“Il pentagramma di Venere” di Alessandro Moschini, recensione di Lorenzo Spurio

Il pentagramma di Venere

di Alessandro Moschini

con prefazione di Gloria Vettori

con postfazione di Carmine Valendino

LunaNera Edizioni, Milano, 2013

ISBN: 9788898052066

Pagine: 114

Costo: 10€

 

Recensione di Lorenzo Spurio

 

$(KGrHqR,!lQFEG-(Vj-bBRJRWkhIF!~~60_35Che questo libro parli, o meglio evochi, sensazioni sonore e che faccia riferimento spesso al mondo della musica, ce ne rendiamo subito conto a partire dal titolo, Il pentagramma di Venere, che quasi ci fa pensare alla celebre divinità della Natura e della prosperità che tiene in mano un pentagramma arzigogolato mentre la natura ai suoi piedi suona le note da lei dettate. La natura e la musica sono i temi cruciali del libro, affrontati secondo le più varie angolazioni e in questo percorso è necessario ricordare che l’autore, Alessandro Moschini, si definisce bassista-poeta, una definizione congiunta della sua arte che abbraccia, appunto, l’arte di far poesia a quello di far musica. E’ notorio come musica e poesia erano agli albori unite tra di loro tanto che la recitazione delle liriche veniva fatta meticolosamente con l’accompagnamento di strumenti quali l’arpa o la lira, pratica che poi, per una serie di ragioni, si è persa, anche se la poesia ha conservato la musicalità mediante lo studio metrico o l’utilizzo di forme quali l’onomatopea, la rima e le assonanze.

Moschini fa della poesia l’elemento per accordare strumenti e il suono del basso una vaporosa pagina bianca, incontaminata, nella quale stendere i suoi versi. Versi che sono principalmente, se non esclusivamente, d’amore tanto che la sua poetica viene spesso associata all’erotismo. Si tratta di una catalogazione questa a mio modo di vedere appropriata che, però,  non deve finire per  etichettare il poeta a questa categoria; va detto, infatti, che è solo una delle tante sfumature delle sue poesie d’amore.

Le liriche parlano di amore concreto che si realizza materialmente nell’amplesso, di desideri totalizzanti e a volte ossessivi che conducono l’io lirico a non celare la sua carica di ossessività, dominio e possesso sulla donna amata. L’amore è dolcezza e baci rubati, l’amore è il semplice guardare la natura che ha in sé rimandi che nella mente del poeta fanno pensare alla sua donna, l’amore è un sogno, ma anche un desiderio, l’amore è attesa e speranza, l’amore è voglia di appagamento di desideri fisici, ma in ogni caso, in ogni sua manifestazione, esso non è che frutto di un sentimento inteso alla massima potenza.

Moschini abbatte le banalità e gli aspetti retorici che possono riguardare chi fa una poesia carica di sentimentalismo, di intimità e di sublimazione delle insaziabili voglie di congiungersi all’amata: niente è scontato né tanto meno frivolo o inopportuno. Anche le liriche che più propriamente rimandano al tema della sessualità non mancano di rispetto né al destinatario della lirica né al lettore, ma scivolano via velocemente con un cocktail di leggerezza, maestria e ricerca della giusta espressione per celebrare significati che lambiscono la metafora; interessanti questi versi: “canvas of passion and luxury” in “Portrait of my madness”, p. 32 o i più incisivi “Le impronte dei miei denti/ lasciati sulla tua pelle di ninfa”, in “Il cuore ubiquitario”, p. 57.

La struttura stessa della silloge è pensata per organizzare il materiale lirico secondo una dimensione musicale, tra note tratte da pentagrammi seguiti poi da liriche in lingua inglese di grande impatto e altamente evocative.

In questo lodevole percorso di analisi e di confidenza che Moschini fa con il lettore risulta centrale la figura della donna, dell’amata, dell’essere che motiva in un certo senso l’effluvio dei sentimenti del poeta, come pure la sua ragion d’essere e il suo scopo. La donna, che per fortuna è il più possibile lontana ad ogni forma di “angelizzazzione” e alla celebrazione melensa della sue virtù, è una donna d’oggi, contemporanea, impegnata e sbarazzina, aperta di mente, amante del romanticismo, ma anche di esperienze di trasgressione: “Lasciando il tuo rossetto/ sul mio petto,/ perverse preghiere di piacere/ tra le tue gambe/ di geisha compiacente/ piegata al mio volere” (in “Il gioco”, pp. 26-27). Così Moschini non fa altro che individuare la natura (intesa in senso ampio) nella figura della sua amata e così è rintracciata nell’aria (“Ti respiro” in “Respiro”, p. 44), nella benzina (e per la sua infiammabilità e per il suo valore: “Preso tra le tue maglie/sei benzina” in “La lima di vetro”, p. 45), in una sostanza drogante (“Solo la tua voce/ narcotizza i dubbi”, p. 47), nell’emblema della dolcezza (“Tu che sei miele/ e che nascondi al mondo/ il nettare scandito”, in “Tu che sei miele”, p. 87) e addirittura nell’elemento che più di ogni altro richiama la rinascita e la purezza, l’acqua (“Sei acqua/ che fluisce alle mie tempie”, in “Nelle tue mani”, p. 69).

L’accezione del cibo legato alla donna si ritrova nella lirica inglese “Chocolatefall” dove un curioso e coinvolgente sexual play prevede un miscuglio della quinta essenza della dolcezza: cioccolata e miele tanto da fare della donna una inusuale “cake to be eaten” (in “Chocolatefall”, p. 86).

Ma un’analisi completa deve pur sottolineare che la donna è spesso collegata anche ad altre immagini, questa volta turbinose e capaci di incutere timore: la donna è una sorta di polipo che con i suoi tentacoli afferra e stritola (“Tutto ha travolto/ risucchiandomi nel vortice/ tentatore e vorace/ delle tue gambe” in “Madida mente”, p. 94), nonché assume sembianze vampiresche (“mordendo il mio collo/ e succhiandomi il sangue/ rosso vivo come la cupidigia”, in “Madida mente”, p. 94). In ogni modo la donna fuoriesca da queste pennellate liriche, da queste armoniche vibrazioni sonore, è un essere vivido e pulsante, carico di energia e d’intraprendenza tanto da esser definita una sirena delle mie perverse fantasie “Mermaid/ of my perverse fantasies” (in “The last chorus”, p. 97). Ma è lo stesso poeta a chiarire in una lirica che la sua donna è dappertutto, in ogni dove, poiché è il pensiero di lei ad essere costantemente nella sua testa, a sottendere quasi una sorta di panteismo amoroso: “Sei in ogni millimetro” scrive in “In ogni dove”, p. 98.

L’amore a volte può manifestarsi in maniera violenta e deflagrante come ci insegna Moschini nella poesia “Erotica cuspide” (p. 15) della quale riporto i versi finali:

 

Mazzate d’amore
senza pietà
sono i baci e la pelle
che nel buio mi dono.
ed io ti amo rapito
immune
da schegge remote
in un attimo esplose
protetto
dalle taglienti minacce
sotto di te.

 

In varie liriche il poeta utilizza delle strofe contenute all’interno di parentesi tonde quasi sia una spiegazione più chiara di quanto ci sta “narrando” con i suoi versi, o come una doppia voce appartenente all’io lirico che si dispiega su piani differenti come quando in “Organigramma di un amore” non può far a meno di scrivere:

 

(Non vuole regole
la costruzione di un amore,
schemi balordi,
e false priorità).

 

Alessandro Moschini è, inoltre, molto consapevole della fruibilità al presente di quell’amore totalizzante, perché vi sono varie liriche che prendono in considerazione il tempo, il dio Chronos, che seduto su una roccia guarda da lontano quasi beffandosi delle gioie momentanee degli umani. L’eternità, ossia il tempo infinito, è un’idea che per Moschini si sposa con quella di un amore oltre ogni confine:

 

L’importante
È che le voci nostre
Rimangano attaccate alle pareti
Per il tempo che rimane.
(in “Cantami il tempo che resta”, p. 21).

 

Come si diceva all’inizio, il tutto è dolcemente aromatizzato dall’uso magnanimo, variegato e intelligente di suoni, dissolvenze, “giochi armonici”, pentagrammi, melodie, trame sonore e qualsivoglia altra “fragranza uditiva” prodotta dalla Natura vivente o dagli strumenti musicali che consentono di creare un ordito piacevole, a tratti pacato, a tratti altisonante, dove è la stessa musica a fondersi e a identificarsi essa stessa con la donna:

 

This music
Has your shape
Materialized,
Alive,
Transformed
In emotion.
(in “Joy”, p. 75).

 

 

Lorenzo Spurio

(scrittore, critico-recensionista)

 

Jesi, 08-04-2013

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“Percorsi Di-Versi” di Catello Di Somma, recensione di Anna Maria Folchini Stabile

Percorsi Di-Versi

DI Catello Di Somma

Ed. Vicolo del Pavone – 2012

Recensione di ANNA MARIA FOLCHINI STABILE

 
foto (3)Ho conosciuto il poeta Catello di Somma durante una trasmissione radiofonica di cui entrambi eravamo ospiti, un momento di reading ovvero un incontro in cui i poeti leggono le loro liriche e mettono a nudo la loro anima.
Considerando che potrebbe essere mio figlio –  coetaneo dei miei – mi ha da subito positivamente impressionata il fatto che è un uomo giovane e gentilissimo, schivo per quanto riguarda la sua vita professionale di cui accenna appena con compostezza e serietà, ma entusiasta della sua vita familiare e dell’affetto che lo lega a sua moglie e al suo figlio. É un giovane perbene che mi parla della sua poetica, delle sue liriche e di come la poesia sia per lui voce e occasione per testimoniare i sentimenti e le esperienze fatte, il cammino di crecita e di maturazione personale , il legame indissolubile stabilito con la Vita e con la Bellezza.
Due ore sono un tempo brevissimo per conoscere un uomo, peró, al primo impatto, quando le persone si incontrano o si piacciono o si lasciano perdere, perchè non è cosa abituale che un’anziana signora e un giovane uomo che ha l’età dei suoi figli, possano comprendersi letterariamente da subito e immediatamente su cosa sia il senso della vita, nutrendo entrambi rispetto profondo davanti al meraviglioso Mistero che conduce l’esistere di tutti noi.
“Nella poesia non si può essere tra sconosciuti, ma solo tra anime affini” mi scrive nella sua dedica e ne convengo appieno, perchè non appena mi accingo alla lettura attenta e curiosa della sua opera, mi ritrovo in un luogo “altro”, ricco di spunti di riflessione e meditazione; un cammino insolito, ma definito, in cui ogni parola ha significato univoco, forte ed esclusivo teso a definire un percorso umano e personale che abbraccia tutte le donne e tutti gli uomini che il poeta incontra sulla sua strada rivolgendo a ciascuno la sua personale attenzione e il suo verso evangelicamente rispettoso.
Catello Di Somma è proprio il contrario dei poeti maledetti che ammaliano spesso la gioventù con versi provocatori, perchè il poeta Di Somma, anche se non disconosce la verità cruda, l’amarezza profonda, il dolore e i meandri degli oscuri gironi danteschi dell’esistenza umana, riesce a illuminare il degrado con la luce della compassione – la “cum-passio”- e la pena non lo porta ad allontanare lo sguardo, ma a  comprendere, quasi come in una meditazione consapevole delle sofferenze del Cristo che tutto carica su di sè e tutti salva.
Le pagine che compongono il libro sono una successione di parole non casuali che si fanno verso prima e poesia dopo, in un ordine non casuale.
L’opera, introdotta da  Maria Carmen Matarazzo che sottolinea la capacità di Catello di Somma di “coniugare con intensa partecipazione sogni e realismo, malinconia e gioia” , si divide in tre parti :
– Percorso nel mondo
– Il percorso del poeta
– Percorso nella fede.
In ognuna di esse la domanda di fondo verte sul tema del come si ponga  l’essere umano nel suo rapporto con la vita.
Domande antiche e impegnative a cui il Poeta,  ancorato agli affetti fondamentali, disposto all’attenzione verso gli ultimi e sensibile alla chiamata a cui ogni uomo, scavando nella sua anima, a suo modo risponde, trova le risposte.
Sotto questa luce si inquadra la lirica ” Matteo”, dedicata al figlioletto in cui il poeta guarda al futuro assillato dalle domande  “Chi sarai domani? / Quale passione albergherà nel tuo cuore?/ E chi sarò io/per te domani?… ” e la soluzione pacata  e fiduciosa non può essere che una: ” Nell’attesa cresceremo insieme”.
L’uomo che ha l’arma della poesia, non resta indifferente davanti  ai  dolori del mondo e ne vede sia la disperazione  che il deserto delle anime, ma giunto al punto in cui potrebbe limitarsi alla descrizione del fatto, rifugge dalla condanna e si veste di compassione e comprensione ripartendo dalla comune umanità.
Le quattro liriche dedicate ad aspetti della femminilità violata hanno titoli forti: “Aborto” , “Stupro”, “Lucciola triste”, “Qui sotto la pioggia attendo” .
Esse esprimono drammi, ma hanno parole semplici: “…e persi la mia vita /con il figlio che non nacque.”, “Respiro / ma sono morta / quel giorno.”, “Adesso vendo l’unica cosa che possiedo. / In realtà era un tramonto conosciuto”, “Non è questo pianto / che mi può lavare…./ Anche adesso, domani, non ha smesso di piovere”.
Catello Di Somma, lo stesso uomo che si china sui mali del mondo, ha alle spalle un percoso suo di maturazione e di cambiamento che gli permette di guardare tutto con occhi differenti.
È così  che nello scorrere dei versi e  nella successione delle pagine, sentimenti e atteggiamenti cambiano: ” Siano gli altri ad emettere sentenze / poichè nessuno ti nominó giudice, / nemmeno di te stesso. ” , “Ecco / le nubi incombono / … ma lì, sul fondo, la luce già barluma.” 
Alla fine del percorso l’anima del poeta naufragando nell’abbraccio della Fede, ritrova se stessa, tanto che egli potrà dire: “Come un pellegrino / ho bussato ad ogni porta / …finchè un giono / mi sono deciso ad aprire / le porte di una grande casa / scoprendo che era da sempre casa mia”.
Leggere le poesie di Catello Di Somma è, quindi, equivalente a un cammino attraverso la mente e il cuore di un uomo che ” Centellina le parole / come l”acqua della bisaccia  / nel deserto…” e può dire con serenità che “Senza fede / avevamo mille domande irrisolte. / Nella fede una sola risposta “.
ANNA MARIA FOLCHINI STABILE
08-04-2013
QUESTA RECENSIONE VIENE QUI PUBBLICATA PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.
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Convegno “Verso una nuova politica” il prossimo 12 maggio

volantino evento

Domenica 12 maggio 2013

5 relatori d’eccezione insieme per il passaggio da una politica del controllo a una politica delle coscienze

Le nuove coscienze sono rappresentate dall’attuale classe politica?

Quali nuovi paradigmi devono essere introdotti nella politica per liberarla dal controllo dei poteri economici e teologici?

E’ possibile passare dalla politica del controllo alla politica delle coscienze?
Abbiamo la forza e il coraggio di contribuire ad estendere la dimensione dell’Amore cosciente e disinteressato anche alla prassi politica e all’organizzazione sociale?

Noi crediamo di si!

Cinque relatori eccezionali per iniziare un nuovo percorso politico, una rivoluzione delle coscienze al servizio dell’evoluzione.
Vieni a sentire come portare la spiritualità in politica.

RELATORI:

Fausto Carotenuto: esperto di politica e strategie mondiali, con una vasta e diretta esperienza governativa e per conto di organizzazioni internazionali. Fondatore del movimento di politico spirituale Coscienze in Rete, dell’organo di informazione online di politica spirituale Coscienzeinrete Magazine (www.coscienzeinrete.net) e dell’Accademia di Studi Politico Spirituali.

Tom Bosco: dal 1995 è impegnato come co-editore e giornalista (attualmente direttore responsabile) nella produzione e distribuzione dell’edizione italiana di Nexus New Times, contribuendo alla divulgazione di tematiche quali l’archeologia proibita, le grandi cospirazioni internazionali per il controllo planetario, gli intrecci perversi tra finanza internazionale e numerose altre.

 Salvatore Brizzi: Partendo dallo studio dei metodi di trasmutazione alchemica delle emozioni, si occupa di trasmettere i principi della creazione della propria realtà, affinché l’individuo non continui a idolatrare il Mondo come un dio onnipotente al di fuori di sé.

Paolo Franceschetti: avvocato, docente di materie giuridiche, ha pubblicato libri e articoli in materia giuridica per poi specializzarsi come legale nel settore dei delitti esoterici e approfondire l’influenza della massoneria e della Chiesa Cattolica nella storia contemporanea e passata.

Nino Galloni: economista post-keynesiano, ricercatore a Berkeley (California) e docente nelle principali università italiane, è stato funzionario al Ministero del Bilancio e direttore generale al Lavoro. Autore di numerosissimi libri e articoli di economia ed è considerato il ricercatore che, più di tutti, ha contribuito a togliere i veli agli inganni del mondo dell’alta finanza internazionale.

QUANDO E DOVE:

Domenica 12 maggio 2013

Ore 9,00

Teatro Don Bosco

via Stupinigi 1, Cascine Vica (Angolo Corso Francia 214 – Rivoli – TORINO)

INFORMAZIONI E ISCRIZIONE:

Per qualsiasi informazione è a disposizione il Numero Verde 800.910.326 (Orari Ufficio) oppure l’indirizzo mail info@unoeditori.it

www.politicaspirituale.it

CONTRIBUTO ALL’EVENTO:

INGRESSO (prezzo intero)  40,00 Euro

PROMOZIONI

Iscrizione entro il 12 Aprile  30,00 euro

Iscrizione entro il 30 Aprile  35,00 euro

“Volti bruciati dal sole” di Shimon Adaf

SHIMON ADAF

Volti bruciati dal sole

COLLANA biblioteca dell’acqua

ISBN: 9788865640494

pp. 384 € 18,00

Atmosphere libri

miniAll’età di dodici anni Flora smette di parlare. A nulla servono le visite dallo psicologo, né tanto meno quelle da un santone. Durante una notte insonne Dio le parla attraverso il televisore e le dice di cambiare nome, che diventa Ori e da quel momento la sua vita è segnata da quest’annuncio. Riacquista la parola, scopre i libri. La scrittura diventa la sua ossessione e il suo rifugio, quando gli eventi intorno a lei fanno traballare ogni certezza. Di lì a poco la madre si ammala gravemente e l’ambiente che la circonda – Sderot, una cittadina del sud di Israele prevalentemente abitata da ebrei di origine marocchina che attraversano difficili condizioni economiche e sociali – è sempre più ostile, la schiaccia. La sua ultima risorsa è la fuga.

Ritroviamo Ori a 32 anni, sposata e con una figlia. È una scrittrice per ragazzi e l’universo fantastico cui fa riferimento è il paese delle meraviglie. La sua vita sembra aver raggiunto una stabilità, una normalità, ma solo in apparenza. Riaffiora in lei la ricerca di quella felicità suprema, indecifrabile, che ha assaporato in alcuni momenti della sua esistenza. La fiamma che le brucia dentro la porta a distruggere il suo matrimonio, a sfuggire a ogni buonsenso e a cercare ancora una volta una possibile salvezza nella scrittura e nella fantasia.

Volti bruciati dal sole, con termini realistici e poetici racconta le difficoltà non banali di essere bambina, donna e madre, in una cittadina periferica e svantaggiata di Israele, un paese oppresso da problemi politici e sociali. Questi temi sono però affrontati non in chiave attuale, bensì in funzione di una disamina dell’esistenza umana, della rivelazione, della ricerca di felicità, dello scontro con l’errore e con il dubbio e del tentativo disperato di far prevalere la fantasia sulla realtà.

 

Shimon Adaf è nato nel 1972 a Sderot in Israele, da genitori di origini marocchine; è scrittore e poeta. Nel 1996 ottiene il Premio del Ministro dell’Educazione grazie alla sua prima raccolta di poesie. Ha già pubblicato due raccolte di poesie (Icarus Monologue e What Which I Thought Shadow Is the Real Body). Alcune poesie sono state recentemente tradotte e pubblicate in Poeti israeliani(Einaudi, 2008) a cura di Ariel Rathaus e nell’antologia Tremila anni di poesia d’amore ebraica (Ed. Salomone Belforte, 2007). Volti bruciati dal sole (Panim tzruve’ khamà) è il suo terzo romanzo ed è in corso di pubblicazione anche in inglese. L’autore, ha anche una passione per la musica, suona la chitarra e scrive testi di canzoni. È del 1996 il suo primo album musicale. Shimon Adaf ha vinto nel 2012 il più prestigioso premio letterario israeliano, il Sapir Prize.

“Niente da nascondere” di Francesco Casali

Niente da  nascondere
di Francesco Casali
con prefazione di Pietropolli Charmet
Momentum Edizioni, Milano, 2012
ISBN: 9788890757471
 
Sinossi:

niente_da_nascondere_cover_frontaleA metà tra un saggio psicologico e un romanzo, il libro  parla di psichiatria e follia, salute mentale e pedagogia, musica e sport,  attraverso un tema costante che è quello del dolore mentale. La prefazione è del  Prof. Pietropolli Charmet. Al momento il libro è acquistabile/scaricabile online  sul sito della casa editrice www.koipress.it e hwww.ultimabooks.it/niente-da-nascondere,  nelle librerie o direttamente dall’autore. Questo lavoro sta riscuotendo molto  successo come si può notare dalle numerose recensioni qui: http://www.koipress.it/self_publishing_professionale_libri_ebook_manoscritti_inediti/niente_da_nascondere_francesco_casali.php

 

(dalla prefazione) Questo libro non nasconde  nulla. Fin dalle prime righe il lettore capisce che non  ha scampo, si parla proprio di quello. Del dolore mentale. In tutte le sue versioni e interpretazioni, innescato dalle  cause più varie, come compagno di strada fin da bambino,  oppure incontrato lungo i tornanti della vita adulta in  genere lungo il sentiero della passione

amorosa che il più delle volte lo precede e ne rappresenta  l’anticamera con l’incantesimo dei suoi piaceri. fa una  proposta alternativa nelle pagine di questo libro  intelligente, appassionato e bellissimo. L’autore suggerisce implicitamente di non distrarsi affatto ma di godersi la solitudine  dolente e creativa dedicata all’immaginazione, alla  nostalgia, al sogno, alla fantasia ad occhi spalancati  che guardano il vuoto accettando fino in fondo la  delusione e il rimpianto, la rabbia e la costernazione per l’ingiustizia subita, la perdita insensata, la rottura del progetto  incompiuto […]

 

 

Francesco Casali è nato a Milano  nel 1977, figlio di due insegnanti vive tra Milano e Genova. Dal 1999 lavora  come educatore professionale con soggetti a rischio di emarginazione e con  problematiche psichiatriche e di tossicodipendenza. Negli ultimi anni si è  occupato soprattutto di attività sportive con finalità terapeutiche,  riabilitative e di integrazione sempre nel campo del disagio psico-sociale. Niente da  nascondere“, il suo primo saggio, è stato curato  dal Prof. Gustavo Pietropolli Charmet.

Immagine

reading poetico dal tema “DISAGIO PSICHICO E SOCIALE”

organizzato dalla rivista di letteratura on-line “Euterpe”

che avrà luogo a PALERMO

presso la Biblioteca dei Saperi della Facoltà di Lettere

sita in Viale delle Scienze ed. 12

venerdì 14 giugno 2013 a partire dalle ore 17:00.

Ogni partecipante potrà leggere un massimo di 3 liriche che dovranno avere le seguenti caratteristiche:
– dovranno essere di completa produzione dell’autore;
– non dovranno superare i 30 versi;
– dovranno attenersi, seppur vagamente, al tema proposto.
Al termine dell’evento gli organizzatori si premureranno di raccogliere le liriche in un volume antologico che sarà edito da Photocity Edizioni del quale verranno fornite tutte le indicazioni ai partecipanti. Nessun contributo è richiesto per questa attività, ma si richiede ai poeti di incollare ai piedi di ciascun testo poetico che invieranno, le seguenti attestazioni:
v Attesto che la poesia che presento al suddetto concorso è frutto del mio ingegno, ne dichiaro la paternità e l’autenticità.
v Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e successive modifiche e acconsento alla pubblicazione di questo testo nell’opera antologica, senza avere nulla a pretendere né ora né mai.
La invitiamo a darci un riscontro circa la sua presenza al reading entro e non oltre la data del 19 maggio 2013 e a inoltrarci le poesie che intende leggere durante l’evento in modo che possiamo organizzarci adeguatamente sui tempi degli interventi.
Le poesie vanno inviate per posta elettronica ad entrambi gli indirizzi lorenzo.spurio@alice.it e moni.fant@virgilio.it mettendo nell’oggetto “Reading Palermo”.
Lorenzo Spurio (scrittore, critico-recens., Direttore di “Euterpe”)
Monica Fantaci (poetessa, recensionista, Vice-Direttore di “Euterpe”)
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“Vite pulviscolari” di Maurizio Cucchi, recensione a cura di Ninnj Di Stefano Busà

VITE PULVISCOARI

di MAURIZIO CUCCHI

RECENSIONE di Ninnj Di Stefano Busà

Origina da una sua nuova concezione della Poesia? o del mondo? questa nuova raccolta di Maurizio Cucchi, poeta consacrato, già autore di vari libri che portavano in sè una componente astratta, quasi ai limiti del non sense.

Un lirismo difforme che doveva però progredire e stendersi in un lavoro davvero composito e mirabile, quale appare questa sua ultima raccolta. Il poeta pare ritrovarsi perfettamente a suo agio nella descrizione più dettagliata di un io meno egocentrico, più interiorizzato che assolve il suo itinere di fede nella poesia, come consolidamento a seguito di un nuovo assestamento tellurico. E trattasi infatti di metamorfosi stilistica e non solo, la scrittura e il linguaggio di Maurizio Cucchi.sono approdati ad una svolta decisamente altra, assai diversa dalle sue prime prove.

Un modulo ben delineato che si snoda dalle apparenti indagini sulla realtà quotidiana, ma con più avveduti risvolti, assonanze, diramazioni verso quel sottile filo della vita che fa dell’umano un condensato di esistenze e di assenze.

Pur nel rigore logico della Poesia, Maurizio Cucchi interpreta una correzione di rotta, si allinea ad una condizione di vita che tutta avvolge la scena del mondo.

Una nuova svolta alla sua poesia? o un nuovo metodo di linguaggio? più affabulante, più multiforme e variegato nella condizione ineluttabile dell’esistente.

Si evince un coinvolgimento più emozionale. Ma cos’è dunque “l’essere” senza Poesia? Poesia è sentirla dentro il proprio destino, interpretarla come un “amore” altro, un evento, una suggestione di gradi diversi dell’ieri e dell’oggi.

La parola cede ai forti condizionamenti emozionali, che in taluni momenti, sanno restituire interezza al pensiero e consapevolezza all’hic et nunc.

Una linea più asciutta più umanizzata dal profondo, nello scandire la luce dell’ardimento attraverso la quale l’originaria bellezza dell’avventura umana ne esce fuori scalfita, quasi ferita, vedere ad es. questo testo:

La traversata

Seduto in fondo, rido per l’acqua
che arriva a schizzi sui sedili
sverniciati. Ho visto il volto terreo
dell’oste, il grande corpo
smangiato e d’improvviso, con un brivido,
il cranio rasato della dolce postina. Parlottavo,
leggero. Ma quando ho mosso lo sguardo
verso l’orizzonte
è sceso un cupo silenzio
e mi ha assorbito. Desideroso
di luce e terra l’orizzonte è una lama,
uno specchio che mi cancella.

Questi ultimi due versi sono l’enjambement di una condizione individuale ben precisa, il divario tra la terra e l’anima, quasi uno spartiacque tra la cupio dissolvi e la vita.

Certo vi sono lontane assonanze con i versi di altre raccolte che preludono ad una vita parallela. L’autore quasi in trance, ne umetta gli ideogrammi, ne salda le assenze, ne vivifica la forza rinnovatrice dell’essere che in essa (vita) si perde e si rigenera. Tutto viene tradotto dall’autore in una sorta di levigatezza “ruvida” per usare un ossimoro, iperboli, concetti, riflessioni che confluiscono nel silenzio di una nuova dimensione di pensiero, in una diversificata e più matura opera di ridimensionamento intellettivo ed espressivo.

Il suo linguismo è divenuto più alto e più umano, ha fatto il giro di boa puntando su un orizzonte “altro” in cui vengono selezionate e segnate le tappe del suo percorso lirico, della sua storia personale e umana.

Si evincono da questa nuova raccolta altri segnali: una capacità olfattiva più sensibile nel “darsi” in interezza alla pagina bianca; un più umano sentire nel risalire in controcorrente nuotando senza naufragare, come mosso da una forza interiore più salda, consapevole delle difficoltà, per poi riposare nel punto che non concede distrazioni: si autodefinisce. si stempera nell’ardimento espressivo di un linguaggio asciutto che sa la favola e l’antefatto, incompiuti entrambi, conosce gli estremi del segno: la poesia è nella logica delle cose, nel pensiero della morte, nell’arrendevolezza di un punto focale non ben identificato, che ci indica il percorso. A noi non resta che seguirlo. La poetica di Cucchi ora è un’indicazione di percorso, una strada maestra in cui avvertire la levigatezza e l’asciuttezza del sogno.

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

 

Il nuovo libro di Massimo Acciai: “La nevicata e altri racconti”

La nevicata e altri racconti

Di Massimo Acciai

Montag Editore, 2013

ISBN: 978-88-97875-62-8

Pagine: 114

Costo: 16€

 

Sinossi:

LanevicataCop copiaIl filo conduttore che unisce i tre racconti della presente raccolta è il mondo della scuola. Uno sguardo inedito ai ricordi scolastici, sognando un’altra istruzione che ancora non esiste e che forse non esisterà mai. Ma sono anche memorie di viaggio, piccole avventure vissute lontano da casa, in altri luoghi, e il viaggio è soprattutto metaforico, nei ricordi, nei sogni, nelle speranze. Il primo lungo racconto, da cui prende il titolo la raccolta, racconta di un viaggio in Calabria, in un immaginario paesino assediato dalla neve, dove si riuniscono personaggi legati in qualche modo al mondo della scuola e della letteratura, riuniti per celebrare la morte di un poeta: è lo spunto per una confessione del protagonista, che esprime liberamente le sue idee sulla pagina: quasi un racconto-saggio. Il secondo testo, “Numeri”, riprende il personaggio del primo e ne racconta l’esame di maturità. Infine “La settimana bianca”, scritto a quattro mani con lo scrittore jesino Lorenzo Spurio, mette in scena un’insolita love story tra due emarginati all’apparenza l’uno l’opposto dell’altra. Si tratta di una rara incursione nella narrativa non-fantastica da parte di un autore che ha abituato il suo pubblico ad una narrativa che si muove tra la fantascienza, il fantasy e l’horror.

 

CLICCA SULLA COPERTINA PER COMPRARE IL LIBRO.

Franco Campegiani intervista la poetessa Ninnj Di Stefano Busà

IL RUOLO DELLA POESIA NELLA SOCIETA’ ODIERNA

Intervista alla scrittrice-poetessa Ninnj Di Stefano Busà

a cura di Franco Campegiani

D. Lei è una poetessa notevolmente affermata, come giudica l’impoeticità dei tempi attuali? Si sta forse realizzando la funesta previsione della morte dell’arte, o al contrario la poesia è un bisogno insopprimibile dell’animo umano e la sua assenza nell’arido mondo telematico non fa che evidenziarne per contrasto l’indispensabile valore?

R. La poesia non sarà mai obsoleta, possiede quel fascino strano, tra il magico e l’esoterico che fa la differenza, la distanzia dalle altre espressioni umane. Comunicare con la poesia è un evento irripetibile, quasi soprannaturale, l’incipit lo suggerisce un Ente superiore sconosciuto, il resto lo scrive il poeta con la sua umanità, la sua sensibilità, analizzando e scrutando quel suo mondo interiore fatto di deterrente stratiforme, che accompagna questa sorta di messaggio sulle ali del vento, lo fa vibrare, lo trasferisce agli altri come “dono” intermediario tra sé e l’ignoto, tra il sé egoistico e insincero e la voce dell’umanità che ascolta, che interloquisce attraverso la lingua del poeta ad un incanto primordiale di cui nessuno sa dare spiegazione. Sarebbe come dire che il messaggio della Poesia proviene dal profondo, dall’incognita genetica di un destino umano che non è stato creato per deludere la forma, ma per creare armonia e bellezza  -tra le forme stesse-. Perciò non resterà mai ai margini di un processo culturale in evoluzione se si vuole continuare a istruire il concetto di progresso intellettuale, umano e storico dell’umanità. Dico sempre che : finché ci sarà un poeta sulla terra, la poesia vivrà e verrà diffusa nel cuore e nella mente come suprema bellezza del creato, supremo elogio dello spirito contro la materia.

D. Purtroppo, alla superficialità telematica si aggiunge la sciattezza del linguaggio televisivo, contribuendo al totale degrado della comunicazione. Come considera l’innesto del linguaggio letterario in quello mediatico, in particolare l’inserimento di momenti poetici all’interno dei programmi televisivi? È meglio porre a contatto o tenere separati i due linguaggi, che interagiscono e sono tra di loro alternativi?

imagesCAZWROO7R. Se è vero che in Italia esistono, secondo sondaggi Data-Media,  dai 13 milioni ai 15 milioni di scrittori di poesia (o pseudo tali), è anche vero che come minimo si dovrebbero prevedere 60 milioni di lettori (per pareggiare quei famosi 4 lettori di manzoniana memoria). Ma nessuno di noi poeti immagina di avere quattro lettori, a dire il vero, è già tanto, se ci legge anche uno solo. Riguardo l’introduzione di programmi poetici così estemporanei e rarefatti nei format televisivi è un pessimo esempio di cultura, questo sta a significare che l’ascolto dei programmi culturali è sottovalutato e disatteso. In Italia non c’è la cultura lirica, (che è l’essenza della Cultura con la C maiuscola, il suo antefattto, l’humus), non c’è preparazione a capire la Poesia e a renderne partecipe il pubblico, si ritiene (a priori, e a torto) che la cosa non interessi nessuno. Perciò la espongono in ore inconsuete, a notte fonda, o quando non hanno di meglio da proporre. Se qualche dirigente RAI la propone è perché ne è sensibilizzato individualmente, non perchè ritiene abbia “audience”. La cosa sorprende, perché a interessarsi di poesia sono parecchie migliaia di autori, e con un apparato editorialistico da indotto, che lascia intravvedere un mercato gonfio di lauti guadagni da parte di Editori, ma si ritiene (e ripeto a torto) che la Poesia interessi solo un pubblico d’elite, lasciando intendere che c’è una grande massa di utenza che non gradisce e non capisce. Non è affatto così, ma l’emarginazione coatta dei canali mediatici monopolizzati da soubrettine, veline, passaparoline e dirigenti-mercanti senza eccessiva cultura ci hanno  ormai abituati a livelli di arretratezza tali da essere considerati cavernicoli.

D. Come percepisce il pubblico la poesia? La sente vicina, o piuttosto come la voce di una classe elitaria, lontana dalla realtà e dalla vita popolare?

R. La poesia tra il pubblico medio è bene accolta, perché non vi può essere nel genere umano chi non la sappia apprezzare. La poesia è parte dell’esistente di ognuno, la parte più nobile e subliminale della storia spirituale, la più vicina a Dio, la più dotata di bellezza e di fascino, perché sa parlare al cuore e alle menti, sa dare un’accelerazione al vuoto che incombe, alla solitudine che attanaglia, al male che pervasivamente affrontiamo nel quotidiano. La poesia lenisce, rende il progetto d vita più intenso, più ricco, più accettabile dal lato intellettivo e umano.

D. Si può dire dunque che il ruolo della poesia sia di scoprire la vita più intima? Quale impatto può avere tale scoperta nell’odierno assetto sociale?    

R. I tempi che viviamo non sono i più favorevoli alla poesia, non ci orientano verso episodi di luce e di conciliazione interiori. Sono portatori d’inquietudine, di malcontento, di disagio sociale e morale. Il tessuto umano è lacerato da troppe incongruenze, inadeguatezze, assenze, distrazioni, corruzioni. Ognuno vive il suo malessere come qualcosa di ineluttabile, quasi con rassegnazione e passività. Bisognerebbe amarsi di più, invece. Amare ciò che di bello ci circonda, anche la Poesia ad esempio, perché ci porta un minimo di conforto e di compensazione che gratifica il nostro stato d’animo così martoriato e in perenne afflizione. La poesia equivale alle note alte di un violino,  come la musica non può essere ignorata, perché tocca le corde sensibili dell’io, che ci fanno partecipi della cosmogonia, della vastità del nostro essere “cellula” dell’infinito, esuli temporanei in una terra che non ci appartiene. Il ruolo della Poesia dunque è di primaria importanza perché interagisce con un extraterreno, con un ultramaterico che è la condizione -sine qua non- della nostra essenza, della nostra esistenza.

D. Secondo lei, il mondo giovanile è interessato alla poesia, oppure insegue sogni di potere e di successo immediato, ammaliato da prospettive di guadagno facile? Cosa amano di più i giovani, l’Essere o l’Apparire?  

R. Tocca un ganglo scoperto della società di oggi. Una società fatta a immagine di celluloide, di interessi spiccioli, di principi valoriali depauperati e miopi, da bisogni interiori quasi primordiali, caratterizzati da finalità predatorie, mal si addice alla poesia. Per fortuna, i giovani non sono tutti così. Mi capita spesso, durante i vari incontri nelle Scuole di ogni ordine e grado, alle quali vengo chiamata per introdurre il tema poetico, di trovare giovani molto interessati alla Poesia, qualcuno di essi addirittura dotato di talento e pronto per dare il meglio di sé, certo con un po’ di tirocinio e di buone letture. Il bisogno di Poesia è inversamente proporzionale alla necessità del guadagno. Vi sarà sempre chi preferirà il vile denaro ad una bella poesia, ma in ogni modo il mondo delle scuole è salvo, i nostri ragazzi sono migliori di quanto loro stessi sanno. Non sono marci dentro, vi è in loro la coscienza di un futuro migliore, il desiderio forte del cambiamento che li ispira e li proietta all’alba di un giorno che verrà e non sarà di spregevole pecunia, ma di meravigliose armonie sulla terra dei padri. Non è perduta in loro la speranza. Non spegniamo la luce nei loro occhi, sottovalutando i loro immensi patrimoni intellettivi, esortiamoli e incoraggiamoli a sviluppare forze positive, interessi intellettuali e propositi umani più degni.

D. Si nasce o si diventa poeti? La poesia è il frutto della crescita intellettuale o è una qualità dell’anima che prescinde in un certo senso dalla cultura?

R. La poesia è altro persino da se stessa. La poesia non la crea l’intelletto a tavolino, a freddo, attraverso il cerebralismo tout court, non la crea l’intellettualità astratta e aliena dal sentimento, è parte integrante di un patrimonio, intellettivo, sì,  che definirei <percettivo> perché accoglie su di sé le maggiori, le più intense e ricche suggestioni, le più alte e meno abiette virtù dello spirito. Vi è una parte dell’intelletto, detta: “Area di Broca” (dal suo scopritore) che è deputata al linguaggio. Ragione questa che la mette al riparo da scempi di natura estranea alla poesia stessa, che è armonia, sinergia con i fattori interni all’essere, che sono la fonte dell’ispirazione “perfettibile”. In poche parole, lo spessore intellettuale vi è coinvolto, ma in minima parte, per il resto è un occhio vigile sul mondo, una finestra aperta nel nostro immaginario, nel panorama delle nostre indagini interiori che qualifica e rende unica e irripetibile la buona Poesia. Si può nascere poeti, ma si può scoprire di esserlo in più tarda età, bisogna solo essere dotati e sensibilizzati al poiein, cioè al fare in poesia. Bisogna riscoprire il valore dell’anima, l’eccellenza di una virtù al di fuori dalla mediocrità e del banale, per allargare gli orizzonti visibili della celebrazione dell’essere umano e del ruolo della Poesia.    

La ringrazio, Professoressa, a nome mio personale e dei lettori de “I fiori del male”.

                                                                                                          Franco Campegiani

 

 QUESTA INTERVISTA VIENE QUI PUBBLICATA PER GENTILE CONCESSIONE DELLA POETESSA NINNJ DI STEFANO BUSA’.

LA RIPRODUZIONE E/O DIFFUSIONE DELLA STESSA E’ VIETATA SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELLA POETESSA.

“Amore e psiche”, poesia di Liliana Manetti

Amore e psiche…
di LILIANA MANETTI
 
Come nascondere il proprio amore
ad un mondo indifferente?
Perché farlo?
Perche’ chiedere di parlare d’amore a te?
 
A te che con il tuo sguardo di ghiaccio
distruggi e allontani dalla mia anima
la mia bruciante passione
polverosa e trepidante
come una mandria
di cavalli selvatici
in fuga dal loro persecutore…
 
 
La passione
che brama la tua rosea bocca
dai lineamenti sottili
dai leggiadri riflessi scarlatti..
I tuoi occhi
come pietre marine
smeraldi
diamanti
incastonati
nel teschio gentile
del tuo bel viso….
 
 
Al mio amore impossibile:
“Oui,par toute l’eternite’ tu sera mon merveilleuse amour…!”.
 
                                                                       LILIANA MANETTI
 
QUESTA POESIA VIENE QUI PUBBLICATA PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.

Presentazione di “Le oscure presenze” di Luca Rachetta

Domenica 7 aprile 2013, alle ore 18.30, presso la Libreria Iobook di Senigallia in Via F.lli Bandiera n.33, si terrà la presentazione dell’ultimo libro di Luca Rachetta dal titolo Le oscure presenze, pubblicato per i tipi della Edizioni Creativa.

Cop_Oscure_presenze_per_webLuca Rachetta, che ha già dato alle stampe il saggio Vitaliano Brancati. La realtà svelata, le raccolte di racconti Dove sbiadisce il sentiero e La teoria dell’elastico, il racconto lungo La torre di Silvano,  i romanzi La guerra degli Scipioni e La setta dei giovani vecchi e l’ebook La missione di San Silvestro, propone questa volta il romanzo Le oscure presenze, già presentato al Pisa Book Festival del novembre scorso, alla fiera del libro di Roma “Più libri più liberi” nel mese di dicembre  e presso la Biblioteca Comunale Antonelliana di Senigallia all’inizio del 2013. Le oscure presenze, secondo il critico Gian Paolo Grattarola,  “è il nuovo romanzo breve di uno dei più interessanti autori di quella nuova generazione di narratori contemporanei che stanno riportando, in questi anni, l’attenzione del lettore sui preziosismi della buona scrittura, senza per questo distoglierlo dal coinvolgimento della trama. Le oscure presenze, come già i libri precedenti di Luca Rachetta, ha il merito di saper coniugare con intelligenza la riflessione sulla realtà sociale – mai dichiarata, ma indotta dai comportamenti e dai discorsi dei suoi personaggi – con toni ironici e grotteschi che nulla tolgono alla serietà dei temi trattati. “

L’incontro  sarà condotto da Gian Paolo Grattarola, che curerà l’intervista all’Autore, mentre a Mauro Pierfederici sarà affidata la lettura di alcuni passi dell’opera. In conclusione Luca Rachetta accoglierà gli eventuali commenti e risponderà alle domande del pubblico.

Presentazione di “Corinaldo sotterranea”

CORINALDO SOTTERRANEA Gli ipogei della città murata e la loro influenza sulla vulnerabilità del costruito storico

venerdì 5 aprile 2013, ore 21:00 – 23:00

Sala Consiliare Arnoldo Ciani – Comune di Corinaldo via del Corso, 9 – 60013 Corinaldo (AN)

SALUTI E APERTURA

Matteo PRINCIPI, Sindaco del Comune di Corinaldo

Massimo MANNA, Responsabile dei Servizi Territoriali del Comune di Corinaldo Pierpaolo TIBERI, Protezione Civile e Sicurezza Locale della Regione Marche

Le strutture ipogee dei centri storici italiani. Problematiche legate alla loro presenza Enrico QUAGLIARINI, Università Politecnica delle Marche

Le grotte della città murata di Corinaldo. Il censimento Sara VALLUCCI, Università Politecnica delle Marche

Le grotte della città murata di Corinaldo. Aspetti tipologico – costruttivi Rebecca BACCHIOCCHI

Analisi della risposta sismica locale in presenza di strutture ipogee Stefano LENCI, Università Politecnica delle Marche

DIBATTITO E CHIUSURA LAVORI

 

Nel corso della serata sarà presentata la pubblicazione dal titolo Corinaldo sotterranea. Gli ipogei della città murata e la loro influenza sulla vulnerabilità del costruito storico a cura di S. Lenci, E. Quagliarini, S. Vallucci

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