“Ingólf Arnarson” di Emanuele Marcuccio. Commento di lettura di Giorgia Catalano

Ingólf Arnarson – Dramma epico in versi liberi. Un Prologo e cinque atti

di Emanuele Marcuccio – Le Mezzelane Editore, 2017

Recensione di Giorgia Catalano

Islanda. Terra da noi distante, incuriosisce il nostro autore, lo appassiona per i gradevoli scenari che offre Madre Natura. E la mente vaga, viaggia lontano fino ad immaginare una storia – con i suoi intrecci e con i suoi risvolti – anche lei, distante nel tempo.

ingolfur-arnarson-arturas-slapsys.jpgDopo molti anni di lavoro, attento studio, meticolosa ricerca e di cura per i dettagli, Emanuele Marcuccio porta a compimento un sogno: la pubblicazione di un’opera d’arte – non a caso la definisco in questo modo – da lui fortemente voluta.

Ogni scena descritta è un richiamo visivo che accompagna il lettore ad immaginare un palcoscenico su cui i protagonisti dell’opera si alternano con i propri sentimenti, paure, insicurezze; sempre, però, con la forza descrittiva, impressa dal nostro autore.

Ogni personaggio, infatti, è caratterizzato da un determinante e forte senso di identità, da un carattere ben preciso che contribuisce a creare, intorno al lettore, l’atmosfera giusta che gli consente, idealmente, di vivere, in prima persona, questa storia.

Il linguaggio, legato alla poesia – questa è la natura dell’autore, noto poeta e critico letterario – spazia tra diversi registri, mantenendo grande fluidità di espressione; questo dà ampio respiro alla lettura ed interpretazione del contenuto e permette a chi decide di intraprendere questo meraviglioso viaggio, attraverso gli scenari di un lontano paesaggio elaborato e descritto con dovizia di particolari, di calarsi in una dimensione fuori dal nostro ordinario, capace di emozionare.

GIORGIA CATALANO

Torino, 9 settembre 2017

“Aquiloni distratti” di Giorgia Catalano e Giorgio Milanese, postfazione di E. Marcuccio

Aquiloni distratti di Giorgia Catalano e Giorgio Milanese, Sillabe di Sale, 2015

Postfazione di Emanuele Marcuccio

AQUILONI-DISTRATTI-350x525Giorgia Catalano, dopo la felice pubblicazione nel 2012 di Un Passaggio Verso le Emozioni, silloge poetica e opera prima, si riaffaccia alla poesia con Aquiloni distratti, un’opera da lei ideata; un libro che raccoglie al suo interno due sillogi di venti poesie ciascuna, scritte dai due conduttori poeti (la stessa Catalano e Giorgio Milanese) della trasmissione radiofonica di promozione culturale, “L’Isola che non c’è”, in onda ogni giovedì sera dai microfoni della piemontese Radio Italia Uno e, grazie al collegamento web in streaming, ascoltabile in tutto il mondo.

Dopo una prefazione alle due sillogi, a firma della nota poetessa e critico letterario Ninnj Di Stefano Busà, l’opera si apre con la prima, Se potessi…, dove la Catalano conferma ancor più e in maniera più matura, quanto ho avuto modo di scrivere nella prefazione a Un Passaggio Verso le Emozioni; continua il poetare denso, fluido, che si prodiga in apocopi ed elisioni, ricco di musicalità al punto che, già due poesie di Se potessi… sono divenute canzoni[1]. Non mancano anche qui raffinate figure retoriche, come l’accusativo alla greca in “Candido manto” (“Candida/ manti erbosi/ ricopre.”) o come le funamboliche sinestesie uditivo-gustativo-olfattivo-visive in “Pausa del cuore”: “[E]ccentrico gusto/ chiassoso/ […] quasi rumore scadente.// […] sorseggiavo/ via vai di motori.// […] un fruttato episodio d’amore”. O (volendone citare una già presente nella prima silloge), come in “Ali d’un falco”, dove la poetessa all’incipit utilizza la raffinata figura del chiasmo (“Plasmata da mano divina/ nella creta affondata”) e alla terza strofa spezza il verso in un magnifico enjambement (“[B]uoi, stambecchi e libere/ ali d’un falco”).

Ma il vertice emozionale e, credo, letterario, è raggiunto da “Se potessi…”, la lirica eponima della silloge, in cui la Nostra esprime il suo immenso amore di madre per i figli (suoi “adorati diamanti”); in un tripudio di versi semplici ma emozionati e commossi ripete il sintagma “Se potessi…” quasi ad ogni incipit delle sette strofe in cui si articola la lirica: “Se potessi…/ alienerei me stessa/ annullerei i miei sogni/ per farne vela d’un battello/ e condurvi là/ dove riposa il sogno/ dove il brutto è solo un ricordo.

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Giorgia Catalano e Giorgio Milanese, autori del libro Aquiloni distratti

Continuiamo con il secondo “aquilone distratto”, il poeta Giorgio Milanese che, diversamente dalla Catalano, ha al suo attivo due sillogi poetiche. Di quasi una generazione più grande della collega, con un eloquio poetico più semplice ma non per questo meno degno di attenzione. Milanese privilegia poche ed essenziali figure retoriche; una poesia dal tono quasi colloquiale ma ricco di immagini scolpite che catturano l’attenzione del lettore e ricche di musicalità.

All’ombra delle stelle si apre con la commossa “Papà”, dove lo sguardo rivolto all’amato padre diventa occasione di riflessione sullo scambio generazionale (“Oggi son uomo/ con pregi e difetti./ […] Ora/ vado solo./ La ruota della vita/ gira ancora”); significativa è la successiva “Il verme e l’uomo”, in cui il poeta, con un ideale rimprovero rivolto all’uomo da un “verme”, lo paragona a quest’ultimo quando si piega e striscia di fronte ad un potente: «“Eppure tu, dinanzi/ ad un potente,/ spesso ti pieghi,/ strisci e ingoi fango/ e fai di tutto/ per farmi concorrenza”»). Procedendo nella lettura, a un certo punto ci imbattiamo in “Extracomunitario”, poesia civile che denuncia la deriva razzista e xenofoba, purtroppo, serpeggiante nella società odierna; degni di nota sono i correlativi oggettivi alla terza strofa (“Sono preda della nebbia/ e non sciolgo la pioggia/ dai miei occhi spaventati,/ lascio arido il terreno/ del mio corpo/ e non provo più/ a concimare i fiori/ della mente.”), dove Milanese opera un’ardita similitudine tra il “terreno” e il “corpo”, anch’esso bisognoso della “pioggia” e del “concime”.

Infine, puro idillio rustico è “Un temporale in montagna”; il poeta ci narra i gesti, quasi un rituale, all’arrivo di un temporale: “S’illumina il focolare,/ s’approntano le sedie,/ il fuoco scoppietta allegro/ e tutti ci unisce/ ad aspettare il tuono./ […] Gocce ora crepitano,/ mentre un lampo ardente/ rischiara la montagna./ Piove!

Come non ricordare in questi versi, quasi la stessa atmosfera temporalesca che si “respira” in “San Martino” del Carducci.

Volate poeti, volate “aquiloni distratti”, spensierati e, simpaticamente “pasticcioni”.

 

Emanuele Marcuccio

Palermo, 26 maggio 2015

[1] Come già è stato evidenziato nel corso dell’ampia nota bio-bibliografica introduttiva alla silloge, “Se potessi…”, musicata dal cantautore Pierino Rinaldi e “Pausa del cuore” dalla cantautrice Renata Bolognesi.

 

Questo testo viene pubblicato su Blog Letteratura e Cultura per gentile concessione dell’autore e dietro sua autorizzazione. 

La II edizione del Concorso “Gli autori dell’anno” bandito da Radio Italia1: il bando

RADIO ITALIA UNO E  L’Associazione Culturale “IL CLUB DEI CENTO APS”

Sezione “Gianna Baltaro” di Torino, Con il Patrocinio della Città di Torino e della Circoscrizione 5

bandiscono la II Edizione del Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “GLI AUTORI DELL’ANNO”

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Questo Concorso letterario nazionale, dedicato alla Poesia e alla Narrativa, è rivolto esclusivamente ad autrici ed autori che, negli ultimi cinque anni (2010-2015), sono stati proclamati tra i primi tre classificati, o hanno conseguito Menzioni e Segnalazioni in eventi letterari nazionali ed internazionali.

Detto Concorso non ha fini di lucro. Si propone di dare risalto e pregio alle migliori opere di autrici ed autori già riconosciuti in altre manifestazioni culturali, per sottolinearne maggiormente il loro valore.

Sono previste n. 4 Sezioni Adulti a carattere nazionale:

POESIA:

CATEGORIA A: Poesia a TEMA LIBERO        (Autrici)

CATEGORIA B:  Poesia a TEMA LIBERO         (Autori)

NARRATIVA:

CATEGORIA C:  Racconto breve a TEMA LIBERO (Autrici)

CATEGORIA D: Racconto breve a TEMA LIBERO (Autori)

REGOLAMENTO

 Art. 1 – La lunghezza dei componimenti lirici à libera. Ogni autore delle categorie A e B potrà partecipare al Concorso con liriche per le quali sia possibile certificare l’avvenuta classificazione in precedenti eventi.

Art. 2 – La lunghezza dei componimenti narrativi è libera. Ogni autore delle categorie C e D potrà partecipare al Concorso con racconti per i quali sia possibile certificare l’avvenuta classificazione in precedenti eventi.

Art. 3 – Possono essere inviati un massimo di n. 3 componimenti per ogni categoria.

Art. 4 –Per ogni poesia o racconto inviati e certificati, è richiesto un contributo di 15 Euro; per n. 3 componimenti è previsto, invece, un contributo di 30 Euro.

Il versamento relativo alle quote d’iscrizione dovrà essere effettuato tramite bonifico bancario intestato a:

    CLUB DEI CENTO APS – corso Laghi 276 – 10051  Avigliana (To)

                            Banca Sella – Agenzia di Alpignano

IBAN IT28 P03268 30040 052565805300

Causale: “Concorso Nazionale ‘Gli Autori Dell’Anno’ – 2° Edizione” e sezione a cui si partecipa.

Art. 5 – Gli elaborati andranno inviati come allegato, in un file unico, senza generalità, al seguente indirizzo di posta elettronica: gliautoridellanno2015@hotmail.com; inviare, inoltre, un allegato contenente le scansioni degli attestati e, nel corpo della mail, indicare:

–        Dati anagrafici dell’autrice/autore

–        Indirizzo

–        Recapito telefonico

–        Indirizzo di posta elettronica

–        Titoli degli elaborati presentati

–        Copia o scansione del bonifico bancario

–        Breve presentazione artistica (max 12 righe)

Art. 6 – Gli elaborati dovranno pervenire entro e non oltre la data del 10 SETTEMBRE 2015 (farà fede la data di invio della mail).

Art. 7 – La Giuria è composta da:

Ninnj Di Stefano Busà (poetessa, scrittrice, critico letterario, saggista e giornalista)

Nazario Pardini      (poeta, critico letterario, docente in letteratura italiana)

Luciano Domenighini  (poeta, critico letterario)

Emanuele Marcuccio   (poeta, aforista, critico letterario)

Mario Barbero                (scrittore, giornalista)

Il giudizio della Giuria è insindacabile ed inappellabile.

Art. 8 – La Premiazione avverrà a Torino in data 15 novembre 2015, presso il Teatro “Principessa Isabella” di via Verolengo n. 212, a partire dalle ore 15.00.

Art. 9 – La partecipazione al Concorso costituisce espressa autorizzazione ad una eventuale pubblicazione e non dà diritto ad alcun compenso per gli autori, in quanto i diritti degli scritti proposti rimangono di loro proprietà.

Art. 10 – Ai vincitori del Concorso, verranno comunicati esito, data e luogo della Premiazione,  durante la quale saranno letti racconti e liriche premiati; l’evento sarà diffuso anche sui social network e sarà creata una pagina Facebook dedicata al Concorso, sulla quale compariranno i nomi dei finalisti e le foto/video della Premiazione.

PREMI

Categoria A, B, C e D

TARGA oppure COPPA + Attestato al 1° classificato

TARGA oppure COPPA + Attestato al 2° classificato

TARGA oppure COPPA + Attestato al 3° classificato

Le liriche ed i racconti dei soli primi classificati di tutte e quattro le categorie saranno letti durante la trasmissione culturale: “L’ISOLA CHE NON C’E'”, condotta da Giorgia Catalano e Giorgio Milanese su RADIO ITALIA UNO sulle frequenze in FM per tutto il Piemonte (per Torino e provincia 101.250 o 103.150) ed in streaming dal sito: www.radioitaliauno.org

Art. 11 – I vincitori che non potranno ritirare personalmente il premio assegnato potranno avvalersi di un delegato o, su richiesta, potranno riceverlo al proprio domicilio facendosi carico delle spese di spedizione – (i premi non richiesti non saranno spediti).

Art. 12   – Gli organizzatori potranno apportare, al presente regolamento, le opportune modifiche per il buon esito della manifestazione.

Art. 13 – I dati personali saranno trattati in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003.

Per ogni altra informazione non contenuta nel presente bando, rivolgersi a:

Giorgio Milanese (Presidente del: “Club Dei Cento APS”):

cell. 340 6815460 – e-mail: milanese_giorgio@yahoo.it

Giorgia Catalano (Fiduciaria sez. “Gianna Baltaro” di Torino):

e-mail: radioitaliaunolisolachenonce@yahoo.it –  acquario26@hotmail.it

Anna Mustico (Responsabile RADIO ITALIA UNO)

Tel. 011 210706 – e-mail: radio_italia1@libero.it

“Pausa del cuore” poesia di Giorgia Catalano con commento di E. Marcuccio

PAUSA DEL CUORE

di Giorgia Catalano

 

9 gennaio 2014

16.50

(al Koelliker)

 

Mi pareva

d’aver tra le labbra

eccentrico gusto

chiassoso

di un aroma diverso,

pungente,

quasi rumore scadente.

 

Pregustavo il profumo

d’alloro

ammiravo il suo scuro

colore.

 

Elegante

afferravo una svista

sorseggiavo

via vai di motori.

 

E lambivano

densi pensieri

un fruttato episodio d’amore

che dolcezza, languore, freschezza

animavano lieti domani.

 

Pausa del cuore.

 

Silenzio.

 

Si fa avanti lʼamore.

 

Commento a cura di Emanuele Marcuccio

Una dolce freschezza spensierata anima “Pausa del cuore” di Giorgia Catalano, sinestesie uditivo-gustativo-olfattivo-visive (“eccentrico gusto/ chiassoso/ […] quasi rumore scadente// sorseggiavo/ via vai di motori// […] un fruttato episodio d’amore”), si avvicendano nel corso delle prime quattro strofe per poi terminare con tre strofe in monoverso: le prime due esitanti e lʼultima piena di speranza per il futuro.

La jazz-song che la cantautrice Renata Bolognesi ha composto sul testo della Catalano, mantiene la stessa atmosfera fresca e spensierata della poesia ispiratrice.

 Emanuele Marcuccio

Palermo, 8 maggio 2015

 

  

“Dipthycha” di Emanuele Marcuccio, recensione di Giorgia Catalano

DIPTHYCHA
di Emanuele Marcuccio e AA.VV.
Pozzuoli (NA), Photocity Edizioni, 2013, pp. 90
ISBN: 978-88-6682-474-9
Poesia/Antologie
 
Recensione a cura di Giorgia Catalano
 

 Dipthycha_original_front_cover_600Non mi è mai successo di recensire un libro che mi vede tra gli autori, ma colgo con interesse questa opportunità meravigliosa: esprimermi guardando l’opera da un’altra angolazione.

Emanuele Marcuccio, poeta, aforista, attento e sensibile critico letterario, ideatore di questa non solita antologia -come egli stesso ama definirla- ha raccolto in questo volume (che, già a guardarne nel dettaglio la copertina, profuma di storia, quindi, di qualcosa di importante ed incisivo) ventuno dittici poetici, per un totale di quarantadue diverse ispirazioni. Accomunate tra loro da uno stesso tema, abbracciano la Poesia nella sua accezione più estesa e più nobile.

Si parla di sentimenti, di stagioni, di sguardi introspettivi rivolti verso la società, la guerra, di eventi a volte anche non piacevoli, penso, ad esempio, al terremoto in Abruzzo (vedi il dittico, composto da “Distacco terreno” di Rosa Cassese e “Per i terremotati d’Abruzzo” di Emanuele Marcuccio) per mezzo di linguaggi diversi e diverse espressioni, attraverso il vissuto interiore -e non soltanto- dei singoli autori.

Riuniti in un’unica stretta di mano, i poeti, tutti, hanno elevato una voce corale, collettiva, rivolgendola a coloro che si nutrono di emozioni e che non potranno non ritrovarsi tra i versi indelebili racchiusi in questo scrigno prezioso.

Il Poeta parla del mondo, di quello fuori e dentro di sé, mettendo a nudo la propria anima senza vergogna, perché -come si evince dalla lettura di Dipthycha, opera unica nel suo genere- esistono sentimenti ed emozioni universali che non conoscono confini, né limiti di sorta.

Dipthycha: voci sussurrate, mai prepotenti.

 

Giorgia Catalano

 

Torino, 28 agosto 2014

Giorgia Catalano su “Per una strada” di Emanuele Marcuccio

PER UNA STRADA
di Emanuele Marcuccio
Ravenna, SBC Edizioni, 2009, pp. 100
ISBN: 978-88-6347-031-4
Poesia
 
Recensione a cura di Giorgia Catalano
 
 
“[…] il colore e la vita/ si adagia, si sospende,/ si abbatte,/ e non ti chiedi nulla,/ e non richiedi il perché,/ e avanti, avanti…”
 
emanuele marcuccio - per una stradaAlcuni versi estrapolati dalla lirica intitolata “Filo”, componimento ancora giovanile del nostro autore, Emanuele Marcuccio, per evidenziare con quali importanti metafore ci stiamo confrontando – oltretutto, rafforzate dalla sillessi di numero che gli permette di adottare verbi riflessivi al singolare con un soggetto plurale “il colore e la vita si adagia (…)”.
Il filo è la nostra vita con i suoi eventi frustranti, o gioiosi, che si attorcigliano tra loro ferendoci, od innalzandoci senza poterne comprendere le più intime ragioni.
Ciò che conta è proseguire il proprio cammino su quella strada che ci vede viandanti, talvolta senza meta, inconsapevoli della nostra destinazione.
È proprio “Per una strada”, per una strada senza fronde -come recita il nostro autore- (e quindi, senza la possibilità di ripararsi, almeno in parte, dalle intemperie) che noi siamo tenuti a camminare per affrontare la vita.
Questo, soltanto uno dei temi trattati da Marcuccio in questa sua prima silloge poetica che ritrae molto bene, attraverso metafore ed immagini nitide rese forti, molto spesso, dall’uso di un linguaggio prevalentemente “classico”, la fragilità umana e quelle paure che accompagnano, seppure in modo diverso, ogni età.
Il rispetto e la passione che il nostro Poeta nutre nei confronti dell’Arte in ogni sua accezione e, soprattutto, della Letteratura e dei Grandi che l’hanno rappresentata, sono bene evidenziati dalle numerose poesie a loro dedicate (penso a Chopin, a Vittorio Alfieri e a diversi altri noti ed intramontabili artisti) che accompagnano Marcuccio nella sua evoluzione.
Sono, per lui, esempi importanti, riferimenti dai quali attingere linfa ed ispirazione.
Emanuele Marcuccio libera i suoi malanimi, le sue angosce giovanili, con pennellate di tristezza dal sapore di inquietudine per un futuro sconosciuto.
È ottimo osservatore della realtà che lo circonda e, come è proprio di un vero poeta dall’acuta sensibilità, respira ogni sfumatura, ogni attimo, ogni piccolo dettaglio di ciò che vive, di ciò che vede (penso, per esempio, alle liriche: “Al mio piccolo pappagallino” e “Il grillo col violino”).
Instancabile nella ricerca di termini sempre appropriati, che bene si fondano tra loro, riesce a creare una musicalità che ricorda i canti antichi.
Forse, in questa raccolta, la Poesia di Marcuccio potrebbe apparire fuori dal tempo, legata a stilemi arcaici, ma, a mio parere, è proprio tra il sapore d’altri tempi che è nascosto il fascino dei suoi scritti, perché sapientemente costruiti, senza inutili orpelli linguistici e mescolanze di stili.
 
 
Giorgia Catalano
 
Torino, 9 settembre 2014

III Premio di Poesia “L’arte in versi” (2014) – il verbale di giuria

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III PREMIO NAZIONALE DI POESIA “L’ARTE IN VERSI” – Ediz. 2014

 

Verbale di Giuria

 

La Giuria del III Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi” presieduta da Marzia Carocci e composta da Lorenzo Spurio (Presidente del Premio), Emanuele Marcuccio, Iuri Lombardi, Luciano Somma, Monica Pasero, Ilaria Celestini, Annamaria Pecoraro, Giorgia Catalano, Martino Ciano, Michela Zanarella e Salvuccio Barravecchia,  dopo attenta lettura di tutte le opere pervenute per la partecipazione al Concorso nelle due sezioni (poesia in lingua italiana e poesia in dialetto), ha stabilito la seguente classifica finale.

 

 

SEZIONE A – POESIA IN LINGUA

VINCITORI
1° Premio ANNA BARZAGHI Corre la vita Seveso (MB)
2° Premio LUISA BOLLERI Guerra Empoli (FI)
3° Premio Ex-Aequo LORENZO POGGI Sentori d’estate Roma
3° Premio Ex-Aequo NUNZIO BUONO Ritorno a Sénanque Rovello Porro (CO)
  
MENZIONI D’ONORE
Menzione d’onore ELEONORA ROSSI Gli occhi non muoiono Ferrara
Menzione d’onore GIANLUCA REGONDI Rumore Bovisio Masciago (MB)
Menzione d’onore LAURA FAUCCI E nuda Sesto Fiorentino (FI)
Menzione d’onore MARIA CARMELA DETTORI Ancora noi Cagliari
Menzione d’onore MARIA CARRABBA Scarpe rosse Termoli (CB)
Menzione d’onore MARIA GRAZIA VAI Sul fianco innevato del cuore Bubbiano (MI)
Menzione d’onore MARIA IMMACOLATA ADAMO Notte di stelle Lamezia Terme (CZ)
Menzione d’onore NICOLA ANDREASSI La mente mia danzava nelle rose Noicottaro (BA)
Menzione d’onore NUNZIO BUONO Piove l’alba Rovello Porro (CO)
Menzione d’onore OLIVIERO ANGELO FUINA E’ il mio nome che ho dato alle parole Oggiono (LC)
Menzione d’onore ROBERTO RAGAZZI I bambini di Bullenhuser Dam Trecenta (RO)
Menzione d’onore ROBERTO RAGAZZI I ricordi sono foglie Trecenta (RO)
Menzione d’onore SEBASTIANO IMPALA’ Se fossi il tuo poeta Reggio Calabria
  

 

SEGNALATI

Segnalata ALESSANDRA DE LEONI Se l’amore fosse Roma
Segnalata ANNA PISTUDDI Sabbia Sestu (CA)
Segnalata ANNALISA COPPOLARO Non scrivo poesie Murlo (SI)
Segnalato ATTILIO GIORGI Dell’anno il sesto mese Lariano (RO)
Segnalata FEDERICA CICCHELLI Ci sono strade Sannicandro di Bari (BA)
Segnalata FRANCESCA SANTUCCI I corvi Dalmine (BG)
Segnalato GIANNI DI GIORGIO Canto di capinera Modica (RG)
Segnalata GRAZIA FINOCCHIARO Esuli Firenze
Segnalata MANUELA MAGI Illecito amore Tolentino (MC)
Segnalato MARCO G. MAGGI Follia – Insanity Castelnuovo Scrivia (AL)
Segnalata MARIA CRISTINA BIASOLI Gli alberi del parco Bologna
Segnalata RITA STANZIONE Inverno Roccapiemonte (SA)
Segnalata ROSA LEONE Come vento di tramontana Gottolengo (BS)
Segnalato STEFANO PERESSINI Il fiume della luna Carrara (MS)
 

SEZIONE B – POESIA IN DIALETTO

VINCITORI
1° Premio LUCIANO GENTILETTI L’illusione Rocca Priora (RO)
2° Premio NINO PEDONE Nuddu talìa l’onestu Castellammare del Golfo (TP)
3° Premio Ex-Aequo KATIA DEBORA MELIS Folixeddas (Piccole foglie) Selargius (CA)
3° Premio Ex-Aequo NICOLINA ROS Petaròs San Quirino (PN)
 
MENZIONI D’ONORE
Menzione d’onore FRANCO PONSEGGI E’ ven Bagnacavallo (RA)
Menzione d’onore LUCIANO GENTILETTI Er libbro scordato Rocca Priora (RO)
Menzione d’onore NINO PEDONE Na stratuzza stritta Castellammare del Golfo (TP)
  

SEGNALATI

Segnalato GABRIELE DI GIORGIO Povere fizonne di rose Città S. Angelo (PE)
Segnalata LAURA LA SALA Nun mi chiamari fimmina Marineo (PA)
  

FUORI SEZIONE

Premio alla Carriera Poetica SANDRA CARRESI Bagno a Ripoli (FI) ————————————-

 

 

* * * *

 

 

I premi sono così stabiliti:

 

VINCITORI

I vincitori del 1° premio (sez. A e B) riceveranno una targa metallica, il Diploma, 150€ in contanti e la pubblicazione della propria poesia corredata di profilo biografico e commento critico della Giuria nell’antologia del premio.

I vincitori del 2° premio (sez. A  e B) riceveranno una targa metallica, il Diploma, 100€ in contanti e la pubblicazione della propria poesia corredata di profilo biografico e commento critico della Giuria nell’antologia del premio.

I vincitori del 3° premio (sez. A  e B) riceveranno una targa metallica, il Diploma,  e la pubblicazione della propria poesia corredata di profilo biografico e commento critico della Giuria nell’antologia del premio.

 

MENZIONI D’ONORE

Tutti coloro che hanno ottenuto una Menzione d’onore (sez. A e B) riceveranno il Diploma di Menzione d’Onore, la Medaglia del Premio e la pubblicazione della propria poesia corredata di profilo biografico nell’antologia del premio.

 

SEGNALAZIONI

Tutti coloro che hanno ottenuto una Segnalazione (sez. A e B) riceveranno l’Attestato di Segnalazione e la pubblicazione della propria poesia corredata di profilo biografico nell’antologia del premio.

 

PREMI ALLA CARRIERA

Coloro che ottengono questo riconoscimento riceveranno una Targa per il Premio alla Carriera Poetica.

 

Tutti i vincitori, i menzionati ed i segnalati (sez. A e B) sono pregati di inviare la loro nota biografica in estensione Word formato A4, corpo 12, massimo 7 righe all’indirizzo arteinversi@gmail.com entro e non oltre il 20 settembre 2014. Essa servirà da accompagnamento alla poesia per la pubblicazione nella antologia.

 

Si ricorda che la premiazione si svolgerà sabato 15 novembre 2014 alle ore 17:30 a FIRENZE presso la Sede Provinciale dell’Arci (Casa di Lorenzo Ghiberti), Piazza de’ Ciompi 11.

Tutti i premiati, i menzionati e i segnalati sono invitati a presenziare alla premiazione dove potranno leggere le loro liriche premiate.

 

 

Come da bando di concorso, si ricorda che i premi in denaro verranno consegnati solo in presenza del vincitore o di un suo delegato.

Nel caso i premi in denaro non vengano ritirati, l’organizzazione si riserverà di adoperare le relative quote non consegnate per future edizioni del premio.

 

Tutti gli altri premi (targhe, medaglie e diplomi) potranno essere ritirati da un delegato qualora il vincitore non possa presenziare o potranno essere inviati per posta raccomandata a casa, dietro pagamento delle relative spese di spedizione che verranno poi comunicati privatamente a mezzo mail.

 

L’opera antologica, che conterrà tutte le opere vincitrici, che hanno ottenuto Menzioni d’Onore e/o Segnalazioni, sarà disponibile alla vendita il giorno della Premiazione.

Il ricavato della vendita della stessa, detratto il costo di stampa, verrà donato in beneficienza alla Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e ne verrà dato comunicazione a tutti i partecipanti di questa edizione del Premio.

 

Successivi aggiornamenti sulla giornata di premiazione e la richiesta di conferma della propria presenza alla premiazione, verranno inviati a mezzo mail in un secondo momento.

 

 

 Lorenzo Spurio – PRESIDENTE DEL PREMIO

Marzia Carocci – PRESIDENTE DI GIURIA

  

14/09/2014                                                          

  

 

 

Info: arteinversi@gmail.com

Giorgia Catalano su “Pensieri minimi e massime” di Emanuele Marcuccio

“PENSIERI MINIMI E MASSIME”
di Emanuele Marcuccio
Photocity Edizioni, Pozzuoli (NA), 2012, pp. 47
ISBN: 978-88-6682-240-0
Saggistica/Aforismi
 
Recensione a cura di Giorgia Catalano
 
 
 
“La felicità dura il tempo di un istante e, attimi di felicità si perdono nella nebbia del tempo.”
 
 
cover (1)Questo, uno degli ottantotto aforismi che compongono l’opera di Emanuele Marcuccio: poeta, aforista e critico letterario palermitano, di grande levatura e competenza.
Un fermo-immagine sulla caducità del tempo, sull’effimero esatto istante in cui la felicità ci abbraccia, per abbandonarci subito dopo.
Come le onde di un mare vivace, i pensieri di Marcuccio approdano sulle spiagge delle nostre menti, inducendoci con dolcezza a meravigliarci delle sue riflessioni.
La Poesia, intima amica e compagna di avventure, ha, in questa opera, un ruolo rilevante.
L’Autore cerca di spiegare al lettore, attraverso le sensazioni di un poeta di razza quale lui è, che cosa succede nel cuore e nella mente di chi coglie a piene mani l’essenza della vita in ogni sua sfumatura, diventando ispirazione profonda e, quindi, Poesia.
E il poeta altro non è che un servo della bellezza e dei sentimenti che lo sfiorano talvolta come la carezza di una piuma, altre volte come l’incedere impetuoso di una valanga e lo accompagnano, per mezzo dell’ispirazione, a rendere indelebili le proprie emozioni.
E che cosa è l’ispirazione? Come lui stesso ci suggerisce: “[…] è caos, siamo noi che cerchiamo di dargli un ordine con la scrittura.”
Non siamo di fronte ad un trattato filosofico, ma ad una raccolta di riflessioni e pensieri che conducono il lettore in una dimensione fatta di sfumature tenui e nel contempo incisive, che lasciano un segno profondo.
Meticoloso ed appassionato, Emanuele Marcuccio, in chiusura del suo testo, narra l’origine della Poesia, fornendoci elementi che fanno anche storia, oltre che cultura.
Una mescolanza ben riuscita di profumi d’emozioni che allietano lo spirito del lettore, permettendogli di guardare la realtà con altri occhi: quelli di un Poeta.
 
Giorgia Catalano
(Poetessa, scrittrice)
 
Torino, 26 agosto 2014

Intervista a Francesco Manna. A cura di Lorenzo Spurio

LS: Quando si è reso conto che aveva bisogno di scrivere e quali sono stati i suoi primi componimenti? Può raccontarci il suo esordio come autore, come è avvenuto e quali sono stati i vari passi della sua carriera letteraria?

FM: Prima dei diciotto anni già dalle scuole medie amavo trascrivere sul mio banco versi di poeti italiani come Montale, Ungaretti e Quasimodo, o addirittura versi di canzoni italiane e straniere. (La musica è stata la mia prima fonte d’ispirazione fin da piccolo, a casa mia i miei genitori ascoltavano molta musica e mio zio amava il jazz che ho avuto modo di conoscere molto presto). Poi giunto a questa età, a causa di un grande innamoramento (il mio primo amore serio) ho cominciato a scrivere versi, e questa diciamo mia vocazione non  mi la lasciato più. Come autore ho esordito a metà degli anni settanta nella mia città con l’associazione poetica “Formica nera”, a mio avviso un po’ troppo dilettantistica, pubblicando su una loro antologia di poeti padovani. Associazione che dopo poco ho abbandonato, per frequentare alcuni poeti a mio avviso più seri, soprattutto negli anni ottanta, che successivamente formeranno il primo nucleo della rivista Inverso e del P.I.P (pronto intervento poetico) che ancora sopravvive a Padova. In seguito, ho pubblicato il mio primo lavoro poetico Verso i bordi (Editrice Universitaria, 1992) e tutti gli altri miei libri fino ad ora…

 

LS: Il significato intrinseco di ogni opera artistica (una poesia, un quadro, un film) non sta tanto all’interno della sua rappresentazione, ma fuoriesce dal rapporto che si instaura tra produttore e fruitore, se parliamo di poesia tra poeta e lettore. Questa è la ragione per la quale la letteratura, poesia o romanzi che siano, può avere una risposta molto diversa da persona a persona, da epoca ad epoca, da zona geografica a zona geografica. L’interpretazione di un testo, però, è necessario per la corretta comprensione delle intenzioni dell’autore anche se, come spesso è accaduto, alcuni critici o recensori hanno calcato la mano nelle loro analisi tanto da depistare e distorcere il messaggio che l’autore voleva mandare. Gli studi sulla letteratura insegnano che più è ampio lo spettro di risposte (sia positive che negative) che un testo genera, cioè più letture possibili un testo fornisce, più esso è un ricco contributo alla letteratura e generalmente un testo valido. Quando si parla tanto di un testo –sia osannandolo che demonizzandolo- inconsapevolmente si attua un procedimento che deriva dalla potente forza attrattiva che questo ha suscitato su di noi. Che cosa ne pensa della difficile e spesso spietata attività dei critici letterari?

FM: Come lei appunto afferma, l’interpretazione è soggettiva e opinabile, trattandosi di attività non scientifica ma umanistica, in cui proprio il ricercatore-critico essendo un uomo, inserisce magari neanche consapevole valutazioni del tutto soggettive e criticabili, ma ciò non toglie che le opere di qualità restano tali, nonostante critiche spesso ingiustificate. Voglio dire che gli artisti non cessano di esserlo quando subiscono critiche o stroncature, anzi vanno avanti ancor più corroborate da esse, consapevoli che non è certo una critica che possa smontare una vocazione, un’esigenza di espressione, di ricreazione della realtà che sono la materia fondante dell’arte, della letteratura, della musica e della poesia.

 

LS: La rivista Inverso di cui è co-direttore assieme a Beppe Mosconi e a Roberto Segala Negrini, si caratterizza per dare una vivida immagine iconografica delle poesie in essa pubblicate grazie alla presenza di foto che accompagnano i vari testi, pagina dopo pagina. Una sezione importante è dedicata alla pubblicazione di testi di poeti “classici” che in questo modo vengono ricordati e un’altra alle traduzioni dato che molti poeti –più o meno conosciuti – all’estero, in molti casi in Italia non hanno voce e solo in pochi casi esistono delle persone che si dedicano a tradurre questi testi nella nostra lingua per farli fruire a un pubblico maggiore. Può dirci come è nata l’idea della rivista, quale è la sua diffusione e se vi hanno scritto eminenti penne della letteratura italiana e straniera?

FM: Era la fine dell’estate del ’96, quando in una pausa di riflessione, dopo un periodo contrassegnato dalle nostre esperienze nel P.I.P, ci eravamo ritrovati, noi tre, un po’ spaesati in un locale messicano, il Puerto escondido, un posto dove attraccare dopo un lungo periodo passato in mare, e ci domandammo “e adesso?”. Il problema nel P.I.P (pronto intervento poetico) era stato spesso quello di dire che l’organizzazione doveva cominciare ad essere la priorità, dopo anni in cui poeti e artisti avevano lavorato insieme, alcune volte anche piuttosto bene; ma c’era sempre chi affermava che organizzarsi significava imbrigliare la creatività, salvo poi arrabbiarsi quando nelle nostre iniziative i microfoni non c’erano, o non funzionavano. Poi quella sera qualcuno di noi disse che una rivista di poesia poteva essere il conseguente approdo del gruppo e delle esperienze condivise. L’idea sembrava buona, anche se già sapevamo che sarebbe stato un bell’impegno e il dover affrontare una serie di difficoltà oggettive, ma eravamo pronti a fare il salto. Quale nome dunque dare a questa nuova rivista? Non c’era bisogno di sforzarsi tanto, un nome già c’era stato agli inizi degli anni ottanta, e tra l’altro non male, Inverso, una serie di fogli più o meno fotocopiati che avevano “invaso” la nostra città e facevano bella mostra alla libreria Feltrinelli. E così ci siamo messi in moto e siamo arrivati fino ai giorni nostri.

La rivista ha ospitato nel corso degli anni autori stranieri come Stephen Kudless, David  Shapiro, Wendy Cope, Nils Hav, Delfín Prats, Jorge Etcheverry, Carlos Valerino, o italiani come Andrea Zanzotto, Alda Merini, Ferruccio Brugnaro, Milo de Angelis, Roberto Mussapi, Claudio Pozzani; ed è diffusa soprattutto in Sud America, ma ci scrivono poeti da tutto il mondo. Insomma va avanti da ormai 17 anni e questo vorrà pur dire qualcosa…

 

LS: La sua attività di poeta e scrittore si accompagna ad altri interessi artistici: la musica jazz e l’arte figurativa. Può dirci cosa le dona in particolare ciascuna forma artistica e qual è il peso che rivestono nella sua vita la letteratura, la musica e la pittura?

FM: La pittura l’ho praticata per moltissimo tempo, ancora prima della poesia, e ho fatto varie mostre personali e collettive. Ora invece mi dedico solo alla poesia e alla letteratura. La musica, poi, è sempre con me, la sua presenza è costante, non saprei vivere senza la musica e la scrittura, fanno parte integrante della mia personalità ed esistenza. La poesia, inoltre, è assimilabile a queste due forme d’arte, sia nel mondo classico, in cui poesia e musica erano un tutt’uno, sia nell’esperienza poetica contemporanea. La pittura, infatti, è ciò che le parole descrivono con un altro medium. L’Impressionismo, ad esempio, è pittura e musica, ma anche poesia (Pascoli, Mallarmé, D’Annunzio, e per alcuni versi Montale, per fare solo i primi nomi che mi vengono in mente di poeti che potremmo definire espressionisti).

 

LS: Il poeta spagnolo Antonio Machado (1875-1939) fu un esponente di spicco della letteratura del secolo scorso e ancora oggi la sua poesia continua ad essere studiata ampiamente nei migliori atenei italiani ed esteri quali chiara manifestazione di una purezza esistenziale ed amore profondo per la tradizione.[1] L’attenzione verso l’ambiente incontaminato della Castiglia, l’amore autentico per Leonor, lo sguardo critico nei confronti della storia e le inquietudini pressanti derivanti dal catastrofico 1898, año del desastre[2], sono tutti ravvisabili in quella che è considerata la sua opera magistrale, Campos de Castilla, pubblicata nel 1912. Nella città di Soria, dove Machado insegnò letteratura francese e visse per vari anni, si trova ancor oggi conservato il grande olmo a cui il poeta dedicò una lirica, “A un olmo secco”[3], dove descriveva il possente albero colpito a morte da un fulmine, ma sul quale spuntavano delle gemme. Le chiedo un suo commento personale su questa poesia:

 

Al vecchio olmo, spaccato dalla folgore
e nel mezzo marcito,
con le piogge d’aprile e il sole a maggio,
sono spuntate alcune verdi foglie.
Oh, l’olmo secolare sopra il colle
ch’è lambito dal Duero! La corteccia
bianchiccia da un gialligno musco è tinta
nel tronco putrefatto e polveroso.
Come i pioppi canori, che sorvegliano
il cammino e la riva, non sarà
di rossicci usignuoli popolato.
S’arrampica su esso di formiche
un esercito in fila, e nelle viscere
tramanos i ragni le lor grigie tele.
Olmo del Duero, prima che t’abbatta
con l’ascia il legnaiuolo, e il falegname
trasformi in un mozzo di campana ,
stanga di carro o giogo di carrettai
prima che rosso nel camino arda
domani in qualche misera casetta.
sull’orlo d’una strada;
prima che ti annienti un turbine e ti schianti
il soffio delle candide montagne;
prima che il fiume ti sospinga al mare
per valli e per burroni,
olmo, voglio annotare nei miei appunti
la grazia del tuo ramo rinverdito.
Anche il mio cuore aspetta,
alla luce guardando ed alla vita,
altro prodigio della primavera.

 

FM: Machado e Unanumo sono autori che io amo molto, anche per la loro correlazione con la storia di Cuba, che è la mia seconda patria elettiva. Che dire della poesia, è splendida e ricorda un po’ Leopardi nelle sue descrizioni della natura, ma dotata di un’energia e positività sconosciute al grande marchigiano, tipiche della latinità e del vitalismo spagnolo e latino americano che io amo oltre ogni dire. E’ una poesia splendida che già conoscevo. Tra l’altro, molti anni fa nel giardino antistante la mia casa c’era una grande e vecchia quercia che una notte di temporale fu colta da un fulmine e crollò, risparmiando per fortuna la mia casa. Un’emozione fortissima mi portò a scrivere una poesia dedicata a quella vecchia e amata pianta. La mia poesia, dal titolo “La pianta”, così recitava:

 

Quando portarono via
la pianta
tagliata a poderosi spicchi
di sole spremuto agli aghi
e foglie e rami ancora vivi
sradicata all’alba
da furore rovesci impetuosi
e potenti d’energia
tuoni lampi tromba d’aria
dalla mia casa a chiudere
finestre e sbattere di vetri
la gola arsa
acqua fredda
la luce abbatté dalla terra
radici lacerate con urlo
quasi d’animale
cadde
la vidi abbattersi
su altre piccole innocue piante
cipressi a crescere al cielo
distrusse un’automobile
propaggine meccanica
d’umana indifferenza
quando portarono via i tuoi resti
triste
fumai una sigaretta
piansi
la natura distruttrice
il morire della vecchia
cara indimenticabile
pianta di vita.

 

LS: L’idea di questa intervista è quella di poter diffondere le varie interpretazioni sulla Poesia e in questo percorso ho ritenuto interessante proporre a ciascun poeta il commento di due liriche di cui la prima è di un poeta contemporaneo vivente e ampiamente riconosciuto dalla comunità letteraria e un’altra di un poeta contemporaneo, esordiente o con vari lavori già pubblicati, per consentire l’articolazione anche di una sorta di dibattito tra poeti diversi, per esperienza, età, provenienza geografica, etc. e di creare una polifonia di voci e di interpretazioni su alcune poesie appositamente scelte. La prima che Le propongo è “Noia”[4] del poeta milanese Rodolfo Vettorello[5], celebre anche per la frequente presenza come giurato in famosi concorsi letterari:

 

Giorni d’estate e noia disperata,
quella che fa suonare i campanelli
per poi scappare,
giocare a rimpiattino nei fienili
e toccare furtivi le compagne
e imparare così l’anatomia
con un po’ d’esercizio obbligatorio.
E pomeriggi ai cine d’oratorio
Per masturbarsi al buio
col seno nudo della Pampanini.
Il catechismo usato in penitenza
per scontare i peccati capitali
e preparare i canti gregoriani
per una processione patronale.
Si giocherà alla lippa nel cortile
e con le figurine contro il muro
e la raccolta delle cartoline
e le biglie di vetro di Murano.
E fiutare nell’aria odor di donna,
sbavare dietro a una ragazza bella
soltanto per lo spacco di una gonna.
La noia se ne va con l’età grande
quando iniziano le preoccupazioni
e poi si invecchia
e con gli anni ritornano anche quelli,
i giorni della noia disperata.
Il tedio è come un morbo che accompagna
l’età più bella
e poi si fa silente per la vita
pronto a ripresentarsi puntuale
come una sorta di recrudescenza
d’un bell’attacco d’herpes genitale.

 

FM: Premetto che non voglio assolutamente dare giudizi estetici e/o contenutistici, mi limito ad alcune brevi considerazioni e riflessioni del tutto personali. Questa è a mio avviso una poesia che, nella felicità di alcune immagini poetiche, si scontra purtroppo con un certo poetare un po’ troppo esplicito. Peccato, perché è proprio vero che la giovinezza è contrassegnata dalla noia del dover crescere, aspettando il tempo che passi più velocemente di quello che si sente a quell’età, poi si rincontrerà con la velocità ineluttabile, invece, degli anni che passano nell’epoca della maturità come vero e proprio tedio. Sperando che questa specie di ritorno non sia poi solo tutto un fatto di malattia venerea, ciò sarebbe troppo truce.

  

LS: Di seguito, invece, Le propongo una poesia della poetessa Giorgia Catalano[6]  intitolata “A te, poesia”[7] dove l’io lirico sembra colloquiare con la sua fonte-ispirazione e al contempo mettere in luce la grande affezione nei confronti dell’arte lirica: essa è gioia, conforto, speranza e motivo d’esistere. Gliela sottopongo per un analisi-commento:

 

Fedele compagna dei malanimi miei,
generosa ascoltatrice dei miei silenzi,
mi conduci là dove vi è respiro,
dove la notte s’illumina a giorno.
Mia speranza, in te vivo per il mio domani,
per respirar profumo di freschi nettari
d’alberi in fiore.
Dalla tua pianta colgo
immagine di me stessa,
dalle tue radici
la mia stessa essenza.
Vivo per te,
per la gioia che m’offri
vivo per l’ombre del sole
a mezzodì.
Vivo per questa vita,
per i figli miei.
Vivo con te,
sempre eterna Poesia.

 

FM: Come già detto prima, queste sono solo mie considerazioni personali e opinabilissime. Siamo qui di fronte decisamente a una poesia più idealistica e protesa alla metafisica, che è poi l’approdo, secondo me,  più felice o forse unico della vera poesia (vedi Emily Dickinson). Anche se la poesia non è solo gioia, o sentimenti positivi e alti, ma anche negatività, dolore, delusione e risentimento, magari per la vita stessa, o per gli esseri umani che ne impediscono a volte il naturale e libero esprimersi (vedi ancora Emily Dickinson che per me, con Sylvia Plath, è la vera poesia declinata al femminile).

  

LS: Nella sua produzione poetica si ravvisano vari componimenti che a titolo diverso sono pensati come ricordo e commemorazione di personaggi pubblici, quali Fellini e alcuni musicisti del jazz. L’encomio e la commemorazione sono tra le forme-generi poetici più antichi e che sono sempre stati coltivati nella storia della letteratura come chiaro esempio di omaggio e riconoscenza ad autori e personalità varie per il loro indubbio operato. Quanto secondo Lei è importante nella nostra contemporaneità questo tipo di poesia? Quali sono secondo Lei i motivi scatenanti che la portano ad omaggiare alcune personalità di indiscussa fama?

FM: Alcune mie poesie sono dedicate ai miti moderni che hanno, secondo me, detto moltissimo sulla vita e sulla morte, sull’arte e sulla realtà, sull’ideale e il banale, sulla nostra contemporaneità, cose e opere che ce li fanno sentire grandi, enormi, alti, distanti, irraggiungibili, ma nello stesso tempo uguali, vicini a noi stessi.

 

 LS: Puntualmente, quasi ogni giorno, veniamo a conoscenza tramite i mass media di deprecabili episodi di violenza dell’uomo nei confronti della donna. L’universo di violenze verbali, soprusi e violenze fisiche a cui spesso la donna è soggetta sono motivo di mutismo per ragioni di vergogna, mancanza di difesa e paura. Se si pensa che il reato di stalking è stato riconosciuto dalla Legge Italiana solo nel 2009 e che oggigiorno si presentano ancora dei casi d’omicidio all’interno della coppia dopo varie segnalazioni da parte della donna alle autorità competenti, ci rendiamo conto che il problema, più che legale (prima) e sanzionatorio (poi) sia radicato nella mente malata dell’uomo che vive e alimenta il suo stato disturbato, ossessivo, violento in azioni in cui si situa al di sopra di ogni sistema di uguaglianza. L’atteggiamento ha probabilmente a che fare con una errata convinzione dell’uomo e delle sue prerogative che gli deriva da indecorosi modelli di patriarcato portati all’estremo con virate misogine e maschiliste nei confronti della donna. Che cosa ne pensa di questo grave problema sociale?

FM: Avendo fatto parte proprio della giuria di un concorso, il cui tema era  la donna di oggi, ho avuto modo di leggere come chi scrive poesia sia naturalmente toccato dalla condizione, incredibilmente per i nostri tempi, di inferiorità di essa nell’immaginario contemporaneo, in cui è vista ancora o come madre e santa, o come puttana e demonio. Bisogna assolutamente fare tabula rasa in noi stessi di questi sciagurati luoghi comuni, contrassegnati dall’odio e dalla violenza per e sulle donne, ma bisogna anche essere inflessibili e durissimi con chi ancora esprime selvaggiamente, uccidendo e menomando, queste sue mostruosità.

  

5114225054_baf6a4880d_mLS: Negli ultimi anni si sono diffuse molte scuole, centri e corsi di scrittura creativa con l’intento di offrire l’esperienza di validi professori e scrittori al servizio delle nuove generazioni che, amanti della scrittura, vogliono dar un senso ai loro testi. Secondo alcuni detti centri di “insegnamento a scrivere” sono una stupida forzatura perché lo scrittore nasce tale da sé, rendendosene conto durante la sua esistenza e, per quanto la sua scrittura agli esordi possa essere acerba, la andrà affinando con il tempo grazie alle letture, al rapporto con altri scrittori, alle esperienze fatte e a tanto altro senza il bisogno di mettersi “a studiare” per comprendere come e che cosa scrivere. L’atto di scrittura, infatti, è molto personale e ciò che un autore scrive può essere insignificante per una persona, ma interessante per un’altra. Ci si domanda, insomma, da una parte, che diritto ha il docente ad insegnare allo scrittore in erba – giovane o no- come scrivere? Secondo altri, invece, le considerazioni in merito sono diametralmente opposte e sono convinti che simili percorsi istruttivi, culturali e di affiancamento possono realmente mostrarsi producenti sostenendo che il professore in quella veste non detta né insegna, ma dà consigli ed accoglie proposte alle quale fornisce suggerimenti. Lei che cosa ne pensa a riguardo?

FM: Essendo anche insegnante di lettere, penso che sull’argomento scrittura, cosiddetta creativa, si stia facendo spesso un’opera di strumentalizzazione, a fini di interesse economico personale, da parte di coloro che gestiscono queste scuole di scrittura. Certamente, seguire una scuola fa sempre bene, nel momento in cui si impara qualcosa, ma o uno è scrittore per vocazione e ha talento, allora la scuola può fargli solo bene, oppure se scrivere non è il suo destino, non è necessario essere scrittore, non ce lo ha ordinato il medico: il solo fatto di leggere e godere della letteratura, è sempre anche un atto creativo. Inoltre, seppur la scuola insegni a scrivere, bisogna imparare tutto sulla scrittura e poi magari dimenticarlo ed essere poi scrittore. Come ebbe a dire il grande e innovativo musicista jazz Charlie Parker: “Impara tutto sulla musica, poi dimenticalo e suona jazz” così io dico: impara tutto sulla scrittura, poi dimenticalo e fai lo scrittore.

 

 

Padova, 7 maggio 2013

 

[1] A questo riguardo mi pregio di ricordare che l’Associazione Culturale TraccePerLaMeta di cui faccio parte ha organizzato nel 2012 un Concorso Letterario Internazionale Bilingue (italo-spagnolo) ispirato ai versi “Caminante no hay camino” di Antonio Machado. Detto concorso ha avuto una grande partecipazione e ha avuto la sua premiazione ufficiale a Firenze il 11 maggio 2013.

[2] Il 1898 per la Spagna fu un anno catastrofico che la storiografia ricorda come año del desastre (anno del disastro) perché il paese perse le sue ultime colonie (Cuba, Porto Rico e le Filippine). Questo episodio generò nelle coscienze una profonda crisi d’identità. Con l’intento di “rigenerare” la Spagna autentica, una pattuglia di scrittori che in seguito vennero riconosciuti come membri della generazione del ’98 si dedicarono ai problemi contingenti della società spagnola, rompendo con gli ideali romantici e realisti e battendosi per la riscoperta e la diffusione della tradizione autentica della Spagna con la relativa rivalutazione del paesaggio e della natura popolare. Antonio Machado, assieme a Miguel de Unamuno, Baroja e Azorin, fece parte della pattuglia. 

[3] Antonio Machado, Poesie. Soledades – Campos de Castilla, Traduzione di C. Rendina, Milano, Newton e Compton, 2012.

[4] Rodolfo Vettorello, Siamo come sassi, Reggio Calabria, Leonida, 2010, pp. 72-73.

[5] Per maggiori informazioni sul poeta si legga la sua biografia nel capitolo-intervista a lui dedicato.                                      

[6] Giorgia Catalano è nata nel 1971 a Ventimiglia (IM). Sue liriche sono incluse in antologie, in un libro d’arte, agende e calendari poetici e su quotidiani, periodici locali e riviste letterarie on line, anche internazionali. Alcune di esse sono state lette in trasmissioni radiofoniche quali “L’uomo della notte”, condotta da Maurizio Costanzo su RadioUno, e “Dimensione Autore”, condotta dagli autori Giorgio Milanese e Laura Scaramozzino su Radio Italia Uno. Ha ricevuto segnalazioni e menzioni in diversi concorsi letterari sia per la poesia che per la narrativa. Recentemente ha pubblicato la sua prima silloge poetica, Un passaggio verso le emozioni (Photocity Edizioni, 2012), e un libro d’artista, Alle risposte, il tempo (EGS Edizioni, 2013). Collabora con la rivista di letteratura on line Euterpe. Cura un blog che porta il nome della sua raccolta poetica.

[7] Giorgia Catalano, Un passaggio verso le emozioni (2010-2012), Pozzuoli (NA), Photocity Edizioni, 2012, p. 28.

E’ uscita “Dipthycha”, una polifonia di voci poetiche curata da Emanuele Marcuccio

Comunicato stampa

Dipthycha_cover_frontPhotocity Edizioni ha appena pubblicato Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira… opera antologica creata e curata dal poeta palermitano Emanuele Marcuccio, ivi presente con ventuno titoli.

Cinzia Tianetti nella prefazione scrive: «Il realizzato progetto antologico si compone di ventuno dittici, quadri in cui si profilano sullo scenario di un tema comune due poesie che si riscontrano in uno sposalizio che, nella loro pur sempre autonoma originalità, li rende rispondenti. È un’intuizione quella dell’ideatore fortemente moderna ma alla luce di un percorso formativo che da sempre partorisce l’artista nella storia, che non può allontanarlo da quel che è un processo che ha il senso radicato della filiazione».

Lo stesso curatore, Marcuccio, in riferimento al titolo scelto per questa pubblicazione ha osservato: «Si è scelto un titolo rapido (Dipthycha), di derivazione latina e che dia subito l’idea del contenuto dell’opera: dittici poetici. Ogni autore ha scritto la propria poesia, anche in tempi diversi, non c’è stata alcuna collaborazione, c’è solo ogni volta il tema comune, ecco perché dittici e non duetti o poesie a quattro mani.»

 

Nell’antologia figurano le poesie dei seguenti autori: Emanuele Marcuccio, Silvia Calzolari, Donatella Calzari, Giorgia Catalano, Maria Rita Massetti, Raffaella Amoruso, Monica Fantaci, Rosa Cassese, Rosalba Di Vona, Lorenzo Spurio, Giovanna Nives Sinigaglia, Michela Tarquini e Francesco Arena.

  

SCHEDA DEL LIBRO

                

 TITOLO: Dipthycha
SOTTOTITOLO: Anche questo foglio di vetro impazzito, c’ispira…
AUTORE: Emanuele Marcuccio e AA.VV.
CURATORE: Emanuele Marcuccio
PREFAZIONE: Cinzia Tianetti
POSTFAZIONE: Alessio Patti
EDITORE: Photocity Edizioni
GENERE: Poesia
PAGINE: 90
ISBN: 978-88-6682-474-9
COSTO:  10 €
Link diretto alla vendita

Info:

marcuccioemanuele@gmail.com

www.facebook.com/Dipthycha

“Sogno di neve”, poesia di Giorgia Catalano, con un commento di Emanuele Marcuccio

SOGNO DI NEVE[1]

di GIORGIA CATALANO

2 ottobre 2010

Lenta,
cade
sull’asfalto bagnata
dalla pioggia.
Non si ferma,
svanisce
sotto la gomma
dell’auto che passa.
Fioccano, fioccano
fiocchi di neve
pura,
pulita
e
fresca.
Bambini che gioiosi
guardano fuori
dai vetri
immaginando
un sogno.
Un camino acceso
in una baita,
calore di famiglia
e un pupazzo di neve.
Ma poi tornano sulla strada,
sull’asfalto bagnata,
i loro piccoli pensieri,
dove rimarranno a guardare il fioccare
dei fiocchi di neve,
fino al prossimo sogno.
 

 Commento a cura di Emanuele Marcuccio

sogno di neveQuesta poesia rappresenta un unicum nella raccolta di Giorgia Catalano, proprio perché si serve di un procedimento stilistico inedito: mette il soggetto (la neve) in ellissi, “Lenta / cade / sull’asfalto bagnata / dalla pioggia” aggiungendo anche un accusativo alla greca “sull’asfalto bagnata”, a ciò si aggiunge, verso la chiusa, l’ellissi del predicato e del soggetto (la neve) con lo stesso accusativo alla greca “Ma poi tornano sulla strada, / sull’asfalto bagnata, / i loro piccoli pensieri,” che è anche uno splendido inciso.

Con questo ritengo “Sogno di neve” la lirica più significativa di “Un passaggio verso le emozioni”, un vero gioiello di raffinatezza stilistico-retorica.

 a cura di Emanuele Marcuccio

 

 

Palermo, 15 febbraio 2013

 

 

LA POESIA VIENE QUI PUBBLICATA PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.

È SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA POESIA E I COMMENTI QUI PRESENTI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DEI RISPETTIVI AUTORI.

 


[1] Edita in Catalano, Giorgia, Un passaggio verso le emozioni, Photocity, 2012, p. 14.

“Un passaggio verso le emozioni” di Giorgia Catalano, recensione di Lorenzo Spurio

Un passaggio verso le emozioni (2010-2012)

di Giorgia Catalano
Prefazione a cura di Emanuele Marcuccio
Photocity Edizioni, Pozzuoli (Na), 2012
ISBN: 978-88-6682-321-6
Pagine: 63
Costo: 8,14 €
Link diretto all’acquisto
 
Recensione di Lorenzo Spurio

 

A piccoli passi, andiam
verso la vita
verso noi stessi,
verso lo specchio
della nostra anima
(in “Anima”, p. 7)

 

IDU21258_IDO20072_IDE20009_IDV19939#_CopertinaAnterioreCon Un passaggio verso le emozioni Giorgia Catalano esordisce nel mondo della poesia, sebbene abbia già pubblicato varie liriche in antologie. Come sottolinea in maniera acuta il poeta e aforista palermitano, nonché curatore della silloge, Emanuele Marcuccio, la sua poesia è ricca di musicalità grazie alla presenza di forme retoriche e di stratagemmi metrico-poetici che rimandano a una poetica di tipo classico.

Le liriche condividono un senso di nostalgia e tristezza per un passato ormai andato: nella lirica che apre la raccolta, “Fioco lamento” c’è desolazione, silenzio e un senso d’abbandono che, però, porta la poetessa a prendere una decisione importante: “Rubo un sorriso/ ad un cucciolo d’uomo,/ spezzo l’affanno del tempo/ che fu” (3). E nella lirica che segue, “Ripenso”, i pensieri dolorosi assumono materialità e vengono equiparati a dei panni: per rinverdire quei momenti passati e per privarli dell’angoscia ai quali erano legati sarà necessaria una purificazione: “Così, odorosi di bucato/ li indosserò come abito nuovo” (4). Bastano due semplici liriche per comprendere quali sono le tematiche profonde che caratterizzano un poeta e queste due, scelte non a caso, ne sono la prova: la Catalano affronta i temi del tempo e del suo indissolubile scorrere, del passato e del ricordo, del dolore e dell’assenza e del bisogno che l’uomo ha nella sua contemporaneità di “fare i conti” con quello che è stato. Siamo quelli che siamo stati ed è impossibile annullare il passato, è vero, ma la Catalano ci insegna che forse il presente fluido dell’oggi può insegnarci a ricomprendere il passato, a rivederlo, a riviverlo, sempre che siamo disposti a farlo, prendendo le distanze da quel dolore vivo che invece caratterizzò quei momenti.

Nella poesia “Tremo”, quella che a mio modesto parere tocca l’apice dell’espressività lirica e al contempo è in grado di trasmettere la violenza delle immagini, Giorgia Catalano ci “narra” dell’angoscia che può nascere in una persona che viene ferita psicologicamente e fisicamente, un dolore vergognoso che genera disperazione e incomprensione: “Tremo/ vicino alle tue mani/ percosse e deturpate” (8).

Ovviamente la poetessa ci regala liriche anche più lucide ed ottimistiche, come “Per te, piccola” ispirata alla nascita della piccola Martina e che, in qualche modo, celebra il mistero della vita che puntualmente si rinnova. Ci sono liriche colorate e profumate come “Porta Palazzo” dove la poetessa riflette su culture ed etnie diverse guardando una donna in burka “dallo sguardo cupo” (10) per poi riflettere anche sulla presenza cinese nel nostro paese: “Gente che va e che viene,/ che s’adopera in acquisti” (10) e anche la poesia “Tasselli”, una sorta di manifesto della sua poetica, dove le canoniche attività del libero pensatore (leggere, pensare, sperare, poetare) vengono considerate tasselli, ossia parti che solo uniti tra loro danno forma e unità a un qualcosa che, lentamente, “si fa/ immagine” (19). In “A te, poesia”, la poetessa annuncia il suo amore per questo genere letterario che è consolazione, guarigione e custode di mali tanto da portarla ad utilizzare un linguaggio iperbolico: “Vivo per te” (28) che ben mette in luce quanto il rapporto della Catalano con la poesia sia vivido e autentico.

Mi piace concludere questo mio breve commento con la speranza che trasuda dalla lirica intitolata “Anime spoglie” dove la morte di un ragazzo viene accolta dal Cielo con un lampo che “squarcia/ l’unica bianca nube seppellita da cumuli/ anneriti dalla disperazione” (12) descritto come un fiore che di colpo appassisce, all’improvviso per tramontare per sempre. Dov’è allora la speranza in una lirica luttuosa come questa? La speranza è il dolore stesso che, ormai come un fardello che la madre del protagonista porterà fino alla fine dei suoi giorni, “abita/ nel suo cuore” (13) come un tremendo compagno e un dolce nemico che, tuttavia, le farà compagnia. Così come avviene in “A chi non c’è più” dove l’idea di un aldilà è in grado di mitigare quel dolore e quell’assenza: “Ci sarà sempre/ un tuo sguardo/ amorevole e attento,/  posato su di me” (15).

 

Lorenzo Spurio

 

Jesi, 01-02-2013

 

imagesGiorgia Catalano è nata a Ventimiglia (IM) nel 1971. Nel 1989 ha conseguito la maturità magistrale. Inizia a scrivere poesie in età adolescenziale. A partire dal 2010 varie sue liriche sono apparse in diverse antologie poetiche e riviste letterarie online. L’autrice ha un suo blog che prende il nome dal titolo di questa sua prima raccolta poetica dove pubblica poesie, foto, pensieri e altro.

 

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