Esce il saggio “Leopardi insolito” di Valtero Curzi: dissertazioni critiche sul Leopardi meno noto

Segnalazione di Lorenzo Spurio

In questi giorni in cui su tutta la stampa nazionale ed estera non si fa che parlare (a ragione) della recente apertura delle “stanze segrete” di Palazzo Leopardi a Recanati (MC) voluta dalla contessa Olimpia Leopardi, discendente diretta del noto poeta nostrano, esce per i tipi di Intermedia Edizioni di Orvieto (TR) una pubblicazione critica che getta nuova luce su un autore mondiale, poeta e filosofo, acuto pensatore e indagatore dell’animo umano, sul quale nel tempo, in ogni direzione, tanto si è scritto.

Lo studioso e saggista Valtero Curzi di Senigallia (AN), che negli ultimi anni ha evidenziato un suo interesse eclettico, ma non per questo meno particolareggiato e raffinato, nel dedicare le sue ricerche ad aspetti curiosi di alcuni importanti uomini, com’è stato il caso de Il giovane Napoleone (edito sempre per i tipi di Intermedia Edizioni nel 2018), questa volta si occupa del Genio Recanatese e lo fa con una pubblicazione che si snoda tra tre saggi dal piglio differente. Particolarità d’indagine che ben motiva il titolo del volume, Leopardi insolito; difatti, affrontando la lettura del testo al lettore vengono forniti elementi d’indagine nuovi, non di conoscenza comune in merito a Leopardi, fatti e vicissitudini marginali, forse, ma che ben evidenziano e la complessità del poeta maceratese e la perizia del dettaglio in Curzi.

Il primo saggio si apre con un tentativo di individuazione tra quel “celeste confine” ed “ultimo orizzonte” leopardiano in una disanima attenta delle più caratteristiche nervature del Romanticismo italiano, tra pessimismo storico e pessimismo cosmico. Ciò dà luogo a Curzi d’incanalarsi in un più attento – quasi matematico,  come dice il sottotitolo stesso – “Calcolo poetico concettuale” con relative note esegetiche su una delle poesie più celebri del Recanatese, ovvero “L’Infinito”, sulla quale abbondantemente si è scritto, prodotto, ricreato, come la lettura polifonica dei versi che contraddistinguono tale lirica fatta da vari cantautori italiani per un progetto del MIBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, andato in onda nei mesi scorsi sulle reti Rai.

Il secondo capitolo è tutto dedicato a questo componimento poetico con vari approfondimenti attorno alla sua genesi che porta Curzi a riflettere e indagare l’opera per mezzo di un’indagine di tipo cronologico e genealogico; è la “genealogia di una certezza”, come suggestivamente titola uno dei sotto-capitoli che compongono questa curiosa dissertazione. Qui si prendono in esame i periodi storici nei quali l’opera (e le sue varianti) sarebbero maturate e state prodotte non mancando di trattare del manoscritto autografo di Visso (MC) e, immancabilmente, delle falsificazioni (alcune delle tante) che l’idillio ha “subito” nel corso della storia.

A chiudere il corposo saggio, frutto di anni di ricerche, studi, approfondimenti, raffronti, confronti e tant’altro, è un saggio “anomalo” e di taglio completamente diverso dai precedenti col quale l’autore senigalliese va analizzando una tematica poco nota di Leopardi vale a dire il suo rapporto con il denaro, gran sottoscrittore – tra le altre cose – di cambiali. Qui si passa in rassegna il difficile periodo trascorso a Firenze e a Roma negli anni 1829-1833, sino a giungere alla sua ultima fase partenopea.

Valtero Curzi è nato a Senigallia (AN) nel 1957. Si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Urbino. Si interessa di arte, poesia e di studi storico-filosofici con saggi su personaggi di spicco della filosofia e della storia. Per la poesia ha pubblicato Universo di emozioni (2007), Il tempo del vivere è mutevole (2017), Poetando d’amore (2018); per la narrativa Sotto il cielo turchino di Bayan Olgii (2013) e Detti memorabili, pensieri e riflessioni dell’Omino delle foglie sulla Via del Tao (2017). Per la saggistica il summenzionato Il giovane imperatore. Tra lo Sturm und Drang e il Romanticismo (2018), ed Eloisa nello Scito te ipsum di Pietro Abelardo (2019) e Gerberto d’Aurillac. Un druido papa nell’anno Mille (2019).

Curzi sa bene che, nella nostra contemporaneità, parlare in termini critici di Leopardi può risultare compito arduo o, al contrario, inutile, dal momento che su di lui e la sua produzione hanno scritto praticamente i più grandi critici, saggisti, docenti universitari, accademici italiani di fama mondiale e internazionali al punto tale che in alcune università, non solo vengono dedicati interi corsi monografici e tesi di laurea e di dottorato tese a scavare anche nel più piccolo dettaglio della sua produzione poetica e filosofica, ma addirittura esistono cattedre leopardiane e questo sta a significare l’elevata e unanime considerazione del Genio Recanatese e la ricchezza della sua produzione da ogni punto di vista la si voglia avvicinare: estetica, morale, ecdotica, ermeneutica, ontologica, naturalistica, lirica, musicale e tanto altro ancora. Difatti nella sua puntuale nota di introduzione al volume – necessaria anche per questi motivi – parte da una considerazione di Walter Binni non potendo fare a meno di osservare che dinanzi a una produzione saggistica gigantesca su Leopardi “[può sembrare] quasi inutile, oggi, voler parlare di lui argomentando nuovi aspetti e temi della sua opera. Eppure mi è sembrato doveroso soffermarmi e indagare su questi tre aspetti insoliti, poco o per nulla esplorati, che costituiscono, a mio parere, un interessante argomento di discussione”. In tale direzione va recepito questo nuovo volume di Curzi, teso a indagare aspetti che, seppur per alcuni possono apparire marginali, divengono nevralgici per altri e il compimento più felice di quel processo dubitativo che, partendo da deboli ipotesi, ha permesso di costruire analisi articolate. La preziosa prefazione di Cinzia Baldazzi – un saggio nel saggio, in una cornice suggestiva di richiami e riflessi tra opera e perlustrazioni ermeneutiche – confeziona egregiamente l’opera con l’organza più pregiata.

LORENZO SPURIO

E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore.

Ugo Foscolo e il giovane Napoleone in un percorso parallelo, a Senigallia sabato 9 novembre

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Sabato 9 novembre alle ore 17:30 presso il Museo del Giocattolo Antico a Senigallia, in via Pisacane n°43-45 si terrà una serate letteraria organizzata dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi. L’evento, dal titolo “Il giovane Napoleone e Ugo Foscolo” è teso a scandagliare, tra storia ufficiale, produzione letteraria e sensibilità dominanti nel periodo di riferimento, le esperienze umane di due esponenti di spicco della cultura europea.

Durante la serata verranno presentati al pubblico i volumi “Il giovane Napoleone. Tra lo Sturm und Drang e il Romanticismo” del poeta, scrittore e saggista Valtero Curzi pubblicato per i tipi di Intermedia Edizioni nel 2018.

Parimenti la poetessa croata Bogdana Trivak presenterà il suo saggio “Ugo Foscolo e il viaggio sentimentale” pubblicato dalla Fondazione Mario Luzi nel 2018.

Nel corso dell’incontro – che sarà focalizzato sulla fase giovanile del futuro imperatore Napoleone e sulla produzione letteraria di Foscolo – si individueranno possibili tratti d’unione tra i due uomini, percorsi di analisi paralleli, aspetti che possono risultare interessanti per una trattazione allargata che contempli elementi di carattere storico, letterario e umanistico. Un pomeriggio all’insegna della cultura, per approfondire un temperamento nuovo nell’Europa a cavallo tra due secoli, anticipando elementi e attitudini che nel Romanticismo troveranno il loro apice e naturale completamento.

A Senigallia il 17/02/2019 il “Book Show” con M.Cesaretti, V.Curzi, C. Perrone, S. Cardinali e G. Fratini a Palazzetto Baviera

L’Associazione Culturale Euterpe di Jesi con il Patrocinio del Comune di Senigallia, su proposta del socio e poeta anconetano Mauro Cesaretti, organizza l’evento culturale denominato “Book Show” che si terrà a Palazzetto Baviera a Senigallia (AN) il prossimo 17 febbraio alle ore 18. L’iniziativa, già proposta da Cesaretti nei mesi scorsi nel capoluogo lombardo con […]

via A Senigallia il 17 febbraio il “Book Show” con cinque autori della Provincia di Ancona — Associazione Culturale Euterpe

2° Concorso Letterario “Al mattin del ver si sogna” – Progetto “Capire per capirsi”

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BANDO DI PARTECIPAZIONE 

1. Il Concorso di poesia (edita o inedita) prevede la partecipazione di una poesia in lingua italiana (max. 45 versi) in un’UNICA SEZIONE. Tema: “I sogni”
2. I partecipanti possono partecipare in modo LIBERO e GRATUITO entro e non oltre il 20/02/2019, inviando gli elaborati (formato word) all’indirizzo mail: festivaldellapsicologia@virgilio.it
3. Il giudizio della Giuria e’ insindacabile ed inappellabile. I Membri della Giuria sono: Cheikh Tidiane Gaye (scrittore), Lorenzo Spurio (critico letterario, poeta), Michela Zanarella (giornalista, poetessa), Valtero Curzi (critico d’arte, filosofo, poeta), Vincenzo Monfregola (poeta)
4. I risultati del Concorso saranno resi noti ai partecipanti entro il 28/02/2019
5. I Premi saranno cosi’ disposti:
1°: Targa + Diploma di Merito
2°-5°: Medaglia + Diploma di Merito
6°-10°: Diploma di Merito
Menzioni di Merito
6. Il Concorso non si assume alcuna responsabilita’ su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy o di qualunque altro dato non conforme alla legge compiuto dall’Autore.
7. La partecipazione al Concorso implica l’accettazione incondizionata dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal Concorso

N.B. La Cerimonia di Premiazione si svolgerà nel mese di Marzo nella città di Arpino (FR) e sara’ legata ad un evento riguardante I SOGNI (ulteriori dettagli da definire)

“Poesia pensante e pensiero poetante”: Michela Tombi e Valtero Curzi a Pesaro venerdì 1 febbraio

Venerdì 1 febbraio alle ore 19 presso la Sala degli Specchi dell’Alexander Palace Museum Hotel di Pesaro (Viale Trieste n°20) si terrà la presentazione delle recenti opere di due autori marchigiani: Valtero Curzi (poeta, scrittore e critico letterario nonché filosofo) e Michela Tombi (poetessa). Il filo rosso dell’incontro sarà “Poesia pensante e pensiero poetante”. Valtero Curzi avrà modo di parlare del suo libro “Detti memorabili, pensieri e riflessioni dell’Omino delle foglie sulla via del Tao” (Le Mezzelane, 2018) mentre la poetessa pesarese Michela Tombi della sua ultima silloge, “Dentro il mio vento” (2017).

Info:

Tel. 0721-34441

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Concetto e venature di “vita” in poesia. Note su poeti anconetani. Da Scataglini a Curzi e Ausili. Articolo di Stefano Bardi

Articolo di Stefano Bardi

Il poeta anconetano Franco Scataglini (1930-1994) nel 1977 diede alle stampe la raccolta So’ rimaso la spina, opera dal titolo fortemente simbolico; qui la Vita è intesa come una creatura che ci spolpa, proprio come l’irruenza delle onde del mare. Un primo tema è quello della Vita, che ci priva di qualsiasi cosa per noi importante, ci cancella, ci azzera e ci immerge in un oceano colmo di solitudine e di emarginazione. Un’esistenza, quella terrena, che è paragonata alla scrittura, poiché come essa è un cancellare gli errori dopo gli sbagli e un canto disperso, nel dolore quotidiano[1]. Vita che ha la sua parte oscura ch’è la dipartita, concepita dal poeta anconetano come una Vita senza energie, sogni, passioni e in particolar modo senza profumi.[2] Un Vita che è paragonata agli invernali moli, luoghi dove non c’è vita, solo malinconia e vite in decomposizione. In tale cornice, gli uomini di Scataglini finiscono per apparire come una sorta di pupazzi di neve, ovvero come delle creature dal cuore glaciale e dalle mortifere parole[3]. A dominare, negli spiragli della silloge, è forse il tema dell’amore, inteso come un qualcosa che ci “cucina” la carne e lo spirito fino all’osso[4], ma anche come il principale motore delle azioni e nella nostra vita[5].

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Il poeta anconetano Franco Scataglini. Foto tratta da: https://tinyurl.com/ycrwr2hc

Vorrei allargare il mio pensiero critico e la mia riflessione riferendomi a due poeti contemporanei: Valtero Curzi e Marco Ausili. Il filosofo, poeta e scrittore Valtero Curzi (1957) nel 2017 ha dato alle stampe la raccolta Il tempo del vivere è mutevole. Varie sono le chiavi di lettura, una prima è quella con la quale il poeta paragona la dolcezza esistenziale alla dolcezza del ciliegio che, anche se  muore al primo vento, rimane per sempre dentro di noi.[6] La vita è concepita come una dolce melodia che culla la nostra mente e ci conquista con i suoi sensuali arieggi.[7] Per una lettura accessoria credo che bisogni chiamare in causa la canzone Come le onde del mare di Gianmaria Testa. Le onde di  Curzi e di Testa strappano i nostri sogni e i nostri affetti per farci immergere in mondi animati da una pacata oscurità.[8] Centrale è la tematica dell’amore che ritorna nella lirica “Ti vengo a cercare”. Testi dove l’Amore, con le sembianze di una donna, è visto come una creatura da amare, lodare, glorificare e contemplare nelle sue brume, nei suoi viaggi psichici e nei sui labirinti spirituali.[9] Accanto al tema della Vita, c’è posto anche per il tema dell’Uomo e del cammino esistenziale. Uno Uomo che non è fatto di carne e di ossa per il poeta senigalliese, ma è un’ombra che vaga all’interno di un mondo annebbiato, alla ricerca di una Terra Promessa sulla quale approdare.[10] Nella poesia “Stazione Centrale” è rappresentato un effimero viaggio in treno, dove non ci sono fermate ma solo partenze.

L’opera di Curzi ha toni pascoliani, dannunziani e ungarettiani al contempo. Per quanto riguarda la reminiscenza pascoliana, dobbiamo parlare della poesia “La notte di San Lorenzo” dove le stelle cadenti rappresentano la morte delle gioie; per quella dannunziana della poesia “Piove, a Maggio” in cui è simboleggiata la tristezza in grado di calmare ogni cosa, concepita come un acqua magica.[11] Un riferimento ungarettiano lo possiamo trovare in “Una foglia”: una foglia caduta dal ramo e adagiata sulla fredda terra, che simboleggia tutta la fragilità degli esseri umani nel loro ultimo istante di vita.[12].

Concludo questa breve dissertazione ritornando nella città dalla quale sono partito, Ancona, parlando del poeta Marco Ausili (1988) che nel 2017 ha pubblicato l’opera Global carmina e altre poesie. Qui il tema è riscontrabile in tre precise sezioni, che sono: Lo spazio di un’estate, La paura della vita e Sentieri ininterrotti. Nella prima, la Vita è paragonata al mare che è visto come una fonte battesimale dalla quale far risorgere le nostre carni purificate[13] e come un baule in cui sono conservate le nostre reminiscenze, i nostri patimenti, i nostri amori e infine, i nostri defunti.[14] Nella seconda, la Vita altro non è che la Morte. Dipartita che è concepita dal giovane poeta come una sorella che ci prenderà per mano e ci condurrà alla vita eterna[15] e come la sovrana dei camposanti, intesi da Ausili come i luoghi che conservano per l’eternità le nostre gioie e le nostre melodie esistenziali. Nell’ultima sezione la vita è concepita come conoscenza e diffusione del passato[16].   

STEFANO BARDI                

 

 

Bibliografia di Riferimento:

SCATAGLINI F., So’ rimaso la spina, Edizioni L’Astrogallo, Ancona, 1977.

CURZI V., Il tempo del vivere è mutevole, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2017.

AUSILI M., Global carmina e altre poesie, Italic, Ancona, 2017.

[1] F. Scataglini, So’ rimaso la spina, Ancona, Edizioni L’Astrogallo, 1977, p. 23 (“[…] tuta scancelatura / dopo dulor de sbai. […]-[…] el biatolà d’un dindo / spèrsose ‘nte la piova.”)  

[2] F. Scataglini, So’ rimaso la spina, Ancona, Edizioni L’Astrogallo, 1977, p. 26 (“[…] Pei morti ai quatro venti / ‘st’asenza de perfumo.”)

[3] F. Scataglini, So’ rimaso la spina, Ancona, Edizioni L’Astrogallo, 1977, p. 76 (“Né tera né cielo / è i omini, fiola, / ma pupi de gelo / co’ morta parola. […]”)

[4] F. Scataglini, So’ rimaso la spina, Ancona, Edizioni L’Astrogallo, 1977, p. 67 (“[…] Spolpato sopra e soto / so’ rimaso la spina.”)

[5] F. Scataglini, So’ rimaso la spina, Ancona, Edizioni L’Astrogallo, 1977, p. 120 (“[…] Tuto è corpo d’amore / mischiato al bene e ‘l male, / tuto è ‘l fenomenale / èssece: serpe o fiore / ortiga o albaspina / infedeltà, costanza / fortuna, malandanza / sesso d’omo o vagina / e te, dialeto caro / che da l’infanzia sorti / t’ha cinguetato i morti / su l’alto colombaro […]”)

[6] V. Curzi, Il tempo di vivere è mutevole, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2017, p. 21 (“[…] Terrò l’ultimo fiore / nel mio sguardo.”)

[7] V. Curzi, Il tempo di vivere è mutevole, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2017, p. 23 (“[…] M’ascolto sereno / senza mutar nulla nel mio pensare / lasciando l’armonia conquistarmi.”)

[8] V. Curzi, Il tempo di vivere è mutevole, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2017, p. 27 (“[…] E io sento in quel morir placido / il viver che ci contiene / mi perdo / nei miei pensieri / ed è già subito sera.”)

[9] V. Curzi, Il tempo di vivere è mutevole, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2017, p. 80 (“Ti vengo a cercare / nella tua incertezza / che ti percorre / e ti inseguo / nei meandri dei pensieri / che t’avvitano. […]”)

[10] V. Curzi, Il tempo di vivere è mutevole, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2017, p. 75 (“Cerco il mio tempo / dove posarmi / come alla sera / nel guardar le stelle disperse / nell’universo scuro di chiaro offuscato. […]”)

[11] V. Curzi, Il tempo di vivere è mutevole, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2017, p. 66 (“[…] Piove lieve e fermo / come dolce malinconia / che tutto quieta. / Piove come il meditare / nella matura esistenza percorsa / in ogni pensiero nato e appena sbocciato.[…]”)

[12] V. Curzi, Il tempo di vivere è mutevole, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2017, p. 64 (“[…] Mi serra il cuore / quel tuo stato sottile / d’immensa fragilità / che ci coglie. / Sento doloroso / l’adagiarti ormai morta / sull’arida terra. / Ti guardo… / e fuggo dai miei pensieri.”)

[13] M. Ausili, Global carmina e altre poesie, Italic, Ancona, 2017,  p. 19 (“[…] Risalivano. La meraviglia / del respiro, come ora usciti / dall’amnio. Tra le dita / il trofeo immacolato.”)

[14] M. Ausili, Global carmina e altre poesie, Italic, Ancona, 2017,  p. 22 (“[…] Ancora nell’orecchio chiuso / il rumore del mare / come fatto si fosse conchiglia / pescata dall’acque. / La mente festante di ricordi / infine piegandosi tacque.”)   

[15] M. Ausili, Global carmina e altre poesie, Italic, Ancona, 2017, p. 29 (“[…] Lo sento, sta arrivando. / E presto i suoi passi passeranno / dove passi ogni tanto, / senza avvertire il mio passaggio / il passato, perduto mio transito.”)

[16] M. Ausili, Global carmina e altre poesie, Italic, Ancona, 2017, p. 62 (“[…] Non siamo mai chiusi / dentro una stanza, / siamo comunque nel mondo, / della sua medesima sostanza.”); M. Ausili, Global carmina e altre poesie, Italic, Ancona, 2017, p. 63 (“[…] Passerà l’intera mattina / a ricostruire sereno tutto / il figlio contento di creare, / con calma, senza lutto.”)

 

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Gabriella Cinti: la presentazione del libro “Madre del respiro” a Jesi il 20 ottobre

Nel libro, il dialogo con le divinità greche e il canto dell’antico

Sabato 20 ottobre alle ore 17:30 presso la Sala Maggiore del Palazzo dei Convegni di Jesi (Corso Matteotti n°19) si terrà l’attesa presentazione al pubblico del libro “Madre del respiro” (Moretti & Vitali, 2017) della poetessa e performer jesina Gabriella Cinti.

L’iniziativa, organizzata dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi, verrà introdotta e presentata dalla poetessa Michela Tombi. Durante l’evento, nel quale la Cinti interpreterà brani poetici del suo libro, si terrà anche un intervento del filosofo Valtero Curzi.

Nel volume “Madre del respiro” la poetessa si affida a un immaginario ancora memore del giardino edenico. In esso vive la magia rivelatrice di ciò che è realmente ed essenzialmente iniziale. Il suo volume è da intendere come forza della vita, come spazio che le macchine non possono soffocare.

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Chi è l’autrice?

Gabriella Cinti, in arte “Mystis”, è poetessa, saggista, scrittrice e performer. La sua attività poetica si è ben coniugata, nel corso degli anni, alla sua volontà di “vivere i testi antichi nel suono della parola e nella scrittura”. Da diversi anni si occupa di poesia, mitografia, antropologia e archeologia delle lingue europee e soprattutto di poesia greca antica di cui è stata voce in varie manifestazioni artistiche o teatrali quali “Festivalia nella Marca” (2006) e più recentemente a “Senigallia Sotterranea” (2017) e “MythosLogos” a Lerici (2017).

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La poetessa e performer Gabriella Cinti

Del ricchissimo curriculum letterario della Cinti citiamo le altre sue pubblicazioni poetiche: “Suite per la parola” (2008), “Il canto di Saffo-Musicalità e pensiero mitico nei lirici greci” (2010), “Euridice è Orfeo” (2016). Alcune sue poesie sono presenti su riviste; ha pubblicato, inoltre, numerosi saggi per riviste specializzate tra le quali “Mosaico”, edita a Rio de Janeiro dalle università del Brasile. Tutti i suoi lavori sono stati meritevoli di premi e riconoscimenti in concorsi letterari e internazionali tra i quali: Premio Nabokov, Premio Albero Andronico, Premio Città di Cattolica, Premio al “Cinque Terre-Golfo dei Poeti”. Recentemente ha vinto il Premio “Ascoltando i Silenzi del Mare-Isola d’Elba” con la silloge “La lingua del sorriso: poema da viaggio”, di prossima pubblicazione.

 

INFO:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327-5914963

Laura Fusco a Jesi con “La pesatrice di perle”

La poetessa Laura Fusco sarà ospite dell’Ostello delle Idee (Ostello Villa Borgognoni – Via Crivelli) a Jesi (AN) il 13 giugno per presentare il suo libro “La pesatrice di perle”. L’evento è organizzato dall’Ostello dell’Idee con la collaborazione dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi che gestirà la serata e gli interventi.

Il libro della Fusco è una raccolta che canta l’amore e tante storie di donne. L’autrice è stata definita “una delle più originali e visionarie voci della poesia orale” ed è tradotta negli Usa e in Quebec, rappresentata in diversi paesi europei, suoi testi sono stati oggetto di collaborazioni con prestigiosi Atenei tra i quali l’Université Paris 8 e la Columbia University NY.

Il poeta Maurizio Cucchi così si è espresso sulla sua opera:  “Microracconti in versi o favole ambientate nel nostro tempo… Laura Fusco riesce ancora a stupire per la vivacità inquieta e impaziente della sua poesia…. una dimensione ansiosa e insonne, dove le figure femminili vengono ad agitarsi tra forte spinta vitale, strappi drammatici…realtà contemporanea e tracce sempre vive di una passata grandezza… Il lettore viene facilmente coinvolto da questa scrittura incalzante e felicemente frenetica, trasparente, comunicativa, ricca di concretezza e fantasia….”

La serata vedrà gli interventi della scrittrice Gioia Casale affiancata dallo scrittore Stefano Vignaroli e dal poeta e filosofo Valtero Curzi. Leggerà suoi testi la poetessa.

L’evento, liberamente aperto al pubblico, si terrà il 13 giugno all’Ostello delle Idee di Jesi alle ore 21. La S.V. è invitata a partecipare.

 

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Chi è l’autrice?

foto-laura-JPEG.jpgPoetessa e regista, Laura Fusco è stata definita “una delle voci più originali della poesia orale in Italia”, tradotta negli USA, rappresentata in Europa. Ha iniziato a scrivere a 13 anni, studiato in Francia, fondato e diretto una compagnia teatrale che ha avuto tra i primi sostenitori Edoardo Fadini, fondatore a Torino dello storico Cabaret Voltaire. Membro di redazioni di importanti riviste nazionali e internazionali, presente in antologie, collabora con Università (Columbia University, NY, Università La Sapienza, Roma, Università di Torino, Praga), Festival Teatrali e Rassegne d’Arte in Italia e all’estero, Salone Internazionale del Libro.

I suoi reading si ispirano a pratiche che affondano le radici nelle tradizioni aediche e dei bardi. La potente alchimia che instaura con le platee e il consenso che ottiene tra i pubblici più diversi sono legati al suo stile, intenso e visionario, e alle sue interpretazioni. Musica, danza, teatro, street art e cinema incontrano i suoi versi, che invadono spazi nuovi e si rivolgono in modo nuovo al pubblico. Crea percorsi visivo-sonori e installazioni museali e urbane, in cui integra la componente poetica.

Dirige atelier di scrittura e teatro, collaborando con UE, CNR, Università italiane e straniere e Conservatori, ma anche ospedali, day hospital di psichiatria e luoghi di emarginazione ed esclusione. Collabora con riviste internazionali di letteratura della migrazione. Ha pubblicato –Aqua nuda – Kolibris 2011, ristampato dopo pochi mesi e Da da da Kolibris 2012, con la prefazione di Paolo Conte. Testi dei due libri sono stati tradotti in diversi paesi europei e a NY.

 

 

Valtero Curzi e “Il giovane imperatore”: nota di lettura di Lorenzo Spurio

Valtero Curzi, Il giovane imperatore. Tra lo Sturm und Drang e il Romanticismo, Intermedia Edizioni, Orvieto, 2018.

napoléon-bonaparte-jeunesse-histoireValtero Curzi, poeta e scrittore senigalliese, è anche valido saggista. Ne ha dato prova, negli ultimi anni, con una serie di testi investigativi, d’approfondimento e con sue dissertazioni prettamente di carattere filosofico che, più che dare una spiegazione unica, aprono a interpretazioni. Autore di sillogi poetiche e di un romanzo epistolare, nonché di un sagace e curioso libro dal titolo quasi avanguardistico, L’omino delle foglie sulla via del Tao (Le Mezzelane, 2017), ha recentemente pubblicato un saggio su Napoleone Bonaparte. Il volume, dal titolo Il giovane imperatore, è edito dalla casa editrice umbra Intermedia Edizioni e si apre con un sottotitolo che delimita l’immensa materia sull’Imperatore che ha inteso trattare, vale a dire il periodo storico e la sensibilità che si stagliano “tra lo Sturm und Drang e il Romanticismo”.

Vistosamente appare in questa definizione dell’opera il termine ‘Romanticismo’, così caro a Curzi essendosi ininterrottamente interessato, impegnato e avendo dedicato le sue dissertazioni, al genio Recanatese di cui pure (in base a una conversazione non troppo lontana nel tempo) avrebbe pronto un volume, con delle tesi senz’altro curiose e che ci auguriamo presto possa venire alla luce.

L’oggetto del presente volume, invece, come ho già detto, è l’imperatore francese. Non interessano all’autore le vicende storiche, le battaglie, le cifre legate all’insaziabile fame di conquista di uno dei più grandi leader della storia, piuttosto, dedicarsi ad approfondire aspetti ben meno noti dell’esistenza del grande imperatore, statista e stratega. L’obiettivo è quello di ascrivere il più possibile l’esperienza umana di Napoleone (con un buon e robusto apparato bibliografico consultato e citato ampiamente) attorno alle fasi verdi della sua vita: dall’infanzia all’adolescenza. Ciò permette di informare sul temperamento giovanile dell’uomo, dei suoi rapporti sociali e della caratura della sua persona, ben prima che le vicende militari e politiche permettano una sua ascesa veloce sino a raggiungere i massimi incarichi e, infine, a proclamarsi Imperatore auto-cingendo la corona imperiale a Notre-Dame di Parigi nel 1804.

L’intenzione di Valtero Curzi, infatti, è quella di indagare, proponendo vari percorsi (che costituiscono i singoli capitoli) e di cui tra poco dirò meglio, la personalità del futuro Napoleone all’interno di un periodo di cesura in cui la sensibilità non è ancora propriamente romantica (semmai pre-romantica o neoclassica) ma al contempo non è più di chiara impostazione illuminista. Napoleone letto e studiato come trait d’union di uno dei periodi più affascinanti, non solo a livello storico ma anche architettonico e letterario. Curzi affronta la questione evitando, come ciascun buon saggista, di fornire asserzioni rigide e verticistiche, scantonando qualsiasi possibilità di considerazioni vere (semmai veridiche) in forma assoluta. Il tema viene affrontato con garbo e rispetto e, pur irrobustito da un’imponente tradizione storiografica e monografica sull’imperatore, si evita di procedere con conclusioni sommarie derivanti da possibilità che a loro volta possono scaturire dalla lettura di alcuni avvenimenti, o di alcune frasi dette dal giovane imperatore. Si cerca cautamente di analizzare le varie posizioni e di far capire che, come in ogni uomo in qualsiasi epoca, co-esistono in forma diversa,  sensibilità differenti, approcci in parte tra loro distanti, procedimenti ideologici e attuativi che non sono, però, contrastanti, semmai risiedono in quel sincretismo tipico dell’età di mezzo nelle quali, se si è spesso alacri conservatori della tradizione, di certo non si disdegna neppure l’avanzata della novità.

Napoleone può essere ascritto, pur in maniera molto personale e sui generis, a un’età di confine in cui è impossibile evidenziare con nettezza gli elementi di rottura, la demarcazione netta che decreta l’allontanamento dall’età della ragione e l’avvicinamento all’età del sentimento. Si sta, chiaramente, ragionando in termini molto semplificati dato che, come Curzi chiarifica in almeno un paio di porzioni del libro, l’Illuminismo non fu solo età della ragione, dell’esaltazione della tecnica, dell’intelligenza e della ricerca, dell’empirismo e dello scientismo come il Romanticismo non fu solo l’esaltazione del sentimento, l’accentuazione di stati umorali mesti e ripiegati, la consacrazione della melanconia, la ricoperta delle discipline esoteriche, delle filosofie orientali e del fascino per il mistero e il gotico (quello che l’autore chiama il “gusto dell’oscuro”, 46). Ragionare su connotazioni specifiche, distaccate a comparti stagno, è pur sempre errato dacché, anche in età illuminista esisterono poeti che, in qualche modo anticiparono il susseguente periodo romantico, così com’è vero che in età illuminista vi erano (seppur osteggiati e perseguitati) maghi o filosofi naturali che dir si voglia. Parimenti, già dalla succosa introduzione scritta dall’autore, è chiaro che “[Napoleone] non può, per aspetti caratteriali e di temperamento, definirsi illuminista e nemmeno totalmente romantico […] diviene necessario collocarlo in una dimensione intermedia” (5).

La natura isolana di Napoleone che nacque ad Ajaccio (Corsica) nel 1769, visse per un periodo all’Isola d’Elba (1814-1815) e morì in esilio a Longwood, sull’Isola di Sant’Elena, in mezzo all’Oceano Atlantico, nel 1821 va tenuta presente. Riccardo Esposito sostiene che “[L’isola] ha regole diverse da quelle della terraferma. […] Ogni isola possiede un suo linguaggio e un suo alfabeto”[1]; per estensione potremmo dire che “chi non vive sull’isola, non può capirla” e, dunque, agli occhi di un non-isolano è difficile comprendere il vero animo di chi sull’isola è nato e vive e ha, magari, un atteggiamento appartato e riflessivo. Difatti, come osserva Curzi, Napoleone – pur dall’animo forte e virile – spesso “reagiva isolandosi” (33), vale a dire configurando la sua condizione vitale in linea con la sua appartenenza geografica: così come la Corsica è distante (e così diversa dalla Madrepatria) il suo animo inquieto lo porta a distanziarsi dall’ambiente, ad abitare parti e situazioni collaterali, di margine. In questa investigazione umorale del giovane uomo Curzi non manca di riflettere su due degli aspetti senz’altro centrali del periodo romantico ovvero il titanismo[2] e il vittimismo. Gerosa ci informa della sua “tendenza alla solitudine e allo studio, specie della matematica”[3] aggiungendo che il giovane Napoleone “aveva sempre un tono di malumore e non era affatto socievole”.[4] Il carattere insulare, di dislocazione e allontanamento sono ben tratteggiati da Curzi nel capitolo che dedica ai rimandi alla filosofia di Spinoza dove scrive: “La similarità dell’anima del Werther con il giovane Napoleone sta nella medesima sensazione di sentirsi dislocato nella propria condizione rispetto alle ansie e ai desideri delle aspettative” (115).[5]

Diciottenne, nel 1787, Napoleone è stato così descritto: “adolescente inquieto, chiuso in se stesso, ossessionato dal fine che si era prefissato, non ha tempo per imparare cose che non gli sono immediatamente utili” (85). Parimenti vien messo in luce (mai esaltato) la componente di vulnerabilità: “lo slancio verso ciò che non si può avere, ma ugualmente è inseguito e desiderato” (87).  Si sposò in prime nozze con Giuseppina Beauharnais (1763-1814), donna ricca della Martinica, dunque creola, nel 1796, di sei anni più grande di lui. Anche qui va messa in luce una curiosità che vale la pena rammentare: “Per sposarsi, lei si tolse quattro anni e lui ne aggiunse due dei ai suoi, così che nell’atto di matrimonio risultassero coetanei” (90).

Probabilmente Napoleone amò molto questa donna e senz’altro le fu molto utile in termini sia economici che emotivi e di solidarietà nel permettere la crescita nel grande uomo che poi diventerà. Secondo alcuni, e sembra essere questa anche l’idea di Curzi, Napoleone visse in simbiosi con la donna in una condizione di ricercato/agognato rapporto materno.[6] Il vero rapporto con la madre, infatti, era stato per lo più difficile e freddo o, si dovrebbe dire, poco concreto e vissuto, agognato perché non realizzato nell’affetto sensibile e percepibile. Guido Gerosa ricorda che Napoleone e i suoi fratelli erano stati “educati con estrema severità dalla madre”[7] e “anche quando [la madre] lo picchiava, era morbosamente attaccato”.[8] Sempre Gerosa riposta che: “Nessuna donna lo intimidiva, salvo la madre, […] donna energica. Napoleone, pur essendo un carattere indomito, apprese da lei l’arte dell’obbedienza, prima causa del suo notevole successo”.[9] Secondo Curzi Napoleone è in legame e sperimenta la madre in virtù di una dimensione di idealità, vale a dire di utopia. Similmente il Werther (di cui parleremo tra poco) vive in una condizione di “incapac[ità] di esternare la propria passione” (136). L’amore mancato, perché non espresso, né possibile, è degradato in Napoleone all’acuirsi di eccentricità personali che vedranno accrescere forme di egoismo e centralità, gloria e desiderio di fama, bramosia e superomismo e che lo porteranno a diventare l’imperatore: non solo di terre estese ma del culto di se stesso.

Il tema della madre risulta a una dimensione ben più allargata a livello universale quando Curzi, nell’ultimo capitolo del suo interessante volume, ci parla del concetto di natura-madre e, con esso, di natura matrigna di leopardiana memoria. Lo Sturm und Drang, diversamente dalla natura ostile, convive con l’idea che l’uomo è parte di un tutto in cui la sua singolarità, la sua presenza, possa e debba trovare una concordia con l’elemento collettivo e ambientale; Curzi parla di “sintonia” (150) eppure tale rapporto non è mai ben codificato e sviscerato e in esso permane pur sempre qualcosa di misterioso e insondabile: “Il rapporto con la natura diventa sereno e possibile solo a prezzo del proprio sacrificio” (153).

Tutta le considerazioni e le analisi presenti nell’opera di Curzi partono dal movimento culturale tedesco che anticipò l’età romantica, lo Sturm und Drang. Tale definizione, che sta a significare “tempesta e impeto”, si sviluppò in Germania tra il 1765 e il 1785, soprattutto attorno all’opera di due grandi intellettuali: Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) e Friedrich Schiller (1759-1805). Curzi ce lo spiega come un movimento letterario e culturale il cui programma conteneva “un’integrale rivalutazione dell’irrazionale nella vita e nell’arte in opposizione all’intellettualismo illuministico” (47-48) chiarendo sin da subito che “lo Sturm und Drang non è affatto la negazione dell’Illuminismo, e tanto meno nasce quale movimento anti-illuminista” (49).[10] Questo momento storico-sociale sul quale in molti hanno scritto viene decodificato dall’autore come “esaltazione della torbida passionalità, che erompe dall’animo umano, trascina l’uomo all’azione impetuosa e lo conduce a negare l’esistenza di qualsiasi limite di carattere etico, giuridico e religioso” (64). Lo Sturm und Drang, che nel giro di un decennio si vedrà svuotato del suo impeto iniziale tanto da estinguersi come movimento, si identificava con l’esigenza di un’espressione spontanea e autentica, priva di dettami e costrizioni, il pulsare emotivo doveva essere inarrestabile e non venir sottoposto a reprimende, censure, vessazioni, ingabbiamenti del pensiero cogitante. Ecco perché Napoleone si situa sia prima che dopo, ma anche in mezzo e dunque: “[Napoleone] da rivoluzionario còrso [a] militare si trasforma in controrivoluzionario in Europa, soffocando ogni autonomia degli spiriti nazionali, per imporre il proprio potere” (129).

Napoleone conobbe Goethe a Erfurt nel 1808 e di certo apprezzava già molto l’autore de I dolori del giovane Werther (1774) difatti Arturo Cancellotti ha scritto (e Curzi cita queste parole nel suo saggio): “Napoleone era stato affascinato da questo romanzo, lo aveva letto da capo a fondo sette volte e negli stati d’animo di Werther gli pareva, talvolta, di veder riflessi i suoi propri” (9).[11] Gerosa ci aiuta ad aggiungere alcuni toni del carattere del giovane descrivendolo come “silenzioso, amante della solitudine, capriccioso, altero, estremamente portato all’egoismo”.[12] Per l’autore del saggio, stando ai vari testi consultati, Napoleone avrebbe addirittura letto l’opera di Goethe per ben sette volte. Segno, questo, che l’opera non solo aveva una particolare attrattiva e forza su di lui, tanto da chiamarlo come un’insopprimibile necessità, ma probabilmente era per lo stesso lettore efficace per comprendere la sua vita, se paragonata a quella del tormentato Werther che piega prendeva o avrebbe potuto prendere. Un testo di formazione, dunque, ma non in senso negativo, se teniamo in considerazione l’atto suicidiario che il protagonista poi metterà in atto. Motivo per cui l’opera non sarà gradita dal clero che la condannerà sia per il gesto ultimo adottato quanto per la marcata introspezione, l’aver fatto venire a galla il coacervo di pensieri intimi, angosce e ansie esistenziali sino ad allora inconfessabili e motivo esse stesse di condanna e vergogna. Curzi spende delle considerazioni anche per situare il gesto mortifero del protagonista nel dato contesto sociale: “Si uccide con la consapevolezza che Charlotte non sarà mai del tutto sua, nonostante ella abbia ricambiato il suo bacio così come il suo amore” (60).

download.jpgProprio il secondo capitolo, “Il “Piccolo còrso” e il Werther di Goethe: il sentimento d’amore” risulta rimarchevole all’interno di questa originale trattazione, lontana da intenti accademici o dimostrativi, semmai nutrita dalla volontà di fare un consuntivo, pur precario e labile come tutti i consuntivi, per arrivare a una “considerazione di possibilità”, rifiutando steccati dove serrare certezze che potrebbero dimostrare una tesi farraginosa. Curzi rivela che tra Napoleone e Goethe (e lo dimostra) esistono “assonanze sia emozionali sia interpretative del vissuto” (75) nella fattispecie tra Napoleone giovane e il Werther, creazione di Goethe. Primo tra tutti è l’incontro tra Eros e Thánatos che nel Werther porterà all’assunzione della decisione ultima in un acme di drammaticità che il fatalismo non può derogare in nessuna maniera. Una nota va aperta sul tema del suicidio in letteratura che, da sempre, dall’alba dei tempi, è amplissimo e trova riferimenti e occorrenze in testi di ogni tradizione. Curzi fa riferimento all’operazione di emulazione del suicidio che si verificò l’indomani della pubblicazione del Werther con numerosissimi casi di ragazzi che si suicidavano per i propri drammi intimi, sia amorosi che non, trovando in quel gesto reso esemplare dalla narrativa dotta di un intellettuale di tal livello, un viatico plausibile e dunque percorribile.[13] Qualcosa del genere in tempi recenti accadde con il suicidio di Ernest Hemingway (1899-1961), Sylvia Plath (1932-1963) e Kurt Cobain (1967-1994), leader del gruppo musicale dei Nirvana.

Che pure Napoleone avesse pensato con serietà al suicidio non è dato sapere sebbene alcuni scritti in cui è evidente un’accentuata depressione sono lampanti tanto da far pensare al giardino in stato di souffrance di Leopardi: “La vita per me è un peso perché non gusto alcun piacere e tutto per me è dolore… perché gli uomini tra i quali vivo, e tra i quali probabilmente vivrò sempre, hanno modi così diversi dai miei quanto la luna è diversa dal sole” (133).[14]

Nelle note di conclusione al testo Napoleone e Werther vengono ancora avvicinati da Curzi mediante la nota logica del “negare per affermare”: “Werther […] negando la propria vita con il suicidio, fa sviluppare il senso della vita e del sentimento, si nega nella sola dimensione materiale ma non in quella ideale, dove si può vivere un sentimento d’amore intenso e puro. […] a differenza di Napoleone non è riuscito a scindere la spinta ideale pura dall’esigenza di adattarsi alla realtà con i suoi vincoli e le sue determinazioni. […] C’è identico “sacrificio di sé”: il giovane Napoleone sacrifica se stesso per l’amore della gloria di sé, mentre il Werther sacrifica se stesso per l’amore puro verso Lotte” (162-3).

La forza magmatica di tale opera, oltre che restituirci un Napoleone giovanissimo per lo più inedito, è quella di accennare con brevità e sapienza alle varie sfaccettature dei due periodi evocati, l’Illuminismo e il Romanticismo da renderlo un testo ben fruibile e di approfondimento del periodo, addirittura di eventuale supporto per lo studio scolastico delle due sensibilità tipiche, tanto in letteratura quanto a livello sociale. Riferimenti all’enciclopedismo, all’intellettualismo e al cosmopolitismo dell’Illuminismo ma anche all’individualismo e all’utopismo del periodo romantico parimenti al nazionalismo (Johan Gottfried Herder).

In tale ampio percorso che Curzi affronta in maniera per nulla enciclopedica e didascalica, semmai in forma di pillole e di rimandi semplici ai periodi, risultano centrali opere di grandi filosofi e studiosi che tanto affrontarono questioni relative allo studio, alla scienza e all’espressione dell’uomo: il Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (1755) di Jean-Jacque Rosseau (1712-1778) da Curzi richiamato per far menzione del concetto di “stato di natura”, ma anche la condizione indicibile e straniante del superuomo (übermensch) di nietzschiana memoria. Il terzo capitolo “Lo spinozismo del Werther di Goethe e nel “giovane còrso””, con i vari rimandi alla filosofia di Baruch Spinoza (1632-1677), può risultare leggermente più ostico rispetto agli altri che si leggono con molta meraviglia e desiderio di giungere a conclusione per avere una visione d’insieme su ciò che l’autore voleva in qualche modo asserire e documentare.

74-ok.jpgCosì come Curzi è ben riuscito a tratteggiare nel legame in qualche modo di corrispondenze tra la Illuminismo e Romanticismo, lo stesso Napoleone spaccò gli intellettuali: “Madame de Staël, la donna più intelligente dell’epoca, che dapprima fu affascinata da Napoleone, poi lo odiò ferocemente. E interessanti sono gli itinerari di Monti e di Foscolo: i nostri poeti fecero varie giravolte e ribaltoni, di volta in volta adulando o esecrando il protagonista della storia. […]  C’erano da una parte gli idéologues, rimasti fedeli al pensiero illuminista e tuttavia attratti dal progetto napoleonico. Dall’altra l’orientamento politico del console guerriero e dei suoi più diretti collaboratori. Orientamento sempre più fortemente anti-illuministico e antiliberale. […] Gran parte credettero nel Bonaparte illuminista, rivoluzionario, democratico e liberale; poi si pentirono, perché si accorsero che era tutt’altro. […] I colti idéologues si erano convinti che Napoleone sarebbe stato l’equivalente europeo di George Washington. Il generale, “spada della Rivoluzione americana”, divenuto presidente degli Stati Uniti, non aveva voluto farsi dittatore. Era stato un onesto e un democratico e aveva ottemperato alla Costituzione che si era data il suo popolo. Gli ideologi francesi credevano in buona fede che Napoleone si sarebbe comportato allo stesso modo. […] Non andò così: Bonaparte si trasformò in tiranno e gli intellettuali si ersero a oppositori. […] Fu un’epoca di transizione – tra Rivoluzione, Consolato e Impero”.[15]

Anche se non è interesse di Curzi nel suo saggio andare oltre ed occuparsi del Napoleone maturo e guerrafondaio, è bene osservare, ad ogni modo, come col trascorrere del tempo sarà visto, tanto dai conservatori che dai rivoltosi, tanto dagli illuministi che dai romantici, per riaffermare, ancora una volta, quant’egli rappresenti un tratto d’unione fondamentale tra le due realtà.

Lorenzo Spurio

Jesi, 04-06-2018

 

E’ severamente vietato riprodurre il presente testo in forma integrale o di stralci su qualsiasi supporto senza il consenso da parte dell’autore. 

 

 

NOTE:

[1] Riccardo Esposito, Intorno all’isola. Nuovissimo manuale tecnico-pratico per introdursi al tema insulare, La Conchiglia, Capri, 2015.

[2] Curzi lo definisce in questi termini: “Atteggiamento che esalta la carica individualistica dell’io nella sua perpetua lotta contro la società o il destino” (82).

[3] Guido Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Oscar Mondadori, Milano, 1996, p. 15.

[4] Ibidem, p. 21.

[5] Subito dopo aggiunge: “Nel Werther c’è l’ansia dell’innamoramento verso Lotte, la trascendenza che ella compie su di lui, non attraverso la propria persona quanto, piuttosto, nella sua proiezione nell’animo del Werther” (151). Guido Gerosa ha osservato: “la naturale riservatezza di Napoleone, la sua inclinazione a meditare sulla servitù della Corsica […] lo spingevano a cercare la solitudine e rendevano il suo comportamento spesso sgradevole” (19)

[6] Curzi scrive: “I sei anni in più, annessi ai due figli avuti dal precedente matrimonio fanno formulare l’ipotesi che Napoleone possa aver visto in lei la figura materna e la dimensione psicanalitica dell’affetto materno negato” (91). Alcune pagine dopo si accenna anche a un’altra possibilità, indagata in termini psicodinamici, da altri studiosi, ovvero quella del “desiderio incestuoso verso la madre” (134).

[7] Guido Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Oscar Mondadori, Milano, 1996, p. 11.

[8] Ibidem, p. 14.

[9] Ibidem, p. 13.

[10] Tale idea è preservata e fornita nel corso dell’intero volume. Leggiamo infatti “[L]o Sturm und Drang è […] meditazione e contaminazione delle due dimensioni, Illuminismo e Romanticismo” (50-51).

[11] Arturo Cancellotti, Napoleone aneddotico, Maglione & Strini, 1923, pp. 205-6.

[12] Guido Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Oscar Mondadori, Milano, 1996, p. 27.

[13] Curzi annota nel capitolo “Negli stati d’animo di Werther gli pareva, talvolta, di veder riflessi i suoi propri” che “Il romanzo di Goethe in effetti cambiò una generazione di giovani negli anni tra il 1775 e il 1785, riconoscendo in essi uno spirito rivoluzionario nei costumi e nel pensiero” (127).

[14] L’autore del saggio riporta tale brano scritto di pugno da Napoleone e datato 3 maggio 1786. Esso è citato anche nell’opera di Gerosa secondo il quale “queste righe provano che la “tentazione suicida” esisteva in Napoleone fin dalla sua giovinezza” (Op. Cit., p. 29).

[15] Guido Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Oscar Mondadori, Milano, 1996, pp. 307-313.

Ultimo incontro della rassegna letteraria “Cattivi dentro” a Moie il 6 maggio

Così esco dal mondo: alcuni suicidi letterari. Incontro a Moie con il critico Lorenzo Spurio

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Si terrà domenica 6 maggio alle 17:30 presso la Biblioteca “La Fornace” di Moie di Maiolati Spontini (AN) l’ultimo appuntamento del ciclo di eventi letterari “Cattivi dentro” nato attorno al recente volume saggistico di Lorenzo Spurio dal titolo “Cattivi dentro. Dominazione, violenza e deviazione in alcune opere scelte della letteratura straniera”. In esso Spurio si è occupato di vari autori tra cui William Golding, Joseph Conrad, Charles Bukowski, Christine Angot, Ian McEwan e vari altri. Con tale opera il critico letterario jesino è risultato vincitore del prestigioso Premio Letterario Casentino per la sezione saggistica inedita “Veniero Scarselli” e in seguito pubblicato per i tipi della Helicon di Arezzo.

L’intera rassegna, organizzata dall’Associazione Culturale Euterpe di Jesi e con il patrocinio morale del Comune di Jesi e della Provincia di Ancona, dopo gli incontri dedicati all’infanzia e al bullismo, alla violenza sociale e alla devianza sessuale, volge al termine.

In questo ultimo incontro, parabola di chiusura di un percorso intessuto sui temi della violenza, del soggiogamento e della stortura in ambito familiare e sociale, Spurio proporrà un percorso dedicato ad alcuni casi letterari rilevanti per la tematica del suicidio.

Il critico proporrà un’analisi di alcune opere alle quali ha dedicato saggi, approfondimenti e studi che risultano interessanti, nelle loro dinamiche relazionali, in merito all’atto autolesionistico estremo. La trattazione, supportata da letture scelte di brani delle rispettive opere a cura della voce recitante, la nota performer recanatese Amneris Ulderigi, vedrà un’esposizione sulle opere teatrali “La casa de Bernarda Alba” di Federico Garcia Lorca (poeta e drammaturgo al quale Spurio è particolarmente legato e a cui ha dedicato studi e una plaquette poetica, “Tra gli aranci e la menta” pubblicata nel 2016 e risultata vincitrice in vari premi nazionali), “Il piccolo Eyolf” del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen famoso per opere quali “Casa di bambola” e “Hedda Gabler” che mise sotto analisi l’universo corrotto e ipocrita della borghesia. Spurio arriverà alla trattazione del tema del suicidio ponendo attenzione anche a un romanzo che divenne anche film e ben presto fu un caso letterario, “Il giardino delle vergini suicide” del greco-statunitense Jeffrey Eugenides. Verranno proiettati anche alcuni estratti dell’opera filmica, per la regia di Sofia Coppola. Da suicidio letterario, vale a dire a tema di varie costruzioni fittizie, all’atto estremo di darsi la morte in alcuni celebri intellettuali. Si accennerà al caso della modernista Virginia Woolf che nel 1941, nell’amata casa di campagna a Rodmell, decise di darsi la morte, annegandosi nell’Ouse.

Ad accompagnare l’autore del saggio ci saranno il poeta, scrittore e filosofo senigalliese Valtero Curzi e la scrittrice Elena Coppari (Direttrice della Biblioteca Comunale “Sara Iommi” di Agugliano) che interverranno ad ampliare alcuni aspetti del tema di riferimento nell’ottica di una più ampia considerazione dell’estremo gesto.

 

La S.V. è invitata a partecipare.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327-5914963

 

 

Incontro di poesia a Montecassiano sabato 14 aprile promosso dall’Ass. Euterpe

Marche in poesia: La parola sussurrata: Montecassiano vibra di poesia

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L’Associazione Culturale Euterpe di Jesi (AN) con il Patrocinio Morale della Provincia di Macerata e del Comune di Montecassiano (MC) ha organizzato per il pomeriggio di sabato 14 aprile a Montecassiano (MC) l’incontro “Marche in poesia” dal titolo “La parola sussurrata: orme d’acqua” nel quale si investigherà e si dibatterà sulla poesia locale e nazionale a 360°.

Sensibile e particolarmente attratta dal fenomeno poetico marchigiano l’Associazione Euterpe ha proposto, dall’anno della sua nascita, nel 2016, una serie di reading e incontri tematici nei quali sono state invitate voci del territorio, sia in lingua e dialetto, in iniziative e cenacoli che hanno permesso una maggiore coscienziazione sull’esistenza di una consistente e valida “famiglia” poetica marchigiana. Di particolare rilevanza si ricorderanno, tra gli altri, il reading poetico dei dialetti della provincia di Ancona tenutosi all’Auditorium San Rocco di Senigallia il 02-04-2017 e il reading di poesia civile “Percorsi diVersi” tenutosi alla Biblioteca Comunale “Sara Iommi” di Agugliano (AN) il 23-09-2017.

Stavolta l’iniziativa, che avrà luogo nell’Aula Magna del Palazzo dei Priori di Montecassiano, inizierà alle 17 con i saluti d’apertura da parte dell’Amministrazione, Leonardo Catena (Sindaco di Montecassiano) e dell’organizzazione, Lorenzo Spurio (Presidente Ass. Euterpe).

La prima parte della serata sarà dedicata a un incontro di approfondimento su alcuni profili e indagini poetiche nella forma della conferenza e vedrà i seguenti interventi: “Poesia e scienza: integrazione tra culture” (a cura della poetessa, scrittrice e critico Luciana Salvucci, ex-dirigente scolastico, di Colmurano), “L’essenzialità di Giuseppe Ungaretti” (a cura del poeta, prof. Luciano Innocenzi di Cingoli) e “Remo Pagnanelli e la poesia marchigiana” (a cura del poeta e critico letterario prof. Guido Garufi di Macerata).

A seguire la poetessa-performer Morena Oro, autrice del libro “Memorie dell’acqua” (2017), proporrà l’esibizione artistico-poetica de “I mondi fluttuanti” e, nella seconda parte della serata, si darà spazio ad alcuni poeti del nostro territorio per esprimere la loro vastità interiore dando lettura ad alcuni componimenti personali.

Al reading poetico prenderanno parte i poeti Rita Marchegiani (Montecassiano-MC), Raffaele Rovinelli (Fano-PU), Francesca Innocenzi (Cingoli-MC), Oscar Sartarelli (Jesi-AN), Valtero Curzi (Senigallia-AN), Cristiano Dellabella (Cupramontana-AN), Michela Tombi (Pesaro), Elvio Angeletti (Senigallia-AN), Marco Fortuna (Fermo), Eugenio Kaen (Tolentino-MC), Assunta De Maglie (Cingoli-MC) e Gianni Palazzesi (Appignano-MC).

 

 

La S.V. è invitata a partecipare.

L’evento è liberamente aperto al pubblico.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327-5914963

 

“Il respiro della natura”: mostra foto-pittorica, reading poetico e letture leopardiane a Chiaravalle 18-23 febbraio

“Il respiro della natura”

Mostra foto-pittorica con reading poetico e letture leopardiane a Chiaravalle (AN) dal 18 al 23 febbraio presso la Sala Tenenti 

COMUNICATO STAMPA

Sabato 18 febbraio alle ore 18 presso la Sala Tenenti (Ex Cral) di Chiaravalle (Piazza Garibaldi) verrà inaugurata la mostra collettiva “Il respiro della natura” organizzata dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi con il Patrocinio del Comune di Chiaravalle e della Provincia di Ancona. Esporranno i pittori Maria Luisa D’Amico, Domenico Di Meco, Emanuele Sassaroli e il fotografo Pietro Cerioni. L’apertura della mostra sarà affidata al filosofo e critico d’arte Valtero Curzi e seguirà con un’intervista agli artisti ad opera del critico letterario e giornalista freelance Vincenzo Prediletto. Contemporaneamente in una porzione dell’ampia sala espositiva si terrà l’esposizione denominata “Pittori in erba” con disegni a tema sulla natura dei bambini delle classi 1°, 2° e 5° della Scuola Primaria “Leopardi” di Camerata Picena.  Buffet per gli intervenuti all’inaugurazione La mostra rimarrà aperta sino al 23 febbraio ed osserverà i seguenti orari di apertura: da lunedì a giovedì ore 10:30-12:30 e 16:30-19:30.

Ricco il programma degli eventi culturali e letterari che si realizzeranno alla Sala Tenenti durante il calendario di apertura della mostra foto-pittorica. Sempre sabato 18 febbraio, alle ore 21:00, si terrà il reading poetico “I quattro elementi” dove alcuni poeti daranno lettura ai loro componimenti afferenti ai quattro elementi naturali: terra, aria, acqua e fuoco. Parteciperanno alla serata poetica i poeti Elvio Angeletti, Franco Patonico, Michela Tombi, Stefano Sorcinelli, Maria Luisa D’Amico, Maria Pia Silvestrini, Ilaria Romiti e Michele Veschi. Amneris Ulderigi in “Un giardino in stato di souffrance”, reciterà un celeberrimo brano leopardiano.

Domenica 19 febbraio si prosegue con un duplice appuntamento: alle 17 con la presentazione del romanzo La porta misteriosa di Andrea Ansevini (dialogano con l’autore Elvio Angeletti ed Elena Coppari, letture a cura di Alessandra Montali) e, a seguire, alle 18:30 la conferenza “Il mio amico Leopardi” tenuta da Mario Elisei.

I pittori, il fotografo e gli autori

Maria Luisa D’Amico ha seguito corsi di formazione tenuti presso l’Ass. Culturale Artemisia (Falconara), dal Maestro Massimo Nesti. Ha seguito le lezioni della maestra d’Arte Gabriella Giuliodori, allieva del Maestro Fiorucci di Pesaro. Si dedica alla pittura ad acquerello e alla Poesia, trovando in esse la dimensione espressiva per realizzare il proprio percorso creativo.

Domenico Di Meco ha seguito corsi  di pittura presso l’Ass. Artemisia (Jesi) sotto la guida del Maestro Stefano Tonti e di Mario Sabbatini. Ha acquisito nozioni di tecniche pittoriche da Giorgio Orefice e  Valter Angelici.  Ha partecipato in Italia e all’estero a numerosi incontri tenuti da Pedro Cano, e a stage coi pittori Aurelio Pedrazzini, Nono Garcia, Angus McEwans, Ewa Karpinska,…

Emanuele Sassaroli ha sempre mantenuto vivo il suo interesse per la pittura e l’arte in genere. Ha tenuto varie mostre a Jesi e in alcuni comuni della Vallesina, la più recente è “Percorsi incompleti“, mostra di pittura e fotografia proposta nell’agosto del  2016 presso la sala Celeste della Scuola Pia G. Spontini.

Pietro Cerioni ha coltivato con sempre maggior interesse la fotografia ed è stato tra i soci fondatori del circolo fotografico Carpe Diem di Cupramontana. Da circa due anni è entrato a far parte dell’organico della compagnia teatrale Gabrielli Campagnoli di Cingoli, compagnia specializzata nell’allestimento delle più famose operette dei primi del Novecento.

Andrea Ansevini, poeta, scrittore e rapper. Ha pubblicato la raccolta di poesie “ Poesia nel diario – 50 pensieri nel tempo” e il romanzo “La porta misteriosa”, prima parte di una lunga ed accattivante trilogia. Ha partecipato a vari concorsi letterari nazionali nei quali ha ottenu­to buoni. Attivo nel mondo rap con brani di denuncia sociale su alcuni mali dell’attualità.

 Mario Elisei, studioso dell’opera e del pensiero di Leo­pardi, collabora da molti anni all’attività del Centro Culturale Giacomo Leopardi di Recanati per il quale tiene conferenze sul poeta. Ha pubblicato “Il mio ami­co Leopardi”, trascrizione ampliata di ciò che propone ogni volta che lo si vede passeggiare per le vie del natio borgo selvaggio con al seguito amici, scolaresche e adulti ai quale racconta, instancabile, di Leopardi.

  

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Tel. 327-5914963

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