[5] “leggins neri, scarponcini Timberland, calzettoni viola da escursionista, volto da miniatura indù, occhi di un colore sorprendente che poteva esistere solo in un dipinto in cui l’artista avesse mescolato verde, blu e giallo indiscriminatamente che la facevano assomigliare a una ballerina gopi o a una santa bambina venerata dalle masse”

 

L’autore della recensione acconsente alla pubblicazione su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro. E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. Il curatore del blog è sollevato da qualsiasi pretesa o problematica possa nascere a seguito di riproduzioni e diffusioni non autorizzate, ricadendo sull’autore dello stesso ciascun tipo di responsabilità.

L’antologia benefica sul mar Adriatico mercoledì 23 maggio a Pesaro

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Mercoledì 23 maggio alle ore 16:30 presso la Biblioteca Comunale “S. Giovanni” di Pesaro si terrà la presentazione al pubblico del progetto antologico contenente poesie e racconti a tema “il mar Adriatico” ideato e voluto dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi e il cui ricavato andrà a sostenere l’Istituto Oncologico Marchigiano (IOM). Il volume, curato da Stefano Vignaroli, Lorenzo Spurio e Bogdana Trivak, è già stato presentato a Jesi, Senigallia, San Benedetto del Tronto e Roseto degli Abruzzi e nel corso del 2018 sarà in tour in varie città italiane e non solo. Ad ottobre, infatti, l’antologia sarà presentata anche a Pola (Croazia). Infatti al volume hanno preso parte poeti e scrittori dei due lembi dell’Adriatico e significativa è la presenza di autori balcanici e albanesi. Nella parte iniziale figurano le note di premessa di Stefano Vignaroli e Lorenzo Spurio nonché una breve dissertazione filosofica di Valtero Curzi.

Durante la presentazione del volume, con il Patrocinio del Comune di Pesaro e della Provincia di Pesaro-Urbino, si terrà anche un intervento di Alfredo Bussi (promotore territoriale e Vice Presidente dell’Associazione Culturale Kairòs di Pesaro) che vedrà come contenuti: “Giosuè Carducci, promotore delle Marche e dei “suoi mari”; “Marche Mediterranee: il caso Grottammare” e “Turismo odeporico nell’Adriatico”. Altri interventi, a cura dell’Associazione Culturale Euterpe, saranno fatti dalle Consigliere dell’Associazione Marinella Cimarelli e Alessandra Montali mentre la Consigliera Michela Tombi, poetessa, presterà la sua voce per la lettura di vari brani scelti dall’antologia, tra poesie e racconti.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327 5914963

 

Pesaro accoglie i poeti e gli scrittori dell’Adriatico. L’incontro della Ass. Euterpe sabato 24 marzo all’Alexander

A seguire reading poetico dei dialetti della Provincia pesarese

Dopo i precedenti incontri tenutisi a Jesi, Senigallia e San Benedetto del Tronto, l’antologia benefica sul mar Adriatico promossa dall’Associazione Culturale Euterpe approda a Pesaro. Il nuovo incontro si terrà sabato 24 marzo alle 19 presso la sontuosa location del Salone degli Specchi del rinomato Alexander Museum Palace Hotel (Viale Trieste n°20) ospiti dell’anfitrione e polo culturale il conte Alessandro Nani Marcucci Pinoli.

Il volume antologico, curato da Stefano Vignaroli, Lorenzo Spurio e Bogdana Trivak, si compone di più di cento testi poetici e narrativi di autori italiani e stranieri con particolare attenzione a intellettuali dei paesi Balcanici. Spiccano anche testi di autori albanesi che da anni vivono in Italia tra cui la pluripremiata Irma Kurti, nonché Mardena Kelmendi e altri. L’Ambasciata della Repubblica di Albania a Roma, ritenuto di particolare valore l’intero progetto, ha concesso il suo patrocinio morale e segno distintivo. Stessa cosa è stata fatta da numerose amministrazioni locali (città, capoluoghi e province) che hanno riconosciuto il valore letterario e filantropico del progetto. I ricavi, infatti, andranno a sostenere l’Istituto Oncologico Marchigiano – sezione Jesi e Vallesina tanto che nel mese di Gennaio è stata già donata una prima consistente cifra (per i dettagli si rimanda al sito ufficiale della Associazione Culturale Euterpe: www.associazioneeuterpe.com)

L’Istituto Oncologico Marchigiano è nato nel 1996 con lo scopo di assistere gratuitamente a domicilio i pazienti oncologici e le loro famiglie in un momento di ampia difficoltà, soprattutto a livello psicologico. Grazie a un équipe specializzata fornisce assistenza 24 ore su 24. A completamento dell’assistenza prettamente medica offre un appoggio umano di gruppo per mezzo di volontari che vengono formati e istruiti per tale scopo.

La presentazione di Pesaro, introdotta dall’istrionico artista e poeta Alessandro Nani Marcucci Pinoli, vedrà gli interventi del poeta e critico letterario Lorenzo Spurio (Presidente Ass. Euterpe), dello scrittore Stefano Vignaroli (curatore del volume) e di alcuni membri del Consiglio Direttivo della Associazione tra cui Gioia Casale e Marinella Cimarelli. Le letture dei brani saranno eseguite dalla poetessa pesarese e consigliera Michela Tombi.

A latere si terrà un mini-reading tematico in dialetto avente per tematica il mare nelle sue varie accezioni. L’incontro, dal titolo “Sfumature dialettali in marine e poesie acquatiche” durante il quale prenderanno la parola alcuni dei maggiori dialetti della Provincia di Pesaro-Urbino appositamente invitati per l’occasione: l’urbinate di Germana Duca Ruggeri, il pesarese di Emilio Melchiorri, il fanese di Elvio Grilli e il marottese di Daniela Gregorini.

L’evento, liberamente aperto al pubblico, sarà seguito da una gustosa e sostanziosa cena a buffet al costo di 23,00€ per la quale è richiesta la prenotazione al numero: 0721-34441

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327 5914963

Evento FB: https://www.facebook.com/events/200770777339202/

 

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L’antologia “Adriatico” della Ass. Euterpe a sostegno dello IOM sarà presentata domenica 3 dicembre a Jesi (AN)

Presso la sala maggiore del Palazzo dei Convegni di Jesi (Corso Matteotti) domenica 3 dicembre si terrà, a partire dalle 17:30, la prima presentazione al pubblico del volume antologico “Adriatico: emozioni tra parole d’onde e sentimenti” ideata e prodotta dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi. Il volume, curato da Stefano Vignaroli, Lorenzo Spurio e Bogdana […]

via A Jesi la prima dell’antologia benefica sul mar Adriatico a sostegno dello IOM — Associazione Culturale Euterpe

Il nuovo numero della rivista “Euterpe” dedicato agli autori stranieri che hanno influenzato la nostra letteratura nazionale

In data 17/11/2017 è stato pubblicato in rete il nuovo numero della rivista di letteratura online (Aperiodico tematico) “Euterpe”, il n°25 avente come tematica di riferimento “Autori internazionali e la loro influenza nella letteratura italiana”.  Questo che segue è il testo dell’editoriale – da me scritto – che apre il nuovo numero della rivista: 

Con questo nuovo numero della rivista siamo felicemente arrivati al venticinquesimo e ci approssimiamo a chiudere il 2017 che è stato senz’altro impegnativo a livello di eventi, iniziative e concorsi portati avanti in seno alla Associazione Culturale Euterpe nata a Jesi nel marzo del 2016 e che ha inglobato al suo interno, tra le tante realtà culturali, anche questa della rivista nata già nell’ottobre del 2011. Vale a dire che il prossimo anno compirà i suoi primi sette anni che, nel mare magnum delle iniziative editoriali e culturali che nascono in rete negli ultimi tempi, mi sembra sia un traguardo già di per sé entusiasmante e apprezzabile.

Ciò è stato permesso grazie a validi collaboratori che nel tempo hanno dedicato il loro tempo – a titolo meramente gratuito, ci tengo a sottolinearlo – la loro attenzione e professionalità per seguire un progetto nato effettivamente con pochissimi mezzi ma idee valide e sostenute con energia. Nel corso di questi anni la redazione ha, infatti, visto allargamenti, nuovi arrivi e ha seguito quindi una sua naturale gestazione di crescita e sviluppo sino ad arrivare ad oggi.

Ringrazio non solo quelli che – forse impropriamente definisco “redattori” della rivista, essendo essa una pubblicazione aperiodica – che hanno permesso non solo con i propri interventi di dar linfa alla rivista ma di permetterne la sua espansione e diffusione. Siamo, infatti, particolarmente felici di aver allargato, nel giro di pochissimi anni, il nostro pubblico e le collaborazioni. Nel tempo – come è stato già osservato – hanno scritto su questa rivista (pubblicando inediti o proponendo contributi già pubblicati in cartaceo o altro) esponenti di spicco della cultura letteraria italiana e non solo di cui, per brevità, mi pregio citare la poetessa brasiliana Marcia Theophilo (vincitrice nel 2015 del Premio alla Carriera nel noto Premio “Città di Vercelli” per la poesia civile), il poeta, critico letterario e scrittore candidato al Premio Nobel per la Letteratura Dante Maffia (al quale recentemente, all’interno della VI edizione del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”, abbiamo attribuito il Premio alla Carriera e la targa di Socio Onorario), il prof. Giuseppe Langella (Università Cattolica di Milano), la poetessa fiorentina Mariella Bettarini, i poeti Corrado Calabrò, Antonio Spagnuolo, Nazario Pardini, Tomaso Kemeny, Franco Buffoni, i critici Giorgio Linguaglossa, Maurizio Soldini, Domenico Pisana e tanti altri ancora. Per un desiderio di esaustività su tutti gli autori che hanno collaborato con noi dalla nascita della rivista ad oggi consiglio di cliccare qui nella sezione dell’Archivio delle partecipazioni.

Felici e onorati della loro collaborazione alla nostra rivista che si è sempre caratterizzata per una grande apertura di idee, sia per le tematiche di volta in volta proposte (si pensi ai numeri dedicati a “Quando l’arte diventa edonismo” ovvero il n° 17 e a “Sesso e seduzione nella letteratura” ovvero il n°18), sia per dar spazio anche a giovani scrittori, giornalisti in erba, studenti universitari con i loro articoli o estratti di tesi di laurea. Uno spazio culturale dinamico, multidisciplinare e giovane inteso più ad essere una sorta di laboratorio che di contenitore di voci disparate, di stili distanti, di interessi ampi per settori, tematiche, periodi storici investigati. Ciò ha dato modo di scoprire o rileggere anche intellettuali o autori in parte tralasciati, emarginati dalla cultura ufficiale delle major editoriali oppure di nicchia e, ancor più di paesi e letterature a noi diversi. Non mi è possibile, per ragioni di spazio citare alcuni di questi che hanno trovato accoglimento in rivista attraverso gli approfondimenti critici di quanti hanno deciso di dedicargli saggi, articoli o note di lettura, ma è sempre possibile riferirsi al link dell’Archivio.

Una rivista che è cresciuta e continua a farlo, anche grazie agli elementi innovativi che di volta in volta si sono aggiunti. Vorrei riferirmi alla breve ma riuscita esperienza editoriale lanciata da Martino Ciano definita “Stile Euterpe” volta a dedicare un volume a un autore della nostra letteratura italiana rileggendolo e ponendolo all’attenzione secondo luci e forme comunicative diverse: poesie a lui dedicate, racconti che ne hanno richiamato l’ambientazione delle sue storie o, appunto, saggi di approfondimento dal taglio sia accademico che divulgativo. Esperienza che ha visto la pubblicazione nel 2015 del volume dedicato allo scrittore siciliano Leonardo Sciascia e nel 2016 del genio Aldo Palazzeschi. Quest’anno, per ragioni di carattere meramente gestionali di quello che sarebbe stato il terzo volume, dedicato a Elsa Morante e curato da Valentina Meloni, abbiamo dovuto accontentarci di pubblicare i pochi – ma validi – materiali che erano giunti su un precedente numero della rivista, ovvero il n°22 dedicato a “La storia come testimonianza”.

Ed è infatti questo il discorso sul quale ci siamo sempre posti e che ci spinge ad andare avanti con questo magnifico e arricchente percorso attorno ai vari numeri, alle tematiche proposte dalla rivista. Un mondo di interscambio e analisi, di riscoperta e approfondimento, di studi comparati, speculazioni e di argomentazioni anche attorno a tematiche che spesso hanno un’incidenza sociale rilevante (ricordo i numeri 12,14,19 dedicati rispettivamente all’impegno ecologico: “La natura in pericolo!”, alle ingiustizie diffuse: “Diritti mancati di questa società” e alla scrittura di denuncia: “L’impegno civile: la letteratura impegnata”).

Sono nate nel tempo anche nuove rubriche: “Démon du midi” a cura del poeta e critico letterario e d’arte Antonio Melillo dedicata al mondo dell’arte, della critica d’arte, delle rassegne di mostre, performance, inaugurata nel n°22. Più recentemente è nata anche la rubrica “Komorebi” – che esordisce in questo ultimo numero del 2017 – voluta e curata dalla poetessa haijin Valentina Meloni e che raccoglie, con una sua presentazione e commento testi di haiku, tanka e altri componimenti della tradizione orientale. Ed è questa la giusta occasione per comunicare che la redazione, a partire dal prossimo anno, si allarga ulteriormente con nuovi collaboratori certi che, con la loro serietà e professionalità, daranno un contributo determinante allo sviluppo del progetto. La nuova compagine della redazione, di cui si può leggere in maniera più approfondita in rete cliccando qui, vedrà organizzate le varie sezioni – ciascuna identificata da un titolo – che saranno gestite e curate da vari “redattori” secondo lo schema che segue:

“Il respiro della parola” (POESIA): Michela Zanarella, Emanuele Marcuccio, Cristina Lania, Alessandra Prospero

“La parola essenziale” (AFORISMI): Emanuele Marcuccio

“Komorebi” (HAIKU): Valentina Meloni

“Istantanee di vita” (NARRATIVA): Martino Ciano, Luigi Pio Carmina, Lorena Marcelli

“Ermeneusi” (CRITICA LETTERARIA): Francesco Martillotto, Antonio Melillo, Lucia Bonanni, Francesca Luzzio

“Démon du midi” (CRITICA D’ARTE): Antonio Melillo, Valtero Curzi

“La biblioteca di Euterpe” (RECENSIONI): Alessandra Prospero, Laura Vargiu

“Maieutiké” (INTERVISTE): Valentina Meloni

Come sempre, ringraziamo tutti coloro che dimostrano attenzione verso il nostro progetto prendendo parte ai vari numeri, augurandoci di poter contare ancora sui loro interventi rimanendo, altresì, aperti e disponibili alla lettura e alla considerazione di nuove proposte. Sul nostro sito internet, cliccando qui, è possibile prendere visione delle “Norme editoriali” richieste per la partecipazione ai prossimi numeri e alle modalità di invio dei testi.

Lorenzo Spurio

Jesi, 17-11-2017

 

Nella rivista sono presenti testi di (in ordine alfabetico): Corrado Aiello, Elisa Allo, Stefania Andreoni, Cinzia Baldazzi, Diego Bello, Donatella Bisutti, Franco Buffoni, Luigi Pio Carmina, Samanta Casali, Martino Ciano, Valtero Curzi, Mario De Rosa, Carmen De Stasio, Angela Fabbri, Maria Grazia Ferraris, Tina Ferreri Tiberio, Fiorella Fiorenzoni, Monia Fratoni, Simona Giorgi, Denise Grasselli, Angela Greco, Eufemia Griffo, Giuseppe Guidolin, Izabella Teresa Kostka, Raffaella La Ferla, Cristina Lania, Antonietta Losito, Dante Maffia, Antonio Mangiameli, Anna Manna, Emanuele Marcuccio, Francesco Martillotto, Alessandra McMillan, Antonio Melillo, Valentina Meloni, Gabriella Mongardi, Stefania Pellegrini, Maurizio Petruccioli, Matteo Piergigli, Luciana Raggi, Mariangela Ruggiu, Antonio Sacco, Luciana Salvucci, Vittorio Sartarelli, Antonio Spagnuolo, Lorenzo Spurio, Rita Stanzione, Chiara Taormina, Laura Vargiu, Michele Veschi, Michela Zanarella.

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Di particolare interesse è la sezione saggistica del presente volume che si compone dei seguenti contributi:

CRITICA LETTERARIA

GABRIELLA MONGARDI – “Perché leggere Kafka”

VALTERO CURZI – “Goethe e I Dolori del giovane Werther, ispiratore di una poetica in Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi. Affinità tra il Werther, l’Ortis e Consalvo

LUCIANA SALVUCCI – “Contributo dell’opera di Fernando Pessoa alla cultura italiana”

MONIA FRATONI – “Sulle tracce di Orfeo nella poesia di Arthur Rimbaud e Dino Campana”

EUFEMIA GRIFFO – “Sylvia Plath, la fragilità di una donna e l’istinto della morte”

DENISE GRASSELLI – “Chi era Fernando Pessoa, lo scrittore portoghese che ispirò Antonio Tabucchi”

CARMEN DE STASIO – “Marcel Proust: l’autonomia della memoria”

CINZIA BALDAZZI – “La poesia come ricostruzione del reale: Friedrich Hölderlin nell’Ermetismo di Mario Luzi”

MARIA GRAZIA FERRARIS – “Autori internazionali e la loro influenza nella letteratura italiana”

 

ARTICOLI

DANTE MAFFIA – “Autori internazionali e la loro influenza nella letteratura italiana”

FRANCO BUFFONI – “Su Auden”

MARIO DE ROSA – “La beat generation e il premio ‘Jack Kerouac’”

SAMANTA CASALI – “Jane Austen e la sua influenza nella letteratura italiana contemporanea”

TINA FERRERI TIBERIO – “Un approfondimento su Paul Valéry”

Segnaliamo altresì un articolo di Franco Buffoni su Auden nonché le interviste al poeta spagnolo Pedro Enríquez (Valentina Meloni) al poeta e fondatore del “realismo terminale” Guido Oldani (Izabella Teresa Kostka) e alla poetessa di origini albanese Irma Kurti (Lorenzo Spurio).

La rivista può essere letta e scaricata in formato pdf collegandosi al bottone del sito “Leggi i numeri della rivista” o, per maggiore praticità, può essere raggiunta cliccando qui.

Ricordiamo, inoltre, che il tema del prossimo numero della rivista al quale è possibile ispirarsi sarà “Emigrazione: sradicamento e disadattamento”. I materiali dovranno essere inviati alla mail rivistaeuterpe@gmail.com entro e non oltre il 28 Febbraio 2018 uniformandosi alle “Norme redazionali” della rivista che è possibile leggere a questo link: http://rivista-euterpe.blogspot.it/p/norme-redazionali.html dove pure si fa menzione al fatto che gli associati alla Ass. Culturale Euterpe, a parità di giudizio da parte della Redazione, hanno diritto prioritario alla pubblicazione delle loro proposte.

È possibile seguire il bando di selezione al prossimo numero anche mediante Facebook, collegandosi al link:  https://www.facebook.com/events/301378440360133/  

La premiazione del 2° concorso di racconti “Storie in viaggio” al Castello del Cassero a Camerata Picena il 17/09/17

L’iniziativa è ideata e promossa dalla Ass. Culturale Euterpe di Jesi

Domenica 17 settembre alle ore 17 presso il noto Castello del Cassero di Camerata Picena (AN) si terrà la cerimonia di premiazione della seconda edizione del Concorso di racconti brevi “Storie in viaggio” ideato l’anno scorso dalla scrittrice Gioia Casale e organizzato dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi della quale è Consigliere.

Il concorso, a carattere nazionale, propone di dedicarsi alla scrittura di brevi racconti che abbiano a che fare, in maniera del tutto libera, con il tema del viaggio. Lo stesso concorso è una seguitissima iniziativa itinerante dato che ogni anno la premiazione viene tenuta – per espressa volontà degli organizzatori – in un comune diverso della Regione Marche. L’anno scorso la cerimonia finale si è tenuta, infatti, nel Maceratese nel Comune di Cingoli, presso l’affascinante location dell’Auditorium Santo Spirito.

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La torre del Castello del Cassero a Camerata Picena (AN)

Quest’anno, al Castello del Cassero di Camerata Picena, si procederà a premiare i venti autori risultati finalisti tra cui i primi dieci con targa, diploma e motivazione della giuria e i restanti dieci, a pari merito, con Menzione d’onore e una coppa personalizzata.

L’ampio lavoro di lettura e valutazione delle opere giunte per partecipare al premio è stato svolto da due Commissione di Giuria, una di pre-selezione e l’altra definita “finale”. La composizione delle due giurie è stata la seguente; nella commissione di pre-selezione erano presenti Elvio Angeletti, Oscar Sartarelli, Stefano Vignaroli, Franco Duranti, Gianfranca Carletti, Gioia Casale, Vincenzo Prediletto, Marinella Cimarelli, Martina Pergolini e Antonella Brunelli. Nella commissione di giuria finale erano, invece, presenti: Alessandra Montali (Presidente del Concorso), Lorenzo Spurio (Presidente Ass. Euterpe), Marco Squarcia, Elena Coppari, Angela Orazietti, Maria Anna Mastrodonato ed Elena Tramonti.

L’esito finale con la graduatoria dei vari finalisti verrà comunicata solamente durante la premiazione e in seguito pubblicata sul sito ufficiale della Associazione Culturale Euterpe. I venti finalisti, da varie regioni d’Italia, che ambiscono alla vittoria sono: Franca Parazzoli, Cristina Biolcati, Costantino Delfini, Gabriele Andreani, Loredana Simonetti, Rossella Triggiani, Fabrizio Trainito, Davide Bacchi, Claudio Botteon, Valentina Chiatti, Andrea Doimo, Attilio Gardini, Pietro Garuccio, Daniele Pacini, Stefania Pellegrini, Piko Cordis, Guido Vianello, Verdiana Maggiorelli, Gloria Lai, Elisa Gentiletti.

Alla cerimonia di premiazione saranno presenti Agnese Tramonti (Assessore alla Cultura del Comune di Camerata Picena) e Tiziana Maggiori (Presidente della ProLoco di Camerata Picena). L’intero evento, patrocinato dalla Provincia di Ancona e dal Comune di Camerata Picena, vedrà la preziosa collaborazione del Maestro Massimo Agostinelli che, alla chitarra, eseguirà brani di Sor, Vinas e Satie.

La cerimonia di premiazione sarà anticipata da un ricco programma messo in piedi dalla Associazione Culturale Euterpe che inizierà alle ore 10:30 con il ritrovo al Parcheggio “Le Terrazze” di Camerata Picena per la visita guidata al centro storico e alle Piane di Camerata. A seguire, alle ore 12:30 – per chi ha preventivamente prenotato – si terrà un pranzo conviviale al ristorante “Carpe Diem” alle Piane di Camerata.

Nel primo pomeriggio, alle 15:30, ci si ritroverà presso il Castello del Cassero, per la visita dello stesso e la tisana di benvenuto che lì sarà offerta. Alle 17:00 prenderà inizio la cerimonia di premiazione della seconda edizione del concorso di racconti brevi “Storie in viaggio”.

L’evento è liberamente aperto al pubblico e la cittadinanza è invitata a partecipare.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327-5914963

“Adriatico. Emozioni tra onde di parole e sentimenti”: raccolta antologica poesia e racconti scadenza 3-09-17

  Adriatico. Emozioni tra onde di parole e sentimenti

Antologia di racconti e poesie a scopo benefico

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Da un’idea dello scrittore Stefano Vignaroli e della poetessa Bogdana Trivak l’Associazione Culturale Euterpe di Jesi ha deciso di lanciare il progetto culturale “Adriatico. Emozioni tra onde di parole e sentimenti” volto a una pubblicazione antologica di poesie e racconti aventi quale tema “Il mare Adriatico”.

Il celebre scrittore e studioso croato Predag Matvejević (1932-2017), noto per il saggio Breviario mediterraneo (1987), in un suo articolo diffuso anche in rete così descrisse l’Adriatico: “Il mare che si chiamava Golfo di Venezia era una volta il più celebre dei mari del Mediterraneo. Prima e dopo ebbe il nome di Adriatico, non sempre. […] L’Adriatico antico fu più grande del presente. Secondo il Nuovo Testamento questo mare si stendeva fo a Creta verso oriente, fino alla Sicilia verso occidente, bagnava le coste della Tunisia, giungeva fino a Malta dove, a leggere gli Atti degli Apostoli (XXVII), San Paolo trovò rifugio dopo il naufragio nel suo itinerario apostolico dalla Terra Santa alla Città Eterna. Il mare Jonio era allora una parte dell’Adriatico, un suo golfo. Non sappiamo se l’imperatore Adriano abbia ricevuto il nome da Adria o dal mare Adriatico. Ancona ne era allora il porto principale, con il suo famoso molo sotto il monte Conero che poteva stare alla pari degli antichi moli di Alessandria e del Pireo.[…] Non si sa come sia stato determinato il confine fra il mare Adriatico e lo Jonio. I pescatori che incontravo raccontano che sull’orlo estremo degli Appennini, non lontano da Capo Santa Maria di Leuca a occidente, nei pressi del golfo di Valona (Vlorë) a oriente, si può notare una corrente lunga e ondulata, proprio là dove s’incrociano e s’intersecano i due mari contigui”.

BANDO DI PARTECIPAZIONE

Materiali

Possono partecipare alla selezione di materiale, volta alla pubblicazione di una antologia, scrittori e poeti italiani e stranieri con opere in lingua italiana. I testi potranno essere editi o inediti, ma l’autore dovrà comunque dichiarare, sotto la sua unica responsabilità, la paternità e di detenerne i diritti a ogni titolo con apposito modulo di liberatoria qualora risulti selezionato.

Per la selezione dell’immagine di copertina della antologia, i fotografi o gli amanti della fotografia potranno partecipare inviando una propria foto con una buona risoluzione grafica indicando il luogo dello scatto e una breve descrizione. Lo scatto dovrà obbligatoriamente essere relativo a un qualche luogo dell’Adriatico.

Caratteristiche

Il racconto non dovrà superare le 5 cartelle (30 righe di 60 battute a cartella) mentre la poesia non dovrà eccedere i 30 versi (senza conteggiare gli spazi tra le strofe, eventuale dedica e il titolo).

Invio elaborati

I materiali, corredati dei propri dati personali (nome, cognome, data e luogo di nascita, indirizzo di residenza, e-mail, numero di telefono) e di una nota bio-bibliografica di massimo 20 righe, dovranno pervenire entro e non oltre il 3/09/2017 alla mail ass.culturale.euterpe@gmail.com indicando come oggetto “Antologia Adriatico”.

Selezione

Gli organizzatori potranno provvedere, a loro insindacabile giudizio, a scartare lavori che non siano ritenuti idonei alle indicazioni del bando o non congrui al tema proposto. Parimenti ciò verrà fatto in tutti quei casi in cui i testi presentati violino palesemente diritti di terzi o non siano accettabili dalla morale comune perché offensivi, blasfemi, denigratori o d’incitamento all’odio e al disprezzo. 

Svolgimento

L’organizzazione darà comunicazione a tutti i partecipanti in merito ai testi selezionati esclusivamente a mezzo mail, evitando di dar seguito a richieste in merito alla mancata scelta.

Sarà cura degli organizzatori provvedere, qualora se ne ravvisi la necessità, all’editing dei testi che verranno rispediti ai rispettivi autori che dovranno approvare la correzione e consegnare indietro il modulo di liberatoria compilato in ogni sua parte e firmato.

Pubblicazione

Agli scrittori/poeti selezionati per l’antologia, priva di codice ISBN ma di pregevole qualità, sarà richiesto l’acquisto minimo di due copie corrispondendo una donazione (da un minimo di 15€) comprensivo delle spese di spedizioni per l’invio con piego di libro ordinario sul territorio nazionale, qualora non venga ritirata in loco. Per invii all’estero si richiede di mettersi in contatto con gli organizzatori per avere maggiori informazioni.

Parte dei ricavi derivanti dalle donazioni, detratti i costi vivi della stampa e di eventuali altre spese annesse, saranno destinati in beneficenza allo IOM – Istituto Oncologico Marchigiano – sede Jesi e Vallesina che la Ass. Culturale Euterpe sostiene dalla sua nascita con le sue varie iniziative culturali.

A tutti i partecipanti verrà data notizia in merito alla donazione effettuata a conclusione del progetto.

Presentazione

Una prima presentazione del volume potrà tenersi, qualora lo sviluppo del progetto rientri nelle tempistiche preventivate, a Jesi nel mese di Dicembre 2017. Gli autori partecipanti saranno invitati a presenziare per dar lettura ai loro brani, con modalità che in seguito verranno fornite.

Altre presentazioni potranno essere concordate e proposte da autori partecipanti all’iniziativa anche in altri luoghi ed eventualmente co-organizzate con altre associazioni ed enti, qualora il Consiglio Direttivo della Ass. Culturale Euterpe ne dia parere positivo, rimanendo comunque la finalità del progetto quella divulgativa e culturale con la volontà di beneficiare un ente di sostegno quale è lo IOM.

Diritti

Si rappresenta, inoltre, che i partecipanti cedono alla organizzazione il diritto a pubblicare la propria opera, a stamparla, rimanendo quest’ultima di unica proprietà dell’autore che sarà libero di disporne in futuro come meglio crede.

Parimenti si sottolinea che, in virtù del progetto benefico, il partecipante non avrà nulla a pretendere o domandare né all’atto dell’invio dei testi né in futuro alla organizzazione del progetto.

Ultime

Lo scrittore/poeta che prende parte al progetto, con il semplice atto di partecipare, aderisce ed approva consapevolmente tutte le indicazioni presenti in questo bando.

Info

Associazione Culturale Euterpe- Jesi

Sito: www.associazioneeuterpe.com

Mail: ass.culturale.euterpe@gmail.com

PEC: ass.culturale.euterpe@pec.it

Tel. 327 5914963

Evento FB

 

 

Il mondo del teatro, tema del prossimo numero della rivista di letteratura “Euterpe” – Scadenza 21-05-17

16299011_1816826958569728_1671577101441895574_nSegnaliamo la selezione per il prossimo numero della rivista di letteratura “Euterpe” tutt’ora aperta che scadrà il prossimo 21 maggio 2017.
Il prossimo numero della rivista, il ventitresimo, propone come tema al quale è possibile ispirarsi e rifarsi liberamente quello della “Scrittura teatrale e i suoi interpreti”.
Per poter prendere parte alla selezione dei testi è richiesto di seguire le semplici e basilari “Norme redazionali” presenti sul nostro sito a questo link http://rivista-euterpe.blogspot.it/p/norme-redazionali.html  pena l’esclusione.
I materiale dovranno essere inviati esclusivamente a mezzo elettronico alla mail rivistaeuterpe@gmail.com entro e non oltre il 21 maggio p.v. 

Info: rivistaeuterpe@gmail.com