Schegge di femminismo in poesia: Eleonora Della Genga

Articolo di Stefano Bardi

Genga è un piccolo comune nell’entroterra anconetano di circa 1.700 abitanti che nell’XI secolo, all’interno del proprio castello, vide l’insediamento della famiglia nobiliare denominata Conti della Genga dalla quale nacque la poetessa Eleonora (o Leonora) della Genga. Poetessa della quale si conosce poco, tra cui la sua nascita a Fabriano (AN) nel 1360. Non si hanno, invece, dati certi in merito sulla sua dipartita tranne che morì giovane. Della sua produzione poetica ci sono stati tramandati solo pochi versi che vennero raccolti da Giovanni Mario Crescimbeni, Luisa Bergalli Gozzi e Guido Marcoaldi[1].    

Un primo sonetto in volgare è “Tacete, o maschj, a dir, che la Natura” che può essere considerato forse come uno dei primi componimenti poetici femministi della Storia in quanto la poetessa fabrianese ci mostra la donna come un individuo pari in tutto all’uomo, tanto nelle dinamiche delle relazioni sessuali, quanto nella politica, nell’amministrazione e nella guerra d’armi. In particolar modo pone l’attenzione sul riconoscimento del diritto della donna di vivere, gioire, soffrire e piangere come meglio credere senza dover chiedere il permesso a nessuno perché creata a perfetta somiglianza della Madonna[2].

Un secondo sonetto in volgare è “Dal suo infinito Amor sospinto Dio” che oggi possiamo credere che per quei tempi fosse abbastanza scandaloso, poiché ad occuparsi della storia religiosa era una donna, dando una sua illustrazione della vita dopo la dipartita corporale[3]. Un terzo e ultimo sonetto in volgare è “Coprite, o muse, di color funebre” dedicato all’amica poetessa fabrianese Ortensia di Guglielmo, scritto sotto forma di elogio funebre. Quest’ultima è poetizzata da Leonora della Genga    quale nobile spirito capace di diffondere compassionevoli parole nel mondo, come le sacre parole divulgate dalla Madonna

STEFANO BARDI


[1] GIOVANNI MARIO CRESCIMBENI, L’istoria della volgar poesia, Venezia, L. Basegio, 1731; LUISA BERGALLI GOZZI, Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo, Venezia, Antonio Mora, 1726; GIULIO MARCOALDI, Sonetti di tre poetesse fabrianesi del secolo 14, Cortona, Tipografie Riunite, 1914. 

[2] ELEONORA DELLA GENGA, Tacete, o maschj, a dir, che la Natura, “[…] In ogni cosa il valor vostro cade, / Uomini, appresso loro. Uomo non fora / mai per torne di man pregio, o corona.”, da: https://blog.libero.it/bibliofiloarcano/12249327.html

[3] ELEONORA DELLA GENGA, Dal suo infinito Amor sospinto Dio, “[…] Ma per dar la natia sua forma a l’huomo / sparse il suo sangue sù la Croce Dio, / perche fosse color da pinger l’huomo. / O mirabile Amor del nostro Dio, / che per poter morir, già si fece l’huomo, / accioche l’huom si trasformasse in Dio.”, da: https://blog.libero.it/bibliofiloarcano/12249327.html.  

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