Arriva “Èremos”, romanzo di Emanuela Antonini in terra esotica che fa riflettere sul ruolo della donna

Articolo di Lorenzo Spurio

È appena uscito il nuovo libro della poetessa e scrittrice Emanuela Antonini, il romanzo Èremos, pubblicato per i tipi di Porto Seguro Edizioni di Firenze con prefazione di Lorenzo Spurio.

Èremos narra di un viaggio in Tunisia, destinato a lasciare un segno nella vita della protagonista. La pavese Micol, di famiglia benestante, è per natura anticonformista e ironica, con quel pizzico di romanticismo che la rende particolare. Laureata in Economia e Commercio, dopo un’esperienza professionale in Germania e un matrimonio naufragato, ottiene un ruolo apicale in una nota azienda romana. Consapevole delle difficoltà, connesse al suo essere donna, in un mondo di dominio ancora molto maschile – la storia è ambientata a fine anni Ottanta del secondo millennio – dimostrerà che è possibile coniugare lavoro e famiglia. Nel frattempo, infatti, convola a nozze con Nicola, coronando il suo sogno d’amore con la nascita di due figli. Qualche lieve difficoltà nella coppia e forse un po’ di stanchezza nella protagonista vengono ben presto messe al bando da un’importante opportunità che le si presenta: un viaggio di lavoro in Tunisia. Sarà questo il momento per riflettere sulla propria vita frenetica, divisa tra responsabilità lavorativa e familiare e fare il punto sul suo rapporto di coppia. Quello raccontato da Emanuela Antonini, dunque, è una sorta di viaggio nel viaggio. La permanenza nel territorio africano si rivela una vertiginosa incursione nell’io profondo, luogo di difficile accesso, che i greci indicano con la parola eremos, termine col quale ha deciso d’intitolare l’avvincente narrazione.

Nella prefazione al volume il critico letterario Lorenzo Spurio ha scritto: “Una delle intenzioni dell’Autrice […] è quella di affrontare il tema della donna moderna […], della mancanza di un reale sistema paritario per questo genere rispetto all’uomo. Di approfondire, soprattutto a livello professionale, la questione del divario che ancora esiste tra i vari generi facendo della protagonista, che negli anni ascende da responsabile a dirigente, non solo un esempio positivo, ma una sorta di mosca bianca. [L’Autrice] fa parlare la realtà del periodo, le disattenzioni diffuse verso l’universo femminile, mettendo in luce l’ipocrisia di chi sostiene che l’emancipazionismo della donna si è già avuto e completato da tempo, sottolineando l’esigenza del porre la questione […] quale concreto tema d’indiscussa importanza e di grande attualità che solo insieme e convinti si può cercare di trattare”.

L’autrice Emanuela Antonini

Emanuela Antonini è nata a Perugia nel 1957, vive da molti anni nelle Marche a Fabriano (AN). Biologa, è poetessa e scrittrice. Per la poesia ha pubblicato Sfumature agrodolci (Aletti, Roma, 2014) mentre per la narrativa i romanzi Entropia d’amore (Thyrus, Arrone, 2007) e La vecchia ingannatrice (Neftasia, Pesaro, 2012). Alcune sue poesie sono presenti in varie raccolte antologiche tra cui Il rifugio dell’aria. Poeti nelle Marche (Progetto Cultura, Roma, 2010) a cura di Francesca Innocenzi, Convivio in versi. Mappatura democratica della poesia marchigiana (PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016) a cura di Lorenzo Spurio e Fiori di poesia. Per la giornata mondiale della Poesia (Euterpe APS, Jesi, 2022; progetto a scopo benefico a sostegno dello IOM) a cura di Lorenzo Spurio. Fondatrice e presidente di due concorsi letterari: il Premio Nazionale di Poesia e Arti Visive “Città del Maglio” a Fabriano organizzato dall’Ente Palio di Fabriano (due edizioni tenutesi) e del Premio Nazionale “Novella Torregiani” – Letteratura e Arti Figurative organizzato da Euterpe APS che si tiene a Porto Recanati (attualmente è in corso la sesta edizione). È Consigliera dell’Associazione Euterpe APS di Jesi. In passato è stata membro di giuria in alcuni concorsi letterari tra cui il Concorso Letterario “Versi in libertà” dell’Accademia “Francesco Petrarca” di Viterbo (2014) e nel Premio “Poesie d’Amore” dell’A.L.I. Penna d’Autore di Torino. In collaborazione con il professor Schiavoni e il Maestro Zingaretti ha organizzato un progetto artistico-letterario all’Ospedale “Profili” di Fabriano dimostrando come poesia e pittura possano felicemente interagire armoniosamente. Numerosi i premi letterari vinti tra cui il 1° Premio al “San Valentino: Poesia, racconti e lettere d’amore” (2008) e il 1° Premio Internazionale di Poesia, Narrativa e Saggistica “Tulliola” (2009).

LORENZO SPURIO


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Schegge di femminismo in poesia: Eleonora Della Genga

Articolo di Stefano Bardi

Genga è un piccolo comune nell’entroterra anconetano di circa 1.700 abitanti che nell’XI secolo, all’interno del proprio castello, vide l’insediamento della famiglia nobiliare denominata Conti della Genga dalla quale nacque la poetessa Eleonora (o Leonora) della Genga. Poetessa della quale si conosce poco, tra cui la sua nascita a Fabriano (AN) nel 1360. Non si hanno, invece, dati certi in merito sulla sua dipartita tranne che morì giovane. Della sua produzione poetica ci sono stati tramandati solo pochi versi che vennero raccolti da Giovanni Mario Crescimbeni, Luisa Bergalli Gozzi e Guido Marcoaldi[1].    

Un primo sonetto in volgare è “Tacete, o maschj, a dir, che la Natura” che può essere considerato forse come uno dei primi componimenti poetici femministi della Storia in quanto la poetessa fabrianese ci mostra la donna come un individuo pari in tutto all’uomo, tanto nelle dinamiche delle relazioni sessuali, quanto nella politica, nell’amministrazione e nella guerra d’armi. In particolar modo pone l’attenzione sul riconoscimento del diritto della donna di vivere, gioire, soffrire e piangere come meglio credere senza dover chiedere il permesso a nessuno perché creata a perfetta somiglianza della Madonna[2].

Un secondo sonetto in volgare è “Dal suo infinito Amor sospinto Dio” che oggi possiamo credere che per quei tempi fosse abbastanza scandaloso, poiché ad occuparsi della storia religiosa era una donna, dando una sua illustrazione della vita dopo la dipartita corporale[3]. Un terzo e ultimo sonetto in volgare è “Coprite, o muse, di color funebre” dedicato all’amica poetessa fabrianese Ortensia di Guglielmo, scritto sotto forma di elogio funebre. Quest’ultima è poetizzata da Leonora della Genga    quale nobile spirito capace di diffondere compassionevoli parole nel mondo, come le sacre parole divulgate dalla Madonna

STEFANO BARDI


[1] GIOVANNI MARIO CRESCIMBENI, L’istoria della volgar poesia, Venezia, L. Basegio, 1731; LUISA BERGALLI GOZZI, Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo, Venezia, Antonio Mora, 1726; GIULIO MARCOALDI, Sonetti di tre poetesse fabrianesi del secolo 14, Cortona, Tipografie Riunite, 1914. 

[2] ELEONORA DELLA GENGA, Tacete, o maschj, a dir, che la Natura, “[…] In ogni cosa il valor vostro cade, / Uomini, appresso loro. Uomo non fora / mai per torne di man pregio, o corona.”, da: https://blog.libero.it/bibliofiloarcano/12249327.html

[3] ELEONORA DELLA GENGA, Dal suo infinito Amor sospinto Dio, “[…] Ma per dar la natia sua forma a l’huomo / sparse il suo sangue sù la Croce Dio, / perche fosse color da pinger l’huomo. / O mirabile Amor del nostro Dio, / che per poter morir, già si fece l’huomo, / accioche l’huom si trasformasse in Dio.”, da: https://blog.libero.it/bibliofiloarcano/12249327.html.  

L’autore del presente testo acconsente alla pubblicazione su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro. E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. Il curatore del blog è sollevato da qualsiasi pretesa o problematica possa nascere in relazione ai contenuti del testo e a eventuali riproduzioni e diffusioni non autorizzate, ricadendo sull’autore dello stesso ciascun tipo di responsabilità.

I edizione Premio Nazionale “Città del Maglio” – Fabriano (AN)

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Il Premio Nazionale di Poesia e Arti Visive “Città del Maglio” ideato, fondato e presieduto da Emanuela Antonini (biologa, poetessa, scrittrice), è sostenuto dall’ Ente Autonomo Palio San Giovanni Battista, in collaborazione con il Comune di Fabriano, si articola nelle seguenti sezioni:

A – Poesia inedita in vernacolo

B – Poesia inedita in lingua italiana

C –  Fotografia

D – Pittura

La versione in vernacolo dovrà essere accompagnata necessariamente dalla relativa traduzione in italiano.

 Sezione A – Poesia inedita in vernacolo

Il concorrente partecipa con un massimo di tre poesie inedite, a tema libero, mai premiate in altri concorsi (per premiate si intende classificate nei primi tre posti, fino alla scadenza del bando), pena la squalifica. Ciascuna di lunghezza non superiore ai 40 versi, in formato Word (carattere Times New Roman 12), in 7 copie, di cui una sola firmata e completa dei dati personali dell’autore(nome, cognome, indirizzo, numero telefonico, eventuale e-mail, facoltativo sintetico profilo artistico).

Sezione B – Poesia inedita in lingua

Il concorrente partecipa con un massimo di tre poesie inedite, a tema libero, mai premiate in altri concorsi (per premiate si intende classificate nei primi tre posti, fino alla scadenza del bando), pena la squalifica. Ciascuna di lunghezza non superiore ai 40 versi, in formato Word (carattere Times New Roman 12), in 7 copie di cui una sola firmata e completa dei dati personali dell’autore(nome, cognome, indirizzo, numero telefonico, eventuale e-mail, facoltativo sintetico profilo artistico).

Sezione C Fotografia a tema “L’uomo e la città creativa ”

Il concorrente partecipa con un massimo di 3 fotografie, in tecnica tradizionale o digitale, a colori o in b/n, nel formato minimo di cm 13×18 e massimo cm 20×30. La risoluzione di ogni foto dovrà essere in formato in formato JPG con risoluzione 300 dpi.  Le opere non dovranno essere premiate fino alla scadenza del bando. Su un foglio a parte riportare il nome dell’artista, titolo, dimensioni e l’anno di esecuzione.

Ogni concorrente sarà responsabile delle eventuali liberatorie rilasciate dai rispettivi soggetti ripresi, liberando di fatto l’organizzazione del Premio da responsabilità e obblighi derivati(Allegato A).

Sezione D Pittura a tema “L’uomo e la città creativa”

Si partecipa con due opere, la tecnica da usare è libera (olio, tempera, acrilico, vinile, collage, grafite, inchiostro, matita), inviando foto a colori e/o in b/n esclusivamente in formato minimo di cm 13×18 e massimo di cm 20×30. Le opere non dovranno essere premiate fino alla scadenza del bando. Il formato del dipinto originale dovrà rientrare nelle misure da 30×30 a 70×50 con o senza cornice. Su un foglio a parte riportare il nome dell’artista, titolo, la tecnica eseguita, dimensioni e l’anno di esecuzione.

Il giorno della premiazione le opere artistiche vincitrici e finaliste, originali, verranno esposte nella sala Oratorio della Carità. Per facilitare l’allestimento ogni singola opera dovrà essere munita di attaccaglia debitamente montata e funzionale.

REGOLAMENTO

1 –   Possono  partecipare  Autori  italiani e stranieri che abbiano compiuto il 18°anno d’età.

2 – Ogni Autore sarà responsabile dell’autenticità e del contenuto della propria opera che non dovrà essere in contrasto con l’etica morale e civile. Compilare relativa scheda.

3 –   Gli   elaborati  letterari inediti non verranno restituiti, ma distrutti, mentre le opere artistiche rimarranno  di proprietà degli Artisti.

4 –   La    tassa    di    lettura   per     ogni sezione   è   di   €  15,00,  per due sezioni € 25, per tre € 30, per quattro € 35.

5 –   Le  opere  dovranno  essere   inviate in busta chiusa, sulla quale è obbligatorio specificare la sezione a cui si partecipa, entro  il  31 marzo 2019( farà fede il timbro postale) unitamente alla scheda di partecipazione, l’allegato A( per la sez. fotografia) e ricevuta del versamento effettuato tramite bonifico al cod. IBAN IT33 I 03069 21103 1000 000 11741, intestato a Ente Autonomo Palio S. Giovanni Battista, causale: Nome e Cognome dell’Artista – Premio Nazionale di Poesia e Arti Visive “Città del Maglio” 2018.

L’invio deve essere indirizzato al Presidente del Premio:

 Dr. EMANUELA  ANTONINI

(Premio Nazionale “Città del Maglio”)

Via Nebbiano 56/A 

60044 Fabriano – AN

6 –   Non  si  assumono  responsabilità  per eventuali  disguidi  o  smarrimenti  postali nell’invio delle opere.

7 –   Solo   i vincitori e i   concorrenti   premiati saranno   informati    del      risultato   ottenuto  per   poter  partecipare   alla  Cerimonia  di  Premiazione. Il verbale di Giuria potrà essere visionato sul sito dell’Ente Autonomo Palio (www.fabrianopalio.it), su Concorsi Letterari (www.concorsiletterari.it) e Literary (www.literary.it/premi) a partire dalla fine di maggio. 

8 –   Ogni Autore dichiara che ogni opera è frutto del suo ingegno e ne detiene tutti i diritti e/o eventuali permessi da parte di terzi, sollevando e mantenendo indenne l’organizzazione del Premio da qualunque tipo di responsabilità, da violazione di Copyright, plagi, pretese, dichiarazioni mendaci, rivendicazioni,  costi, oneri e/o spese di qualsivoglia natura, che dovessero essere sostenute a causa del contenuto dell’opera e della sua esposizione in pubblico.

9 – Premi

Per ogni sezione si provvederà ad attribuire i seguenti premi:

1° premio – Trofeo del Fabbro,  simbolo di Fabriano, con motivazione della Giuria.

2° premio – Grande coppa “Città del Maglio” con targhetta personalizzata e diploma.

3° premio – Artistica coppa “Città del Maglio”, con targhetta personalizzata e diploma.

Verranno altresì assegnati due Menzioni d’Onore per ogni sezione e Premi Speciali a discrezione della Giuria.

10 – Giuria

Le Commissioni di Giuria, diversificate per le varie discipline, saranno così costituite:

Sezione Poesia (Sezioni A, B)

Presidente di Giuria: Teseo Tesei

Commissione di Giuria: Marco Antonini, Nadia Ghidetti, Annamaria Giorgi, Francesca Innocenzi, Valerio Mingarelli, Flavia Scebba.

Sezione Fotografia (Sezione C)

Presidente di Giuria: Andrea Bevilacqua                                                                             Commissione di Giuria:

Commissione di Giuria: Massimo Baldelli, Maurizio Cimarra, Daniela Mezzanotte, Carmela Mansi Difrancesco, Rolando Paoletti, Victor Torresan.

Sezione Pittura (Sezione D)

Presidente di Giuria: Ezio Tambini

Commissione di Giuria: Sara Antonini, Patrizia Balducci, Tiziana Bargagnati, Roberta Gagliardini, Massimo Melchiorri, Vittorugo Sassi.

11- Chi non potesse intervenire e non avrà un delegato potrà ricevere il premio a casa, dietro preventivo pagamento delle relative spese di spedizione che verranno comunicate a mezzo mail all’interessato. Non si spedirà in contrassegno.

12 – Ai sensi  della   Legge UE n. 679 del 2016 noto come GDPR sulla protezione dei dati personali dei concorrenti, gli stessi saranno utilizzati esclusivamente per il  Premio, con finalità di propagandare la manifestazione, senza fini di lucro. La partecipazione al Premio “Città del Maglio” comporta l’accettazione automatica di tutte le clausole contenute nel presente bando, che a giudizio degli organizzatori potrà subire qualche variazione.

 

Dott. Sergio Solari – Presidente Ente Palio

Dr. Emanuela Antonini – Presidente del Premio

 

Info: Segreteria del Premio: 0732042190

lunedì, mercoledì e venerdì, ore 15,00-18,00

Associazione Ente Palio: 0732626848

Presidente del Premio dr. Emanuela Antonini: elantonini@libero.it – cel.3483932635

 

 

ALLEGATO A – MODELLO LIBERATORIA

 PREMIO NAZIONALE di POESIA e ARTI VISIVE

“CITTÀ DEL MAGLIO”

 

SEZ. FOTOGRAFIA A TEMA “ L’UOMO E LA CITTÀ CREATIVA”

 lo sottoscritto/a  (nome e cognome del soggetto)

 Nato/a a                 il                      .

 Residente in via                   

 Città                         CAP                     Prov(….)                              

con la presente AUTORIZZA la pubblicazione delle proprie immagini riprese dal Sig.

Ne vieta altresì l’uso in contesti che ne pregiudichino la dignità personale e il decoro.  La posa e l’utilizzo delle immagini sono da considerarsi effettuate in forma gratuita.

Luogo e Data,    .

Il soggetto ripreso (firma leggibile)

 

Il fotografo (firma leggibile)

 

INFORMATIVA SULLA PRIVACY

Ai sensi  della  Legge UE n. 679 del 2016 noto come GDPR sulla protezione dei dati personali dei concorrenti informiamo che i dati da Lei forniti saranno trattati nell’ambito dell’attività istituzionale dell’Ente organizzatore esclusivamente ai fini dell’ottimale svolgimento dell’iniziativa in oggetto.

 Il soggetto ripreso (firma leggibile)

 

Scheda di Partecipazione 

(La scheda deve essere compilata in ogni sua parte)

 

 Nome/Cognome _______________________________________

 Nato/a a                               il______________

 Residente in via____________________________  Città____________________________

 Cap__________  Provincia___________________

 Tel. ___________________________________ E-mail __________________________________

  Partecipando al Premio accetto tutte le clausole del Regolamento del Bando

 Partecipo alla/e sezione/i:

  A POESIA IN VERNACOLO (indicare i titoli delle poesie)

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   B POESIA IN LINGUA (indicare i titoli delle poesie)

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   C FOTOGRAFIA A TEMA “ L’UOMO E LA CITTÀ CREATIVA”(indicare i titoli dei quadri)

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   D PITTURA A TEMA “L’UOMO E LA CITTÀ CREATIVA (indicare i titoli dei quadri)

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         Forma di pagamento della tassa di partecipazione Bonifico bancario  

          L’autore è iscritto e tutelato dalla SIAE?           

                      SÌ                     NO

  

PER PARTECIPANTI SEZIONI  A, B

Dichiaro che il/i testi è/sono frutto del mio ingegno e che ne detengo i diritti a ogni titolo. Sono a piena conoscenza della responsabilità penale prevista per le dichiarazioni false allart. 76 del D.P.R. 445/2000.

  Acconsento al trattamento dei dati personali qui riportati in conformità a quanto indicato dalla normativa sulla riservatezza dei dati personali (D. Lgs. 196/03) allo scopo del Concorso in oggetto e per iniziative organizzate dall’Ente Palio di Fabriano .

 Firma___________________________   Data _________________________________

  ********************************************

 PER PARTECIPANTI SEZIONI C, D

Dichiaro che le opere presentate a concorso sono di mia esclusiva produzione e che ne detengo i diritti a ogni titolo. Sono a piena conoscenza della responsabilità penale prevista per le dichiarazioni false allart. 76 del D.P.R. 445/2000.

  Acconsento al trattamento dei dati personali qui riportati in conformità a quanto indicato dalla normativa sulla riservatezza dei dati personali (D. Lgs. 196/03) allo scopo del Concorso in oggetto e per iniziative organizzate dall’Ente Palio di Fabriano.

  Firma___________________________________  Data _________________________________

 

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Ricordando Raul Lunardi (1905-2004), autore di “Preghiera del centenario”. Articolo di Stefano Bardi

Articolo di Stefano Bardi (*)

Questo breve articolo è volto a ricordare il poeta, scrittore, giornalista e insegnanteRaul Lunardi(1905-2004), cittadino illustre del comune di Sassoferrato, vicino a Fabriano. Un intellettuale di cui oggi si rammenta per lo più l’attività di scrittore con opere quali “Diario di un soldato semplice” (1952) e “Un eroe qualunque” (2000). Intensa fu, però, anche la sua attività poetica, oggi raccolta in un volume che la compendia in forma generale. La critica poco si è espressa su tale intellettuale, se si eccettuano interventi di Carlo Bo e di Teresa Ferri.

Per praticità e per una più organica presentazione della sua opera poetica, dividerò la sua produzione in due diverse fasi. Nella prima troviamo poesie che vanno dal 1920 al 1983, raccolte in “Poesie 1923-1983” (1998) e quelle dalla seconda metà degli anni ’80 al Duemila in “Preghiera del centenario: poesie” (2003).  Numerosi sono i temi da lui affrontati nelle due raccolte . Un primo tema riguarda la Politica, intesa da Lunardi come creatura dalle mani sporche di sangue e di letame, con le quali i suoi funzionari non fanno altro che denigrare la società degli Uomini, sottomettere la razza umana e trasformare lo Stato nella loro casa: un Inferno. Un secondo tema riguarda i versi poetici che sono intesi dal poeta come i flussi sanguigni, poiché come quest’ultimi, anche i versi lirici sono strutture linguistico-grammaticali frenetiche, palpitanti e meditative. C’è anche il tema della terra, della sua regione, delle Marche autentiche, da lui considerate come una Regione elisiaca, dall’eterna giovinezza, dalla viva campagna e dalle reminiscenziali primavere. All’interno di tale realtà c’è un vivido omaggio alle grotte di Frasassi, concepite dal  poeta come un Eden mistico dal quale Adamo ed Eva diedero inizio alla vita.

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Il poeta marchigiano Raul Lunardi (1905-2004)

“Preghiera del centenario” (2003) è un’opera che l’autore ha volutamente costruito come una moderna “Divina Commedia” dantesca; anche la sua opera è divisa in tre gironi: “Poesie al Neutrone” (configurabili col dantesco Inferno), “Dolce Colore D’Oriental Zaffiro” (configurabili col Purgatorio) e “Dalle Stalle alle Stelle” (configurabili col Paradiso).

Un girone infernale, quello del poeta sassoferratese, in cui possiamo vedere spiriti privi di anima che sono qui collocati, poiché da vivi hanno sostituito l’amore, la gioia e la compassione con la falsa e tecnologia figlia a sua volta della aberrante globalizzazione. Anime, queste, che sono eternamente condannate a non amare più; anime senza amore carnale e spirituale, ma anche profondamente emarginate nell’animo, poiché da vive hanno percorso la strada delle estremità.

Un Inferno che è animato da più anime dannate che saranno da me analizzate nelle loro principali figure. Una prima schiera è costituita dalle oscure ombre di Uomini violenti, che nella loro vita terrena hanno avuto comportamenti maneschi, usato parole brutali e creato leggi per passare negli sguardi degli altri, come dei santi ma pronti a morire durante la loro esistenza per ogni giudizio etico colmo di verità. Una seconda schiera è costituita dalle anime che durante la loro vita sono state avide verso i loro fratelli pensando solo alla cura della propria immagine. Una terza schiera è costituita dagli Uomini cyborg, paragonati agli orologi perché, al pari di essi, compiono le stesse cose impegnati unicamente a consumare i giorni della loro vita. Uomini, ma anche Donne, che sono meretrici, in questo inferno lunardiano. Puttane che nella loro vita hanno illuso i loro amanti donandogli solo un finto amore. Dannate a dolori fisici sono le anime lunardiane; esse sono anche costrette a lasciare nella vita il loro viso nel cuore di coloro che le hanno amate, senza riuscire a dare risposte a questi spettrali visi.

Ci sono anche le impersonificazioni dell’Europa e della Poesia. Il nostro continente è delineato quale creatura ambigua e dalle carni incomplete, che ha regnato solo per mezzo della schiavitù, mentre la Poesia è vista colma di silenzi spirituali e di brumosi pensieri.

Il Purgatorio del poeta marchigiano è contraddistinto da anime che espiano colpe per la conquista del Paradiso Celeste attraverso il ricordo di arcani sapori e ubriacanti odori. Espiazione che si deve basare sulla riscoperta della fola e sul cammino nel dolore. Un girone in cui c’è spazio anche per l’Uomo moderno e la sua vita pregna di super tecnologia, con la quale è fortemente convinto di potersi sostituire alla vita creaturale creata da Dio e crede di poter prendere il posto di Dio. Quest’ultimo, la divinità, è concepita da Lunardi come un geniale direttore d’orchestra  che dona all’Uomo i suoi occhi per farlo camminare su una strada luminosa, le orecchie per ubriacarlo con dolci melodie, i piedi per farlo camminare nella compassione e il cuore per fargli diffondere amore.

Sia Inferno che Purgatorio in Lunardi hanno delle affinità con i celebri gironi danteschi. Centrale rimane, comunque, il cruciale tema della globalizzazione quale oscura sovrana, che ha costretto l’Uomo ad abusare della tecnologia per il soddisfacimento delle sue ingordigie più sfrenate. Globalizzazione dalla quale, però, secondo il poeta sassoferratese, l’Uomo se ne libererà rituffandosi nel brodo mistico dell’Alba Tempi, dal quale ricomincerà una nuova vita nel segno della purezza e della beatitudine spirituale.

Per concludere va rivelato che il Paradiso lunardiano è abitato da angeliche creature dal brumoso anelito luminoso, dalle rosee e marmoree membra simili a quelle della dea Afrodite. Accanto a queste creature c’è spazio anche per la Donna, qui rappresentata attraverso un intimo ricordo che ce la mostra come una creatura dalla dorata capigliatura, dallo spirito garbato. Una donna, quella liricizzata dal poeta sassoferratese, intesa come un angelo che riscalda l’uomo, quale creatura sessualmente libera e vera regina che tira i fili dell’Universo.

STEFANO BARDI

 

(*) Una prima versione di questo articolo, col titolo “Cultura. Sassoferrato, città d’arte e di poesia. Omaggio a Raul Lunardi, 1905-2004”, è apparsa sulla rivista “Lo Specchio Magazine” in data 27/11/2018 (disponibile a questo link). L’articolo viene riproposto con sensibili modifiche rispetto alla precedente pubblicazione, con l’assenso dichiarato da parte del relativo autore.

 

L’autore del presente testo acconsente alla pubblicazione su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro. E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. Il curatore del blog è sollevato da qualsiasi pretesa o problematica possa nascere a seguito di riproduzioni e diffusioni non autorizzate, ricadendo sull’autore dello stesso ciascun tipo di responsabilità.

 

 

Sabato 24 marzo a Fabriano incontro con il poeta Antonio Cerquarelli

La poesia sul mare con Cerquarelli

Articolo di SANDRO TIBERI

Sabato 24 marzo alle ore 18, presso l’Oratorio del Gonfalone di Fabriano, il poeta sassoferratese Antonio Cerquarelli, accoglierà i presenti in un incontro di emozioni incentrato sull’ascolto, sulla riflessione, sulla bellezza che il mare poeticamente dona. Nell’ambito della mostra fotografica “Mare nostro” di Roberto Breccia, che avrà termine domenica 25 marzo, ascolteremo con una appassionata interpretazione di Antonio,  la voce del mare i suoi fremiti, i suoi lamenti, espressi in tutte le quattro stagioni. Possiamo dire che nel corso dei secoli poeti, scrittori, artisti, ognuno a modo proprio hanno inneggiato, si sono ispirati al fascino, al mistero dell’immensità del mare. Anche il celebre poeta marchigiano Giacomo Leopardi nella poesia “Infinito” scrisse: “Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare”.  Nella mitologia, nei poemi Omerici e nell’Illiade di Virgilio si parla molto del mare, di Ulisse, di Poseidone dio del mare. Nei racconti biblici il mare è stato grande protagonista ed interprete dei sogni e dei bisogni dell’uomo. Nella Genesi la Bibbia ci racconta che il Signore il secondo giorno creò il cielo e il mare. Nell’antico testamento Mosè stendendo il suo bastone, separò le acque del mar Rosso per permettere al suo popolo di mettersi in salvo. Nel tempo in cui viviamo non possiamo dimenticare il dramma dei profughi e dei naufraghi che, nel cercare di raggiungere le nostre coste, hanno perso la vita nel Mediterraneo. Cerquarelli ha voluto essere presente all’interno della mostra “Mare nostro” portando la sua testimonianza sul mistero, la bellezza, l’immensità del mare che è fonte di ispirazione, di serenità per il suo animo. Vi invitiamo a partecipare per trascorrere un pomeriggio da sogno.

SANDRO TIBERI

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Il poeta Antonio Cerquarelli nel suo discorso di membro di Giuria del 1° Premio Nazionale “Novella Torregiani” la cui premiazione si è svolta a Porto Recanati a Maggio 2017.

 

Chi è Antonio Cerquarelli?

Antonio Cerquarelli (Sassoferrato, 1944) per la poesia ha pubblicato Poesie, Prefazione di Jacques Dereidt e Mario Gabrielli, Illustrazioni di Salvatore Cavallo, Lalli, Poggibonsi, 1979, Rhapsodie a duex,  Prefazione di Eugenio Mattiato, Illustrazioni di Salvatore Cavallo e Fabio Lupini, Thalia, Liegi, 1982, Myricae, Prefazione di Antonio Coppola, Illustrazioni di Salvatore Cavallo, Lo Faro, Roma, 1984, Il canto del mare, Prefazione di Giuseppe De Gregorio, Illustrazioni di Salvatore Cavallo e Fabio Lupini, Sped.im, Roma, 1986, Tre stelle e una chitarra, Prefazione di Franco Musarra e Postfazione di Maria Burzacca-Bazzoli, Illustrazioni di Floriana Cerquarelli e Fabio Lupini, Istituto Internazionale di Studi Piceni, Sassoferrato,1998, Sottovoce, Prefazione di Vitaliano Ragni e presentazione di Stefano Trojani, Illustrazioni Fabio Lupini, Il Sanguerone, Sassoferrato, 2006, Un fremito di Verdeluna, Prefazione di Fabio Maria Serpilli, presentazione di Stefano Trojani e postfazione di Donatella Galli, Il Sanguerone, Sassoferrato, 2013. Alcune sue liriche sono state tradotte in lingua francese dal poeta Remo Tito Pozzetti, altre musicate da David Gluckman. Pluriaccademico, ha ottenuto vari primi premi, in Italia, Belgio, Svizzera, Germania, Svezia, ecc. Insignito dell’Ambrogino del Comune di Milano nel 1979, gli sono stati attribuiti dall’Accademia Internazionale di Boretto (RE), l’Oscar Europeo e l’Oscar Mondiale per la Poesia, rispettivamente negli anni 1979 e 1981.

(Profilo tratto da AA.VV., Convivio in versi. Mappatura democratica della poesia marchigiana, a cura di Lorenzo Spurio, PoetiKanten, Sesto Fiorentino, vol. 1, p. 172).

A Fabriano un incontro per ricordare lo scrittore generazionale Pier Vittorio Tondelli

A Fabriano un incontro per ricordare lo scrittore emiliano a 25 anni dalla morte

Sabato 14 ottobre alle ore 17 presso la Sala “D. Pilati” della Biblioteca Multimediale “R. Sassi” di Fabriano si terrà una conferenza a cura dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi tesa a ricordare lo scrittore generazionale emiliano Pier Vittorio Tondelli a venticinque anni dalla sua morte. Aprirà l’evento lo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio (Presidente della Ass. Euterpe) con un saluto d’apertura e un breve intervento introduttivo.

Pier_Vittorio_TondelliPier Vittorio Tondelli (Correggio, 1955 – Reggio Emilia, 1991) personaggio controverso e dibattuto della scena culturale degli anni ‘70/’80: ritenuto maledetto e degenerato, per le tematiche che presentavano i caratteri di un morbo endemico, dunque pericoloso, è stato riscoperto e riletto solo recentemente, a distanza dalla sua morte, permettendo un congruo inserimento nella scena sociale del periodo in cui visse di cui si contraddistinse per eccentricità e grande fame di vita. Il suo primo libro, “Altri Libertini” (1980), ben presto un must del momento tra i giovanissimi, venne accolto con fastidio e riprovazione dall’opinione pubblica d’impostazione conservatrice, difatti la pubblicazione venne di fatto sequestrata perché contenente materiale osceno. Tra le sue altre opere i romanzi “Pao-Pao” (1982), “Rimini” (1985), “Biglietti agli amici” (1987), “Camere separate” (1989) e le raccolta di saggi “L’abbandono” (1981) e “Un weekend postmoderno” (1990).

Lo scrittore e studioso Enos Rota, che fu amico dello stesso Tondelli, ne parlerà al pubblico tracciando la complessità della sua figura umana e letteraria fornendo un puntuale inserimento nel contesto sociale in cui visse. Rota tratteggerà la storia dello scrittore di Correggio passando dal successo letterario, al suo rapporto con i lettori e la sua scrittura emotiva, calda e avvolgente, finanche le controversie, le critiche suscitate. Lo studioso parlerà di questo e altro proponendo un percorso ravvicinato e amicale nella storia difficile e così breve di Tondelli fornendo anche alcune tracce di lettura contenute nel volume di cui è autore, “Biglietti a un amico” (Edizioni Magellano, 2017) dedicato all’amico scomparso.

Stefano Bardi, collaboratore della rivista di letteratura online “Euterpe” con saggi e critiche letterarie, interverrà ponendo un approfondimento in merito all’attività editorialista di Tondelli e in particolare sulla curatela in tre volumi da lui prodotta del noto progetto under 25 “Giovani Blues-Belli & Perversi-Papergang” con il quale si proponeva la valorizzazione di giovani esordienti. Lo stesso Bardi poco tempo fa ha dedicato allo scrittore di Correggio un approfondimento sull’attività letteraria di Tondelli dal titolo “Omosessualità e transessualità. L’amore è sempre amore: Pier Vittorio Tondelli” pubblicato sul numero 18 della rivista “Euterpe” (Gennaio 2016).

Durante l’intero evento verranno proiettate immagini inerenti a Pier Vittorio Tondelli: la sua vita, le amicizie, le sue frequentazioni, tanto letterarie che non, da averne permesso la costruzione di una sorta di mito generazionale, in parte impolverato e che è doveroso ricordare adeguatamente, avendo dettato pagine importanti della letteratura italiana contemporanea.

 

Info:

www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.com

Tel. 327 5914963

 

Biblioteca Multimediale R. Sassi

info@bibliotecafabriano.it

Tel. 0732 709390

 

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“Scritti marchigiani” di Lorenzo Spurio alla Biblioteca “R. Sassi” di Fabriano sabato 20 maggio

Dopo gli appuntamenti svoltisi a Pesaro (Alexander Musueum Palace Hotel, il 28 aprile u.s.) e Marzocca di Senigallia (Biblioteca Comunale “Luca Orciari”, il 7 maggio u.s.) il poeta e critico letterario jesino Lorenzo Spurio presenterà il suo nuovo lavoro, “Scritti marchigiani. Istantanee e diapositive letterarie” (Le Mezzelane, 2017) presso  la Sala “D. Pilati” della Biblioteca Multimediale “Romualdo Sassi” di Fabriano (AN). L’appuntamento si terrà sabato 20 maggio alle ore 16:45, organizzato dalla Biblioteca in collaborazione con la Associazione Culturale Euterpe di Jesi e la casa editrice Le Mezzelane di Santa Maria Nuova.

Spurio presenterà al pubblico questa nuova composita opera nella quale ha raccolto il frutto di anni di scritture critiche, tra saggi, recensioni e note di lettura ad opere di poeti e scrittori marchigiani, sia morti che tutt’ora viventi. Il compendio è arricchito da una nota critica di Guido Garufi e da un apparato fotografico costituito da trentadue scatti che lo stesso Spurio ha eseguito nel corso degli anni in suggestive località della Regione.

L’autore terrà un discorso ricordando il critico letterario ed editore anconetano Carlo Antognini (1937-1977) a quaranta anni dalla sua morte, sottolineando l’importanza della sua figura e della sua intensa attività negli studi relativi alla poesia marchigiana.

A completamento della serata si terrà un recital poetico nel quale interverranno i poeti Antonio Cerquarelli (Sassoferrato), Cristiano Dellabella (Cupramontana), Nadia Enrica Maria Ghidetti (Fabriano), Assunta De Maglie (Cingoli), Alessandro Pietropaoli (Sassoferrato), Flavia Buldrini (Esanatoglia), Teseo Tesei (Fabriano), Michela Tombi (Pesaro), Franco Patonico (Senigallia), Patrizia Pierandrei (Jesi), Piero Talevi (Novilara), Giovanni Foresta (Esanatoglia),  Alessandro Moscè (Fabriano), Stefano Sorcinelli (Fano), Vincenzo Prediletto (Senigallia). La professoressa Luciana Corvi leggerà alcuni inediti della zia, la poetessa fabrianese Anna Malfaiera.

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I poeti marchigiani a Fabriano il 24 settembre prossimo

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La corposa antologia di poeti marchigiani curata dallo critico letterario Lorenzo Spurio “Convivio in versi” oggetto d’interesse di una serie di eventi culturali ed appuntamenti tematici che si sono svolti nei mesi scorsi in tutta la Regione, verrà presentata al pubblico il prossimo 24 settembre a Fabriano (AN) presso l’Oratorio del Gonfalone. 

La serata si aprirà con il saluto di benvenuto di Sandro Tiberi (Responsabile Oratorio Gonfalone) al quale seguirà la relazione di presentazione della antologia da parte dell’ideatore e curatore Lorenzo Spurio. Interverranno per parlare dell’opera e della poesia nella nostra Regione anche Antonio Cerquarelli (poeta) e Stefano Bardi (collaboratore della rivista di letteratura “Euterpe”).

L’evento è organizzato dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi con il Patrocinio Morale del Comune di Fabriano. 

Nella seconda parte dell’evento alcuni poeti invitati dallo stesso curatore interverranno con la lettura di loro poesie inedite arricchendo la serata poetica.

Antonio Cerquarelli, Luciano Innocenzi, Elvio Angeletti, Franco Patonico, Nadia Enrica Maria Ghidetti, Assunta De Maglie, Ilaria Romiti, Michela Tombi, Giovanna Giacomoni, Francesca Innocenzi, Alessandro Pietropaoli, Gianni Palazzesi, Giovanni Foresta, Oscar Sartarelli.

La prof.ssa Luciana Corvi leggerà alcune poesie della zia Anna Malfaiera.

Info: ass.culturale.euterpe@gmail.com 

“L’età bianca” di Alessandro Moscè, recensione di Sandro Terzili

ALESSANDRO MOSCE: L’ETA’ BIANCA E’ UN EDEN PERDUTO
RECENSIONE DI SANDRO TERZILI 

ETA'Alessandro Moscè è uno scrittore che nel panorama di oggi, dove imperversano il giallo, il noir e il fantasy, si distingue nettamente. I suoi romanzi raccontano l’amore e la morte, dunque qualcosa di originale e soprattutto di inattuale. Non c’è nulla di più stupefacente di questi due poli all’apparenza opposti e inconciliabili. L’età bianca (Avagliano 2016) si alimenta nell’oscillazione tra la morte scampata e l’amore atteso. Ma lo scrittore nativo di Ancona e che vive e Fabriano, fa di più, perché ad un certo punto la morte e l’amore si danno la mano siglando una specie di accordo simbolico. Elena, la ragazza diventata donna, fa sorgere il dubbio che sia proprio la morte a visitare lo scrittore, nascosta dietro una normale signora dalle fattezze dolci, aggraziate, sposata e con due figli. Dicevamo della morte: torna spesso, specie nella parte iniziale del romanzo, nelle figure dei nonni, degli zii, dell’omino della casa di riposo e nel calciatore della Lazio che Alessandro Moscè immortala spesso: Giorgio Chinaglia, il numero nove della Lazio del primo scudetto, quello del 1974, passato alla storia per essere stato vinto da una banda di pazzi scatenati. L’età bianca è l’età dell’adolescenza, pura, incontaminata, che non ammette compromessi. Moscè vorrebbe riviverla con Elena, il suo amore mancato da diciottenne. Elena è una presenza seducente, un po’ misteriosa, alla quale l’autore, in chiave autobiografica, racconta se stesso confidandosi fino in fondo, specie sulla guarigione altamente improbabile, da un sarcoma di Ewing avvenuta nel 1983 (Moscè è stato in effetti un caso clinico dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di cui si parlò anche nei convegni medici). Con Elena immagina di trascorrere le vacanze al mare di Senigallia dove incontra il grande poeta Mario Luzi, di recarsi ad Assisi per una visita alla basilica, fino a che l’amore si compie realmente in un albergo umbro e l’età bianca pone il sigillo sulla maturità dei due complici. Ma è un’età che non può durare, fuggevole come la giovinezza leopardiana, come tutto ciò che sigla una felicità improvvisa, un eden perduto. La morte e l’amore sono un nutrimento terrestre,

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Alessandro Moscè

un mezzo con cui raccontare la vita di tutti i giorni nella provincia malinconica e noiosa. Tutte le province si assomigliano, ma Moscè le disegna alle cinque del mattino incontrando i clochard e le bariste, di notte, in sogno, oppure andando ad una manifestazione di operai che scioperano perché una grande azienda metalmeccanica è stata venduta e i dipendenti mandati in cassa integrazione. L’evocazione di Alessandro Moscè scaturisce sempre da una memoria privata, personale, ma che si fa corale, come quando descrive la suora delle elementari che insegnava la preghiera ai bambini. L’amore è l’amore di tutti, come il timore della morte e l’immaginazione dubbiosa di un aldilà dantesco all’interno della vasta umanità di sempre. Basterebbe una frase del libro per sintetizzare il romanzo nella sua completezza: “Vorrebbe tornare al Dio di suor Melania che non era identificato in un giudizio universale che abbaglia di splendore. Non era un Dio onnipotente, ma umile, laborioso nel suo fare. L’infinità bontà di Dio si avverte nel bisogno, dove la ragione è una garanzia e non un’esortazione”. Insomma, un Dio come un uomo qualunque, che guarda e che spingerebbe chiunque al buon senso. Chissà se l’età bianca tornerà ancora, se l’età adulta e la vecchiaia permetteranno questo svincolo nella beata spensieratezza, come quando si guarda una partita di calcio in televisione e un centravanti dalle spalle possenti segna un goal che rimane impresso a lungo.

Sandro Terzili

“La passiflora non è una passeggiata en plein air” di Rita Vitali Rosati; recensione di Lorenzo Spurio

La passiflora non è

una passeggiata en plein air

di Rita Vitali Rosati

 

Recensione di Lorenzo Spurio

  

Difficile o azzardato poter addurre un commento critico su un’opera complessa ed eterogenea come quella di Rita Vitali Rosati che col volume La passiflora non è una passeggiata en plein air (2014) non solo ci consegna un percorso visivo interessante attraverso un catalogo fotografico monografico, ma anche un saggio vivido e speziato di una selezionatissima poetica del secondo Novecento. Le poesie di alcuni grandi della scena poetica del nostro periodo tra i quali cito Eugenio De Signoribus, Guido Garufi e Franco Loi, e dunque i loro versi, si legano in maniera inscindibile con gli apporti visivo-iconici propostici dall’organizzatrice di questa singolare mostra. I versi costruiscono corrispondenze e richiamano riflessi di luci, ambienti e particolari consacrati all’eternità dallo scatto fotografico della Nostra.

La-Passiflora-non-è-una-passeggiata-en-plein-airCome osserva Paolo Nardon nella nota di prefazione che apre il testo, la passiflora è “un fiore, ma anche gustoso frutto della passione”, e credo che risieda proprio qui, in questa scarna ma evocatrice definizione, il significato concettuale, il nerbo ispiratore e costruttivo poi dell’intera opera antologica che sfogliamo con vivo piacere e un’irrefrenabile ricerca di una maggiore comprensione.

Ogni artista, si sa, sia esso un poeta, un pittore figurativo o astrattista o un fotografo, con la sua attività propone un suo particolare e personale cammino di ricerca, di espressione volto poi spesso a una plurale condivisione, inteso cioè come un manufatto culturale che ha un suo significato se effettivamente viene privato di tutti quei retroterra più marcatamente concettosi e psicologici per esser proposto a una fruizione collettiva. Ricercare quindi i motivi, gli elementi ispirativi, i modelli, le cause e le volontà che stanno alla base di un determinato processo culturale è sempre qualcosa di difficoltoso e tale problematicità si acuisce ancor più nel momento in cui ci mettiamo nella condizione di osservare, contemplare e criticare senza avere nozioni chiare e puntuali sul creatore stesso di quel prodotto artistico.

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L’autrice, Rita Vitali Rosati

Rita Vitali Rosati (Milano, 1949) ha esposto i suoi lavori in spazi istituzionali e gallerie private in tutta Italia e all’estero. Le sue opere sono presenti, tra l’altro, presso il Museo Bargellini di Pieve di Cento (Bologna) e il Museo Durini di Bolognano (PE).

Le fotografie di Rita Vitali Rosati propongono uno scambio dialogico tra natura umana e natura vegetale in ambienti e circostanze apparentemente anomale e di difficile considerazione, realizzando non tanto una celebrazione panteistica ossia di scambio reversibile tra uomo e natura, ma piuttosto un serrato dibattito tra di essi. Ce ne rendiamo conto, da subito, nella foto d’apertura dove una panchina in ferro ormai completamente arrugginita fa come da terrapieno rialzato a un’ipotetica base di terra nella quale spuntano papaveri per lo più rosa e alcune rose di Geriko. C’è da intendersi subito però: la natura vegetale e floreale della Vitali Rosati non è impressionata dallo scatto fotografico nel momento della sua timida crescita o dello sboccio, né tanto meno nel suo momento più palesemente florido caratterizzato dalla lucidità delle tinte e dalla rigogliosità dell’apparato vegetale (stelo, foglie), ma al contrario in una fase di deterioramento prossima all’appassimento e alla marcescenza. La Nostra coglie con particolare attenzione il processo di invecchiamento dell’elemento naturale fotografando l’avanzata del tempo che tutto deteriora e consuma, proprio come la panchina di ferro, intuiamo un tempo bella e lucente e ora quasi completamente scolorita e fagocitata dall’ossido.

imagesLe mani dell’uomo che intravediamo in alcuni scatti sono anch’esse al passo con il senso di trascuratezza ed abbandono: mani sporche, rugose, non del tutto curate, con piccole escoriazioni o al contrario sono occultate da bende e garze dalle quali si evidenziano macchie di sangue e si intuiscono lesioni più o meno gravi. Sono, in tutti i casi, assieme ai fiori le vere protagoniste di queste foto ed è proprio lì, infatti, che la Nostra sembra voler accentrare l’interesse e sottolinearne l’importanza. A dare un sostegno alla flora morente, indebolita e ormai incapace di assumere la forma canonicamente presente in esemplari vivi e vegeti, è il curioso ricorso della nostra artista-fotografa-istallatrice a strisce di carta adesiva bianca stretti attorno a gambi di tali fiori che hanno esalato ormai gli ultimi respiri. Il verso iniziale della poesia del fabrianese Alessandro Moscè ben sottolinea tutto ciò: “La mano tende ad un infinito presente”.

Questo catalogo, allora, come è stato già osservato più volte, è caricato polisemanticamente di molteplici significati: dal rapporto uomo-natura che, di riflesso, porta con sé quello ancora più complicato cultura-natura, all’ossessione temporale che si realizza con la presa di coscienza che il carpe diem è una momentanea illusione di appropriazione degli istanti che, nel momento della fugacità del tempo, conduce l’uomo a una considerazione mesta e a un bilancio esistenziale dal quale sembra fuoriuscirne sconfitto, sino all’analogia religiosa che ripercorre il calvario della Passione di Cristo, debole, affaticato, sporco e insanguinato proprio come le tante mani che si susseguono pagina dopo pagina. Emblematica a questo punto la foto della ragazza con corpetto ed intimo bianco con capo reclinato verso sinistra, quasi compunto e addolorato in una sorta di sonno della ragione, trafitta dall’interno da una serie di lunghi chiodi che ne tracciano il sacrificio silenzioso dell’umanità.

La lirica della sambenedettese Enrica Loggi dal titolo “La fanciulla dorme” è parte inscindibile di questo dittico parola-immagine nella quale la Vitali Rosati permette all’osservatore cauto di cogliere un velo di casta seduzione nella ragazza che, ad occhi chiusi e contornata da fiori secchi e stecchiti a bagno in una vasca, riesce quasi a trasfondere il profumo netto di quei fiori di campo. Donne sulle quali la nostra non credo voglia porre tanto l’attenzione sull’effimera eventuale bellezza del corpo e dei suoi attributi, piuttosto carpirne il legame con la natura floreale marcescente, prossima al trapasso. Per questa ragione la Nostra non direziona lo sguardo delle stesse donne verso qualcosa (esse hanno sempre gli occhi chiusi o la riproduzione dello scatto è tagliata direttamente a metà naso per eludere proprio la fascia visiva) concentrando l’attenzione riguardosa verso l’elemento vegetale, a questi bouquet sfioriti, sporchi, dimenticati, esteticamente fastidiosi e poco ornamentali ossia ciò che l’anconetano Scarabicchi esprime con il “mistero d’umano che declina”.

Un’opera complessa e multiforme questa della Vitali Rosati che utilizza linguaggi multipli e codici che vanno identificati ed approfonditi con circospezione rintracciando il giusto legame tra parola e immagine e solo in seguito tra parola e concetto. È la sfera tematica del tempo ad esser presa ad indagine secondo un approccio visivo-espressivo palesemente riuscito e catturante, che permette al termine di questo percorso tra fiori-non fiori di percepire con più coscienza ciò che Scarabicchi definisce il “tempo che non vedi dentro gli anni” a dominare nella nostra esistenza.

Ci sono fiori dappertutto/ l’ho appena scoperto ascoltando/ fiori per l’udito” esordisce la poetessa peruviana Blanca Varela.

Basterà, allora, risultare capaci di avvertirne la presenza e saperli ascoltare.

 

Lorenzo Spurio

 

Jesi, 03-05-2015

“Pensieri di una mente pigra” di Maria Francesca Consiglio

Pensieri di una mente pigra: Diario di bordo di un’anima inquieta 

di Maria  Francesca Consiglio

Editore:CreateSpace Independent Publishing Platform (2014)

ISBN:978-1505401110

downloadSinossi: “Sigaretta in bocca, un bel film alla TV, il giorno che si consuma velocemente per sfornarne un altro uguale al precedente; solito copione prematuramente ingiallito. Cosa succede però quando ogni emozione repressa esplode senza preavviso cambiando la sceneggiatura? Standing ovation d’istinti, desideri e passioni tamburellata su cuore e mente. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato! Rabbia, abbandono, amore, paura; questi i quattro ingredienti principali che, mescolati in dosi casuali, danno vita a Pensieri di una Mente Pigra. Un vero diario di bordo, senza segreti o restrizioni, nel quale l’autrice affronta, attraverso pensieri ed immagini, diverse tematiche; panico, disagio sociale, crisi d’abbandono, sfumature di alcuni disturbi di personalità, rifiuto della crescita, l’amore in ogni sua fase.”

L’autrice: Maria Francesca Consiglio

Ribelle ed insofferente per natura si riavvicina alla scrittura nel 2012 usandola come terapia d’urto contro il silenzio e l’ovvietà di una dimensione troppo vacua. Alcune delle sue poesie ( e aforismi) vengono inserite al’interno di raccolte ed antologie. “Pensieri di una mente pigra” è il suo primo libro; oltre a tutti i contenuti ne cura impaginazione, fotografia e grafica.