“Saffo” di Gianluca Paolisso, recensione a cura di Monica Fantaci

Saffo di Gianluca Paolisso 

Albatros Editore, Roma, 2011 

Recensione a cura di Monica Fantaci

Mi ha affascinata molto l’interessamento di un giovane scrittore verso la letteratura classica, molto spesso non valorizzata dai ragazzi. L’enorme passione di Gianluca per la poetessa Saffo si evince sin dalle prime righe, cariche di sentimenti, di interiorità, di speranza nel trionfo dell’Eros.
Il testo è diviso in due parti: la prima pone e risponde a domande sul significato di Eros, su come si manifesta l’amore, sull’unicità degli istanti nella vita dell’essere umano, sulla liberazione dell’anima.
Ciò che rende interessante il libro è l’inclinazione poetica di Saffo che si abbina perfettamente al linguaggio fresco dell’autore, quasi vivessero in simbiosi: il giovane Gianluca si rispecchia in Saffo e vive tutto ciò che vive Saffo, così che narratore e protagonista del romanzo diventano una cosa sola, formano un nucleo che dà informazioni sulla cultura classica a chi legge.
L’autore ci guida nelle vicende della storia di Saffo sull’isola di Lesbo, dove ha allieve che seguono i suoi insegnamenti lirici sull’amore, per prepararle alla vita coniugale, proprio qui la poetessa ha una storia d’amore con una sua allieva, Attis, che le darà modo di contemplare e di confrontarsi senza remora con l’amore profondo.
Dialoghi avvincenti, versi, canti, metafore sublimi si susseguono per dare la possibilità al lettore di spaziare, di avere ampie vedute dei luoghi, delle considerazioni delle donne nell’istituto del Tiaso. 
La realtà greca viene vista sotto ogni sfaccettatura: il rapporto tra Saffo e il padre, il rapporto tra Saffo e il fratello, ma soprattutto tra Saffo e la sua vita stessa, carica di amore, di passione, di desiderio verso un’altra donna che, per scelte predestinate, l’abbandona per sposare un uomo, così che la nostra poetessa si ritrova a ricercare se stessa, a ricercare l’amore, affrontando il viaggio che la conduce nell’isola dove si trova Attis, anche se dal marito viene a sapere della morte dell’amata a seguito della nascita della loro bambina. 
Saffo è tenace, pronta a lottare per l’amore, abbattendo le nubi che si trovano all’interno di se stessa, per dare luce ad un nuovo sole, attraverso le muse presenti nella sua vita, l’affetto per le sue allieve, per il padre, per il Tiaso, per la cultura greca.
Paolisso delinea l’amore tra due donne per risvegliare le coscienze, per comunicare che l’amore è uguale per tutti, senza distinzione di sesso, perché l’amore vince ogni cosa, per evidenziare l’uguaglianza di ogni essere umano, di quanto la poesia, la musica possono avvicinare l’uomo a conoscere il suo stesso animo, dando forza alla libertà di essere, di agire, di manifestare i propri sentimenti, primo tra tutti l’amore, perché esso va esternato, va vissuto pienamente e non può essere ostacolato da nessuno; in un certo qual modo il nostro scrittore vuole dirci che l’Eros non può rimanere solo tra le mura di un cenacolo di sole donne, ma è un viaggio, una scoperta continua da condividere.

Recensione a cura di MONICA FANTACI

30 settembre 2011

 

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Saffo di Gianluca Paolisso (2011)

Saffo di Gianluca Paolisso

Albatros Editore, Roma, 2011

Recensione di Lorenzo Spurio

Quando il giovanissimo Gianluca Paolisso mi ha gentilmente inviato una copia del suo romanzo d’esordio, Saffo, con tanto di dedica che ho molto apprezzato, mi sono chiesto se sarei stato capace di recensire un’opera che nasce da un substrato di  mitologia greca e letteratura classica. Così ho snocciolato la lettura delle prime pagine con un grande dubbio, con la convinzione che non ne sarei stato all’altezza o che, forse, avrei finito per scrivere cose banali. Ringrazio Paolisso per avermi dato l’occasione di fare questa interessantissima lettura che ha stimolato in me il desiderio di approfondimento di alcuni elementi. 

E’ evidente il grande interesse e la pronunciata fascinazione dell’autore del libro verso la cultura classica ed è completamente originale l’idea di un romanzo di questo tipo. Le divisioni in capitoletti, a mio modo di vedere, sono molto utili e consentono di individuare vari nuclei tematici che dipartono tutti dalla figura centrale di Saffo a cui l’intero libro è ispirato. La poetessa di Lesbo, di cui abbiamo poche notizie biografiche attendibili, resta famosa per una serie di liriche d’amore e per alcuni frammenti il cui linguaggio condensato e analogico è altamente evocativo e affascinante. Di Saffo si tende però a sottolineare principalmente il suo amore lesbico che, proprio in virtù di una serie di liriche con questo tema, ha permesso di coniare il termine ‘saffico’ come sinonimo appunto di ‘omosessuale’. Analizzata solo sotto questa luce però si rischia di perdere irrimediabilmente la complessità dei temi e dei pensieri che la poetessa ci ha trasmesso, come lo stesso Paolisso ci fa capire nel suo testo. L’autore ci accompagna così in questo affascinante mondo greco dominato da una “repubblica di sole donne” che è però da intendere come narrazione romanzata e non come commento storico-critico. Così l’autore ci rende partecipi di un’assemblea del Tìaso, ossia una sorta di conferenza di sole donne nella quale la poetessa interroga le astanti sulla loro concezione dell’eros e poi, in virtù della sua condizione privilegiata di figlia di un Membro Anziano dell’Agorà e della sua dialettica, riesce a salvare una schiava che sta per essere massacrata.

Se Paolisso fa riferimento all’omosessualità di Saffo non lo fa in maniera denigratoria o moralistica, ma semplicemente per sottolineare una delle varie forme dell’amore. La bellezza dell’amore sta nell’amare, qualsiasi sia l’oggetto di questa azione. Così il messaggio è abbastanza esplicito ma, se teniamo in considerazione la società nella quale viviamo, nella pratica trova poca applicazione.

In questo universo di sole donne, di assemblee tutte femminili, ginecei, sentimenti d’uguaglianza, visioni anti-patriarcali, fuoriesce il pensiero femminista di Saffo, allora troppo rivoluzionario e fastidioso, che possiamo immaginare abbia anche qualche relazione con l’idea della donna dell’autore stesso del libro: «La donna è quanto di più bello Madre Natura abbia mai creato! Una perla circondata da inutili sassolini! La donna rappresenta la più alta manifestazione della bellezza primigenia!  Nessuna donna, di qualunque strato sociale, merita di essere punita o addirittura uccisa per aver amato!» (31).

Ma dell’antica Grecia Paolisso ricostruisce fedelmente l’atmosfera dominata dal destino imperscrutabile, già scritto e dal quale non ci si può salvare, spesso personificato dalle Moire, le tre dee della tessitura. Ma è l’interpretazione filosofica, quasi esistenzialista, che fuoriesce dal personaggio di Saffo uno degli aspetti più interessanti dell’intero libro, che pure le permette di disquisire sull’illusorietà del presente e sulla transitorietà del genere umano: «La cosa più difficile è sapersi accettare in tutta la caducità che caratterizza il nostro essere» (52). Un viaggio affascinante attraverso i pensieri, le ossessioni e l’amore di Saffo verso la donna e la libertà, quanto mai lungimirante nel pensiero femminista. Complimenti all’autore.

GIANLUCA PAOLISSO è nato a Formia (Latina) nel 1992, dove risiede. Frequenta l’ultimo anno del Liceo Classico “Vitruvio Pollone”.


LORENZO SPURIO

16 Luglio 2011


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