N.E. 01/2023 – “Divagazioni letterarie tra peste e guerra”. Saggio di Ettore Catalano

Il mio amico e collega Giulio Ferroni, illustre italianista, ha certamente ragione quando parla della solitudine del critico, cui non è concessa nessuna sicurezza, ma solo un difficile sentiero tra leggere e interrogare. Nascono da questa consapevolezza le mie divagazioni, appunti di viaggio, approssimazioni, angolazioni particolari di lettura in questi orribili anni, sempre cercando autori e libri capaci di restituire la complessità del fare e scrivere di letteratura, perfino scelte narrative che mi hanno condotto a creare un mio personaggio nell’ambito del genere che mi piace definire “noir”e su cui poi mi soffermerò in chiusura delle mie divagazioni.  Amo alla follia Jorge Luis Borges e il suo procedere per ampi cerchi fino a  costruirsi labirinti e trappole “conoscitive”, non mi dispiacciono gli album di Simenon  e i suoi reportage sul Mediterraneo(più che i suoi libri “gialli”), il piccolo bar tabacchi sul lungomare di Brindisi voluto e promosso da mia moglie Cristina è stato, in anni di segregazione e di paure oscure, il mio avamposto sul mare che non potevo percorrere se non sulle pagine dei libri o negli occhi furbi dei pescatori che venivano a vendermi pesce di dubbia provenienza. Gli appunti che seguono sono le testimonianze della affollata solitudine di un critico letterario e delle sue avventure di scrittura pubblicate nell’arco di anni che vanno dal 2018 al 2022.

Ieri sera mi sono lasciato catturare dalla tagliente ironia di Svevo e stavo rileggendo le avventure del suo “vecchione”, uno Zeno che trova nella letteratura uno strumento che idealizza la vita ,e, raccontandola, cerca di esorcizzarne la fine con un sorriso se non con una risata, dal momento che l’inconcluso celebra la sua apoteosi nello scrittore triestino ( Ettore era il suo vero nome), che amava scrivere nei caffè o nel retrobottega della libreria di Umberto Saba. Negli anni ’80 o ’90, non ricordo con precisione, mi trovavo a Bari e partecipavo, come consulente artistico, alle attività del Piccolo Teatro di Bari diretto da Eugenio D’Attoma e mi capitò di dare il mio piccolo contributo alla realizzazione di un meraviglioso testo di Arthur Schnitzler, Girotondo,che, della Vienna fin de siècle fu uno dei massimi interpreti con la grazia lieve ma graffiante delle sue “figurine. Un mondo stava finendo, ballando i valzer di Strauss, riscritti da Schonberg, la colonna sonora che il regista scelse per quello spettacolo. Da Schnitzler sono ritornato a Svevo e a Pirandello (presente nei miei studi e in tanti miei libri)  e ai miei anni “anziani” che mi vedono davanti a  quella “catastrofe inaudita” sulla quale si chiude La coscienza di Zeno e nel cui corso sprofonda l’isola della Nuova colonia pirandelliana. Il nostro mondo corrotto e ammalato si trova oggi davanti ad una catastrofe simile e dopo, forse, potremo ritornare a narrare un “ricominciamento” che non potrà più essere uguale a quello cui eravamo abituati. Non vorrei davvero che si avverasse la “profezia” sveviana ( “Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie”), ma, forse, è quello che tutti ci meriteremmo per aver contaminato di veleni il nostro pianeta azzurro!

Quest’anno ( il secondo, ormai della nostra vita “pestilenziale”)  non avrei nessuna voglia di dare o ricevere auguri davanti alla nostra terra fresca ancora di sepolture di migliaia e migliaia di “non produttivi”, in stragrande maggioranza la nostra memoria storica, donne e uomini che hanno avuto emozioni e sentimenti, lottato e combattuto nell’illusione di rendere civile e abitabile la nostra Italia, dopo averla ripulita dall’indecenza della dittatura e di una guerra combattuta a fianco  (sì, c’eravamo anche noi italiani, anche se non ci piace ricordarlo) delle orde hitleriane.  . Stamattina provo difficoltà nel pensare di darmi la forza di sperare, mi sento solo di ricordarvi, davanti all’immane tragedia di un pianeta condannato dalla stoltezza e dall’avidità, due poeti, genia inutile, buona solo quando si “celebrano” i riti stucchevoli della “Cultura”. Mi vengono in mente due nomi, Jules Laforgue ( in vita pubblicò solo due raccolte di poesie tra il 1885 e il 1886)  e Thomas Stearns Eliot. Laforgue  è stato il primo delicato e coinvolgente creatore del Pierrot “lunaire”,  che vorrebbe divenire leggendario sulla soglia d’età ciarlatane, esangue mandarino che esala dolci consigli da Crocifisso e disegna cerchi sull’acqua. Quanto ad Eliot, che amava Laforgue e ne lesse avidamente le opere a partire dalla primavera del 1909, trasformando l’appassionato e pur tenero antagonismo dandystico di Laforgue in uno spietato e freddo memoriale accusatorio contro l’immenso dolore del mondo,  come non mormorare con lui, a fior di labbra, il cantico  (1922) della terra desolata: “ Aprile è il più crudele di tutti i mesi. Genera lillà dalla terra morta, mescola memoria e desiderio, desta radici sopite con pioggia di primavera…Quali radici si afferrano, quali rami crescono su queste rovine di pietra? Figlio dell’uomo tu non lo puoi dire, né immaginare perché conosci soltanto un cumulo di frante immagini, là dove batte il sole. E l’albero morto non dà riparo e il canto del grillo non dà ristoro e l’arida pietra non dà suono d’acqua”.

La cultura classica, quella che stiamo stupidamente buttando al vento, ci addita e studia le radici del nostro vivere e del nostro parlare e  ha conosciuto molte epidemie, pesti di cui già il grande Tucidide aveva studiato modi e forme e di cui aveva prontamente segnalato le devastanti conseguenze dovute non solo alla “novità” di quei mali, ma anche alla relativa imperizia di chi si proponeva di curarli. Qualche scarna citazione , tratta da “La guerra del Peloponneso”,opera scritta  coniugando la sintomatologia della guerra con quella della peste,forse desterà in noi impreviste considerazioni, sull’uno e sull’altro evento, senza colpevolizzare nessuno:” …nulla potevano i medici, che non conoscevano quel male e si trovavano a curarlo per la prima volta – ed anzi erano i primi a caderne vittime in quanto erano loro a trovarsi a più diretto contatto con chi ne era colpito-, e nulla poteva ogni altra arte umana: recarsi in pellegrinaggio, consultare oracoli o fare ricorso ad altri mezzi di questo tipo, tutto era inutile…”. Luciano Canfora, proprio studiando il capolavoro tucidideo, ne ha sottolineato la riflessione sul fenomeno per cui “certe parole usuali nel linguaggio politico, indicanti valori quali amicizia, lealtà…fungono piuttosto da schermo che da rivelatore di determinati comportamenti” ed ha anche evidenziato l’attenzione verso la “propaganda” e le narrazioni strumentali, nelle quali, richiamando anche il latino Sallustio, “vera vocabula rereum amisimus”. E nell’Italia di Machiavelli e Guicciardini, questo mi pare un richiamo che, dal passato, precipita subito nel nostro dilaniato presente.

La peste che ci sta duramente colpendo non suscita, per buona sorte, soltanto le sempre più insopportabile pochezze della nostra classe politica ( i litigi continui e le sparate di “capetti” che dovrebbero avere ben altri pensieri per la testa e le richieste dell’opposizione, preoccupate soltanto dei clandestini e non dei disastri compiuti nelle regioni che amministrano) e i dibattiti televisivi altrettanto stucchevoli, ma ci spinge anche a fare letture interessanti. Devo confessarvi che sono, da moltissimi anni, un appassionato del fumetto d’autore e faccio solo i nomi di  Alberto Breccia,  Hector German Oesterheld, Francisco Solano Lopez, Hugo Pratt, José Munoz, Carlos Sampayo, Andrea Pazienza e Guido Crepax. Riflettendo sull’ansia che, in modo più o meno intenso, ci prende tutti, tra vaccini promessi e non ancora del tutto sperimentati e numeri terribili della strage italiana e mondiale, tra inutili discussioni sulle libertà negate e messe di Natale anticipate ( ma Dio baderebbe mai a tali sciocchezze, non nasce davvero in noi stessi, e non in ore fissate, il desiderio di un “ricominciamento” necessario  del bene e della bellezza del mondo?), ho riletto un capolavoro , “L’Eternauta”, del fumetto di fantascienza, pubblicato a Buenos Aires tra il 1957 e il 1959 in episodi di tre, quattro pagine sulla rivista “ Hora Cero Semanal” , su testi di Héctor German Oesterheld  e disegni di Francisco Solano Lopez, riedito opportunamente in Italia nel 2017, in una edizione speciale, splendida, in occasione dei 60 anni dalla sua prima apparizione argentina. Non dirò nulla sulla trama, perché non vorrei togliere al lettore il fascino delle continue sorprese narrative e dei colpi di scena che si susseguono. Dirò solo che si tratta di una situazione estrema in cui tutto il mondo umano sembra traballare e perdere le certezze di sempre, davanti ad una catastrofe che inizia con una strana nevicata fosforescente e letale. Rileggendo “L’Eternauta”, ho provato la medesima angoscia di tutti, oggi, davanti a qualcosa che mette in gioco l’esistenza del nostro modo di vivere e contro cui possiamo davvero pochissimo, salvo sperare che la ricerca scientifica (quella su cui si sono accaniti i tagli di tutti i nostri “meravigliosi” governi) ci offra una credibile ( per ora non ancora chiara) via d’uscita, fatti salvi i sospetti su una colossale speculazione commerciale delle multinazionali farmaceutiche. I due autori furono perseguitati dalla dittatura militare argentina dopo il colpo di stato del 1976, Francisco Solano Lopez fu più fortunato e costretto, per salvare la vita a se stesso ed alla famiglia, all’esilio in Spagna, Oesthereld venne illegalmente deportato nei centri di detenzione e assassinato, non si è mai saputo dove, nel 1978. Il loro capolavoro del 1957-59 rimane una pietra miliare del fumetto d’autore e ancora oggi trasmette al lettore lo sgomento di fronte all’ignoto e insieme la necessità della lotta accanita per la sopravvivenza del genere umano. Rileggerlo a me ha fatto bene, mi ha dato coraggio!

Tra qualche giorno saranno passati quasi nove anni dalla scomparsa di Alberto Bevilacqua, avvenuta il 9 settembre 2013 a Roma. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, di presentare spesso i suoi romanzi in occasioni pubbliche o in premi letterari, di essergli amico e di averlo frequentato, insieme a Cristina, mia moglie, indispensabile dono che la sorte mi ha fatto, a Bari e a Brindisi. Stamattina vorrei ricordare, in particolare, un’occasione, una lettura di poesie di qualche anno fa, in estate, nel Chiostro dell’Archivio di Stato a Brindisi: Alberto, invitato su mio suggerimento dal Sindaco Mennitti, volle che fossi io non solo a presentarlo, ma anche a leggere le sue poesie. Teneva molto al suo esercizio poetico, consegnato in molte raccolte e lo considerava non una appendice della sua narrativa di successo, ma lo considerava come qualcosa a parte, uno scandaglio gettato nelle profondità del mistero del meno decifrabile, delle parole non dette. La poesia, apprezzata da Miguel Angel Asturias, Jorge Luis Borges, Giovanni Testori, gli serviva per costruirsi un archivio privilegiato della sua vita, una sorta di cosmico grembo, per dialogare con le voci delle persone care ( la madre, in particolare), una “camera segreta” da cui isolarsi per  poi instaurare, tuttavia,  un ponte relazionale su cui far  transitare le domande ultime, “piccoli presagi”, così li chiamava, fra Dio e nulla. Ci capimmo subito, tra laici ansiosi di cercare e non paghi dei catechismi e dei precetti, tra uomini che amavano lo spettacolo e il dono prezioso di saper comunicare agli altri “emozioni”. Sapeva della mia passione per il teatro e perciò volle che fossi proprio io a leggere alcune sue poesie in quella magica serata estiva: esitai, per evitargli pessime figure con una mia lettura, ma non ci fu nulla da fare e così mi trovai non solo a parlare di lui e della sua poesia, cosa che rientrava nelle mie corde abituali, ma lessi anche i suoi versi. Non dimenticherò mai la sua voce che, dopo ogni poesia letta, mi chiedeva di leggerne ancora un’altra e mi sussurrava all’orecchio “leggi come un dio”, non lo dimenticherò mai. Così, oggi, col cuore gonfio per l’amico che ho perduto e per l’artista poliedrico (poeta, narratore, sceneggiatore, regista cinematografico) che non abbiamo più, vi trascrivo una sua poesia, lette da me quella sera,

“duetto per voce sola”, naturalmente rivolta alla madre, presente quasi sempre nelle sue pagine e nella sua mente : “ sono un tuo  soprapensiero/ inseguendoti le ombre più lunghe/ dei platani/ col silenzio della pioggia che s’aggira, / il fischio/ lungo, modulato, prima di raggiungerti, / mia memoria reciproca, mia speculare / confidenza col tempo, / ci siamo sbagliati a disperare di noi, / siamo perfetti/ nel duetto per voce sola, / mia itaca perenne di tutte le mie vite / deviate dall’equivoco”.

Il periodo pandemico si trova a coincidere con la mia scelta di provarmi nel genere narrativo “noir”.  Esiste , in Italia, un dibattito anche molto acceso tra quanti affermano che il “noir” sia un sottogenere del “giallo” e quanti, al contrario, con molta passione critica, ne rivendicano una sorta di autonomiaPartiamo da un dato che pare ormai acquisito, come scrive l’americanista Alessandra Calanchi sul blog Urbinoir: il “noir è più che altro una questione di atmosfera, di luoghi, di mood. In esso non è in primo piano il crimine e neppure la detection , la ricerca del colpevole, né il brivido, né il sangue, il “noir” non si accontenta di narrare una storia, ma cerca di trasmettere odori, sapori, suggestioni sui risvolti anche psicologici di un delitto che, forse, tutti potrebbero commettere in un momento particolarmente teso della loro vita, magari in circostanze di esclusione e difficoltà, forse non nelle metropoli in cui il “giallo” classico è nato e si è ambientato (la Londra di Conan Doyle e di Sherlock Holmes, la Parigi di Simenon e di Maigret o l’America di Chandler), ma nelle degradate periferie del nostro vivere quotidiano. Forse l’aggettivo “mediterraneo” potrebbe spiegarci la qualità di quello sguardo nel quale la violenza, innegabile, si lega inestricabilmente alla bellezza di uno spazio mediterraneo in una narrazione alla Braudel, in cui aspetti letterari e culturali si legano a realtà storiche territoriali in una sequenzialità di grande respiro e durata. Anche la letteratura, nel corso dei secoli, a poco a poco, si spingerà fino ad indagare, come scelta di campo, lo spazio sociale e psicologico dove può nascere il crimine e autori come Dostoevskj, Poe, Stevenson, Dickens possono dirci molto su questo e come non citare le incursioni pirandelliane nel territorio mentale della rivolta contro la banalità e la crudeltà del “buon senso” e Leonardo Sciascia, figura centrale in questa storia, con la sua implacabile ricerca della verità in una società corrosa dalla mafia e la appassionata  sua immersione nella malattia e nella morte, in cui naufraga ogni speranza di giustizia e di verità fino al “cancello della preghiera.

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Questo testo viene pubblicato su questo dominio (www.blogletteratura.com) all’interno della sezione dedicata relativa alla rivista “Nuova Euterpe” a seguito della selezione della Redazione, con l’autorizzazione dell’Autore/Autrice, proprietario/a e senza nulla avere a pretendere da quest’ultimo/a all’atto della pubblicazione né in futuro. E’ vietato riprodurre il presente testo in formato integrale o di stralci su qualsiasi tipo di supporto senza l’autorizzazione da parte dell’Autore. La citazione è consentita e, quale riferimento bibliografico, oltre a riportare nome e cognome dell’Autore/Autrice, titolo integrale del brano, si dovrà far seguire il riferimento «Nuova Euterpe» n°01/2023, unitamente al link dove l’opera si trova.

N.E. 01/2023 – “E’ già mattina. Storia di Alessandria”. La “bambina che visse due volte” di Alberto Samonà. Recensione di Giulia Maria Sidoti

 “E’ già mattina” è un romanzo-saggio che coinvolge e intriga a mano mano che si va avanti con la lettura; narra una storia vera ed incredibile. Tratta di un presunto caso di reincarnazione che riguarda un’ava dell’autore. Il caso sconvolge l’ambiente degli intellettuali dell’epoca, gli anni della belle epoque di una Sicilia che sta per  scomparire al progressivo avanzare della modernità. E’ la storia di Alessandrina, una bambina identica ad una sorellina morta che appena cresciuta manifesta ricordi di una vita precedente, quella appartenuta alla sorella, e straordinarie facoltà di sensitiva. La storia vera attraversa, passando per generazioni ed epoche diverse, la storia della Sicilia stessa. Il tema del “ritorno” sotto altre sembianze ha pieno compimento in senso metafisico e si incrocia perfettamente con la concretezza della realtà. E’ la storia di uno spirito che non muore, che ci dona una inquietante apertura e che ci conduce a pensare, in maniera diversa, all’eterno. Il romanzo oltre ad avere le caratteristiche del saggio e del romanzo storico, possiede una struttura particolare che è il risultato della varietà condotta con coerenza.

L’essenza di ciò che viene narrato ovvero l’esistenza di un sottile filo che lega la realtà del mondo concretizzatosi in atto e quella intangibile che si materializza in “momenti-vite”, è racchiusa tra le pagine dell’inizio e quelle della fine. Non si tratta di una semplice struttura ad anello che comincia dal presente o che vi ritorna alla conclusione del romanzo, ma sono i piani narrativi a costituire la cifra del suo lavoro, piani che Samonà sa giocare in modo originale; è una sua caratteristica, infatti, quella di intrecciare più piani temporali per descrivere l’infinito eterno, facendo sempre riferimento alla realtà, quella in atto. Il suo andare avanti ed indietro nel tempo del racconto, il suo disinvolto e naturale passeggiare tra i livelli temporali, realizzano unità, coerenza e chiarezza narrativa. Il narrare cose intangibili risulta concreto: parla di avvenimenti, di storia di luoghi e di generazioni. Ai superficiali, alcuni fatti potrebbero apparire tutt’altro che reali, ma il tutto è reso altamente credibile. Le descrizioni di luoghi e persone sono fotografie realistiche, riprese però con una sapiente velatura , come se questa fosse l’aura di un ricordo, ma del ricordo di qualcosa che è ancora vivo ed esistente, così come le descrizioni degli stati d’animo interni ai personaggi storici, perché realmente vissuti, sono carichi di un pensare poetico che spesso comunica la pudica nostalgia dell’autore per un mondo trascorso. Belle e delicate le pagine finali, costituiscono magistralmente una scena teatrale, visibilissima, che lascia intuire quanta struggente nostalgia e forse anche dolore vi sia nella sopravvivenza, in un’altra dimensione incastonata in un luogo reale, di spiriti ancor oggi presenti a Villa Ranchibile. La lettura si lascia assaporare e ci solleva dalle obsolete considerazioni sulla polarizzazione tra mondi materiali e i mondi dell’aldilà, aprendoci ad una prospettiva diversa ed unificante di tali dimensioni esistenziali dell’anima.                    

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Nuova veste grafica per il sito personale della promotrice culturale Gioia Lomasti

Gioia Lomasti, con la sua maestria nella scrittura e la sua passione per l’arte in generale, ha presentato il suo nuovo sito web gioialomasti.eu, diventando una figura d’eleganza nel panorama artistico. Originaria di Ravenna, la Lomasti collabora costantemente con numerosi autori e artisti, creando connessioni creative che danno vita a progetti congiunti sia a livello nazionale che internazionale. Queste collaborazioni si rivelano una grande occasione per lo scambio di conoscenze e competenze, arricchendo la sua produzione artistica con nuove ispirazioni stimolanti. Fin da bambina ha riversato nella scrittura la sua più grande passione, componendo opere in poesia e prosa che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti da parte della critica. La sua partecipazione a concorsi di poesia ed eventi culturali l’ha portata ad occupare un posto d’onore nel panorama letterario. Nel 2008, ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie intitolata “Passaggio”, un vero e proprio diario dal sapore emozionale. Nel 2011, ha creato insieme a Marcello Lombardo il blog “Vetrina delle Emozioni.com”, che successivamente si è evoluto anche attraverso il sito web vetrinadelleemozioni.com.  Attraverso “Vetrina delle Emozioni”, ha offerto un importante sostegno ai talenti poetici e narrativi in special modo a tutti coloro che necessitano di una maggiore visibilità. La fanpage Facebook di Gioia Lomasti racconta una parte del suo percorso artistico, mostrando l’arte, la poesia e la vita che lei stessa offre attraverso interazioni con il pubblico. Il suo nuovo sito web rappresenta la vetrina ideale per conoscere e apprezzare il suo talento, oltre che per scoprire le sue opere e le collaborazioni che ha intrapreso nel mondo della scrittura e dell’arte. Buona lettura

FONTE ARTICOLO

“Cleopatra la schiava dei romani”: in uscita (10 marzo) il nuovo saggio di Giuseppe Lorin

È in uscita a giorni (esattamente il 10 marzo p.v.) il saggio Cleopatra la schiava dei romani. Viaggio introduttivo nella terra dei faraoni (Bonfirraro Editore, Barrafranca, Enna) dell’autore Giuseppe Lorin. Nel volume viene ricostruitro il ritratto storico di una regina, donna oltre i miti, le leggende e la propaganda.

Avvicinandosi al volume, si capisce subito il tipo di lavoro di ricerca e ricostruzione storica operato dall’autore. Se è vero infatti, che la figura di Cleopatra è nota ai più come la spregiudicata amante di Cesare, la rivale di Ottaviano Augusto, la compagna di Marco Antonio, è altresì vero che l’importanza politica che la sovrana dell’Alto e Basso Egitto si è persa tra interpretazioni della figura storica e quella leggendaria.

Il saggio verrà presentato a Roma martedì 21 marzo alle ore 16 presso la Sala Consiliare “Martiri di Forte Bravetta” del Municipio Roma XII in via Fabiola 14. Oltre all’autore interverranno Elisa Carrisi e Piero Meogrossi. Monologo interpretato da Chiara Pavoni e letture di Michela Zanarella.

Troppi romanzi, troppe versioni cinematografiche e teatrali hanno fatto sì che si sviluppasse la necessità di “epurare” la vera immagine della regina Cleopatra andando alla ricerca, aggiunge l’autore, “disperata” almeno per lui, di una documentazione storica sulla personalità e sull’attività politica della regina, in quanto mancano informazioni concrete da parte delle fonti contemporanee. È stato inevitabile parlare del prima e del dopo, per comprendere l’unicità della cultura della quale Cleopatra è figlia, ma anche ultima rappresentante del mondo dei faraoni.

“Un lavoro laborioso, quello di Lorin” dice l’editore Bonfirraro, “frutto del lavoro di una ricerca durata oltre quattro anni e che restituisce un’immagine completamente diversa di Cleopatra. Lorin ha saputo cogliere il meglio da questo lungo lavoro e indagare a fondo, fra i personaggi dell’epoca, per restituire la giusta dignità a un personaggio della storia di grande spessore”.

Giuseppe Lorin è nato a Roma, dove vive. Scrittore, attore, regista,saggista e giornalista pubblicista. Nel 2009 ha pubblicato Manuale di dizione con la prefazione di Corrado Calabrò e contributi di Dacia Maraini. Nel 2013 ha pubblicato Da Monteverde al mare con prefazione del principe Jonathan Doria Pamphilj, nel 2015 Tra le argille del tempo, il primo romanzo post fantastorico e, a seguire, nel 2016, Roma, i segreti degli antichi luoghi. Nel 2017 ha dato alle stampe Roma la verità violata. Negli anni successivi sono nati altri lavori: Transtiberim, Trastevere, il mondo dell’oltretomba (2018), una guida particolareggiata dei luoghi e dei monumenti che si trovano sulla sponda destra del fiume Tevere; il saggio Dossier Isabella Morra (2019) con prefazione di Dante Maffia.

“Dove non mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone. Recensione di Gabriella Maggio

Recensione di GABRIELLA MAGGIO

L’amore come luce della vita, filo d’Arianna nel labirinto della realtà, nelle sue profonde lacune. Filo rosso che cuce insieme i fatti da raccogliere per formare la memoria. Questo filo, dipanato dal caso e dalla volontà, guida il nostos di Maria Grazia Calandrone a Palata, a Milano e nei luoghi di quella Roma, dove l’ha portata la volontà dei genitori naturali, che vi hanno trascorso le ultime ore della loro vita.  Dopo avere affrontato in Splendi come vita il complesso intenso rapporto con la madre adottiva in Dove non mi hai portata, edito da Einaudi, la scrittrice affronta con coraggio anche maggiore la ricostruzione della vita della madre biologica, Lucia Galante. Mette insieme le scarne testimonianze di quella vita semplice conclusa volontariamente, dopo molte sofferenze sopportate con grande dignità, insieme all’uomo che ama nell’acqua del Tevere, e nello stesso tempo costruisce e rafforza il legame affettivo con la madre: “Sono venuta a prenderti, Lucia. Qui dovevo arrivare. Anzi tornare. A pagina 123 del mio dattiloscritto posso finalmente accarezzare il volto di mia madre, e il suo corpo di luce e di niente”.

Come direbbe la poeta Beatriz Hernanz Maria Grazia si fa archeologa di sé stessa ricercando e interpretando documenti, oggetti, sentimenti che le parlano della madre e della sua nascita. Alle lacune s’intrecciano ipotesi dettate e avvalorate dall’essere donna, dalla complicità femminile. 

Il tema portante della narrazione, l’indagine su Lucia, ne genera altri non meno importanti all’occhio della scrittrice, perché portatori di un preciso messaggio civile come la condizione femminile oppressa da violenze fisiche e morali, che smorzano ogni slancio di vita appagata e libera, il boom economico e l’emigrazione al nord in cerca di lavoro, le leggi inique sull’adulterio.

Lucia, indesiderata sin dalla nascita, quarta femmina in una famiglia contadina che aspetta con ansia il maschio, sposa contro voglia, perché è innamorata di Tonino, un uomo inetto e violento, che non consuma il matrimonio; poi quando la sua vita le sembra irrimediabile, casualmente incontra Giuseppe e nasce l’amore. Lucia asseconda il suo sentimento e abbandona il tetto coniugale, subendo la conseguente denuncia; lo stesso fa Giuseppe. Quando Lucia è incinta vanno a Milano attratti dall’abbondanza di lavoro. Lì nasce Maria Grazia che viene considerata dalle norme vigenti illegittima e per questo in un primo tempo è affidata a un befotrofio. Quando Lucia può riprendere con sé la figlia cominciano i disagi economici della coppia costretta a lavori precari in nero a causa delle denunzie di adulterio che incombono su di loro. Sopraffatti dalle difficoltà economiche, preso atto che nessuno dei familiari di Lucia vuole accogliere “la figlia della colpa” entrambi decidono di togliersi la vita, annegandosi nel Tevere e di affidare Maria Grazia alla compassione degli uomini.

Le ultime ore di Lucia e Giuseppe sono vissute con grande consapevolezza e lucidità. Il loro obiettivo è dare un futuro dignitoso alla figlia per questo la scelta di Roma, di Villa Borghese come luogo dell’abbandono, della lettera all’Unità nella quale si svela il nome e la data di nascita di Maria Grazia, i pochi bagagli lasciati con i documenti nei pressi della fermata del pullman che viene da Milano. Su questi indizi viene ricostruita dagli inquirenti, e quindi dalla scrittrice, la breve storia della bambina che presto sarà adottata da Consolazione Nicastro e Giacomo Calandrone, deputato del PCI.

Insieme alla sua più intima storia Maria Grazia Calandrone traccia nel romanzo un affresco preciso, a volte crudo, dell’Italia degli anni ’50 e ’60 del suo slancio verso il futuro, della povertà economica e morale del Sud, dei pregiudizi che strangolano uomini e donne, della legislazione iniqua. Eppure “Lucia e Giuseppe hanno ragione di confidare, ancora, nella solidarietà umana”. Ed è questa stessa fiducia negli uomini che porta la scrittrice a liberarsi di ogni risentimento nei confronti di chi ha rifiutato sua madre e lei bambina perché lo crede vittima dell’ignoranza e dei pregiudizi che allignano nel contesto nel quale vive. Storicizzare e contestualizzare, ci dice Maria Grazia, per comprendere con mente libera e cercare di sconfiggere il pregiudizio. Come sua madre, Maria Grazia ama capire. Lucia che aveva frequentato soltanto la seconda elementare, è stata una donna libera “perché aveva cuore. Quello che ancora splende, irreparabile”. I piani temporali s’intrecciano nella narrazione così come il racconto dei fatti con i sentimenti e il vissuto emotivo della scrittrice. La lingua e il periodare rispecchiano nel loro ritmo poetico gli affetti e le emozioni.

Sentimento e pensiero guidano la narrazione perché la madre diventi reale, abbia calore e odore. Ma il romanzo contiene anche un canone personale della scrittrice, una sua biblioteca dove si trovano Vittorio Sereni, Pier Paolo Pasolini, Vitaliano Trevisan, Marina Cvetaeva.

“Il mondo cambia solo grazie a chi sogna un mondo nuovo”.  

GABRIELLA MAGGIO


L’autrice della presente recensione ha autorizzato alla pubblicazione su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione o in seguito. La riproduzione del presente testo, in qualsiasi formato, sia in forma integrale che di stralci, è consentita solo con l’autorizzazione da parte dell’Autrice.

Al via la IX Ragunanza di Poesia, narrativa e pittura. L’importante concorso letterario diretto da Michela Zanarella

L’Associazione di Promozione Sociale ‘Le Ragunanze’ con il patrocinio morale del Consiglio Regionale del Lazio, Roma Capitale XII Municipio, Ambasciata di Svezia, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, in collaborazione con Golem Informazione, Associazione Culturale Euterpe, Leggere Tutti, LATIUM, ACTAS, Premio internazionale di Poesia & Narrativa Città di Latina promuove la 9^ Ragunanza di “POESIA, NARRATIVA e PITTURA”. La partecipazione è aperta a tutti coloro che, dai 16 anni in su – per i minorenni è necessaria l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci – senza distinzioni di sesso, provenienza, religione e cittadinanza, accettano i tredici (13) Articoli qui di seguito specificati. La frase sopra menzionata “per i minorenni è necessaria l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci”, vuol dire che chi non ha compiuto 16 anni può partecipare alla settima ragunanza, previa l’autorizzazione scritta e firmata da entrambi i genitori che dovranno allegare alla loro autorizzazione la fotocopia della loro carta d’identità.

I nostri GIURATI, i cui nomi saranno resi noti solo a conclusione della votazione, valuteranno gli scritti pervenuti e le opere pittoriche (in foto) spedite per e-mail, a loro insindacabile giudizio! Il REGOLAMENTO per la 9^ Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & PITTURA, prevede quattro sezioni:

I sez.: POESIA INEDITA “NATURA-MEDITERRANEO”

II sez.: SILLOGE DI POESIA EDITA “A TEMA LIBERO”

III sez.: NARRATIVA LIBRO “A TEMA LIBERO”

IV sez.: PITTURA “A TEMA NATURA O A TEMA LIBERO”

La tematica di tutte e quattro le sezioni, trattandosi di “ragunanza”, termine in uso nell’Arcadia di Christina di Svezia, dovrà almeno contenere dei riferimenti alla natura che ci accoglie.

Per la I sezione, la POESIA “NATURA-MEDITERRANEO”, che sarà da Voi scritta, nel rispetto della sintesi poetica, dovrà ricordare i dettami dell’Arcadia, il valore della natura, filtrati dagli eventi attuali che coinvolgono, modificano, distruggono i quattro elementi della nostra madre Terra e lo spirito di tutti coloro che si prodigano per la salvezza ed il recupero dell’ambiente e in particolare del Mare Mediterraneo.

Per la II sezione, la SILLOGE DI POESIA EDITA “A TEMA LIBERO”, che sarà da Voi già stata pubblicata (o da Casa Editrice o in proprio) e che decidete di far partecipare a questa IX Ragunanza, si presenterà quindi come un libretto, potrà trattare qualsiasi tematica, essendo “A TEMA LIBERO”, e potrà spaziare su temi alti dell’esistenza, su temi universali, che abbraccino il genere umano.

Per la III sezione, NARRATIVA LIBRO “A TEMA LIBERO”, che sarà da Voi già stato pubblicato (o da Casa Editrice o in proprio) e si presenta quindi in forma di libro, potrà trattare qualsiasi tematica, essendo “A TEMA LIBERO”, e potrà spaziare su temi alti dell’esistenza, su temi universali e filosofici, che abbraccino il genere umano.

Per la IV sezione, PITTURA “A TEMA NATURA O TEMA LIBERO” si tratta di un’opera pittorica, realizzata con qualsiasi tecnica e che verrà inviata per e-mail al giudizio, in formato jpg come fotografia; l’opera potrà trattare qualsiasi tematica, essendo “A TEMA NATURA O LIBERO”, e potrà spaziare su temi alti dell’esistenza, su temi universali e filosofici, che abbraccino il genere umano. Quell’opera pittorica scelta, qualora risultasse tra i vincitori, dovrà essere portata, se possibile, dall’autore in originale (non deve superare le dimensioni di 50 x 60) per essere esposta nelle tre ore della cerimonia di premiazione.

Art.1 Si richiede per la 9^ Ragunanza di POESIA, NARRATIVA e PITTURA, che il testo della poesia sia di massimo 36 versi e scritto in Times New Roman, a carattere 12 o 18 e che si rispettino in tutte le loro parti i 13 Articoli, i quali specificano le norme, i diritti, i requisiti e le leggi di questo regolamento.

Art.2 La POESIA della sezione “NATURA-MEDITERRANEO” dovrà essere inedita e, per concorrere, andrà spedita via e-mail a apsleragunanze@gmail.com indicando e specificando la sezione da voi scelta in questo modo:

Nona Ragunanza di POESIA, NARRATIVA e PITTURA

Sezione I: POESIA INEDITA “NATURA-MEDITERRANEO”

1.La POESIA sarà ammessa solo ed unicamente con il nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso. I dati del concorrente sopra indicati andranno scritti in un foglio “a parte” e spediti insieme al foglio dove sarà scritta la Vostra POESIA che concorrerà.

Ai nostri giurati sarà fatta pervenire la POESIA in forma anonima.

2.La “SILLOGE DI POESIA EDITA A TEMA LIBERO”, per concorrere, andrà spedita in pdf via e-mail a apsleragunanze@gmail.com indicando e specificando la sezione da voi scelta in questo modo:

Nona Ragunanza di POESIA, NARRATIVA e PITTURA

Sezione II: POESIA “SILLOGE DI POESIA EDITA A TEMA LIBERO”

La SILLOGE già pubblicata – o da Casa Editrice o in proprio – sarà ammessa solo ed unicamente con il nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso; questi dati saranno scritti su foglio a parte, che conterrà i dati ulteriori dell’Autore, nonostante appaia sul libro solo il nome ed il cognome dell’Autore della Silloge.

La Silloge di poesia, il libro, potrà essere spedita a scelta del partecipante, o con Raccomandata R/R o con piego di libri in una (1) unica copia a: A.P.S. “Le Ragunanze” c/o Michela Zanarella – Via Fabiola, 1 – 00152 Roma.

Congiuntamente (se possibile) dovrà comunque e pertanto arrivare, in pdf la Vostra silloge alla e-mail: apsleragunanze@gmail.com indicando nell’oggetto la sezione ovvero: sezione POESIA “SILLOGE DI POESIA EDITA A TEMA LIBERO”

Nel foglio inserito nella busta, che conterrà la silloge (il libretto), dovranno essere specificati i dati dell’autore: nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso.

3.Il LIBRO DI NARRATIVA “A TEMA LIBERO”, per concorrere, andrà spedito in pdf via e-mail a apsleragunanze@gmail.com indicando e specificando la sezione da voi scelta in questo modo:

Nona Ragunanza di POESIA, NARRATIVA e PITTURA

Sezione III: NARRATIVA LIBRO “A TEMA LIBERO”

ovvero, il Vostro romanzo, la Vs opera, potrà riguardare tematiche varie, essendo “A TEMA LIBERO” e potrà spaziare su temi alti dell’esistenza, su temi universali e filosofici che abbraccino il genere umano, i sentimenti, oltre alla fauna che regna nel nostro pianeta Terra. Il libro già pubblicato – o da Casa Editrice o in proprio – sarà ammesso solo ed unicamente con il nome, cognome, contatto telefonico ed e-mail di rintracciabilità del partecipante al concorso; questi dati saranno scritti su foglio a parte, che conterrà i dati ulteriori dell’Autore, nonostante appaia sul libro solo il nome ed il cognome dell’Autore del romanzo di narrativa a tema libero.

Il libro, potrà essere spedito, a scelta del partecipante, o con Raccomandata R/R o con piego di libri in una (1) unica copia a: A.P.S. “Le Ragunanze” c/o Michela Zanarella – Via Fabiola, 1 – 00152 Roma.

Il Vostro libro “a tema libero” sarà fatto pervenire ai Nostri giurati in pdf e sarà esposto nel giorno della Premiazione.

IV sezione: PITTURA “A TEMA NATURA O TEMA LIBERO”. Si partecipa con un’opera pittorica in qualsiasi tecnica a tema libero, a colori o in bianco e nero, da inviare in foto per posta elettronica all’indirizzo apsleragunanze@gmail.com in formato JPG, i file devono essere nominati con il titolo della foto.

Nona Ragunanza di POESIA, NARRATIVA e PITTURA

Sezione IV: PITTURA “A TEMA NATURA O A TEMA LIBERO”

Art.3 Le modalità espressive della POESIA, della SILLOGE, del LIBRO DI NARRATIVA, della PITTURA ripartite nelle due modalità, non dovranno essere offensive né ledere la sensibilità e/o la dignità del lettore, dell’ascoltatore, del visore e della persona chiamata in causa a “giudicare” e a leggere. Le opere che non ottemperano quanto specificato nell’articolo 3 saranno automaticamente escluse.

Art.4 La partecipazione è soggetta ad una quota di € 15,00, che sottintende la presenza dell’autore concorrente ed include le spese di segreteria; si può partecipare a due o più sezioni con una quota pari a € 20,00.

Art.5 La scadenza per l’inoltro dei materiali è fissata a venerdì 30 GIUGNO 2023;

Art.6 Il giudizio della giuria è insindacabile;

Art.7 La partecipazione al concorso comporta l’accettazione di tutte le norme del presente regolamento ed il partecipante dovrà essere presente il giorno della ragunanza per la lettura delle POESIE e di alcuni stralci di brani tratti dal LIBRO di Narrativa, secondo la graduatoria di premiazione di fronte agli astanti e per la descrizione breve “a commento” della propria opera, la PITTURA, qualora ci fosse tempo ulteriore a disposizione.

Sono ammesse deleghe solo in presenza del delegato a ritirare il premio assegnato, il quale si dovrà mettere in contatto con la segreteria del PREMIO, confermando il nome del delegato alla mail: apsleragunanze@gmail.com ;

Art.8 Qualora il premiato o il suo delegato non fosse presente, il suo riconoscimento sarà recapitato solo previo inoltro tassa di spedizione ed accordi con la segreteria del premio.

Art.9 I partecipanti, le cui loro opere di poesie, sillogi, racconti brevi, romanzi e pitture nelle modalità specificate, siano state selezionate per la premiazione, la lettura e la visione in pubblico, saranno informati sui risultati delle selezioni mediante e-mail personale e segnalazione nel sito dell’Associazione di Promozione Sociale “Le Ragunanze”: www.leragunanze.altervista.org

Art.10 La premiazione avverrà in data da definirsi secondo le disponibilità della struttura che ci ospita 

Art.11 A tutti i selezionati sarà inviato, con largo anticipo, l’invito per partecipare alla cerimonia di premiazione.

Art.12 I PREMI saranno così suddivisi:

Nona Ragunanza di POESIA, NARRATIVA e PITTURA.

  1. I sez.: POESIA INEDITA “NATURA-MEDITERRANEO”

POESIA INEDITA sez. “Natura-Mediterraneo”:

– primo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

– secondo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

– terzo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

  • II sez.: SILLOGE DI POESIA EDITA “A TEMA LIBERO”

SILLOGE DI POESIA EDITA a “Tema Libero”

– primo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

– secondo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

– terzo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

  • III sez.: NARRATIVA LIBRO “A TEMA LIBERO”

NARRATIVA LIBRO a “Tema Libero”

– primo classificato: (targa+ abbonamento per 1 anno al mensile LEGGERE TUTTI)

– secondo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

– terzo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

  • IV sez.: PITTURA “A TEMA NATURA O A TEMA LIBERO”

PITTURA in modalità “a Tema Natura o a Tema Libero”

– primo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

– secondo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

– terzo classificato: (cartiglio pergamenato con targa)

Saranno consegnate le Menzioni d’Onore (cartiglio pergamenato con medaglia)

L’assegnazione della TARGA del PRESIDENTE dell’A.P.S. “Le Ragunanze” è a discrezione del PRESIDENTE.

 L’associazione ACTAS di Tuscania e l’associazione LATIUM di Madrid assegneranno una targa per le opere che riterranno più meritevoli.

* Nella sinergia tra l’A.P.S. “Le Ragunanze” e l’Associazione Culturale Euterpe è contemplata l’assegnazione del Trofeo, che verrà consegnato a discrezione del presidente dell’omonima associazione. 

Tutti i partecipanti presenti, e solo i presenti, riceveranno brevi manu l’attestazione di partecipazione alla Nona Ragunanza di POESIA, NARRATIVA e PITTURA per aver concorso con l’opera, anche se questa non si è posizionata tra i vincitori.

Art.13 Nel file d’invio a apsleragunanze@gmail.com includere dati personali, indirizzo postale, indirizzo e-mail, telefono, breve nota biografica, (per i minorenni includere anche l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci con la fotocopia della loro carta d’identità) la dicitura “SARÒ PRESENTE”, fotocopia del versamento di € 15,00 per una sezione, si può partecipare a due o più sezioni con una quota pari a € 20,00, da effettuare tramite ricarica Postepay n° 5333 1711 2801 1620 intestato a Michela Zanarella, C.F.: ZNRMHL80L41C743L o con Paypal a miczanar@yahoo.it o in contanti nel plico di spedizione per i diritti di segreteria; in calce al testo, la seguente dichiarazione firmata:

 “Dichiaro che i testi delle poesie, i libri, le pitture da me presentati a codesto concorso internazionale sono opere di mia creazione personale.

 Sono consapevole che false attestazioni configurano un illecito perseguibile a norma di legge.

 Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi della disciplina generale di tutela della privacy (L. n. 675/1996; D. Lgs. n. 196/2003) e la lettura e la diffusione del testo per via telematica e nei siti di Cultura della Poesia, della Narrativa e dell’Arte, nel caso venga selezionato, dai giurati del concorso Settima Ragunanza di POESIA, NARRATIVA & PITTURA”

Per il quinto anno consecutivo, l’associazione di promozione sociale ‘Le Ragunanze’, nel IX anno dell’omonimo Premio internazionale per la poesia, la narrativa e la pittura, consegnerà la Targa dedicata ad Anastasia Sciuto, ad un giovane talento dell’Arte Drammatica, Cinematografica e Televisiva, nel plauso e nel ricordo dell’impegno artistico della giovane.

 Referenti del concorso:

 La Presidente dell’A.P.S. “Le Ragunanze”, Michela Zanarella

 Coordinatore e Vicepresidente, Giuseppe Lorin

 Mail: apsleragunanze@gmail.com

Tel: 340.1981250

Sito: www.leragunanze.altervista.org

III Premio Letterario “Paesaggio Interiore” (presieduto da Francesca Innocenzi): come partecipare fino al 06/04/2023

Si bandisce la terza edizione del Premio di poesia Paesaggio interiore, con il patrocinio della Regione Marche, del Comune di Cerreto d’Esi e la collaborazione dell’APS Euterpe di Jesi (An), della libreria Pandora di Fabriano (An), dell’Associazione Il battito che unisce Onlus di Maiolati Spontini (An). Finalità del premio è incentivare la produzione poetica, intesa in special modo come ricerca interiore. Uno spazio particolare è dedicato alle civiltà classiche nel loro patrimonio culturale e umano, che rischia sempre più di andare perduto.

REGOLAMENTO

Possono partecipare testi di autori che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età alla data di scadenza del bando.

Non saranno accettate opere che presentino elementi razzisti, offensivi o di incitamento all’odio e alla violenza o fungano da proclami ideologici e politici.

Art 1- Il premio si articola nelle seguenti sezioni:

Sez. A – Poesie singole inedite: si partecipa con un numero massimo di tre poesie a tema libero, inedite, in formato Word (carattere Times New Roman 12), ciascuna di lunghezza non superiore a 30 versi. I testi da inviare dovranno essere privi dei dati personali dell’autore, pena la squalifica. È da intendersi inedito il testo mai precedentemente pubblicato in volumi dotati di codice ISBN e in riviste cartacee o digitali dotate di codice ISSN. Non si considera edito ciò che è stato pubblicato su blog, siti o social networks.

Sez. B – Libro edito di poesia: si partecipa con un singolo libro di poesia pubblicato a partire dal 2019, da inviare in pdf.

Sez. C – Saggio breve, articolo, monografia sulla poesia nel mondo classico: si partecipa con un singolo studio concernente la produzione poetica nel mondo greco o romano, in formato Word (carattere Times New Roman 12) di lunghezza non superiore alle 18000 battute (spazi inclusi). I testi da inviare dovranno essere privi dei dati personali dell’autore, pena la squalifica dal concorso.

Art 2- Le opere non verranno restituite; i concorrenti ne resteranno tuttavia unici proprietari.

Art 3 – Ai sensi del DLGS 196/2003 e del Regolamento generale sulla protezione dei dati personali 2016/679 (GDPR), i partecipanti acconsentono al trattamento, diffusione ed utilizzazione dei dati personali da parte dell’organizzazione per le sole finalità connesse al premio.

Art 4 – Presidente del premio: Francesca Innocenzi.

Presidente onoraria: Annamaria Ferramosca

Presidente di giuria: Lorenzo Spurio

Commissione di giuria:

Sez. A (poesie singole inedite): Candido Meardi, Sergio Soldani, Lorenzo Spurio, Antonietta Tiberia, Laura Vargiu

Sez. B (libro edito di poesia): Ida Di Ianni, Loredana Magazzeni, Giuseppe Napolitano, Luciana Raggi, Lorenzo Spurio

Sez. C: Gabriella Cinti, Luciano Innocenzi, Patrizia Morelli.

L’operato della giuria è insindacabile e inappellabile. La giuria potrà anche decidere di non assegnare premi, nonché attribuire premi speciali (alla Carriera, alla Memoria, ecc.).

Art. 5- Tutti gli autori selezionati riceveranno un diploma di partecipazione e verranno invitati al Festival Paesaggio Interiore, che avrà luogo a Cerreto d’Esi (An) nel primo fine settimana di settembre 2023. Per i primi tre classificati e per i premi speciali sono previsti spazi dedicati all’interno del Festival, motivazione della giuria e pubblicazione nella rivista letteraria Il Mangiaparole (per le sezioni A e B) o in un volume di carattere saggistico (per la sezione C).

Per i primi classificati delle sezioni A e B è inoltre previsto un premio in denaro di 200 euro.

I diritti dei testi rimarranno di proprietà degli autori, che potranno quindi disporre liberamente degli stessi.

Art. 6 – I risultati verranno pubblicati con debito preavviso sul sito dell’Associazione Culturale Euterpe (www.associazioneeuterpe.com), su Concorsi Letterari (www.concorsiletterari.it), Literary (www.literary.it) e sulla pagina facebook del premio (Premio letterario Paesaggio interiore). Gli autori selezionati verranno contattati a mezzo e-mail e riceveranno ogni informazione utile in merito alla partecipazione al Festival.

In caso di assenza dei vincitori, i premi potranno essere ritirati da delegati o, in alternativa, spediti a carico del destinatario.

Art 7 – Per prendere parte al premio è richiesto un contributo di 10 euro a sezione per spese organizzative. È possibile partecipare a più sezioni con un contributo aggiuntivo di 5 euro a sezione.

Pagamento tramite bonifico su c/c bancario (Intesa San Paolo) Iban IT03C0306937312100000001164

Intestato a Francesca Innocenzi

Causale: nome e cognome autore 

Art. 8 – Il materiale dovrà essere inviato entro e non oltre il 6 aprile 2023, unicamente a mezzo e-mail, all’indirizzo paesaggioint@libero.it, insieme alla scheda di partecipazione, compilata in ogni sua parte in stampatello e firmata, e all’attestazione del contributo di partecipazione.

Art. 9 – La partecipazione al premio implica l’accettazione incondizionata di tutte le norme contenute nel bando. L’autore dà piena assicurazione che l’eventuale pubblicazione dell’opera non violerà, né in tutto, né in parte, diritti di terzi. Il comitato organizzatore si riterrà sollevato da eventuali rivalse di terzi, di cui risponderà esclusivamente e personalmente l’autore.

Francesca Innocenzi – Presidente del Premio

Lorenzo Spurio – Presidente di giuria, Presidente Euterpe APS

Contatti:

Segreteria del Premio: paesaggioint@libero.it

https://www.facebook.com/premiopaesaggiointeriore

Pubblicato il verbale della ottava edizione della “Ragunanza di poesia, narrativa e pittura”

L’ A.P. S. Le Ragunanze con i patrocini morali del Consiglio Regionale del Lazio, Roma Capitale XII Municipio, Ambasciata di Svezia a Roma, Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, Golem Informazione, Associazione culturale Euterpe, Leggere Tutti, WikiPoesia, comunica i nominativi di tutti gli autori e artisti premiati ai quali vanno i complimenti della Giuria composta da: Roberto Ormanni (Presidente di Giuria), Michela Zanarella (Presidente del Premio), Giuseppe Lorin, Elisabetta Bagli, Fiorella Cappelli, Lorenzo Spurio, Serena Maffia.

Sezione poesia a tema natura:

1° classificato: “I fiori delle dune” di Alessandro Izzi (Gaeta, Latina)

2° classificato: “Pura crisalide” di Manuela Magi (Tolentino, Macerata)

3° classificato: “Nobiltà calpestata” di Rossana Bonadonna (Roma)

Menzione d’onore:

“Dall’Argentino al Dolcedorme” di Mario De Rosa (Castrovillari, Cosenza)

“Il pettirosso e la speranza” di Giovanni Battista Quinto (Pisticci, Matera)

“Mediterraneo” di Giulia Maria Sidoti (Barcellona P.G., Messina)

“Nello specchio dei desideri” di Lucia Izzo (Roma)

“Lungo il confine” di Laura Tommarello (Roma)

Sezione libro edito poesia

1° classificato: “Del nostro stare al mondo” di Laura Pezzola (Roma)

2°classificato: “Genesi della memoria” di Raed Anis Al-Jishi (Arabia Saudita) – Traduzione in italiano di Claudia Piccinno

3° classificato parimerito: “Controfobie” di Antonio Corona (Torino)

3° classificato parimerito: “Da quassù (La terra è bellissima)” di Rita Stanzione (Roccapiemonte, Salerno)

Menzione d’onore:

“La geometria dei girasoli” di Pietro Catalano (Roma)

“Borghes (Voci)” di Stefano Baldinu (Bologna)

“Epimeleia” di Guido Tracanna (Roma)

“Clic” di Johanna Finocchiaro (Torino)

“Dove i clown sono tristi” di Sara Comuzzo (Udine)

“Canto del vuoto cavo” di Francesca Innocenzi (Cingoli, Macerata)

“Preghiera in gennaio” di Rosaria Di Donato (Roma)

Sezione libro edito narrativa

1° classificato: “La donna del pittore” di Anna Hurkmans (Roma)

2° classificato: “Anima, sii come la montagna” di Paolo Borsoni (Ancona)

3° classificato: “Per le vie di Monteverde” di Giada Carboni (Roma)

Menzione d’onore:

“Amori complicati” di Paride De Paola (Pozzilli, Isernia)

“Maracaibo” di Flavio Dall’Amico (Marano Vicentino, Vicenza)

“Fiore d’ombra” di Hilde Nobile (Roma)

“Dove dormono le fate” di Cristina Biolcati (Ponte San Nicolò, Padova)

“Il tuo libro filosofico” di Carmen Trigiante (Valenzano, Bari)

“Human 1-2” di Alberto Umbrella (Roma)

Sezione pittura:

1° classificato: “Enigma foresta” di Alex Barbanti (Modena)

2° classificato: “Scegli adesso” di Angelo Franco (Torino)

3° classificato: “Polvere di stelle” di Bruna Milani (Roma)

Menzione d’onore:

“Gea” di Barbara Bartolomei (Firenze)

“Guardami” di Iolanda Morante (Avellino)

Targa Euterpe:

“Arabeschi di luce” di Maria Morganti Privitera (Barcellona P.G, Messina)

Targa Presidente del Premio:

“La luna sulle case popolari” di Gabriele Galloni (Roma)

Targa Anastasia Sciuto 2022:

Valeria Almerighi, diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”

La premiazione si terrà domenica 2 ottobre 2022 dalle ore 10.00 a Villa Pamphilj presso l’Antica Vaccheria di via Vitellia, 102, Roma. Ringraziamo tutti gli autori e artisti che hanno partecipato con le loro opere alla 8^ Ragunanza di Poesia, narrativa e pittura. A tutti coloro che hanno partecipato al concorso e che saranno presenti alla cerimonia di premiazione sarà consegnato attestato di partecipazione.

“Il sangue della Montagna” di Massimo Maugeri. Recensione di Gabriella Maggio

Recensione di Gabriella Maggio

L’uomo e la Montagna, un itinerario di coesistenza e di sopravvivenza tra ammirato stupore e sgomento, audacia, ὕβϱις a volte, e fatalismo inerte. Troppo e troppo poco è l’uomo di fronte a lei ora accogliente e amorosa, ora indifferente e crudele, segno invalicabile del limite che irride il sogno d’onnipotenza dell’uomo tecnologico.Questo il tema fondante de Il sangue della Montagna, edito da La nave di Teseo, modulato attraverso la puntuale anatomia psicologica dei personaggi principali Marco e Paola a cui Massimo Maugeri dà voce narrando in terza persona la storia dell’uomo, in prima quella della donna, con un interessante movimento stilistico esterno/ interno che richiama ancora lei, la montagna, che sta sulla superficie eppure è collegata con l’interno della crosta terrestre. Le vite di Marco e Paola s’incontrano per mezzo di don Vito Terrazza un carismatico poeta, portentoso intagliatore di tartarughe in pietra lavica. I due personaggi sono tormentati da eventi dolorosi non ancora rielaborati che minano il senso della loro vita e compromettono le relazioni con gli altri. Marco è ossessionato da un incidente che l’ha coinvolto insieme all’amico d’infanzia Alberto sulle pendici della Montagna per un’improvvisa eruzione. Paola dalla morte improvvisa del marito e dallo scontro incessante e senza soluzione con la figlia Silvia. Entrambi hanno progetti economici impossibili da realizzare, Paola ha la Pastarealeria in cui sperimenta la sua teoria economica “Economia umana” e Marco l’azienda MCLavArt che lavora la pietra lavica fondata con lo scopo di ricavare dalla lava denaro sufficiente per   compensare le perdite economiche inflitte dalle eruzioni vulcaniche. Entrambi sono destinati a scontrarsi col mondo spietato dell’economia e non riescono a trasformare le utopie in speranze e le speranze in mete il più possibile raggiungibili, non sanno convivere con il dolore ed i sensi di colpa, in una parola non riescono ad accettarsi come sono. Il mondo che sta sulla superficie è ingannevole e perturbante, ma è possibile affrontarlo, suggerisce Massimo Maugeri nelle vicende  dei suoi personaggi,  attraverso uno scavo interiore che  giunga a ritrovare il  ritmo naturale  della montagna, percependone  l’energia e  liberandola, come fanno  don Vito e Padma,  che  scolpiscono  con sapiente  amore le tartarughe, simbolo dell’adeguarsi per sopravvivere. L’arte di scolpire tartarughe corrisponde simbolicamente all’atto dello scrivere, inteso come ascolto di sé stessi e del mondo circostante. Marco comincia a scrivere su consiglio del suo psicoanalista e continua a farlo, pur avendo interrotto le sedute, nel tentativo di governare il magma interiore. Paola, docente di letteratura italiana all’università, a cui affianca la passione per l’economia, invece raccoglie frasi di scrittori e filosofi sulla scrittura e sulla letteratura. Nello svolgimento della trama Paola riordinerà il diario di Marco Riflessioni estemporanee di un pragmatico sognatore. La scrittura per Paola acquisterà il senso della sopravvivenza come per Silvia: Ho imparato a credere nella scrittura. Nel suo potere taumaturgico. Ci credo davvero. Molto più di un tempo. Non brucio più le mie carte. Le mie istantanee mentali. Adesso le deposito. Per farle germogliare. Sulla pagina. Massimo Maugeri attraverso Paola e Silvia ci dice che cosa per lui rappresenta la scrittura, ci dà notizia della sua biblioteca, degli autori che hanno forgiato il suo modo di guardare il mondo, testimonia la sua consapevolezza di appartenere a una tradizione letteraria codificata e riconosciuta. Il romanzo si svolge in un arco temporale ampio, dall’antefatto del 23 aprile 1983 al 2018, nei luoghi  prossimi alla Montagna che manifesta con costanza la sua vitalità con  boati ed eruzioni di lava. Sulle sue rocce si riflettono i sogni, i ricordi dei personaggi e i fantasmi che li accompagnano: I fantasmi esistono…Si nascondono sotto il peso delle delusioni tra i dubbi di un futuro nebuloso, dentro gli spasmi scatenati dalle nostre ansie, nelle emozioni suscitate  da oggetti custoditi come reliquie. Vivono nelle storie inventate e in quelle reali. In quelle scritte e in quelle lette…In quei luoghirivivono antiche storie soffuse da un’aura magica e sapienziale che convive con lo scientismo contemporaneo. L’uno complementare dell’altro. Padma con la sua spiritualità e Silvia col suo “algido distacco…che tende all’indifferenza”. Come è consuetudine nei romanzi di Massimo Maugeri la musica fa da controcanto alla storia e ne esprime il senso lirico sotteso, in particolare  La vie en rose e Somebody to love. Il sangue della Montagna si legge con interesse, scorre piacevolmente sostenuto dallo stile piano e dalla suspense ben calibrata che rimanda ritmicamente  da un capitolo all’altro. Il disagio esistenziale dei personaggi ci parla di noi, delle nostre ansie e paure, ma ci dà anche una possibile soluzione, rifiutare il fatalismo, Tutto dà e tutto toglie, tutto toglie e tutto dà, e  accettare i propri buchi neri.

GABRIELLA MAGGIO


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È uscito “Note condivise”. Un volume sulla poesia e l’attualità, di Gioia Lomasti e Luciano Somma

Segnalazione di Lorenzo Spurio

La gradevole collaborazione tra la poetessa e direttrice di “Vetrina delle Emozioni” Gioia Lomasti (che in precedenza ha pubblicato, tra gli altri, un volume poetico dedicato a Fabrizio De André) e il noto poeta partenopeo Luciano Somma ha dato alla luce un pregevole volume dal titolo “Note condivise” nei quali i due autori dibattono e approfondiscono temi di attualità e relativi al mondo poetico. La pubblicazione è distribuita da Youcanprint.

L’assidua frequentazione dei due poeti ha portato negli anni a una significativa collaborazione sulle onde della scrittura e ha permesso di raccogliere una serie di articoli e approfondimenti su tematiche di vario genere, d’interesse collettivo e calate nella quotidianità di noi tutti.

Gioia Lomasti è nata a Ravenna, è un’appassionata di letteratura sin da bambina. Negli anni ha conquistato l’attenzione della critica letteraria con la partecipazione a concorsi di poesia ed eventi culturali che l’hanno vista premiata nel podio, oltre a varie recensioni alle sue opere. Molti suoi scritti sono dedicati al cantautorato italiano.

Luciano Somma è nato a Napoli. Ha iniziato a scrivere testi per canzoni e poesie dall’età di tredici anni. Ha all’attivo moltissime pubblicazioni poetiche singole o in antologie, anche a scopo scolastico. Ha scritto e scrive su un numero imprecisato di periodici, centinaia i premi vinti, è risultato vincitore per ben due volte della prestigiosa Medaglia d’argento del presidente della Repubblica e di una Laurea Honoris Causa che gli è stata attribuita nel 1987.

A Roma al via il laboratorio di scrittura “Ho scritto amo sulla rabbia” con Stefano Antonini

Astro edizioni, in collaborazione con la Regione Lazio e con un finanziamento dell’Unione Europea, indice il laboratorio di scrittura creativa e psicodidattica teatrale “Ho scritto amo sulla rabbia”, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, in cui si affrontano tematiche come il bullismo e l’inclusione delle diversità. I prossimi appuntamenti del laboratorio sono il 24 marzo e il 5 aprile 2022, dalle 08:00 alle 10:00.

Relatore: Stefano Antonini (Burattingegno teatro)

Redazione: Francesca Costantino (Astro edizioni)

Sedi: Scuola secondaria ITC “Lombardo Radice” (via Ettore Viola, 6 Roma) e le biblioteche di Roma Rodari, Quarticciolo e Mameli

Astro edizioni presenta il progetto di scrittura multimediale e creativa “Ho scritto amo sulla rabbia”, curato dallo scrittore e regista Stefano Antonini e in collaborazione con gli Istituti Comprensivi della scuola secondaria e le Biblioteche di Roma.

Tutto nasce dalla pubblicazione nel 2017 da parte della casa editrice Astro edizioni del libro “TORNA. Lettera di un padre al figlio omosessuale” di Stefano Antonini. Forte della sua trentennale esperienza di lavoro nella scuola quale esperto di psico-didattica teatrale, Antonini scrive un romanzo che vuole essere un punto di riferimento per la prevenzione al suicidio in adolescenza e la lotta all’omofobia. In seguito, molti insegnanti hanno adottato il libro nelle scuole, in quanto strumento prezioso per puntare i riflettori non solo sulla discriminazione sessuale ma anche sulle varie forme di violenza legate al pregiudizio. Il testo è diventato la fonte di ispirazione e il punto di partenza per questo laboratorio promosso da Astro edizioni e tenuto dallo stesso Antonini, che ha deciso di soffermarsi sul valore delle parole, fissandole nella scrittura, e di affrontare i problemi della discriminazione, del pregiudizio e degli stereotipi dal punto di vista creativo ed espressivo.

“Ho scritto amo sulla rabbia” è un progetto inclusivo in cui si utilizza il libro di Antonini – che viene donato dalla casa editrice Astro Edizioni a ogni alunno partecipante al laboratorio – quale strumento per arrivare alla sensibilità degli studenti, per fare prevenzione contro bullismo ed emarginazione e per ampliare invece l’accettazione e l’accoglienza delle differenze. L’obiettivo principale è quindi l’attivare nella coscienza dei ragazzi e delle ragazze della scuola secondaria una maggiore consapevolezza del problema della discriminazione e del pregiudizio nei confronti di chi si sente diverso rispetto alla comunità di appartenenza, e di fornire strumenti per promuovere comportamenti virtuosi e consapevoli, in famiglia e nel gruppo dei pari. Il progetto si rivolge alle scuole in quanto luogo dove il pregiudizio è ancora possibile da scardinare, e la coscienza è in via di sviluppo e formazione.

Il laboratorio si articola in 6 incontri pratici di due ore per classe in cui i ragazzi verranno impegnati in attività su più livelli (teatro forum, simulazione e narrazione) e in cui saranno guidati nella stesura di un libro che documenterà l’esperienza vissuta insieme. Vi saranno inoltre 2 incontri di presentazione del libro stampato presso alcune biblioteche romane.

ASTRO EDIZIONI. Casa editrice romana nata con l’intento di promuovere la fantasia in ogni sua sfaccettatura, emotiva e culturale, per adulti e bambini, investendo soprattutto su autori italiani. Negli anni, è diventata un punto di riferimento per autori, colleghi editori, comunicatori di professione, giornalisti e personaggi pubblici per comunicare in modo costruttivo, “verso”. Astro edizioni sfrutta un sistema diffuso e contagioso di fare cultura in modo sano, cambiando il modo di pensare, per l’evoluzione dell’umanità. Per questo, pubblica libri che contengono storie di vita esemplari, romanzi per ragazzi e fantasy/fantascienza anche per adulti, manualistica pratica e tutto ciò che ha un ottimo livello stilistico, oltre a un bel messaggio positivo. Nelle scuole e biblioteche romane ha già organizzato con successo dei laboratori di scrittura creativa per bambini, realizzando prodotti editoriali in cartaceo ed ebook.

STEFANO ANTONINI. Scrittore e docente di psico-didattica teatrale, è direttore artistico del teatro Comunale di Castello D’Argile (BO) per il settore teatro ragazzi, e progetta e realizza la rassegna di teatro per le nuove generazioni “Storie tra le porte”. Attua una politica di sensibilizzazione rispetto alle differenze culturali, educa all’ascolto e all’educazione all’affettività, grazie a percorsi mirati realizzati in collaborazione con l’Ufficio Cultura, l’Ufficio Scuola e le biblioteche della Città Metropolitana del Comune di Bologna. È inoltre direttore artistico dell’Associazione Culturale “Burattingegno Teatro”, grazie alla quale realizza e sviluppa un metodo di insegnamento improntato sull’uso delle diverse discipline artistiche, al servizio dell’apprendimento e della didattica. Per i tipi di Astro edizioni ha pubblicato nel 2017 il romanzo “Torna. Lettera di un padre al figlio omosessuale”, andato esaurito nel giro di pochi mesi dall’uscita, e ripubblicato con una nuova veste grafica e in una nuova edizione nel 2019, con la prefazione dello psicologo e psicoterapeuta Marco Lodi.

Contatti:

www.diffondilibro.it

info@diffondilibro.it

Una selezione di poesie della padovana Alessandra Pennetta

A cura di Lorenzo Spurio

Alessandra Pennetta è nata a Padova nel 1971. Ha iniziato a scrivere nel 2018. In Italia le sue poesie sono state pubblicate su Grado Zero, Frammenti, Tam Tam Bum Bum, Lido dell’Anima, L’Irrequieto, Poetarum Silva, Amado Mio, Il Grimorio del Fantastico, L’Altro Femminile, Radura Poetica, Neobar, Hook Literary Magazine, Inverso – Giornale di Poesia, Larosainpiu, Segreti di Pulcinella, Alma Poesia, nelle antologie Ecce Homo e Transiti Poetici, nelle antologie dei Premi Città di Montegrotto Terme (2019), Città di Melegnano (2019), Apollo Dionisiaco (2021) e nel IV volume della collana I Maestri (2021). All’estero le sue poesie sono state tradotte e pubblicate sulle riviste Centro Cultural Tina Modotti (Venezuela), Oltart (Romania) e Azahar (Spagna). Nel 2021 è stata finalista nella VIII edizione del Premio Apollo Dionisiaco con la poesia “La cena”, ha ricevuto un Attestato di Merito nella XXV edizione del Premio Letterario Internazionale Trofeo Penna d’Autore per la poesia “Apri la porta” e una Segnalazione Speciale nella XVII edizione del Concorso Nazionale di Poesia Fiori d’Inverno per la poesia “Imeros”. 

Presentiamo a continuazione alcune poesie dell’autrice.


“Mi hai portato sotto il sole d’estate”

Di ALESSANDRA PENNETTA

Mi hai portato sotto il sole d’estate

non dà pace a nessuna cosa, vivente o no

affligge in maniera uguale

arroventa i campi bruciando noi 

distesi come una distesa di baci 

colonie di cicale, le cavità addominali degli uccelli 

tenuti a terra dalla fame

Mi hai portato sotto il martello dell’estate

battente in maniera uguale

schiacciati inceneriti polverizzati

in un unico calderone noi gli uccelli le cicale


“Hai attraversato la città”

Di ALESSANDRA PENNETTA

Una spina tra i tuoi capelli

Dove sei stata amore mio?

Mi sono annoiato mentre ti aspettavo

ho contato tutte le mie ossa, tutti i miei peli

ho guardato sotto la mia pelle

dentro di me 

(non ho trovato niente di così interessante come te)

Sai di zolfo e rosa

Hai attraversato la città

dove gli uomini bestemmiano

e si rincorrono

Fuori città ti ho aspettato, scalzo e nudo

(le scarpe e i vestiti li portano quelli che sanno tutto)

alla fine sei arrivata, a passi pigri

per la curiosità di conoscere la città


“Apri la porta”

Di ALESSANDRA PENNETTA


Apri la porta 

Sono sulla soglia

L’aria brucia

Il mio corpo non è infinito

Sento che ci sei e stai bevendo 

Sento il tuo passo fresco

Più forte mi stringo alla tua porta

più ti sento. Ancheggi

Stringerei i tuoi fianchi

Sei il centro del mondo

Io sono il mondo. E brucio per te

(Questa poesia è risultata vincitrice di un attestato di Merito nella XXV edizione del Premio Letterario Internazionale Trofeo Penna d’Autore nel 2021)


“La cena”

Di ALESSANDRA PENNETTA

Lei ha fame e 

la bocca spalancata

Cammina su di lui

che non protesta

Lui le ha preparato la cena

Lei ha una finestra scura 

senza tende

Lui ha 

un candeliere, il fuoco dentro e

un’adorazione per lei 


(Questa poesia è risultata finalista all’VIII Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea Apollo Dionisiaco nel 2021)


“Forse non sei di questo pianeta”

Di ALESSANDRA PENNETTA

Forse non sei di questo pianeta

di questa città

di queste compagnie

le tue scarpe

le tue scarpe sono pulite

tu non tocchi terra

sei femmina di uccello

mi fissi dal cielo

io non capisco da che mondo arrivi


“Avevo voglia di vederti”

Di ALESSANDRA PENNETTA

La sera di nuovo calda

Presto le vene mi scoppieranno

Mi sono bruciato le piante dei piedi

mentre venivo da te, mi ha accecato il solleone

Ho allungato il passo per rimanere vivo

(per non venire completamente incenerito)

perché avevo voglia di vederti e ora 

mi ritrovo cieco a tastare con le dita la tua porta


“Sei passata per il giardino”

Di ALESSANDRA PENNETTA

Due guance rosse sul tavolo

acqua e foglie

una spina nel labbro

sei passata per il giardino

Ti ho lasciato la porta aperta 

ma tu sei entrata 

come un uccello 

rosso e bianco

dalla finestra 

(Poesia pubblicata su «Hook Literary Magazine» nel giugno 2021 e nel XXVIII volume dell’antologia Transiti Poetici nel luglio 2021)


NOTE:

Le poesie qui pubblicate, laddove non specificato diversamente, sono inedite. L’autrice dichiara, dietro sua unica responsabilità, di essere frutto del proprio ingegno e di detenerne i diritti a ogni titolo.

L’autrice delle poesie ha autorizzato alla pubblicazione delle stesse su questo spazio senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in seguito.

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