Zapatero: No seré candidato en 2012

Il premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero ha annunciato negli ultimi giorni che non si ricandiderà come probabile futuro primo ministro nelle elezioni del prossimo anno. In molti paventano la fine dell’era socialista per la Spagna che tanto ha favorito l’economia spagnola sebbene l’abbia spesso tagliata un può fuori dalle grandi decisioni dei grandi della terra. Un probabile ritorno del Partido Popular?  Magari, per alcuni, secondo i quali Zapatero non è che abbia governato bene e ha messo in secondo piano elementi importanti ai cattolici-conservatori quali la chiesa e la famiglia. L’ultimo ministro del PP fu José Maria Aznar ampiamente contestato a seguito dell’impegno militare della Spagna in Iraq e che, proprio pochi giorni prima delle elezioni nel 2004, venne “destituito” dal popolo in seguito ai tragici attentati dell’11 marzo 2004. Gli attentati infatti altro non erano che la risposta sanguinosa e vendicativa di frange fondamentaliste islamiche presenti sul suolo spagnolo per invocare la jihad a seguito dell’occupazione dei crociati dell’Iraq.

Così proprio in quelle elezioni venne eletto José Luis Rodriguez Zapatero e la Spagna da cattolicissima, conservatrice (pur sempre moderata) e tradizionalista virò improvvisamente all’altra sponda: si tinse di rosso (dei socialisti e degli obreros en huelga), propose una politica più in linea alle esigenze del popolo ma allo stesso tempo si mise in duello aperto con la Chiesa, primo tra tutti con i matrimoni omosessuali e poi con il permesso dell’adozione di bambini a coppie di fatto. Tutto questo sarebbe stato impensabile almeno dieci anni prima se si pensa anche che la Spagna è sempre stata assieme a Italia e Francia (quest’ultima in parte minore) strenua difensore della cristianità. Ma questi sono altri tempi e le cose devono cambiare (mentre negli altri paesi, Italia in testa, tutto rimane maledettamente statico). E’ semplice rendersi conto che in paesi a noi vicini geograficamente e culturalmente sia cambiato qualcosa quando allo stesso tempo nel nostro paese si perdura un fissismo senza precedenti.

Alle elezioni del 2004 il PSOE di Zapatero ottenne il 42,59% dei voti aggiudicandosi la vittoria, mentre il PP guidato da Aznar il 37,71% dei voti. Significativo lo scarto della vittoria dei socialisti dunque, alla quale bisogna ascrivere anche la forte impronta dell’attentato terroristico a Madrid che richiamava in causa direttamente la politica militarista di Aznar.

Nelle elezioni successive solitamente è facile che venga rieletto il precedente primo ministro, a meno che non si sia stato coinvolto in affari illeciti, crisi o cattiva conduzione del suo ruolo. Questa regola venne rispettata e Zapatero nel 2008 vinse con il 43,6% dei voti mentre il PP, che proponeva come leader Mariano Rajoy, ottenne il 40,1% dei voti. In questo caso poco è stato il margine di scarto tra i due partiti, segno evidente che la Spagna è divisa completamente in due tra i due partiti (similmente a quanto avviene di solito nelle elezioni italiane sebbene nel caso italiano ci siano coalizioni di partiti che gravitano attorno a due grandi partiti).

Le prossime elezioni sono fissate per il 2012 cioè tra un anno e si sa quanto il tempo sia fondamentale per poter condurre una buona campagna elettorale. Il PP certamente proporrà come suo candidato il leader del PP, Mariano Rajoy che per la seconda volta tenta di essere eletto, dopo la sconfitta del 2008.

Chi proporrà invece il PSOE dato che Zapatero dice di non volersi ricandidare? Circolano vari nomi ma ovviamente alcuni sembrano essere i più favoriti. In un breve ma significativo excursus che la giornalista Elisabetta Rosaspina ha fatto in un articolo apparso ieri sul Corriere della Sera figurano questi probabili esponenti: Alfredo Perez Rubalcaba (attuale ministro degli interni e dall’ottobre scorso vice presidente del governo), Carmen Chacón (la prima donna ministro della difesa), il basco Patxi Lopez (che nel 2009 è diventato il primo presidente della comunidad autonoma dei Paesi Bachi dopo la supremazia del PNV, partito nazionalista basco), José Bono (presidente del Congresso dei deputati), José Blanco Lopez (attuale ministro delle infrastrutture e vice segretario organizzativo del PSOE) e Tomas Gomez (ex sindaco di Parla, una città vicino Madrid e segretario del PSOE di Madrid). – Nella foto a destra: Alfredo Perez Rubalcaba e Carmen Chacón.

I possibili eredi sono dunque cinque anche se due sembrano essere i più papabili ossia Alfredo Perez Rubalcaba e Carmen Chacón. Già oggi El País apriva in testata con “Rubalcaba es el cartel electoral preferido tras la renuncia de Zapatero”.  Anche un’inchiesta condotta da El País sul grado di preferenza dei vari ministri spagnoli attesterebbe una netta prevalenza per Rubalcaba. Sempre  oggi il sito di El País ha pubblicato una statistica molto interessante:

Rubalcaba dunque di fatto è già, potenzialmente, il nuovo presidente de gobierno? Staremo a vedere chi la spunterà.

LORENZO SPURIO

02-04-2011

Ricordando gli attentati dell’11-M

Oggi la Spagna celebra il ricordo per i sette anni trascorsi dai tragici attentati di Madrid dell’11 Marzo 2004. Ripercorriamo i tristi momenti di quella triste giornata che segnò irreversibilmente la vita di numerosi spagnoli.

Alla mattina di giovedì 11 Marzo 2004, tre giorni prima delle elezioni politiche nazionali, dieci zaini carichi di tritolo vennero fatti saltare in aria su quattro treni cercanías (breve distanza, una sorta di regionale italiano) di Madrid, in tre diverse stazioni ferroviarie. L’esplosioni avvennero nell’ora di punta, alle 7.40, nella stazione ferroviaria madrilena di Atocha dove esplosero tre bombe, alla stazione di El Pozo de Tío Raimundo dove esplosero due bombe e alla stazione di Santa Eugenia dove esplose un’altra bomba.

Negli attentati trovarono la morte 192 persone: 177 morirono sul colpo, le altre dopo i successivi ricoveri d’urgenza; i feriti furono 1800 e vennero trasportati nei vari ospedali di Madrid. Si trattò dell’attentato terroristico più grande che la Spagna democratica avesse mai conosciuto. L’Europa si strinse al cordoglio dei cugini spagnoli e subito incrementò le misure di sicurezza nei diversi paesi e nelle capitali. Dopo New York e Madrid, le capitali francese, inglese e italiana si aspettavano un imminente attacco.

Nei giorni che seguirono si diffusero varie idee circa la paternità degli attentati: secondo alcuni i mandanti delle stragi erano i capi dell’Eta mentre secondo altri gli attentati erano di origine fondamentalista islamica.

In primo luogo venne accreditata la tesi dell’Eta; il governo stesso puntò il dito contro l’organizzazione separatista basca, per varie ragioni: l’Eta aveva sempre minacciato il governo spagnolo di voler portare avanti un attentato a Madrid e il tipo degli esplosivi impiegati erano analoghi a quelli che solitamente utilizzava l’Eta. Dopo alcuni giorni la tesi dell’Eta si affievolì lentamente e venne scartata.

La seconda idea circa la paternità dell’attentato era quella del fondamentalismo islamico. Secondo la gente e l’informazione gli attentati erano il prezzo che gli spagnoli dovevano pagare per aver partecipato all’occupazione militare dell’Iraq assieme agli Usa.

Diversamente dall’Eta che è solita avvisare prima degli attentati, in questo caso non ci fu nessun messaggio d’anticipazione ne di avviso. Subito si capì che l’attentato rispondeva in maniera appropriata alle strategie terroristiche islamiche basate sullo scopo di produrre il maggior numero di vittime ponendo esplosivi in spazi aperti e particolarmente affollati. Brevemente la tesi di origine islamica degli attentati venne accreditata e si osservò che gli attentati, accaduti il 11 Marzo, cadevano perfettamente due anni e mezzo dopo degli attentati terroristici di New York. Il giorno 11 richiamava dunque un altro attentato di loro matrice.

Ben presto arrivò la rivendicazione dell’attentato per mezzo di un video in cui un uomo dall’accento marocchino proclamava la lotta di religione in Europa, riconosceva l’attentato e si proclamava portavoce di Al-Qaida in Europa.

La mobilitazione internazionale fu grande: gli Stati Uniti offrirono appoggio diretto alla lotta contro il terrorismo; Italia, Francia, Germania e Olanda issarono le bandiere nazionale a mezz’asta e l’economia soffrì un calo significativo delle borse.

In tutte le città spagnole la gente scese a manifestare, a Madrid manifestarono 2.300.000 persone stringendo tra le mani bandiere spagnole a lutto e cartelli con su scritto  “Todos íbamos en ese trén”,  “Nos estamos todos : faltan 200”, “España unida jamás será vencida”. Anche a Barcellona, Siviglia, Valencia, Valladolid e Oviedo la gente manifestò addolorata ed indignata.

Oggi Madrid ha ricordato le vittime di quegli atroci attentati.

 

11-03-2011 MADRID – Esperanza Aguirre (Presidenta de la Comunidad de Madrid), Alberto Ruiz-Gallardón  (Alcade de Madrid) e Mariano Rajoy (Presidente del PP) all’omaggio per gli attentati dell’11-M alla Puerta del Sol.

 

11-03-2011 MADRID – La celebrazione alla Puerta del Sol.

 

11-03-2011 MADRID – Manuel Cobo (vicealcade de Madrid), Mariano Rajoy (Presidente del PP), Alberto Ruiz-Gallardón (Alcade de Madrid) e Amparo Valcarce (Delegata del governo) durante la inaugurazione al monumento alla stazione di El Pozo.

 

11-03-2011 MADRID – Familiari delle vittime durante l’inaugurazione del monumento in memoria alle vittime alla stazione di El Pozo.

 

 

LORENZO SPURIO

11-03-2011

Un sito WordPress.com.

Su ↑