Emanuele Marcuccio sul suo progetto culturale ed editoriale di dittici e trittici poetici “Dipthycha”

Era il ventisei marzo 2013 quando ho dato l’avvio al progetto di un volume antologico dal titolo Dipthycha, di particolari dittici poetici, da me definiti “a due voci”[1], per distinguerli dal dittico poetico propriamente detto e scritto da uno stesso autore. L’intento di questo non solito progetto antologico, da me ideato e curato, che vede anche la mia presenza come autore, insieme ad altri, non è quello di scendere in un agone poetico né in una gara; piuttosto è l’amore per la poesia nei suoi diversi stili e modi di esprimerla ovvero la voce della poesia che va oltre la voce del singolo poeta, l’empatia poetica, il tentare di dare una risposta, un ideale continuum alla poesia che precede, senza mai cercare di imitarsi l’un l’altro e rimanendo sempre fedeli al proprio modo di fare poesia per non avere come risultato qualcosa di simile a una poesia a quattro mani[2].

In pratica, non è la poesia che si adegua al dittico a due voci piuttosto il contrario, ragion per cui non sono poche le coppie di poesie dal tema comune non proponibili come dittici a due voci. “Dipthycha” è anche il titolo del progetto, che ho ricavato dal termine originale latino diptycha (–orum), con contaminazione in chiave moderna e riadattamento del dittico – la tavoletta cerata in uso presso gli antichi Romani per scrivervi con lo stilo – in chiave poetica. Infatti, nel libro, in ogni volume del progetto, la prima poesia di un dittico a due voci (o il suo inizio) va posta sempre nella pagina di sinistra, appunto per realizzare una rivisitazione poetica dell’antico dittico. Come sottotitolo per il primo volume ho scelto «Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira…» parafrasando i versi finali di una poesia che scrissi nel 2010, “Telepresenza”, ispiratrice del primo dittico a due voci intercorso con la poetessa Silvia Calzolari, era il nove maggio 2010. L’idea di questi dittici è nata su internet e davanti a un PC, attraverso e partendo da quel “foglio di vetro impazzito”.

«Sì, è l’affinità elettiva poetica, la telepresenza attraverso un PC, la corrispondenza dʼamorosi sensi, riprendendo la celebre espressione foscoliana, la quale poi cito in “Telepresenza”, in dittico a due voci con “Vita parallela” di Silvia Calzolari e che costituisce il manifesto poetico di tutto il progetto; non a caso ogni volume è aperto da questo dittico, corrispondenza dʼumano sentire per il tramite di un computer, “quel foglio di vetro impazzito”, che sempre e comunque “cʼispira”. È questa corrispondenza il motore, il fulcro di questi particolari dittici, tra le diverse voci di due poeti, i quali non cercano di imitarsi a vicenda, ma rimangono fedeli, ognuno al proprio modo di poetare. Ciononostante, il tema comune alle due poesie (punto di partenza per l’individuazione di un possibile dittico), unito alla corrispondenza sonora o emozionale, di significanza, come se le due liriche volessero instaurare una sorta di dialogo o, empaticamente, continuare in qualche modo il poetare della poesia divenuta “compagna”, fanno sì che si instauri una “dittica” corrispondenza/comunicazione, anche se in toni diversi, anche se in tempi diversi, dando così vita a un dittico a due voci».[3]

Il primo volume[4] è stato pubblicato il dieci settembre 2013 con Photocity Edizioni e così si è espressa la poetessa e critico letterario Cinzia Tianetti nella prefazione: «Il realizzato progetto antologico si compone di ventuno dittici, quadri in cui si profilano sullo scenario di un tema comune due poesie che si riscontrano in uno sposalizio che, nella loro pur sempre autonoma originalità, li rende rispondenti. È un’intuizione quella dell’ideatore fortemente moderna ma alla luce di un percorso formativo che da sempre partorisce l’artista nella storia, che non può allontanarlo da quel che è un processo che ha il senso radicato della filiazione».[5]

Il ventidue luglio 2014 avviavo il progetto di un secondo volume, a cui si aggiungeva la collaborazione del critico letterario e poeta Luciano Domenighini il quale redigeva le note critiche a ventinove dei trentatré dittici a due voci presenti. Così scrivo in un aforisma del 2014, che riporterò in esergo al volume: «Qual è lo spirito di un dittico poetico? Perché creare un dittico poetico a due voci? Per trovare corrispondenze di significanti nei versi di due poesie di due poeti, accomunate dal tema simile, per trovare affinità elettive nella loro poesia, oltre le distanze e il tempo; quando ciò accade, si riesce ad ascoltare la voce della poesia che, va oltre la voce del singolo poeta, ed è stupore e meraviglia.»

«[P]regevoli ricami sono tutti gli accostamenti che Marcuccio riesce a costruire poesia dopo poesia, da Silvia Calzolari, con omaggio indelebile a Giacomo Leopardi, diversi per stile ma accomunati dall’eco di Recanati, a […] Ciro Imperato, nel vigoroso impeto civile, a Grazia Finocchiaro, nelle segrete emozioni della memoria, a Rosalba Di Vona, vivificante nel tratto intimistico, […] ad Aldo Occhipinti, dalla suggestiva strofa cosmica, a Maria Rita Massetti, dall’ampio respiro corale, a […] Grazia Tagliente, negli occasionali frammenti di rime e nella ricca sequenza di metafore, [ad] Anna Alessandrino, fra il tempo inteso come sequenza e il sogno come elemento verginale, a Lorenzo Spurio, con la sua imprevedibile incisione musicale. […] Febbrile e singolare modernità di accostamenti, offerta dalla capacità immaginativa del palermitano, poeta dal multiforme profilo e dalla instancabile volontà di sperimentazione».[6]

Questo secondo volume[7] usciva il sette gennaio 2015 con TraccePerLameta Edizioni e nel maggio dello stesso anno ne avviavo il progetto di un terzo. Quaranta i dittici a due voci (alcuni proposti anche da altri autori partecipanti in “Altre dittiche corrispondenze”), con tre che chiudevano il Dipthycha 3: il poeta e critico letterario Aldo Occhipinti ne proponeva uno con l’eclettico Gabriele d’Annunzio e un altro con il profondissimo Eugenio Montale mentre il sottoscritto ne proponeva uno alla poetessa e critico letterario Lucia Bonanni, con il funambolico Aldo Palazzeschi. Scrivo ancora in un aforisma del 2015, che riporterò in esergo al volume: «In un dittico a due voci il poeta si apre al prossimo, anch’egli poeta, scegliendo che ai suoi versi facciano eco quelli di un altro poeta che trova in qualche modo affine, in cui individua corrispondenze sonore o emozionali, affinità elettive, corrispondenze di significanti». Nel marzo del 2016 mentre ero di ritorno da Milano, il poeta e critico letterario Lorenzo Spurio mi inviava in lettura un suo saggio breve sull’intero progetto “Dipthycha”: “Risonanze empatiche: l’esperienza del ‘dittico poetico’ di Emanuele Marcuccio”, un saggio che sceglierò come postfazione a Dipthycha 3. Ivi così si è espresso il critico: «Nessun dittico contenuto nei tre volumi è il frutto di una decisione preventiva, vale a dire nessun dittico è nato in maniera forzosa e richiesta, per i poeti, di elaborare una poesia che presentasse un determinato tema. È stato Marcuccio, ed è questo uno dei punti di forza del lavoro, leggendo poesie degli autori in rete, in sillogi personali, in antologie, a scovare di volta in volta possibili analogie, comunanze, parallelismi, elementi di rimando, concetti affini, punti rimarchevoli di contatto da permettere un accostamento di liriche di autori diversi. Nessun poeta in dittico, infatti, ha mai scelto l’autore con il quale avrebbe costruito il dittico poetico né a partire da una sua poesia alla quale, magari, era molto legato, ha intimato un altro poeta a scrivere qualcosa di simile. Il tutto, infatti, la scelta sapientissima ed oculata, la costruzione del dittico dopo un’analisi attenta delle componenti delle liriche e il loro potere evocativo, è stato compito di Marcuccio. Curatore che, proprio come un incantato pigmalione, è andato a scavare le trame più dense dei vari componimenti lirici, sezionandoli, assaporandoli, vivificandoli con l’ampiezza della sua capacità, completamente originale ed invidiabile, di saperli rapportare ad un altro. L’operazione svolta da Marcuccio, democratica e ampia, si inserisce in un procedimento letterario assai onesto e del quale è doveroso parlare dove la poesia cessa di essere manifestazione dell’animo del singolo, rappresentazione – sdolcinata o meno – di un vissuto personale, per interagire in maniera vibrante con altre poesie, costituendo un dialogico ricco e foriero di nuove essenze. La poesia da personale diventa fatto collettivo: gli autori in dittico sembrano quasi tenersi leggiadramente per mano, scanzonati, ed avanzare su un prato in maniera spensierata per poi unirsi agli altri in un girotondo, che poi è il girotondo dellʼAnima».[8] Questo terzo volume[9] usciva alla fine di aprile dello stesso anno con PoetiKanten Edizioni.

A questo punto non posso non ricordare con gratitudine e commozione che il dittico poetico a due voci nella X e XI edizione del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”[10] (2021-23) è stato inserito come sottosezione di partecipazione nella sezione “Sperimentazioni poetiche e nuovi linguaggi”, insieme alla ‘corto poesia’ teorizzata da A. Barracato e D. Matranga e alla poesia dinanimista teorizzata da Z. Ferrante, su proposta dello stesso fondatore e presidente del Premio Lorenzo Spurio.[11] Un Premio sempre più prestigioso per il quale mi pregio di essere nella Giuria fin dalla prima edizione lanciata nel 2012. Dopodiché nell’ottobre del 2021 ho stilato le indicazioni complete per la pubblica lettura ed eventuale trasmissione di un dittico poetico a due voci: si dia lettura dei nomi dei due autori del dittico con relativo titolo delle due poesie prima della lettura del dittico stesso, si leggano poi i testi delle due poesie facendo seguire alla lettura della prima poesia una pausa più o meno lunga; alla fine si dia di nuovo lettura dei nomi dei due autori con relativo titolo delle due poesie. Nella lettura si prega di rispettare l’ordine di disposizione del dittico. Penso sia questo il miglior modo per leggere un dittico poetico a due voci rispettando lo spirito del progetto.

Così scrivo in un aforisma del novembre 2016, come possibile suggerimento per l’individuazione di un dittico a due voci: «Il tema comune alle due poesie dei due autori è solo il punto di partenza per l’individuazione di un dittico ‘a due voci’; è necessario che ci sia anche una corrispondenza sonora o emozionale, di significanza, una sorta di corrispondenza empatica, una analogia, una poetica affinità elettiva (una “dittica” corrispondenza/comunicazione) e soprattutto i due autori del dittico devono attenersi ai propri modi di fare poesia, senza cercare di imitarsi, per non avere come risultato qualcosa di simile a una poesia a quattro mani. Il fine non è l’imitazione dell’altra poesia qualora si voglia individuare un tale dittico bensì l’affinità elettiva, l’analogia, l’empatia poetica.»

Come naturale evoluzione del dittico a due voci, nell’agosto 2016 nasceva il trittico “a tre voci”, anche su suggerimento degli scrittori Lorenzo Spurio e Luigi Pio Carmina. Tuttavia, in futuro non è mia intenzione individuare, proporre polittici “a più voci”, in quanto, con la triade (tesi-antitesi-sintesi) si realizza la perfetta “trittica” corrispondenza, non è necessario andare oltre, si creerebbe solo una inutile dispersione del flusso poetico. Come per il dittico a due voci, anche per il trittico a tre voci, la prima poesia (o il suo inizio) va posta nella pagina di sinistra, questa volta per realizzare una rivisitazione poetica del trittico artistico.

A maggio 2016 avviavo il progetto di un quarto volume di “Dipthycha”, non solita serie antologica che non poteva fermarsi al terzo volume. Centoquarantacinque sono le poesie che lo compongono, divise tra cinquantatré dittici a due voci[12], di cui dieci (ciascuno introdotto da un saggio breve del critico Lucia Bonanni)[13] con autore classico[14], anche di lingua straniera e con testo a fronte in lingua originale, e tredici sono i trittici a tre voci.

«Il progetto che Emanuele Marcuccio ha ideato e messo in opera ha una valenza di notevole interesse, vuoi per la corposità del volume che raccoglie ben ventidue autori con numerose poesie, vuoi per l’operazione culturale di alto livello che vede pagina dopo pagina gli accostamenti con lo stesso Emanuele Marcuccio, il quale spende il suo operato con attenzione, e ancora con scrittori storicizzati e amati, esponenti della poesia internazionale selezionata. Un’opera quindi di perspicace plurivocità che abbraccia con sorpresa l’arcobaleno luminoso degli amori, delle passioni, delle illusioni, dei ricordi, degli sperdimenti panici, delle frequentazioni amicali, per una incalzante e melodiosa inquietudine che la sola poesia riesce a suscitare nel lettore. […] “Dittiche corrispondenze d’Autore” infine è la sezione forse più suggestiva di tutto il volume, un sorprendente guizzo di pagine da centellinare con attenzione per assaporarne in pieno la caratura estetica, non solo, ma anche la mordace e generosa memoria che i poeti accostati riescono a riaccendere nel lettore. […] I vari temi proposti, autore dopo autore, sfociano in eleganti affinità di relazioni empatiche e di affinità creative, facendo mostra di risoluzioni che appartengono allo scenario dell’immaginario come alla plasticità del perturbante. Si avvicendano in queste pagine Giacomo Leopardi e Emanuele Marcuccio, Giovanni Pascoli e Giorgia Catalano, Dino Campana e Lucia Bonanni, Antonia Pozzi e Lorenzo Spurio, Nelo Risi e Grazia Tagliente, Rainer Maria Rilke e Daniela Ferraro, Pablo Neruda e Daniela Ferraro, Wisława Szymborska e Grazia Tagliente, in un clamoroso esercizio di convergenze e contrasti, indagando con cautela tra i meandri della psiche e la originalità degli scritti».[15]

Così scrivo in un aforisma dell’aprile 2018, scelto come esergo al Dipthycha 4: «Nell’individuare dittici e trittici poetici secondo il “Dipthycha” – operazione mai semplice – è essenziale che ogni autore non imiti l’altro ma che in una sorta di continuum, seguendo il relativo tema rimanga fedele al proprio modo di fare poesia. Se no, dove sarebbe l’innovazione? Solo qualcosa di simile a una poesia a quattro mani e nulla più».

Come immagine di copertina, ho scelto un particolare di quella che riproduce un’opera pittorica della francese Henriette Browne (1829 – 1901), «Ragazza che scrive» (1870 – 1874), conservata al Victoria and Albert Museum di Londra. In questa immagine, a mio avviso, è rilevabile una certa continuità con quelle dei tre volumi precedenti, soprattutto il secondo e il terzo; vi si può leggere una scriba romantica e tanta meraviglia: l’ambiente esterno è povero ma intorno si percepisce tanta cultura e tanta meraviglia nello sguardo della giovane ragazza. La stessa può essere interpretata anche come allegoria dell’intero progetto “Dipthycha”. Questo quarto volume[16] usciva il ventitré dicembre 2022 con TraccePerLaMeta Edizioni che dal gennaio dello stesso anno ha trasferito la propria sede a Busto Arsizio (VA).

D’accordo con gli autori, il ricavo vendite dei precedenti tre volumi è devoluto ad AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Mentre per il quarto volume è giusto invece che il pensiero vada ai nostri connazionali del centro Italia, colpiti dal terremoto nel 2016.

EMANUELE MARCUCCIO

(Aggiornato al 11 maggio 2024)


APPENDICE

Canoni distintivi

Canoni distintivi per la realizzazione di un dittico poetico a due voci del progetto di poesia “Dipthycha”, elaborati dal suo ideatore Emanuele Marcuccio, già pubblicati nel bando delle due suddette edizioni del Premio “L’arte in versi” e da seguire qualora si voglia inviare una propria proposta di dittico poetico a due voci alla attenzione del curatore, a info@proletteraturacultura.com.

I canoni distintivi (prevalentemente contenutistici) del dittico poetico a due voci sono:

  1. Presenza di un titolo per ciascuna delle due poesie
  2. Rispondenza di un tema comune alle due poesie
  3. Ciascuno dei due autori della rispettiva poesia formanti il dittico deve attenersi al proprio modo di fare poesia, senza in alcun modo cercare di imitarsi
  4. La seconda poesia del dittico sia in qualche modo una ideale risposta alla prima attraverso una sorta di continuum per analogie, corrispondenze sonore o emozionali, di significanza, di empatia, di poetica affinità elettiva

Ovviamente gli stessi, mutatis mutandis, possono essere seguiti per la realizzazione di un trittico poetico a tre voci.

Bibliografia e studi critici

A partire dal 2014, circa un anno dopo la pubblicazione del primo volume del progetto poetico “Dipthycha”, vari studi sono pubblicati in volume e online.

Bibliografia

AA.VV., Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira…, a cura di Emanuele Marcuccio, Prefazione di Cinzia Tianetti, Postfazione di Alessio Patti, Photocity Edizioni, Pozzuoli, 2013, pp. XII, 90.

AA.VV., Dipthycha 2. Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira…, a cura di Emanuele Marcuccio, Prefazione e note critiche di Luciano Domenighini, Postfazione di Antonio Spagnuolo, Quarta di copertina di Francesco Martillotto, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2015, pp. 184.

AA.VV., Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia, su quel foglio di vetro impazzito…, a cura di Emanuele Marcuccio, Prefazione di Michele Miano, con il saggio di Postfazione di Lorenzo Spurio “Risonanze empatiche, l’esperienza del ‘dittico poetico’ di Emanuele Marcuccio”, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016, pp. 180.

AA.VV., Dipthycha 4. Corrispondenze sonore, emozionali, empatiche… si intessono su quel foglio di vetro impazzito…, a cura di Emanuele Marcuccio, Prefazione di Michela Zanarella, Postfazione di Antonio Spagnuolo, con saggi brevi e quarta di copertina di Lucia Bonanni, TraccePerLaMeta Edizioni, Busto Arsizio, 2022, pp. 310.

Studi

Bonanni, Lucia, “Dipthycha 2. Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira. Una lettura”, proletteraturacultura.com/2015/09/dipthycha-2-di-emanuele-marcuccio-e-aa-vv-letto-e-commentato-da-lucia-bonanni.html, “Pro Letteratura e Cultura”, 2015.

Id., “Un dittico funambolico”, in AA.VV., Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia, su quel foglio di vetro impazzito…, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016, pp. 130-131.

Id., “Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia. Una lettura”, proletteraturacultura.com/2016/05/dipthycha-3-una-lettura-critica-a-cura-di-lucia-bonanni.html, “Pro Letteratura e Cultura”, 2016.

Id., “Angoscia, declino, ripiegamento e soffi di speranza nel ‘dittico poetico’ Leopardi-Marcuccio”, in AA.VV., Dipthycha 4. Corrispondenze sonore, emozionali, empatiche… si intessono su quel foglio di vetro impazzito…, TraccePerLaMeta Edizioni, Busto Arsizio, 2022, pp. 189-193.

Id., “Stagione invernale, sentimento della natura e tenere emozioni nel ‘dittico poetico’ Pascoli-Catalano”, in Op. cit., pp. 197-201.

Id., “Mistero, metamorfosi, silenzio e malinconia nel ‘dittico poetico’ Pascoli-Ferraro”, in Op. cit., pp. 205-206.

Id., “Da un’idea visiva e trasognata a un’ispirazione repentina e avvolgente: il ‘dittico poetico’ Campana-Bonanni”, in Op. cit., pp. 211-214.

Id., “Memoria, ansia di vivere e poetiche affinità elettive nel ‘dittico’ Risi-Tagliente”, in Op. cit., pp. 225-227.

Id., “Natura, atemporalità, inquietudine e malinconia nel ‘dittico poetico’ Rilke-Ferraro”, in Op. cit., pp. 231-235.

Id., “Sentimento della natura, emozioni, memorie e speranze nel ‘dittico poetico’ Neruda-Ferraro”, in Op. cit., pp. 239-241.

Id., “Amore cosmico, malinconia, nostalgia e rimpianto nel ‘dittico poetico’ Neruda-Tagliente”, in Op. cit., pp. 247-248.

Id., “La gioia di scrivere che si perpetua in uno ‘esistere incessante’ di scrittura gioiosa nel ‘dittico poetico’ Szymborska-Tagliente”, in Op. cit., pp. 255-257.

Domenighini, Luciano, Prefazione a AA.VV., Dipthycha 2. Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira…, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2015, pp. 13-14.

Luzzio, Francesca, “Intervento critico a Palermo, Villa Trabia, 12-6-2016: Presentazione di Dipthycha 3”, proletteraturacultura.com/2016/06/palermo-villa-trabia-12-6-2016-presentazione-di-dipthycha-3-intervento-di-f-luzzio.html, “Pro Letteratura e Cultura”, 2016.

Martillotto, Francesco, Quarta di copertina a AA.VV., Dipthycha 2. Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira…, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2015.

Miano, Michele, Prefazione a AA.VV., Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia, su quel foglio di vetro impazzito…, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016, pp. 9-11.

Occhipinti, Aldo, “Un dittico a caldo”, in Op. cit., pp. 117-119.

Id., “Un dittico a freddo”, in Op. cit., pp. 126-127.

Pardini, Nazario, “Recensione a Emanuele Marcuccio: Dipthycha. Antologia poetica”, in Id., Lettura di testi di autori contemporanei 1990 – 2013, The Writer Edizioni, Morano Principato, 2014, pp. 459-460.

Id., “Recensione a Emanuele Marcuccio e AA.VV.: Dipthycha 2”, in Id., Lettura di testi di autori contemporanei. Volume III 2013 – 2015, The Writer Edizioni, Morano Principato, 2019, pp. 879-881.

Patti, Alessio, Postfazione a AA.VV., Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira…, Photocity Edizioni, Pozzuoli, 2013, p. 51.

Spagnuolo, Antonio, Postfazione a AA.VV., Dipthycha 2. Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira…, TraccePerLaMeta Edizioni, Sesto Calende, 2015, pp. 145-146.

Id., Postfazione a AA.VV., Dipthycha 4. Corrispondenze sonore, emozionali, empatiche… si intessono su quel foglio di vetro impazzito…, TraccePerLaMeta Edizioni, Busto Arsizio, 2022, pp. 265-267.

Spurio, Lorenzo, “Risonanze empatiche, lʼesperienza del ‘dittico poetico’ di Emanuele Marcuccio. Postfazione a AA.VV., Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia, su quel foglio di vetro impazzito…, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016, pp. 137-146.

Id., “Lasciate che mi perda nell’ombra: il dramma esistenziale di Antonia Pozzi nel ‘dittico poetico’ Pozzi-Spurio”, in AA.VV., Dipthycha 4. Corrispondenze sonore, emozionali, empatiche… si intessono su quel foglio di vetro impazzito…, TraccePerLaMeta Edizioni, Busto Arsizio, 2022, pp. 219-221.

Tianetti, Cinzia, Prefazione a AA.VV., Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira…, Photocity Edizioni, Pozzuoli, 2013, pp. VII-XI.

Zanarella, Michela, Prefazione a AA.VV., Dipthycha 4. Corrispondenze sonore, emozionali, empatiche… si intessono su quel foglio di vetro impazzito…, TraccePerLaMeta Edizioni, Busto Arsizio, 2022, pp. 17-19.


Scheda tecnica del progetto editoriale

Progetto (ideazione e cura): Emanuele Marcuccio

Introduzione a ogni Vol.: Emanuele Marcuccio

Original Cover Book I Vol: Emanuele Marcuccio

Prefazione I Vol: Cinzia Tianetti

Prefazione II Vol. e note critiche: Luciano Domenighini

Prefazione III Vol: Michele Miano

Prefazione IV Vol: Michela Zanarella

Postfazione I Vol: Alessio Patti

Postfazione II Vol: Antonio Spagnuolo

Postfazione III Vol: Lorenzo Spurio (saggio)

Postfazione IV Vol: Antonio Spagnuolo


Co-curatori

I Vol: Gioia Lomasti e Francesco Arena

Editing Cover Images I Vol: Francesco Arena

Editing Cover Images II Vol: Laura e Stefano Dalzini

Editing Cover Images III Vol: Patrizio Federico

Editing Cover Images IV Vol: Danilo Torraco e Stefano Dalzini

Pagina Facebook dedicata: https://www.facebook.com/Dipthycha  


I quarantadue autori presenti nei rispettivi quattro Volumi finora editi sono: Emanuele Marcuccio (presente in ogni volume), Silvia Calzolari (c.s.), Giorgia Catalano (c.s.), Maria Rita Massetti (c.s.), Lorenzo Spurio (c.s.), Donatella Calzari, Raffaella Amoruso, Monica Fantaci, Rosa Cassese, Rosalba Di Vona, Giovanna Nives Sinigaglia, Michela Tarquini, Francesco Arena, Ilaria Celestini, Ciro Imperato, Grazia Finocchiaro, Aldo Occhipinti, Marzia Carocci, Giusy Tolomeo, Grazia Tagliente, Daniela Ferraro, Antonino Natale, Anna Alessandrino, Teocleziano Degli Ugonotti, Antonella Monti, Luigi Pio Carmina, Lucia Bonanni, Maria Chiarello, Francesco Paolo Catanzaro, Maria Palumbo, Francesca Luzzio, Giorgio Milanese, Valentina Meloni, Luciano Domenighini, Igino Angeletti, Emilia Otello, Rosa Maria Chiarello, Anna De Filpo, Giorgia Spurio, Carla Maria Casula, Giusi Contrafatto, Anna Scarpetta.


Ai link di seguito è possibile leggere qualcuno dei tanti dittici a due voci e anche uno dei trittici a tre voci:

Dittico Calzolari-Marcuccio (Manifesto poetico del progetto presente in ogni volume)

Dittico Luzzio-Marcuccio (con trad. in dialetto aquilano di Lucia Bonanni, edito in Dipthycha 4)

Dittico Degli Ugonotti-Tolomeo (Edito in Dipthycha 3)

Dittico Massetti-Tolomeo (Edito in Dipthycha 2)

Trittico Bonanni-Spurio-Marcuccio (Edito in Dipthycha 4)


D’accordo con tutti gli autori presenti, l’intero ricavato delle vendite dei primi tre volumi è devoluto a scopo benefico ad AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Mentre per il quarto volume, sempre d’accordo con gli autori, si è scelto il comitato pro-terremotati centro Italia di Ancescao APS.

Evidenza delle donazioni effettuate:

proletteraturacultura.com/2015/07/donato-ad-aism-il-ricavato-vendite-dell-opera-antologica-dipthycha-2.html

proletteraturacultura.com/2014/08/ricevuto-il-ricavato-delle-vendite-per-l-opera-antologica-dipthycha.html


[1] Il dittico poetico a due voci è una composizione da me teorizzata rivisitando il dittico poetico classico e definita dal sottoscritto come, “[u]na composizione di due poesie scritte da due diversi autori, indipendentemente, anche in tempi diversi, e accomunate dal medesimo tema in una sorta di corrispondenza empatica”. [N.d.A.]

[2] “Dipthycha” nasce anche come risposta alla pratica della poesia a quattro mani, che non reputo tale bensì solo un gioco poetico; nasce anche come risposta al cliché letterario riguardante la solitudine del poeta. [N.d.A.]

[3] Emanuele Marcuccio, in Introduzione a AA.VV., Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia, su quel foglio di vetro impazzito…, PoetiKanten, Sesto Fiorentino, 2016, p. 7.

[4] AA.VV., Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira…, a cura di Emanuele Marcuccio, Prefazione di Cinzia Tianetti, Postfazione di Alessio Patti, Photocity, Pozzuoli, 2013, pp. XII, 90.

[5] Cinzia Tianetti, in Prefazione a Op. cit., p. VII.

[6] Antonio Spagnuolo, in Postfazione a AA.VV., Dipthycha 2. Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira…, TraccePerLaMeta, Sesto Calende, 2015, pp. 145-46.

[7] AA.VV., Dipthycha 2. Questo foglio di vetro impazzito, sempre, c’ispira…, a cura di Emanuele Marcuccio, Prefazione e note critiche di Luciano Domenighini, Postfazione di Antonio Spagnuolo, TraccePerLaMeta, Sesto Calende, 2015, pp. 184.

[8] Lorenzo Spurio, in Postfazione a AA.VV., Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia, su quel foglio di vetro impazzito…, PoetiKanten, 2016, pp. 138-39.

[9] AA.VV., Dipthycha 3. Affinità elettive in poesia, su quel foglio di vetro impazzito…, a cura di Emanuele Marcuccio, Prefazione di Michele Miano, con un saggio di Postfazione di Lorenzo Spurio, PoetiKanten, Sesto Fiorentino, 2016, pp. 180.

[10] premiodipoesialarteinversi.blogspot.com

[11] Riporto di seguito i canoni distintivi (prevalentemente contenutistici) del dittico poetico a due voci stilati secondo la mia teorizzazione e pubblicati nel bando per la partecipazione alla relativa sottosezione del Premio. Presenza di un titolo per ciascuna delle due poesie, rispondenza di un tema comune alle due poesie; ciascuno dei due autori della rispettiva poesia formanti il dittico deve attenersi al proprio modo di fare poesia, senza in alcun modo cercare di imitarsi. La seconda poesia del dittico deve essere in qualche modo un’ideale risposta alla prima attraverso una sorta di continuum per analogie, corrispondenze sonore o emozionali, di significanza, di empatia, di poetica affinità elettiva. Conclusasi la partecipazione alla XI edizione del Premio il 31 dicembre 2022, come da verbale di Giuria, è stato assegnato anche un terzo premio per la relativa sottosezione “Dittico poetico” ai poeti Eugenio Griffoni e Giulia Bologna con motivazione del sottoscritto. [N.d.A.]

[12] Tra i tanti è presente anche un dittico seguito dalla traduzione in dialetto aquilano della poetessa Lucia Bonanni.

[13] Tranne uno, quello con Antonia Pozzi, proposto e introdotto da Lorenzo Spurio.

[14] Dittici a due voci con poeti che hanno fatto la storia della letteratura dall’Ottocento a oggi: Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli, Dino Campana, Antonia Pozzi, Nelo Risi e, con testo a fronte in lingua originale, Rainer Maria Rilke, Pablo Neruda, Wisława Szymborska.

[15] Antonio Spagnuolo, in Postfazione a AA.VV., Dipthycha 4. Corrispondenze sonore, emozionali, empatiche… si intessono su quel foglio di vetro impazzito…, TraccePerLaMeta, Busto Arsizio, 2022, pp. 265-66.

[16] AA.VV., Op. cit., a cura di Emanuele Marcuccio, Prefazione di Michela Zanarella, con saggi brevi e quarta di copertina di Lucia Bonanni e Postfazione di Antonio Spagnuolo, TraccePerLaMeta, Busto Arsizio, 2022, pp. 310.

“Dipthycha 2” di Emanuele Marcuccio. Lettura critica di Lucia Bonanni

DIPTHYCHA 2 di Emanuele Marcuccio

Lettura critica di Lucia Bonanni

«L’amicizia virtuale

non ha distanze né frontiere.

Ha un viso sconosciuto

immaginario

si occupa di te

si confida con te

condivide con te tue scoperte.

La sera viene a portarti

la buona notte

e a dirti… “A domani”.

È un’amicizia che senti… reale

benché virtuale.»

                           (dal web)

«Coronata di viole, Saffo,

dolcemente sorride fra le Fanciulle

illustre poetessa, Donna pienamente.»

Saffo, Frammenti

Dipthycha 2_original_front_cover_600Sempre a te stretta non tener l’idea, ma lascia che il tuo pensier in aria vada, come uno scarabeo, legato a un piede” (Le Nuvole), opera di Aristofane la cui rappresentazione ho potuto vedere al teatro greco di Siracusa. Similmente al palcoscenico di un teatro è la piazza del web dove lo spettatore al posto della cavea ha davanti “un foglio di vetro impazzito” e una tastiera “in realtà autentiche” di “Vita parallela” e “Telepresenza” di “umanosentire”. Apparati di spettacolo e “pensatoio di anime sapienti” (Aristofane op. cit.) in cui l’individuo è attore e spettatore, vive attraverso la proiezione virtuale tutte le problematiche emozionali connesse alla propria realtà psichica, riuscendo ad utilizzare il potere espressivo come creatività e catarsi. Se nel teatro è l’attore a mediare il personaggio e ogni singolo spettatore se ne appropria in una identificazione emozionale, nella realtà virtuale è una “[T]elepresenza,/ frapposta da un foglio di vetro” in cui “sensazionintense di parole unite/ [..] costruiscono mondi/ […] di umanosentire” (E. Marcuccio e S. Calzolari). L’immaginario che costituisce anche svago per la mente, è una necessità logico-formale per cui l’intimum mentis ordina e attribuisce significati agli eventi, individuando modelli di linguaggio insieme ad una possibile via di accesso alle creazioni estetiche quali espressioni di sentimenti, passioni, costumi e angolazioni sociali e culturali. È quanto è successo per il progetto di “Dipthycha”, ideato e curato da Emanuele Marcuccio, poeta e aforista, e che dà vita a dittici a due voci, grazie anche alla poetessa Silvia Calzolari, musa ispiratrice del componimento “Telepresenza” e successivamente del primo dittico a due voci realizzato nel maggio 2010. Il dittico, parola derivante dal greco con significato composto di due e piega e in latino diptycha (-órum), piegato in due, era la coppia di tavolette di legno o di avorio, ripiegabili l’una sull’altra e legate da una striscia di cuoio, che nell’antichità erano usate nella parte interna, spalmata di cera, come superficie per scrivere. I magistrati le usavano per mettere il loro nome e il loro ritratto e per donarle agli amici il giorno della loro entrata in carica. Diptycha riguardava i dittici della Chiesa e serviva per registrare i nomi dei vescovi. Al Museo di Santa Giulia a Brescia ho potuto ammirare dittici romani in avorio scolpito, alla Galleria degli Uffizi i dittici dipinti di Bonaventura Berlinghieri nel “Dittico della Crocifissione” e quello di Piero della Francesca per il doppio ritratto dei duchi di Urbino mentre al Museo nazionale di Ravenna ne ho visti alcuni, riguardanti l’ambito cristiano. Quale “sintesi immaginifica” di tutto il lavoro sulla copertina di “Dipthycha 2” spicca l’immagine, per me meravigliosa, della Scriba o Saffouna fanciulla magnificamente agghindata che tiene con la mano sinistra un dittico e con la destra lo stilo alle labbra” giusto come scrive Marcuccio nell’introduzione. I nuclei tematici, formanti ciascuno dei dittici, oltre alla vasta gamma di sentimenti, sono rintracciabili nelle corrispondenze empatiche, le dediche ai poeti, la passione intellettuale e in quella amorosa, la violenza di genere sulla donna, la Natura nelle sue molteplici accezioni, le valenze simboliche dello specchio, del filo, del mare, della luna, per non dimenticare i genocidi e le guerre, nonché il richiamo ai classici da cui mi piace iniziare questo mio commento.

Pauroso apparve Odisseo, orrido di salsedine,/ e le fanciulle fuggirono sulla spiaggia./ Sola, la figlia di Alcinoo restò, perché Atena/ le infuse coraggio nel cuore e il tremor le tolse” (Omero, Odissea, canto VI). Se nei versi di Omero simile ad una dea per bellezza e portamento appare la fanciulla ad Ulisse, Marcuccio le restituisce dimensione terrena e nel suo “candore di purezza” lei si illude che “l’ardito eroe” possa donarle quell’amore di “lucente bellezza” da sempre vagheggiato. I versi di Marcuccio sembrano quasi una nenia, sembra quasi che il poeta voglia ninnare quel “sogno d’innocenza” per allontanare il pianto causato dall’ “amara sorte”. «[…] “Quando/ mi diparti’ da Circe […]/ né dolcezza di figlio, né la pieta/ del vecchio padre, né ’l debito amore/ lo qual dovea Penelopè far lieta,/ vincer potero dentro a me l’ardore/ ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto […]”» (Dante, Inferno, canto XXVI). Così nella fiamma biforcuta insieme a Diomede, Ulisse sconta la pena dei procuratori di frode mentre nei versi della Alessandrino è a causa del “Fragore di inutili battaglie/ tutte là/ su quell’ormai bianco petto incise/ che han dissolto nell’ira/ il ricordo di sussurrati amplessi/ e di mani intrecciate sul letto sfatto”. Penelope adesso è una donna stanca, disillusa, indifferente anche agli sguardi, una donna consumata dall’attesa, dalle troppe lacrime versate e dalle tante notti solitarie, una donna che non ha più aspettative, che non trema più al pensiero di stanche carezze, che non sta più lì accanto al talamo a tessere una tela che più che un panno è trama di fibre d’amore. “È sulla soglia adesso/ e conta le sue battaglie senza fragore”. Con piglio felice di donna e di poetessa l’Alessandrino dipana un canto assai delicato nelle tonalità espressive e che mai disattende la vena di lirismo, lasciando che sia il lettore ad immaginare la tensione che si sviluppa sul talamo, costruito sul vecchio olivo. Nei versi di Rosalba Di Vona Penelope sembra quasi voler richiamare la “Passione/ In apparenza sopita/ [e sembra esortarla ad aprire il suo cuore] Prima che perda/ Ciò [che per lei] È insostituibile e unico” e nelle parole di Marcuccio “Come un sogno/ [che] si adagia e si rasserena/ [nel suo] andare disperso”. Altre vicende di donne evocano la figura di Penelope a cui fanno eco la sorte di Didone che Enea ritroverà nell’Ade, l’anelito dei sogni colorati di una bimba che rivive nei versi di I. Celestini, voli stroncati “[da] mani di adulto/ [che le hanno] stappato le ali” ed ancora Elettra, personaggio centrale nella tragedia di Sofocle come lo è Antigone. “Non morì uno schiavo, morì mio fratello” risponde decisa Antigone, rea di aver celebrato i riti funebri per quel fratello, lasciato sulla nuda terra, “orrido pasto” di cani e di uccelli. Ed è un altro fratello, Oreste, “creduto morto” a consolare quella sorella “reietta, percossa, disprezzata”, ma che “giammai trema/ sotto le sferze del ciclone”. La suggestione evocata dai versi della Celestini e da Marcuccio, riguarda la violenza di genere ad opera dei tanti Egisto che “bruciano” libri per convertire in sudditanza l’emancipazione culturale della donna. In psicologia il nome di Elettra rimanda a quello che viene indicato come “complesso di Elettra” che è poi il corrispondente del “complesso edipico” che sia Freud che Jung avevano preso a modello dagli autori greci per meglio definire le nevrosi dell’età adulta. Ma poi è sempre la Natura a far da contraltare alle vicende dell’uomo e “non c’è processo simbolico che non sia avviato da un’iniziale emozione poetica come dimostra il fatto che conoscere è ridestare alla memoria, gioire è ricordare l’immemorabile” (C. Pavese, Dialoghi con Leucò, prefazione). Così il mare, il sole, la luna e non ultimo lo specchio, sono esplorazione simbolica del mondo primitivo in cui il μύθος (mythos) apre l’orizzonte dove qualcosa è. “Senza mito non c’è poesia e senza poesia non c’è chiarificazione del fondo oscuro della psiche” (C. Pavese op. cit.). Lo specchio, antifrasi e ripetizione dell’identico, è anche ritorno su luoghi conosciuti. “Sublime specchio di veraci detti,/ mostrami in corpo e anima qual sono” scrive l’Alfieri che spesso “irato a’ patrii Numi” si recava presso i marmi di Santa Croce a trovare ispirazione. Nei versi di Marzia Carocci lo specchio è urna che accoglie ombre insieme a una parte dell’essere, “Ombre su specchi/ dai lividi incanti/ dove muore riflessa/ una parte di me”; a differenza dell’incanto, il disincanto è la situazione spirituale che implica il superamento di un’illusione e nei versi della poetessa l’incanto, cioè l’attrazione dell’immagine riflessa, che esercita lo specchio, ha tinte scure e quell’aggettivo “lividi” ne rivela tutta la drammatica istanza. L’ironia dello sguardo, però, lascia che sul vetro scivoli via “come fresca rugiada” l’intima essenza delle cose. Cardine del componimento sono le due espressioni contrapposte “lividi incanti” e “fresca rugiada”, la prima a significare un attimo di smarrimento interiore e l’altra a recuperare la quiete perduta. Marcuccio si incanta alla vista del “palpitar di acque tremolanti” e si lascia cullare dal senso di pace e specchia il proprio essere nella rifrazione di uno “specchio che traluce,/ che trapassa […]/ [e] s’immerge,/ senza tempo” quasi a voler eternare il “sogno”. “Non sapevo fosse così. Credevo che tutto finisse con l’ultimo salto. Che il desiderio, l’inquietudine, il tumulto sarebbero spenti. Il mare inghiotte, il mare annienta, mi dicevo” è quanto Pavese fa dire a Saffo in “Dialoghi con Leucò” mentre Britomarti, ninfa cretese, le risponde che “morire a una forma è rinascere a un’altra”. Ma “Là, dove il mare è profondo,/ fondo fondo;/ là, dove le onde si rincorrono,/ corrono corrono:/ […] lo sguardo […]/ si fa chiaro”, e “[…] le tue acque mi preme sfiorare…/ il tuo sorriso appare” (E. Marcuccio, G. Finocchiaro). Ricorrono nei versi di Marcuccio le belle anadiplosi, cioè il raddoppiamento di un termine con significativo effetto di risalto: “fondo, fondo”, “corrono, corrono”, via via, come risaltano nei versi di tutti gli altri poeti le ampie figure retoriche a iniziare dalle sinestesie quale stilema tipico della poesia simbolista e della poesia ermetica italiana. Per Gian Piero Lucini la luna è “luogo comune degli sfaccendati/ in ogni prova prosodica,/ facile rima ai sonetti romantici”. Ma la luna affascina a tal punto Marcuccio da fargli scrivere una lirica come risposta alla domanda di Leopardi e sulla superficie del satellite scopre “ammassi oceani” e “mari [che] la solcano/ in prosciugata tranquillità”. Come scrive, invece, A. Occhipinti “Oppressa di noia e di smanie/ l’umana specïe s’addorme…/ Selenica luce, esterna salute” mentre per Foscolo “Lieta dell’aer tuo veste la Luna/ di luce limpidissima i tuoi colli”. Quella che descrivono i due autori non è una luna che si è rotta e in cielo lascia vagare i cocci, ma è Diana, simbolo femminile e protettrice della castità quale attributo muliebre, mimesi di rappresentazione e atto magico da non violentare. “Dove si perde/ il canto del cuculo/ un’isola sola” (haiku di M. Basho) e il barbagianni “Clownesco rapace,/ [mostra] trasparente bellezza” e il rondone che “[…] non tocca mai il suolo,/ […] in cielo si accoppia:/ […] e mangia e dorme/ in cielo” e “La […] rosa/ è illuminata dalla prima luce,/ di un nuovo mattino”, “[ed io all’alba] sono uscita incurante del freddo/ [e adesso a voi chiedo] Chi ha rubato nella notte/ I semi di girasole?” Queste liriche di Marcuccio, Occhipinti, M. R. Massetti e Giusy Tolomeo ci ricordano la libertà dell’aria e i colori floreali della terra dove una piccola e delicata foglia non è “meno importante/ del quotidiano corso delle stelle” (W. Whitman). Tutto legato da un filo trasparente che si srotola e si arrotola a seconda della mano che lo tiene e che si attorciglia “in un ampio corso” e “si adagia, si sospende, si abbatte” in un labirinto di idee, su acque sorgenti, su un raggio di sole, nell’azzurro, cercando “Una mano dolce/ che legherà per sempre/ quel gomitolo/ al suo cuore” (E. Marcuccio, G. Tolomeo). “Chiare, fresche et dolci acque,/ ove le belle membra/ pose colei che sola a me par donna” (Petrarca, Canzoniere CXXVI). “Verdi alture frondose,/ […] limpide cascate:/ acqua pura e limpida,/ fresca grazia luminosa,/ natura viva e rigogliosa” (E. Marcuccio), “pulviscolo di fruscio d’ali il vento solleva/ muovendo a pacato calore sguardi e cuori/ di solitari sparuti osservatori
(G. Tagliente). Nel componimento di Marcuccio si può ascoltare il medesimo suono delle acque delle “rime sparse”in cui la natura è viva e trasposizione di amorosi pensieri. Nella lirica di
G. Tagliente la parola pulviscolo richiama la frantumazione dell’acqua, sollevata dal vento, nello stramazzo della cascata mentre i cuori sono osservatori solitari. “C’è un albero dentro di me/ trapiantato dal sole/ le sue foglie oscillano come pesci di fuoco” (N. Hikmet), “Dorati petali/ fiori profusi/ catene intrecciate/ d’amore” (R. Cassese), “Canta la primavera/ su per le fronde/ e per gli arbusti accesi” (E. Marcuccio). Nei versi di questi due poeti oltre a Hikmet c’è il Pascoli delle vermiglie bacche , l’andar di frasca in frasca del d’Annunzio, “La Falterona verde nero e argento” di Campana dove tra fini capelli vegetali “traspare il sorriso di Cerere bionda”. Ma non è “Eternità”, bagliore di attimi sereni, anche lo stesso Bufalino afferma: «Capita a volte di sentirsi felici. Non fatevi prendere dal panico. È solo un attimo e passa». Così, oltre quel fumo denso e asciutto, “oltre l’orizzonte sconfinato” creatura del mio tempo “usavo lo stesso linguaggio/ [di altri uomini]”, “brama[vo] viva speranza/ e tanta audacia nel cammino” insieme a quel raggio di sole “che non muore” i versi di E. Marcuccio, G. Tolomeo, T. Degli Ugonotti, fanno eco ai versi di altri poeti e alla guerra, la maledetta guerra, in ogni sua forma e collocazione geografica, insieme alle genti scolora anche le bacche e i girasoli, mescola “I rumori della notte” e “[Tra] picchi di silenzio” imputridisce anche “Gli odori della notte”. E allora “Verrà il Silenzio/ […] e sconsolato di suo trionfo/ ti prenderà per mano” mentre “il pensiero viaggia istantaneo” (D. Ferraro, E. Marcuccio) e sul pianto non udito dei “Trecentonove Aquilani” che “Tutto hanno perduto” e adesso si confondono tra “Vibrazioni devastanti” e “nella rovina di quelle case”(C. Imperato, E. Marcuccio). Così, ancora una volta nella storia dell’Umanità “Polvere e sangue” si impastano “Alla nuda frontiera del mondo/ [dove] impavidi cecchini sparavano,/ uccidendo soldati amici” (L. Spurio) e “Muta/ una nobile famiglia/ e rimane, muta/ divisa/ al presente…/ espia colpa/ amara colpa”. Marcuccio fa del lessico incisivo gioco di parole, metafora concettuale, paronomasia sonora, ossimoro e assonanza e il vocabolo “muta”, meravigliando il lettore, una volta è verbo e l’altra aggettivo. Ma chi sarà “Il laido timoniere” che naviga “nei mari avulsi da umana presenza” e “Il marinaio” che “sbattuto dall’onde/ in mare precipita/ e naufrago a riva/ di nuovo riparte
(L. Spurio, E. Marcuccio).

Però “Se un’idea ti confonde le idee, lasciala e passa oltre: poi riprendila a mente fresca, bilanciala, scuotila [perché le Nuvole] mutano di forma a loro piacere” (Aristofane, op. cit.)

E “Il mondo è un posto bellissimo/ in cui nascere/ se non t’importa che la felicità/ non sia sempre/ così divertente/ […] perché perfino in paradiso/ non si canta tutto il tempo” (Lawrence Ferlinghetti).

Lucia Bonanni

San Piero a Sieve (FI), 21 agosto 2015

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