Il 2 gennaio scorso su http://www.granadahoy.com è apparso un articolo molto interessante del giornalista e scrittore spagnolo Andrés Cárdenas, intitolato “De García Lorca se hablará siempre”. Contiene una premessa in cui l’autore riflette sul rapporto simbiotico tra Granada e Lorca e, a seguire, ci racconta vari fatti tra i quali una storia molto intrecciata riguardante Agustin Penón, un americano che, recatosi a Granada tra il 1955 e il 1956, aveva raccolto una valigiata di informazioni su Federico García Lorca, pensando di scriverci un libro. Ma era morto e la valigia era passata di mano in mano, mentre Penón, che alla sua ricerca aveva sacrificato anche parte delle sue sostanze, era stato dimenticato.
Questo per dire come e quanto il Poeta granadino sia stato e sia ancora un lievito potente per gli intellettuali di tutto il mondo: ¡De García Lorca se hablará siempre! Non ci dobbiamo dunque stupire della nascita nel 2020 di Il canto vuole essere luce (Bertoni, Perugia). Un libro di vari autori italiani, curato da Lorenzo Spurio e tutto dedicato a Lorca, artista eclettico e uomo di grande impegno sociale.
Il curatore ci tiene a farci sapere che, pur avendo il libro la forma del saggio scritto a più mani, è di più, molto di più; è “un atto d’amore e di riverenza verso uno dei maggiori intellettuali che la letteratura mondiale ha mai visto: il poeta spagnolo Federico García Lorca”. Tanto che il titolo, consistente in un verso di Lorca, assume significato simbolico: il libro è il canto corale con il quale s’intende illuminare almeno in parte l’opera del Poeta.
Nel 2016 Lorenzo Spurio aveva riacceso il fuoco dell’interesse per Lorca, dando alle stampe Tra gli aranci e la menta, una plaquette di sue poesie dedicate al Granadino. Da quel momento, tramite contatti spontanei, altri poeti amici hanno aggiunto ottima legna al suo fuoco. E il fuoco è divampato in un’offerta corale di contenuti esegetici, di ritratti e di poesie. Il testo, infatti, è illustrato con ritratti del Poeta eseguiti dal Maestro Franco Carrarelli “L’Irpino” ed è diviso in due parti.
La prima riporta i saggi con i quali gli aficionados indagano su molti aspetti del fenomeno Lorca. Francesco Martillotto ci presenta il Lorca amante della musica e ottimo pianista, buon conoscitore della musica classica e della musica popolare che mette sullo stesso piano e riflette sull’interscambio felice tra musica e poesia nelle sue opere poetiche e di teatro.
Lucia Bonanni ci mostra il Lorca amante delle tradizioni popolari della sua Andalusia, che saranno di fertile ispirazione per le poesie e il teatro. Affascina, anche nell’analizzare il surrealismo dell’opera teatrale El público, la sua ricerca dei significati metaforici e del valore dei simboli nella Parola del Poeta.
Cinzia Baldazzi cerca di penetrarne in profondità le peculiarità del linguaggio poetico: “…Immortale…è il loro mondo semantico e logico: immenso, popolato di ombre illimitate a latere di luci accecanti, provenienti da un’arcana fonte senza inizio e senza fine…”.
Lorenzo Spurio ci porta dentro “Tamar e Amnon” del Romancero gitano, indicandoci la denuncia sociale che sottende l’opera; ma anche in Poeta a New York dove la parola poetica s’incupisce nel denunciare la disumanità della metropoli, mettendone in risalto gli aspetti negativi. E per finire ci conduce nelle opere teatrali più importanti per analizzare i temi ricorrenti: la violenza, il disagio degli emarginati, la condizione della donna e i suoi diversi atteggiamenti nella lotta contro la sopraffazione variamente esercitata dal maschio.
Ugualmente interessante la seconda parte che assomiglia a un’antologia poetica ripartita in due sezioni. Nella prima sono raccolti alcuni dei compianti, odi e elegie scritti, subito dopo la tragedia dell’assassinio, da Antonio Machado, Rafael Alberti, Pablo Neruda e da vari esponenti della Generazione del ‘27, quasi tutte strazianti e bellissime a partire dal grido di Machado: “…que fue en Granada el crimen – sabed – ¡pobre Granada! – ¡en su Granada!…” fino allo sperdimento di Rafael Alberti che se lo vede tornare vivo in sogno: “Has vuelto a mí más viejo y triste en la dormida / luz de un sueno tranquilo de marzo…”.
La seconda sezione accoglie voci di poeti contemporanei suggestionati dalla Parola del Poeta. Un florilegio di voci diverse che incuriosisce, commuove, rende vivo Federico, ne canta la tragedia, ne interpreta le sfumature dell’anima colte sia direttamente nei suoi testi poetici, sia indirettamente negli atteggiamenti dei personaggi del suo teatro. Testimonianza forte dell’amore che ha saputo generare e di quanto la sua parola può ancora incantare.
Il canto vuole essere luce è un libro che offre molte informazioni di approfondimento sulla persona e gli interessi culturali, artistici e civili di Lorca; senza contare l’ampia bibliografia a cui attingere nel caso volessimo continuare a conoscerlo. Un libro tutto da “patire” per chi desidera entrare più a fondo nel suo universo delicato e sapiente, gioioso e drammatico, etico e propositivo.
FRANCA CANAPINI
Arezzo, 10/01/2022
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I due studi critici dedicati alla poetessa di origine lucana Anna Santoliquido (1948), pubblicati entrambi nel 2021, si pongono, a mio avviso, come un momento cruciale per la critica letteraria sul Mezzogiorno e, in particolare, sulla poesia, troppo spesso compressa dall’uso consumistico dell’arte. Cominciamo dal saggio di Lorenzo Spurio, La ragazza di via Meridionale. Percorsi critici sulla poesia di Anna Santoliquido, nel quale la poesia della Santoliquido trova spazio in quella che è, a ben vedere, la sola dimensione che le appartiene e che potremmo definire un segreto giardino che dal sé guarda al mondo. L’attenzione critica di Spurio, esplicata con chiarezza e precisione e impreziosita da un’intervista posta in caudam al testo, propone un percorso di lettura dell’opera poetica della Santoliquido, trasmettendo soprattutto la forza poetica che…
Nei ricorsi della storia, un destino non sempre provvido e benigno, ha esposto il Creato a diverse difficoltà, inspiegabili e drammatiche, che l’uomo ha affrontato con grande forza d’animo e determinazione, scrivendo pagine talvolta eroiche e commoventi. Il più delle volte si è trattato di catastrofi naturali (terremoti e maremoti, inondazioni, uragani, fenomeni vulcanici, epidemie, altre tragedie imprevedibili), altre volte di appuntamenti causati dall’uomo stesso (guerre, uso delle armi chimiche, terrorismo, razzismo, individualismo esasperato, lotte religiose e di potere), che hanno avuto alla base di tutto l’egoismo personale, l’ambizione smodata di potere e di conquista, la spinta all’arricchimento personale o di casta, la discriminazione ideologica e religiosa, lo sfruttamento indiscriminato delle classi povere e dell’ambiente, l’incapacità di sostenere con equilibrio i controversi problemi di ogni tempo. Questi mali hanno dato luogo ad ogni forma di violenza, di sopraffazione, di conculcazione dei diritti (penso all’apartheid, alla schiavitù, agli attuali fenomeni di terrorismo, all’intolleranza, alle discriminazioni razziali, alle diseguaglianze sociali che sono sfociati in ogni forma di genocidio e, solo recentemente, a oltre 3 milioni di morti per fame. Ma è proprio nei momenti più difficili che l’uomo ha saputo generare la catarsi con forme di rigenerazione della coscienza, della creatività, del pensiero, con uomini che hanno tentato di promuovere un nuovo cammino della storia e dell’arte e della poesia.

In questo volume è contenuta una scelta di scritti critici di Lorenzo Spurio dedicati all’opera di alcuni poeti e scrittori della sua regione, le Marche, scritti con intenti e finalità diverse negli ultimi cinque anni. Alcuni di essi sono comparsi a corredare le opere degli autori in forma di prefazione, postfazione o nota di lettura, altri, nella forma della recensione, sono stati diffusi su riviste cartacee ed online. Il percorso letterario che il lettore si appresta a compiere è contraddistinto da alcuni itinerari che provvedono a fornire elementi e tracciati per potersi avvicinare, con questo valido supporto ricco di tesi e riflessioni, ad alcune opere letterarie di autori marchigiani. Dopo l’apprezzato progetto di curatela della poesia marchigiana dall’Ottocento ad oggi dal titolo Convivio in versi che lo ha impegnato negli ultimi anni, Spurio ritorna ad occuparsi del concetto di marchigianità coniato da Carlo Antognini, investiga la questione dialettale, canta la sua affascinante Regione -unica al plurale- facendoci conoscere intellettuali di spessore che hanno contraddistinto la storia della poesia italiana e rischiara la luce nel vorticoso panorama dei poeti d’oggi, dedicandosi con perizia e profondità, all’analisi di alcune opere dei poeti marchigiani del nostro periodo che ritiene particolarmente meritevoli di menzione. A completare l’itinerario sono ventiquattro fotografie a colori dello stesso Spurio scattate in altrettanti posti delle Marche ricchi di fascino e storia.
Lorenzo Spurio (Jesi, 1985) poeta, scrittore e critico letterario. Per la poesia ha pubblicato Neoplasie civili (2014), Le acque depresse (2016) e Tra gli aranci e la menta. Recitativo dell’assenza per Federico García Lorca (2016). Ha curato un’ampia antologia di poeti marchigiani: Convivio in versi. Mappatura democratica della poesia marchigiana (2016). Per la critica letteraria si è occupato prevalentemente di letteratura straniera con una serie di saggi in volume sull’autore anglosassone Ian McEwan. Autore dello spazio internet Blog Letteratura e Cultura, direttore della rivista aperiodico di letteratura “Euterpe”. E’ Presidente della Associazione Culturale Euterpe di Jesi e Presidente del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”. Ha ottenuto ottimi riconoscimenti e menzioni in numerosi premi letterari.


All’insegna della riscoperta dei geni della letteratura italiana, quegli esponenti che spesso vengono studiati in maniera semplicistica alla scuola dell’obbligo riducendone la reale cifra letteraria, la 
