Il premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero ha annunciato negli ultimi giorni che non si ricandiderà come probabile futuro primo ministro nelle elezioni del prossimo anno. In molti paventano la fine dell’era socialista per la Spagna che tanto ha favorito l’economia spagnola sebbene l’abbia spesso tagliata un può fuori dalle grandi decisioni dei grandi della terra. Un probabile ritorno del Partido Popular? Magari, per alcuni, secondo i quali Zapatero non è che abbia governato bene e ha messo in secondo piano elementi importanti ai cattolici-conservatori quali la chiesa e la famiglia. L’ultimo ministro del PP fu José Maria Aznar ampiamente contestato a seguito dell’impegno militare della Spagna in Iraq e che, proprio pochi giorni prima delle elezioni nel 2004, venne “destituito” dal popolo in seguito ai tragici attentati dell’11 marzo 2004. Gli attentati infatti altro non erano che la risposta sanguinosa e vendicativa di frange fondamentaliste islamiche presenti sul suolo spagnolo per invocare la jihad a seguito dell’occupazione dei crociati dell’Iraq.
Così proprio in quelle elezioni venne eletto José Luis Rodriguez Zapatero e la Spagna da cattolicissima, conservatrice (pur sempre moderata) e tradizionalista virò improvvisamente all’altra sponda: si tinse di rosso (dei socialisti e degli obreros en huelga), propose una politica più in linea alle esigenze del popolo ma allo stesso tempo si mise in duello aperto con la Chiesa, primo tra tutti con i matrimoni omosessuali e poi con il permesso dell’adozione di bambini a coppie di fatto. Tutto questo sarebbe stato impensabile almeno dieci anni prima se si pensa anche che la Spagna è sempre stata assieme a Italia e Francia (quest’ultima in parte minore) strenua difensore della cristianità. Ma questi sono altri tempi e le cose devono cambiare (mentre negli altri paesi, Italia in testa, tutto rimane maledettamente statico). E’ semplice rendersi conto che in paesi a noi vicini geograficamente e culturalmente sia cambiato qualcosa quando allo stesso tempo nel nostro paese si perdura un fissismo senza precedenti.
Alle elezioni del 2004 il PSOE di Zapatero ottenne il 42,59% dei voti aggiudicandosi la vittoria, mentre il PP guidato da Aznar il 37,71% dei voti. Significativo lo scarto della vittoria dei socialisti dunque, alla quale bisogna ascrivere anche la forte impronta dell’attentato terroristico a Madrid che richiamava in causa direttamente la politica militarista di Aznar.
Nelle elezioni successive solitamente è facile che venga rieletto il precedente primo ministro, a meno che non si sia stato coinvolto in affari illeciti, crisi o cattiva conduzione del suo ruolo. Questa regola venne rispettata e Zapatero nel 2008 vinse con il 43,6% dei voti mentre il PP, che proponeva come leader Mariano Rajoy, ottenne il 40,1% dei voti. In questo caso poco è stato il margine di scarto tra i due partiti, segno evidente che la Spagna è divisa completamente in due tra i due partiti (similmente a quanto avviene di solito nelle elezioni italiane sebbene nel caso italiano ci siano coalizioni di partiti che gravitano attorno a due grandi partiti).
Le prossime elezioni sono fissate per il 2012 cioè tra un anno e si sa quanto il tempo sia fondamentale per poter condurre una buona campagna elettorale. Il PP certamente proporrà come suo candidato il leader del PP, Mariano Rajoy che per la seconda volta tenta di essere eletto, dopo la sconfitta del 2008.
Chi proporrà invece il PSOE dato che Zapatero dice di non volersi ricandidare? Circolano vari nomi ma ovviamente alcuni sembrano essere i più favoriti. In un breve ma significativo excursus che la giornalista Elisabetta Rosaspina ha fatto in un articolo apparso ieri sul Corriere della Sera figurano questi probabili esponenti: Alfredo Perez Rubalcaba (attuale ministro degli interni e dall’ottobre scorso vice presidente del governo), Carmen Chacón (la prima donna ministro della difesa), il basco Patxi Lopez (che nel 2009 è diventato il primo presidente della comunidad autonoma dei Paesi Bachi dopo la supremazia del PNV, partito nazionalista basco), José Bono (presidente del Congresso dei deputati), José Blanco Lopez (attuale ministro delle infrastrutture e vice segretario organizzativo del PSOE) e Tomas Gomez (ex sindaco di Parla, una città vicino Madrid e segretario del PSOE di Madrid). – Nella foto a destra: Alfredo Perez Rubalcaba e Carmen Chacón.
I possibili eredi sono dunque cinque anche se due sembrano essere i più papabili ossia Alfredo Perez Rubalcaba e Carmen Chacón. Già oggi El País apriva in testata con “Rubalcaba es el cartel electoral preferido tras la renuncia de Zapatero”. Anche un’inchiesta condotta da El País sul grado di preferenza dei vari ministri spagnoli attesterebbe una netta prevalenza per Rubalcaba. Sempre oggi il sito di El País ha pubblicato una statistica molto interessante:
Rubalcaba dunque di fatto è già, potenzialmente, il nuovo presidente de gobierno? Staremo a vedere chi la spunterà.
LORENZO SPURIO
02-04-2011
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