Al barese Matteo Bonsante il Premio “Alla Carriera” del Premio “L’arte in versi” 2020 – Premi in Memoria a Biagia Marniti e Simone Cattaneo

L’Associazione Culturale Euterpe di Jesi, che bandisce e gestisce il Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”, ideato, fondato e presieduto dal poeta e critico letterario jesino Lorenzo Spurio, annualmente provvede a conferire, tra i Premi fuori sezione, dei Premi Speciali identificati come “Premi alla Memoria” e “Premi alla Carriera” ad altrettanti poeti la cui attività letteraria è risultata significativa, è stata antologizzata, ha permesso di costruire una critica attenta e fattiva attorno alla loro produzione e di cui l’Associazione intende – nel caso dei Premi alla Memoria – celebrarne il ricordo, anche grazie alla presenza fisica in sede di premiazione di un proprio familiare – e di riconoscerne il merito dinanzi alla comunità letteraria. Quest’anno la decisione – come ha svelato un comunicato stampa diffuso dall’Associazione Euterpe il 30 novembre u.s., i Premi Speciali “Alla Memoria” verranno attribuiti al poeta saronnese Simone Cattaneo (1974-2009) e alla poetessa pugliese Biagia Marniti (1921-2006). Precedenti Premi alla Memoria sono stati conferiti, tra gli altri, alla poetessa calabrese Giusi Verbaro, ai poeti pugliesi Salvatore Toma e Bruno Epifani, ai marchigiani Gian Mario Maulo e Novella Torregiani, ai siciliani Maria Ermegilda Fuxa, Maria Costa e Alessandro Miano, tra gli altri.

Simone Cattaneo

Simone Cattaneo (Saronno, Varese, 1974-2009), poeta sfrontato e dal linguaggio moderno, nella sua poetica si avverte lo spirito libero, ribelle e refrattario al canone convenzionale. Con la sua opera ha messo in luce tematiche d’importante contenuto che afferiscono non solo al disagio psico-emotivo e sociale ma anche alle condizioni spolianti, difficili e incerte del giovane inserito nella società d’oggi con le problematiche diffuse, da lui vissute in maniera ossessiva, del dilemma esistenziale che si coniuga alla crisi di valori e alla difficoltà di accoglimento in una società disattenta e frastagliata. Le sue poesie sono state accolte e pubblicate dalla rivista «Atelier» di Borgomanero. Pubblicò le opere Nome e soprannome (2001) e Made in Italy (2008). Sulla sua opera poetica hanno scritto vari critici tra cui Roberto Roversi, Roberto Carifi, Giuliano Ladolfi e, in tempi più recenti, Lorenzo Spurio, Davide Brullo, Giorgio Anelli. Sebbene la sua presenza e poetica rimasero per lo più inosservate durante la sua breve vita, dopo il suo decesso una serie di iniziative, tra cui la pubblicazione di quella che potremmo definire la sua “opera omnia” ovvero Peace & Love (2012) e un numero monografico di «Atelier» a lui dedicato (il n°67 di settembre 2012), hanno cercato d’imprimere un segno positivo nel cercare di ampliare il discorso critico, ed ermeneutico, attorno alla sua opera poetica. Sono andati in tal senso anche una serie di pubblicazioni di articoli su riviste e blog contemporanei, tra cui «Pangea» che gli ha dedicato, a più riprese, degli interventi ma anche un delicato saggio – più poetico, forse, che critico – di Giorgio Anelli dal titolo Di culto et orfico (2019).

Biagia Marniti

Biagia Marniti (Ruvo di Puglia, Bari, 1921 – Roma, 2006), pseudonimo dei Biagia Masulli, fu allieva di Giuseppe Ungaretti. A Roma frequentò l’università e si avvicinò al novero della intelligentia umanistica dell’epoca, prendendo a collaborare con riviste e rubriche della Rai. Giornalista, negli anni Cinquanta s’inserì professionalmente nell’universo per la quale rimane anche oggi maggiormente nota ovvero quello dell’archivistica. La sua carriera iniziò presso la Biblioteca di Sassari per essere poi trasferita alla Biblioteca “Angelica” di Roma. La poetica della Marniti è influenzata da Ungaretti e dalla stagione fosca dell’ermetismo, sebbene nel corso degli anni si notò una maturazione di temi e di stili. Per la poesia pubblicò le opere Nero amore rosso amore (1951); Più forte è la vita (1957); Giorni del mondo (1967); Il cerchio e la parola (1979); Sono terra che uomo ha scavato (1985); Il gomitolo di cera (1990); Racconto d’amore (1994); L’azzurra distanza (2000) e l’antologia Implacabili indovinelli 1941-2003 (2003). Si dedicò con particolare interesse e profitto anche alla critica letteraria. La poetessa morì a Roma nel 2006.

Dopo i precedenti premi a Donatella Bisutti, Dante Maffia, Anna Santoliquido e Márcia Theóphilo, in questa edizione del Premio l’organizzazione ha, inoltre, deciso di attribuire il Premio Speciale “Alla cultura” alla poetessa Francesca Luzzio e il Premio Speciale “Alla Carriera” al poeta Matteo Bonsante.

Francesca Luzzio

Francesca Luzzio (Montemaggiore Belsito, Palermo, 1950), ex insegnante di Latino e Italiano nei licei. Per la poesia ha pubblicato Cielo grigio (1994), Ripercussioni esistenziali (2005), Poesie come dialoghi (2008), L’agenda dell’amore – Una poesia al mese 2017 (2018) e Cerchi ascensionali (2018), per la prosa Liceali – L’insegnante va a scuola (2013) mentre per la saggistica La funzione del poeta nella letteratura del Novecento ed oltre (2012). Sue opere risultano presenti in vari atlanti letterari, enciclopedie, antologie, volumi collettivi, riviste (tra cui «Euterpe» di cui è redattrice, «Il Convivio», «Genesi», etc.), siti e blog. Socia dell’Accademia internazionale “Il Convivio” di Castiglione di Sicilia, dell’Accademia siciliana di cultura umanistica, e delle associazioni culturali “Carta e penna”, “Euterpe” e della Società Dante Alighieri, componente del Comitato scientifico del Parco letterario “G. G. Battaglia” di Aliminusa (PA), del Consiglio direttivo dell’Ottagono letterario (Ascol-Palermo) e di alcune giurie di premi letterari. Si sono interessati della sua produzione letteraria, tra gli altri, Dante Maffia, Lucio Zinna, Franca Alaimo, Giorgio Bàrberi Squarotti, Sandro Gros-Pietro, Giovanni Rescigno, Stefano Lanuzza, Lorenzo Spurio, Gian Ruggero Manzoni.

Matteo Bonsante

Matteo Bonsante (Polignano a Mare, Bari, 1935) dal 1976 vive a Bari. Nel capoluogo pugliese ha insegnato francese nella scuola secondaria superiore sino al pensionamento. Poeta e scrittore con varie pubblicazioni nel corso degli anni ha ottenuto critiche e commenti lusinghieri sulla sua attività da numerosi letterati tra i quali Giuseppe Conte, Milo De Angelis, Ettore Catalano, Mario Luzi, Vittorio Magrelli, Giorgio Bàrberi Squarotti, il filosofo Franco Toscani, Gio Ferri, Aglieco, Raffaele Urraro, Ennio Abate, il critico francese Jean-Pierre Jossua. Per la poesia ha pubblicato: Bilico (1986), Zìqqurat (1996), Sigizie (1998), Poesie 1954–2004, libro ricompilativo comprendente le precedenti raccolte e una sezione di “inediti” (2004), Iridescenze (2007), Dismisure (2010), Lapislazzuli (2011). Per la prosa ha pubblicato due romanzi brevi: Una Linea di Fuga (2001) e Sperduto (2003) mentre per il teatro: Caldarroste (1981), Dietro la Porta (1984) e Per solo Donna (2004).

La Commissione di Giuria di questa edizione del Premio (che contemplava ben dieci sezioni di partecipazione) è state presieduta dalla poetessa e scrittrice Michela Zanarella ed era composta da (in ordine alfabetico): Cinzia Baldazzi, Stefano Baldinu, Fabia Binci, Stefano Caranti, Valtero Curzi, Mario De Rosa, Cinzia Demi, Fabio Grimaldi, Giuseppe Guidolin, Francesca Innocenzi, Antonio Maddamma, Emanuele Marcuccio, Francesco Martillotto, Vincenzo Monfregola, Morena Oro, Alessandro Ramberti, Antonio Sacco, Rita Stanzione. Le deliberazioni relative alle decisioni della Commissione di Giuria per le opere partecipanti al premio verranno rese note a gennaio 2021; nel relativo verbale, in apposita sezione, saranno indicati anche tutti i Premi Speciali che sono stati attribuiti e la cui notizia di conferimento è stata anticipata da una nota dell’Associazione Culturale Euterpe del 30/11/2020.

Il Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”, presieduto dal poeta e critico letterario Lorenzo Spurio, giunto nel 2020 alla sua nona edizione, è organizzato con il Patrocinio morale della Regione Marche, dell’Assemblea Legislativa della Regione Marche, della Provincia di Ancona e dei Comuni di Ancona, Jesi e Senigallia con la collaborazione esterna e la partnership di varie associazioni culturali diffuse in alcune regioni italiane. Data l’attinenza e il prestigio dei Premi Speciali conferiti ad altrettanti poeti italiani che hanno impresso un segno decisivo nel panorama letterario nazionale, sono stati riconosciuti anche i patrocini morali dell’Università di Palermo e dell’Università “Aldo Moro” di Bari, dei Comuni di Saronno, Palermo e Ruvo di Puglia, delle Città Metropolitane di Bari e Palermo e della Provincia di Varese.

UFFICIO STAMPA

Associazione Culturale Euterpe

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Zairo Ferrante, padre del movimento del dinanimismo fondato nel 2009

Articolo di Lorenzo Spurio

Il neologismo dinanimismo, creazione del poeta e medico campano Zairo Ferrante, viene definito come un «movimento poetico-artistico il cui nome rappresenta la crasi delle parole dinamismo e anima»; esso è nato ufficialmente nel 2009 a Ferrara con la redazione di Ferrante e la pubblicazione del I Manifesto.

Scopo del movimento – giovane, ma che ha celebrato già i dieci anni di vita – è quello di promuovere poesia ed altri generi letterari che abbiano come contenuti, forme e potenzialità quelle di contrapporsi in maniera chiara e sentita alle dilaganti banalità e superficialità dei nostri tempi. La Poesia, in particolare, viene intesa come mezzo d’eccellenza quale ambito di unione e ricongiungimento con l’intima essenza dell’uomo; il dinanimismo è a sua volta centro propulsore e motrice del pensiero, ben lontano da un mero esercizio stilistico delle ristrette nicchie di letterati e accademici.

In tale visione muta anche il ruolo dell’artista: non è colui che guarda le cose, si diletta e intrattiene, cerca lo svago facile ma è colui che, con uno spirito di responsabilità e tramite il proprio lavoro, riesce ad attuare una rivoluzione dell’anima, generando idee e opinioni. Pilastro portante di questa innovativa “filosofia” è un approccio aperto che tende alla congettura, vale a dire l’arte – così intesa – non intende “dare risposte”, semmai contribuire a generare interrogativi, a far sorgere dubbi; in una parola: permettere all’uomo di riflettere e domandarsi.

Nell’anno successivo alla sua fondazione, il 2010, arriva la prima vera e completa ufficializzazione di questo movimento per mezzo di un articolo vergato dallo scrittore futurista Roberto Guerra, pubblicato su «Controcultura – Le guide di Supereva», nel quale si legge: «Una nuova specifica poetica e letteratura […] ovvero il Dinanimisno, come divenire dell’Anima nell’era del computer. […] Ferrante, amplificando e soprattutto sperimentando nella parola e nelle elaborazioni teoriche, l’Anima non come compensazione, ma come X-factor creativo e fondamentale sottostante lo stesso spirito scientifico e le sue infinite potenzialità finanche post-umane, ha azzerato ogni querelle umanista obsoleta: dice sì al mondo nel suo divenire, senza perdere più tempo con troppi No da gamberi! In tale amplificazione Ferrante e il suo gruppo ormai, decine e decine di dinanimisti on-line, ha codificato e rilanciato le intuizioni stesse strettamente letterarie di Futuguerra, Donegà, Tuzet e altri, soprattutto al passo proprio con gli orizzonti desiderati, alti e celebri dello stesso Enzensberger, lo stesso Barthes e in Italia – tra non molti – del solito forever young Paolo Ruffilli, oltre a Campa e ai già citati Spatola, Barilli, Zanzotto e lo stesso giovane geniale Saccoccio. La parola al termine della scrittura, o dopo il suo grado zero, infine, si riconnette finalmente e consapevolmente nel Dinanimismo letterario all’archetipo: da dove viene anche il Futurismo e da dove si è moltiplicato ed espanso. Ferrante e i dinanimisti non a caso con riferimenti espliciti a certa psicanalisi futuribile (paradosso di paradosso) di Jung, Marie Louis Von Franz, James Hillman, riscoprono certa matrice postromantica della parola futurista, a suo tempo sorprendentemente intuita da un certo Francesco Flora, dai net-futuristi stessi, in altra articolazione più globale totale, con riferimento a Bergson. […] Ecco il Dinanimismo, brevettato dallo scrittore Zairo Ferrante, come primo logo ufficiale (e virtuale, ovvio, incanto e dis-incanto i futuristi o futuribili contemporanei!) di certa nuova specifica letteratura o poetica neofuturista o futuribile nascente»[1].

Vediamo da più vicino, ricorrendo ai vari manifesti del movimento (tutti pubblicati sul sito ufficiale) alcune delle principali caratteristiche:

  • Poesia come forma di dinamismo dell’anima: poesia innata e istintiva, terapia del “normale”, capace di smuovere le coscienze;
  • Linguaggio: affine, concorde, congruo al sentire; percezione non mediata dell’anima;
  • Impegno: contro la banalità e la superficialità;
  • Destinatari del movimento: tutti, indistintamente. Coloro che amano la poesia (o la odiano), coloro che la praticano e coloro che la denigrano non sapendo cosa sia né ponendosi il problema.

Non sono mancate, nel corso del tempo, segnalazioni al movimento, analisi, commenti e recensioni, che ne hanno ampliato la conoscenza e la diffusione. Tra di esse si segnalano gli articoli “Il dinamismo decolla in Italia. Zairo Ferrante e il gruppo dinamista” segnalato dal sito «Il Dialogo.org» dove si legge: «la creatività dinanimista [è] sintetizzabile nell’ambizioso ma urgente e fondamentale tentativo di elaborare una poetica dell’Anima e in certo senso postromantica alla luce del web e della nuove tecnologie, nuovi vettori, simultaneamente d’avanguardia ma piacevolmente leggeri, verso il futuribile venuto alla luce nella rapidissima mutazione del duemila in progress e divenire»[2]; “Poesia: Zairo Ferrante nel nuovo numero di ‘Isola Nera’” pubblicato sulla rivista internazionale omonima di Giovanna Mulas dove si legge: «Ferrante nel 2010 ha amplificato, raffinato ulteriormente il proprio percorso poetico, sorta di umanismo dell’era digitale, un neoromanticismo quasi minimal per certa cifra dei versi. Testi a volte molto lirici e quasi neoarcadici, peraltro filtrati, marchiati quasi da impronte o significanti di ritmica implosiva, consapevolmente levigati, raffreddati, scuola Paolo Ruffilli docet; non nella parola, ma proprio nella “musica”, nella microarchitettura della scrittura in senso globale. È trasparente, consapevole, programmata quasi, la poetica dinanimista: la dimensione affettiva, cardiaca, pulsionale, l’Anima dopo certa psicologia (da Fornari a Jung e seguaci), capace, missione ardua nel sortilegio del web (specularmente in certa poesia nazionale reificata e arroccata quasi in nicchie autistiche…), di parlare, vivere gli anni duemila»[3]; “Zairo Ferrante e il dinanimismo sul noto blog di poesia di Rai News curato da Luigia Sorrentino dove nel 2013 sono stati riportati, oltre a una breve biografia dell’autore, degli estratti del I Manifesto del Dinanimismo[4]; “Zairo Ferrante, la poesia dinanimista apparso sul giornale online «Ferrara Italia» nel 2015 dove è possibile leggere: «Il Dinanimismo, l’Anima nell’era del web e delle nuove tecnologie, rilette con sguardi neoromantici e letterari. La parola dopo la scrittura terminale, Barilli, al di là del grado zero, Barthes e Lacan stessi, riconnessi, oltre certo – altrove – cerebralismo o psicologismo, alla dimensione archetipale cara magari a Jung, Hillman e seguaci. Un’avanguardia leggera e nuovamente tecnica e umanistica, la poetica nascente dinanimista e di Ferrante, attraversante…anche la cifra del Futurismo, echi specifici dello stesso classico Flora, la scienza romantica di Bergson. […] Tale new romanticuplodato esita, ancor più programmatico, nel volume megamix tra poesia, manifesti dinanimisti e saggistica. […] In tale esplorazione letteraria, Ferrante traccia una navigazione potente, solida e in progress, confermata anche criticamente da prestigiosi rilanci in certa stessa variabile dinanimista sociale neoumanistica»[5].

Zairo Ferrante,
fondatore del movimento

Va adeguatamente affrontato il movimento del dinanimismo anche per mezzo della sua fluente e ricca attività mediante iniziative e progetti che ci consentono di apprezzarlo con uno sguardo di vivo interesse e curiosità. Quale movimento esso risulta essere attivo, in prevalenza, nel mondo virtuale del web attraverso il blog ufficiale[6] nato nel 2009 che funge anche da “archivio” dei vari manifesti prodotti. In questi primi dieci anni di attività il movimento ha collaborato con le principali avanguardie letterarie e artistiche – come lo stesso Ferrante ci tiene a sottolineare – e le sue attività sono seguite da oltre settanta autori, tra italiani che esteri, che con la loro presenza e adeguamento ai paradigmi del movimento, hanno deciso entusiasticamente di aderirvi e farne parte. Assieme ai manifesti di cui si è accennato meritano particolare attenzione anche le pubblicazioni del movimento: Dinanimismo 2009-2019, 10 anni d’avanguardia poetico-artistica, antologia poetico-letteraria a cura di Zairo Ferrante e Roberto Guerra (Ed. Libri Asino Rosso, 2019); Il Mulo Dinanimista, rivista poetica in due edizioni straordinarie edita nel 2011 e nel 2012 con direttore editoriale, dott.ssa Roberta Murroni e coordinatore poetico-letterario Zairo Ferrante[7]; La poesia come voce dell’anima ovvero l’Anima in personal (e-book), antologia consultabile gratuitamente curata da Zairo Ferrante nel 2010 per le Futurist Edition – Edizioni Futuriste Sperimentali; Dinamismo (Movimento Poetico-Rivoluzionario delle Anime) ovvero connettivismo poetico (e-book), Manifesto consultabile gratuitamente, sempre per le Futurist Editions.

Zairo Ferrante è nato in provincia di Salerno nel 1983. Medico radiologo, poeta e scrittore, vive a Ferrara. Nel 2009 ha fondato il movimento del dinanimismo scrivendo il relativo manifesto. Ha pubblicato i libri: D’amore, di sogni e di altre follie (este edition, 2009), I bisbigli di un’anima muta (CSA, 2011), Come polvere di cassetti – Mentre gli Angeli danzano per l’universo (David and Matthaus / ArteMuse, 2015), Itaca, Penelope e i maiali – Piccola Odissea contemporanea di sogno, di amori e di barbarie (Il Foglio, 2019). Sue poesie sono presenti in varie antologie e sono state tradotte in varie lingue straniere tra cui inglese, spagnolo, francese e cinese. Tra i premi letterari vinti vanno ricordati il 1° posto al Premio Letterario “Leandro Polverini” di Anzio per la sezione poesia sperimentale (2015) e per la sezione poesia cosmica (2018).

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[1] http://guide.supereva.it/controcultura/interventi/2009/12/dinanimismo-e-neofuturismoletterario

[2] http://guide.supereva.it/ferrara/interventi/2010/06/il-dinanimismo-decolla-in-italia

[3] http://guide.supereva.it/ferrara/interventi/2010/12/poesia-zairo-ferrante-nel-nuovo-numerodi-isola-nera

[4] http://poesia.blog.rainews24.it/2013/08/28/la-vostra-voce-zairo-ferrante/

[5] https://www.ferraraitalia.it/zairo-ferrante-la-poesia-dinanimista-34745.html

[6] https://ebookdinanimismo.myblog.it/

[7] https://ilmulodinanimista.wordpress.com

Al via il 2° Congresso internazionale della EuroMed University: Pasolini e Galdós a confronto

Articolo di Lorenzo Spurio

Dopo il grande successo incassato l’anno scorso per il Congresso Annuale della EMUI_EuroMed University dedicato ai rapporti tra Pier Paolo Pasolini e Rafael Alberti, quest’anno il Presidente della detta istituzione culturale internazionale, il professore Román Reyes, ha recentemente dato a conoscere il tema e i contenuti dell’edizione congressuale di quest’anno.

Il titolo di questo Festival letterario sarà “Pasolini e la Realtà dei Diseredati” con l’indicazione esplicita, nel sottotitolo, di “Galdós, 100 anni dopo” – Le persone come materia prima e ultima del lavoro artistico. Così, partendo dalla figura controversa e pluritematica di Pier Paolo Pasolini, uno dei maggiori intellettuali del Secolo scorso del quale si sono recentemente celebrati i quarantacinque anni dalla sua tragica morte, si andrà ad analizzare rapporti, legami, confluenze, echi, possibili letture, parallele o comparative, tra l’intellettuale romano e un altro esponente letterario di primo piano, di origine spagnola, questa vola il romanziere e drammaturgo Benito Pérez Galdós (1843-1920). Lo scrittore canario, noto per l’opera Doña perfecta (1876) e per una fitta composizione di “Episodios nacionales”, è considerato, a ragione, assieme a Pío Baroja (1872-1956) e ad Azorín (1873-1967), uno dei fondatori del romanzo moderno spagnolo.

A causa delle limitazioni dettate dall’emergenza sanitaria in atto quest’anno l’intero congresso internazionale, al quale partecipano e collaborano importanti istituzioni culturali quali il Centro Studi e Ricerche “Pier Paolo Pasolini” di Casarsa della Delizia (PN) e il Dipartimento di Diritto della Universidad Complutense di Madrid, si terrà in forma virtuale, nella modalità “a distanza” nelle giornate 23-25 novembre. Come è possibile leggere dal sito ufficiale, infatti, “L’EMUI metterà a sua disposizione, o alla sua portata, tutti i mezzi affinché questa azione prioritaria si svolga in formato virtuale, fornendo al format le tecniche più adeguate affinché l’impatto raggiunga il livello da noi proposto”. A figurare nel comitato tecnico-scientifico di questo congresso sono il prof. Antonio Giménez-Merino (Università di Barcellona, Vicepresidente EMUI), Paloma Criado (Direttrice dell’Ufficio EMUI – Presidenza) e i consulenti istituzionali Enzo Lavagnini (Direttore CSRPPP) e Román Reyes (Direttore CSRPPP).

Come accaduto nel precedente congresso, esso si mostra ricchissimo di interventi e contenuti. In “Galdós, Pasolini e la realtà dei diseredati” nella giornata del 23 novembre vedrà gli interventi della cattedratica di Etica presso l’Università di Salamanca, la professoressa M. Teresa López de Vieja che parlerà di “Pandemia e mutazione antropologica. Pasolini: Scritti corsari e Lettere luterane”;  il prof. Román Reyes (Direttore EMUI) terrà un discorso su “Galdós – Pasolini: due sguardi, due viaggio. Viaje a Italia (1888) e La lunga strada di sabbia (1959)”; Roberto Chiesi, della Cineteca di Bologna, parlerà di “Pasolini e l’ultimo degli uomini: la maledizione di Accattone (1961)” mentre il prof. Antonio Giménez Merino dell’Università di Barcellona terrà un discorso dal titolo “Il punto di vista del diseredato come progetto letterario e morale”.

Il secondo giorno del congresso, il 24 novembre, vedrà gli interventi del giornalista e saggista Dario Pontuale dal titolo “Gadda e Pasolini: due non romani a confronto”; del critico letterario e poeta Lorenzo Spurio dal titolo Los condenados di Benito Pérez Galdós, dell’onore e del riscatto”; della scrittrice e giornalista Simona Zecchi con l’intervento “Pasolini: il movente che lo ha condotto alla morte” e a conclusione della giornata si terrà un reading poetico coordinato dalle poetesse Michela Zanarella ed Elisabetta Bagli.

Reading che proseguirà nella terza giornata, il 25 novembre, e al quale seguiranno gli interventi della prof.ssa Isabel Jimeno dell’Università degli Studi di Genova con il contributo “Galdós nell’opera e nella voce di María Zambrano” e della prof.ssa Carmen Márquez-Montes dell’Università di Las Palmas de Gran Canaria con il discorso critico su “Le donne della scena galdosiana: protagoniste e attrici”.

La chiusura della tre giorni di incontri dovrebbe (la notizia deve essere ancora confermata) spettare all’eminente cattedratico, nonché Direttore del Cervantes e docente dell’Università di Granada, il prof. Luis García Montero che interverrà su “La influencia de Galdós y Pasolini en la literatura social posterior”.

Per poter prendere visione del programma completo e di tutte le indicazioni che diano notizia o accesso alle dirette e interventi dei relatori, si rimanda al sito ufficiale: http://pierpaolopasolini.net/2020/index.html

Carmen Moscariello su “Il suicidio, lo stupro e altre Notizie”, ultima opera poetica di Dante Maffia

Recensione di Carmen Moscariello

Non si tratta solo di una raccolta di poesie, questa volta Maffia ha sfidato il mondo intero, ha urlato a pieni polmoni, per chi non l’avesse ancora inteso, la sua libertà, la sua dignità, il suo orgoglio poetico che non cede a schiamazzi televisivi o giornalistici: La poesia non ha bisogno della prima pagina dei quotidiani, né di battiti di mani; non è il sogno della cronaca. Preferisce radure, vecchi campanili e marine. La poesia è una baraccopoli nella quale cadono le stelle e nessuno ci fa caso[1]. Bisogna dargli atto che per la sua intera vita mai ha rinunziato a se stesso, mai ha piegato il suo ginocchio se non davanti all’amore.

“Sono grata a Maffia per non aver ceduto, in decenni di poesia, prosa teatro e critica, alla tentazione di darsi in pasto ai grandi gruppi editoriali…. Il suo agire da lupo sciolto insofferente alle dinamiche del branco e restio a leccare la mano ai padroni delle più prestigiose collane, ha nutrito la sua sensibilità e la sua poesia con la rabbia salvifica di chi continua a combattere una guerra che tutti considerano già finita da tempo”[2].

Egli ci presenta un mare marcio con rigagnoli in cancrena, e cieli anemici che fluttuano in un universo che da tempo, da troppo tempo ormai, ha perso la sua méta.  La violenza è furiosa, le sue onde in tempesta devastano senza pietà. L’unica certezza è la Sua poesia. Gli intrugli ai quali anche molti poeti sono abituati non interessano Maffia. Questa volte ha scardinato, anche sul piano formale, tutto quello che la poesia ci ha dato da Dante Alighieri a Montale, qui non c’è il turbamento o la rabbia, qui c’è un’indomabile Zebra rossa che rincorre invano un’alba chiara nel deserto degli uomini.

Il dolore domina tutto, ma il Poeta non può morire: “Rifugiarmi nella Città del Sole/nelle parole di Cartesio, di Montaigne, d’Epicuro e di Seneca… oscillare, ritornare sui testi /imbrattarsi il cuore di refusi, condannare e assolvere me stesso, e non riuscire mai a sentire la musica / che genera il fiorire di una foglia/, di quella foglia ch’ ho tenuto/fra le mie mani accarezzandola,/ facendola sentire umana creatura,/ benedizione del sole, respiro del Concerto”.[3]

 Anche solo questi pochi versi, rendono la Sua Poesia degna del Nobel.

 L’opera denunzia una società dove domina il lupus est homo homini,[4] racconta un progredire della morte, il cui fetore ammorba tutto; mentre il mondo governato da Caino ha dato vita a una cacocrazia[5] dove i peggiori comandano e il suicidio e lo stupro sono divenuti pane quotidiano; a   questo, la Sua Anima si ribella, non vuole nemmeno essere sfiorata dalla putrida cancrena. Intanto, il posto dell’anima è stato preso dai “codicilli” dei peggiori che sono esaltati e occupano i posti più alti. Non c’è solo il Coronavirus a portare la morte, molti si industriano beatamente da tempo ad uccidere il Bello, ad annientare la Poesia e l’Onestà con versucoli che fanno inorridire. Siamo di fronte al potentato dell’orrido. Come dare torto al Poeta?

Questa antologia ricca di ben 214 pagine è fantasmagorica, plurima, inusitata, rivoluzionaria; è   visionaria, seppur, fatti oggettivi, la popolano dall’inizio alla fine. Mi è sembrato di incontrare nei suoi versi il Figlio del Demo di Peonia, come il grande accusatore, la sua parola è tagliente non fa sconti a nessuno. Maffia interpreta da attore e scrittore di tragedie la parte di “Démosthène s’exercant à la parole”[6], scapigliato, irato col suo mantello squarciato da un vento furioso su una delle falesie del mare di Calabria. Qui urla al suo popolo con la stessa rabbia che mise Demostene nel pronunciare le tre orazioni contro Afobo[7], essendo stato derubato da costui del patrimonio del padre, morto quando egli era solo un fanciullo, così per Dante Maffia, derubato del bene di vivere, si ribella e uccide la malasorte che uncina la vita dei Poveri e quella dei Grandi, egli l’ha crocifissa ad un palo e contro di lui non può più nuocere. È forte, è coraggioso, non vuole l’aiuto di nessuno, feroce incalza i lupi per non lasciargli scampo. Le tensioni che irrigano l’opera vanno man mano crescendo, né trovano approdo in nessun letto di fiume. Crea irripetibili atmosfere con dialoghi tra i carnefici e le vittime: Verso dove è caduta?/Nei fondi dei bicchieri caleidoscopi funesti/il ruotante ruinare assassino/ delle foglie che ansimano/ sul cuscino/ i feti prodotti dalla polvere/le beatitudini delle ferite/le coltellate infinite della lussuria/ e quel colare della luce che s’attorciglia/m’avverte di arrivi nuovi/di fili spinati per recintare le emozioni.[8] Plana egli stesso come uno sparviero sul male per estirparlo, per urlare al mondo che si è raggiunto ogni villania. Se dovessi paragonare quest’opera d’arte ad un capolavoro della pittura, che ancora più sinteticamente della poesia, possa esprimere la catastrofe raccontata, mi viene da pensare a Guernica.

Quest’opera di Maffia si offre tutta per un grande spettacolo di drammaturgia, per rappresentarla nella sua visionarietà, adotterei l’opera del grande Picasso per le scenografie e lì farei troneggiare i Suoi versi. Come questa immensa opera d’arte pittorica, così le parole visionarie e furenti irromperebbero con tutta la loro ferocia, come un bombardamento, contro la perversione di questo tempo. I suoi frammentari ottagoni di ossari denunziano come la guerra immane dell’indifferenza, dell’odio e dell’invidia ha debordato gli argini, invadendo le nostre vite e il nostro secolo sfortunato. L’immagine ultima del piego di copertina del libro rappresenta il viso di Maffia come una maschera tragica del teatro greco-romano (ci sono, invece, nel libro altre fotografie bellissime che lo ritraggono con i più grandi del nostro tempo); sono stata attratta da questa immagine; mi sono chiesta perché Maffia a conclusione di questo capolavoro ha voluto trasformare il suo volto in una maschera? Cosa vuole dirci? Dove vuole arrivare? Quali armature nuove sta creando per la sua vita e per la sua Poesia? Sconvolge questa maschera di dolore. E viene ancora da domandarsi quanto è duro per il Poeta generoso e onesto vivere in una società di mascalzoni. Quanto è grande nella sua coscienza e sapienza “convivere” con quanto ci sta accadendo, sopportare nel dolore e nella solitudine quello che succede alla stessa Poesia, lordata da poetucoli padroni delle pagine dei giornali, della televisione e dei luoghi, che ignorano che Dio è molto avaro, concede solo ai suoi prescelti il dono della Poesia.

Si srotola l’Opera di Maffia, come il rotolo di “Pittura industriale” di 74 metri di Pinot Gallizio[9] e lo sguardo e le lacrime cadono anche sull’altro capolavoro di Gallizio de “L’anticamera della morte”[10].

Ma ciò che rende ancora più grande questo contenuto è l’uso di una parola d’ardesia, parola d’ardore, parola del silenzio, della condanna. Quando anche il mito rischia di essere distrutto da forze insensate, dalla selce che non smette di colpire, allora il Poeta non vede più la strada per salvare il mondo, tutto si confonde e la mestizia del silenzio ha il sopravvento; la pietra del cuore che ha battiti di parola s’innalza sull’altare del deserto. La rottura col mondo non lascia speranza al domani, la fenditura è grande e la ricerca dell’anima è un calvario simile a quello di Cristo. È un’opera insolita questa del grande Maffia, ha innestato una lotta senza fine, una sfida sanguinaria contro la corruttela, la volgarità, le scritture approssimative e vaghe, contro i soggetti mitizzati oggi che ben poco hanno da dire, poiché la loro anima si è spenta da millenni nei burroni, nei valloni, nella melma dell’ipocrisia e del nulla. L’opera ha tracciati molto chiari, non c’è niente di enigmatico, anche la fosforescenza dell’allucinazione si pone oggettivamente potente. Emerge in qualche punto, come un fiore nel deserto, il suo candore, la sua purezza di Poeta che si commuove di fronte a una foglia, pronto ad amarla ancora e a proteggerla fino alla morte. Né si può negare il magnetismo della sua scrittura, si legge e si rilegge e ogni volta il verso appare nuovo, ancora più incisivo; la parola che ci racconta l’obbrobrio di questo mondo, la sentiamo viva dentro di noi, scava analisi profonde sulle strade che stiamo seguendo, proteggendoci  dall’arroganza di questo tempo più oscuro: la sua  è voce di vita; Il rifiuto del male, il coraggio di allontanarlo da Sé, non lo ha mai fermato:  andare avanti da solo con i suoi furiosi vessilli, mossi dal vento di Calabria, per  poter essere altro dalla lordura; non lasciarsi convincere mai da prebende ed onori. Si rigenera in quest’opera il grande fascino della Poesia di Dante Maffia, ha fatto compiere alla cometa del verso una sterzata, un desiderio di cambiamento, affinché tutto il male venga abbandonato; non l’ha portato al Capo di Buona Speranza, ma ci ha regalato un libro per riflettere e forse salvarci. L’ “Inferno” di Maffia non ha niente da invidiare alla Prima Cantica della Divina Commedia.

CARMEN MOSCARIELLO

Dante Maffia, Il suicidio, Lo stupro e altre notizie, WHITEFLY PRESS- The Raven, Roma, 2020, pp. 214.


[1]  Dante Maffia, Il suicidio, lo stupro e altre notizie, Dalla mano di Dante Maffia… la poesia pp. 209-211.

[2] Pensieri e parole di Gabriella Montanari, p. 7.

[3] Opera citata, p. 120.

[4] Plauto, Asinaria, (495).

[5] Michele Sgro, Cacocrazia, malapolitica italiana e legge di prevalenza dei peggiori, formato Kindle

[6] Opera di Lecomte du Nouy del 1870.

[7] Fu citato in giudizio da Demostene, poiché lo aveva derubato dell’enorme patrimonio che il padre gli aveva lasciato, quando il grande oratore era ancora bambino.

[8] Opera citata, p.21, prima parte dell’opera: Il suicidio, spartito n.3.

[9] La dipinse nel 1958, esposta ad Alba per la prima volta nel giugno 2012.

[10] Installazione permanente ad Alba del 1964.

L’autrice della recensione ha acconsentito e autorizzato alla pubblicazione del testo su questo spazio senza nulla pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro. Si rappresenta, inoltre, che la diffusione del presente testo su altri spazi, in forma integrale o parziale, non è consentita senza il consenso scritto da parte dell’autrice.

Alcune poesie del romano Simone Consorti

Segnalazione di Lorenzo Spurio

Simone Consorti (Roma, 1973), insegna in un liceo. Ha esordito con L’uomo che scrive sull’acqua ‘aiuto’ (Baldini e Castoldi, 1999; Euroclub 2000, Premio Linus). Ha pubblicato i romanzi Sterile come il tuo amore (Besa, 2008), In fuga dalla scuola e verso il mondo (Hacca, 2009), A tempo di sesso (Besa, 2012), Da questa parte della morte (Besa, 2015), Otello ti presento Ofelia (L’erudita, 2018), La pioggia a Cracovia (Ensemble, 2019), oltre che diverse raccolte di poesia, tra cui Nell’antro del misantropo (L’arcolaio, 2014) e Le ore del terrore (L’arcolaio, 2018). La sua piéce Berlino kaputt mundi è andata in scena al Teatro Agorà di Roma nel marzo del 2018. Si occupa di street photography; ha tenuto mostre personali in Italia e partecipato a collettive in Russia.     

Simone Consorti

Pessoa

L’imprevisto era previsto per le quattro

Io sarei arrivato in ritardo in anticipo

e tu in anticipo in ritardo

Io sarei tornato

a riprendermi una mia impronta

e tu a recuperare una tua orma

Io avrei avuto un’intuizione

magari un presagio

e tu

un deja vu

E’ tutta la vita che ci presentiamo

là dove non ci siamo

Che ci presentiamo

anche se ci conosciamo

“Piacere Fernando Pessoa”

L’imprevisto era previsto per le quattro

ma per uno sciagurato contrattempo

si è dovuto rimandarlo

*

Ho lasciato accanto al mio un posto vuoto

Ho lasciato accanto al mio un posto vuoto

e a chi me lo chiede

dico occupato

Dico sto aspettando

dico lei verrà tra poco

non so quando

D’altronde non c’è fila per sedere

perché nessuno vuole mettersi vicino

a chi sta aspettando qualcun altro

Ho lasciato un posto vuoto qui accanto

ma intanto pure il mio si sta svuotando

*

I tuoi occhi mi stanno lasciando

I tuoi occhi mi stanno lasciando

ma non il tuo sguardo

Non so più il colore preciso

né il taglio

ma continuo a sentirmeli addosso

ogni volta che sbaglio

Ogni volta che mi perdo il portafoglio

ogni volta che riempio

un nostro specchio o un foglio

ogni volta che non sono all’altezza

perché la tua mancanza

mi dimezza

I tuoi occhi mi stanno lasciando

ma non il tuo sguardo

*

La mia metà ha passato la frontiera

La mia metà ha passato la frontiera

e dice che mi aspetta    

senza fretta

L’altra mia metà è ancora qua

vittima di solitudine e di moltitudine

Basterebbe un passo

indietro o in avanti

per essere uno

uno tra tanti

La mia metà ha passato la frontiera

in una notte d’inverno

di un giorno di primavera

L’altra mia metà si è fatta in tre

per ritrovarsi

ma ora deve sia seguirsi

che aspettarsi

La riproduzione del presente testo e dei brani poetici riportati (dietro consenso dell’autore), sia in forma di stralcio che integrale, non è consentita in qualsiasi forma senza il consenso scritto da parte dei relativi autori.

Segnalazione di “Quei dannati sedici nodi” di Fabien C. Droscor

Quei dannati sedici nodi_CoverTra il noir di introspezione e il pop anni ’70 e ’80, il nuovo romanzo di Fabien C. Droscor vi porterà nella spettacolare isola del Giglio, al largo delle coste toscane, tra le sue leggende, le calette nascoste e le sue tradizioni.

Centonovantacinque chili possono tuffarsi da una nave nel Tirreno senza conseguenze? Bruno Leonetti non sarà più lo stesso. Uscito dall’ospedale il tecnico della Peach decide improvvisamente di stabilirsi sull’Isola del Giglio da dove era salpato, ma la scelta desta sospetti fra i familiari e non solo. L’incidente ha smosso verità che renderanno inevitabile l’intervento dell’Arma, anche se in una modalità “inusuale”. L’investigazione passerà attraverso un dipinto di Simone Martini, una sigla anni ’70 ed un verso dell’Orlando Furioso. Impossibile placare la rabbia durante l’inchiesta perché la tragedia del 2016 non sarebbe mai accaduta se non fosse stato per “quei dannati sedici nodi”.

 
Francesco Bordi vive nella scrittura ormai da tempo. Prima un master in editoria ed una Laurea in Lingue Orientali impreziosita dalla permanenza a Parigi durante la tesi, poi il lavoro in diverse case editrici e gli scritti da ghost-writer: sono queste le basi del suo cammino artistico. Responsabile del sito Culturalismi.com, autore di mini-racconti con lo pseudonimo di Tasto Nero sulla pagina Facebook Il Pianoforte Letterario, è stato editore autonomo per circa tre anni. Quei dannati sedici nodi è il suo secondo romanzo, il seguito ideale del libro d’esordio Non è tutta colpa del pipistrello pubblicato nel 2016 e all’origine dei personaggi a cui ha dato vita dal momento in cui ha scelto l’anagramma del suo nome e cognome, Fabien C. Droscor.  Un sequel strutturato in modo da poter essere letto anche da chi non ha mai incontrato le vicende del primo libro.

 

Ufficio stampa

Elisabetta Bartucca

ebartucca@gmail.com – 3385210490

V Concorso Letterario “La pelle non dimentica” (scadenza 31/12/2020)

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BANDO DI CONCORSO

Art. 1 – PROMOTORI – Le Mezzelane Casa Editrice in collaborazione con l’associazione Artemisia di Firenze e l’associazione culturale Euterpe di Jesi indicono il IV concorso “La pelle non dimentica” per sensibilizzare la popolazione verso un problema che affligge i nostri giorni: la violenza sulle donne, lo stupro e il femminicidio.

Art. 2 – PARTECIPANTI – Il concorso è aperto a tutti i soggetti che abbiano compiuto i 18 anni d’età

Art. 3 – QUOTA D’ISCRIZIONE – La partecipazione al concorso è gratuita.

Art. 4 – ELABORATI – I partecipanti potranno presentare un elaborato di loro produzione, scritto in lingua italiana e rigorosamente inedito, seguendo le regole delle categorie contenute nell’articolo 4 bis.

Art. 4 bis – CATEGORIE – Gli elaborati, che avranno come argomento principale la violenza sulle donne, potranno essere basati sia su una storia vera sia inventata; potranno anche essere presentati elaborati a tema libero.

  1. A) Poesie inedite a tema libero: dovranno essere 5 (cinque) poesie scritte con carattere Times New Roman corpo 12, ogni poesia non dovrà superare i 30 versi.
  2. B) Poesie inedite a tema violenza di genere: dovranno essere 5 (cinque) poesie scritte con carattere Times New Roman corpo 12, ogni poesia non dovrà superare i 30 versi.
  3. C) Racconto a tema libero inedito: dovrà essere compreso tra le 15.000 e le 18.000 battute (max 10 cartelle editoriali), compresi gli spazi, scritto con carattere Times New Roman corpo 12
  4. D) Racconto a tema violenza di genere inedito: dovrà essere compreso tra le 15.000 e le 18.000 battute (max 10 cartelle editoriali), compresi gli spazi, scritto con carattere Times New Roman corpo 12
  5. E) Silloge poetica inedita: la silloge dovrà essere inedita, scritta con carattere Times New Roman corpo 12
  6. F) Silloge poetica edita: la silloge dovrà essere inviata in formato pdf, completa di copertina in jpg alta risoluzione, e in 2 (due) copie che verranno donate alla biblioteca di Santa Maria Nuova e alla Biblioteca della città che ospiterà la premiazione: le copie in formato cartaceo dovranno pervenire a Le Mezzelane Casa Editrice, Via W. Tobagi 4/h, 60030 Santa Maria Nuova e dovranno contenere un foglio con i dati dell’autore e la liberatoria che potete scaricare sul sito al seguente indirizzo web https://concorsi.lemezzelane.eu/liberatoria
  7. G) Romanzo inedito a tema violenza di genere: la lunghezza del romanzo dovrà essere compreso tra le 150.000 e le 200.000 battute compresi gli spazi, scritto con carattere Times New Roman corpo 12
  8. H) Romanzo edito a tema violenza di genere: il romanzo dovrà essere inviato in formato pdf. completo di copertina in jpg alta risoluzione, e in 2 (due) copie che verranno donate alla biblioteca di Santa Maria Nuova e alla Biblioteca della città che ospiterà la premiazione: le copie in formato cartaceo dovranno pervenire a Le Mezzelane Casa Editrice, Via W. Tobagi 4/h, 60030 Santa Maria Nuova e dovranno contenere un foglio con i dati dell’autore e la liberatoria che potete scaricare sul sito al seguente indirizzo web https://concorsi.lemezzelane.eu/liberatoria

Art. 5 – MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE – Il testi delle sezioni A/B/C/D/E/G dell’articolo 4/bis dovranno essere prodotti in forma anonima su file word in formato *.doc o *.docx o odt. Ogni partecipante potrà inviare un elaborato per una o più categorie tra quelle proposte dagli organizzatori. Ogni partecipante dovrà attenersi alle specifiche richieste, ovvero la lunghezza del racconto, il numero e la lunghezza delle poesie, il formato richiesto. Nel file non dovrà esser scritto alcun nome. Nella mail dovrà essere allegata la liberatoria compilata (che trovate https://concorsi.lemezzelane.eu/liberatoria) con i propri dati, messa a disposizione in formato scaricabile dall’organizzatore. Tutti gli altri elaborati dovranno essere prodotti seguendo le indicazioni date in ogni categoria. Gli elaborati pervenuti in maniera diversa da quello indicato verranno immediatamente scartati.

Art. 6 – SCADENZA – L’elaborato dovrà essere spedito tramite mail al seguente indirizzo: concorsi@concorsi.lemezzelane.eu entro e non oltre le ore 23.59 del giorno 31 dicembre 2020. I testi pervenuti successivamente non verranno presi in considerazione. In oggetto dovrà essere specificato “concorso La pelle non dimentica” e la sezione alla quale si partecipa.

Art. 7 – VALUTAZIONE – Tutti i lavori (tranne le sillogi e i romanzi editi) saranno inviati in forma anonima a una giuria designata dagli organizzatori. La giuria determinerà una classifica basandosi sulla propria sensibilità artistica e umana, in considerazione della qualità dello scritto, dei valori dei contenuti, della forma espositiva, delle emozioni suscitate, delle immagini e delle riprese video. Il giudizio della giuria sarà inappellabile ed insindacabile. I vincitori saranno informati secondo le modalità indicate da ciascun partecipante nel modulo di partecipazione.

Art. 8 – PREMIAZIONE – I primi venti delle sezioni A/B/C/D verranno inseriti in una antologia a cura di Le Mezzelane casa editrice. I primi tre autori di ogni sezione verranno premiati con una proposta editoriale della casa editrice Le Mezzelane, con un diploma con la menzione della giuria, con una copia dell’antologia e altri premi messi in palio a cura dell’organizzatore. La proclamazione dei vincitori e la consegna dei premi avranno luogo nel mese di aprile 2021 in una località della riviera adriatica che indicheremo prima della scadenza del concorso.

Art. 9 – DIRITTI D’AUTORE – Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al concorso, cedono il diritto di pubblicazione al promotore del concorso senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore. Il volume sarà pubblicato in cartaceo e sarà edito da Le Mezzelane Casa Editrice. I diritti rimarranno comunque degli autori, che potranno, quindi, far uso dei propri elaborati come vogliono.

Art. 10 – PUBBLICITÀ – Il concorso e il suo esito saranno opportunamente pubblicizzati attraverso le pagine dedicate al concorso, sul sito dell’editore e sul sito delle associazioni.

Art. 11 – ALTRE NORME – La partecipazione al concorso implica l’accettazione integrale del presente regolamento, senza alcuna condizione o riserva. La mancanza di una sola delle condizioni che regolano la validità dell’iscrizione determina l’automatica esclusione dal concorso letterario.

 

INFO:

www.lemezzelane.eu

informazioni@lemezzelane.eu 

“Argonauti 2.0 – Un laboratorio di poesia al tempo delle restrizioni sociali” – un progetto di Francesca Innocenzi

Articolo di Francesca Innocenzi[1]

Ho sempre guardato con una certa diffidenza alle iniziative organizzate per la Giornata Mondiale della poesia, probabilmente per un’istintiva avversione nei confronti di ricorrenze che impongono un crisma istituzionale e mondano a quanto è per sua natura spontaneo e inafferrabile. Ma quest’anno, in piena emergenza Covid 19, mi è sembrato che un evento pensato ad hoc per il 21 marzo potesse avere un’inedita ricchezza di significato, avvicinando virtualmente persone fisicamente distanti, accomunate da una più che mai stringente volontà di esprimersi e comunicare tramite la scrittura poetica. Così nasce l’idea di un mini-laboratorio di poesia via WhatsApp, gratuito, aperto a un massimo di quindici partecipanti. Attraverso un veloce passaparola viene creato un apposito gruppo, battezzato Argonauti 2.0, formato da nove poeti di varie regioni della penisola (Toscana, Marche, Lazio, Sicilia), disposti a mettersi in gioco con apertura mentale e curiosità, al di là del disagio e dell’apprensione del momento.

Alle nove di sera di sabato 21, come da accordi, ha inizio il laboratorio con la partecipazione di Ambra, Ilaria, Laura, Liliana, Lucia B., Lucia T., Luigi Pio, Maddalena, Michela. Dopo un rapido giro di presentazioni, chiedo agli Argonauti di postare la foto di uno dei due oggetti che avevo precedentemente chiesto di fotografare. Ciascuno carica l’immagine di un oggetto attinente la sfera del quotidiano ed è invitato a raccontarlo brevemente. L’obiettivo è favorire narrazioni scaturite dall’interscambio tra mondo esteriore ed interiore, che saranno rielaborate successivamente in forma poetica. In seguito, ogni partecipante inserisce la sua seconda foto e dovrà provare a raccontare l’oggetto di un altro, a sua scelta.

dipinto argonauti

Grazie all’interazione e all’ascolto reciproco – fondamentali in un gruppo, sia pur virtuale – ci si rispecchia nell’alterità ed emergono recondite parti sé, subito lasciate andare nella corrente inesausta del racconto. Dopo alcuni minuti propongo la lettura della poesia “Nostalgia” di Ungaretti e chiedo di scrivere un sintetico commento evocativo. Gli Argonauti sono concordi nel trovare questi versi intensi e toccanti, particolarmente calzanti al periodo attuale; nella tragedia dell’uomo al fronte, la fugacità di un incontro rivive grazie alla potenza del ricordo, tra solitudine e vicinanza, resistenza ed abbandono.

Si prosegue con una visualizzazione guidata: accompagnati, se vogliono, da un brano musicale rilassante, i poeti si immagineranno immersi nella natura, accanto ad una persona per loro importante, al momento lontana; ora potranno toccarla, parlarle, e infine congedarsi da lei, per ritornare al presente e raccontare l’esperienza. A questo punto accade qualcosa. Michela deve interrompersi a causa di una telefonata urgente: un collega di sua sorella è risultato positivo al Coronavirus. Ci stringiamo idealmente intorno a lei, testimoniando un identico sentire, il desiderio di trovarsi uniti oltre le distanze, che è ciò che ci ha condotti qui. «Anche io ho ricevuto la stessa notizia di una persona poco fa», scrive Laura. E Luigi Pio aggiunge: «Ho un amico positivo a Milano. Mio fratello lavora lì. Pensiamo a un’altra vicinanza, a un’altra connessione, la poesia». Ed è alla poesia che si tenta di tornare.

Svolgiamo insieme l’esercizio di visualizzazione, al termine ognuno riporta il proprio racconto. Ma ormai il mondo di fuori ha rotto gli argini. Sono le undici, giunge notizia che il presidente Conte sta per parlare in televisione. Mi sale alla gola un groppo di ansia, sono giorni drammatici, i contagi sono alti. Mi passa per la testa che potrebbero costringermi a fare il tampone, che forse sono malata senza saperlo. Faccio la spola tra il televisore in cucina e il telefono al piano di sopra, dove la connessione funziona meglio. «Stanno chiudendo le imprese, tutto» dice Laura. Percepisco di non essere sola, e lo capisco grazie a questa irruzione imprevedibile e spontanea, che scandisce l’irripetibilità di quanto stiamo attraversando.

Intanto gli Argonauti completano l’operazione alchemica, il materiale abbozzato da un magma polimorfo si fa verso, diventa poesia. L’incontro volge al termine, è tardi, si stacca per andare a dormire. Ci salutiamo con la promessa di risentirci l’indomani mattina per una breve restituzione; così sarà. Ma, passata la mezzanotte, qualcuno continua a scrivere nel gruppo, come a riannodare la matassa delle idee. Si parla di sincronicità, di connessioni, di come, in fondo, il virus sottolinei l’inconsistenza di barriere tra i popoli e tra individui che troppo spesso si reputano isole, monadi separate, estranee, nemiche.

In una fase dell’esistenza in cui gli strumenti tecnologici sono i veicoli privilegiati per i contatti con l’esterno, questo laboratorio di poesia via WhatsApp mi ha indotto alcune riflessioni. Indubbiamente la presenza fisica, il contatto oculare, i suoni, gli odori, gli abbracci, restano insostituibili. Eppure la mancanza delle usuali modalità comunicative può far scoprire energie sottili, collegamenti invisibili, impalpabili e segreti, che siamo portati a non considerare affatto. Un incontro virtuale, meno rigidamente strutturato, lascia spazio all’imprevedibile, all’imponderabile che si fa terreno fertile per ogni umano germoglio, come per la poesia.

Sono trascorsi quaranta giorni da quella serata di inizio primavera così diversa. Oltre le finestre delle nostre case, oltre i portoni che per molti si stanno aprendo, s’intravede una schiarita, che è presto per suggellare come rinascita. Il gruppo Argonauti 2.0 continua il suo cammino: proprio oggi è stata avanzata l’idea del nostro terzo incontro. Un grazie di cuore a questi compagni di viaggio per il circuito di pensieri, emozioni, parole, che costantemente si rinnova, fiume gentile che scorre e rimane nel solco di una condivisione sincera.

FRANCESCA INNOCENZI

Maggio 2020

 

 

Testi del laboratorio Argonauti 2.0

 

Con le venalità dell’esistenza

la sindrome d’infinito

si fonde

e vigore le infonde

necessario per traguardare l’oggi

intenti su se stessi restando.

Sono le emozioni

recepite e trasmesse

ad evolvere

il vissuto connettivo

di ciascun essere.

(Lucia Bonanni)

 

Ero come un luogo

Sì, uno spazio aperto

Erano donne

I loro versi

Sì, le udivo

E come ogni singola cellula

E come ogni singola sillaba

Creavano insieme una poesia

Ero connesso con loro

Ero lontano, ma

molto vicino

Le udivo bene

Sentivo di vivere

Poiché loro cantavano

Ero forse il canto, quindi?

(Luigi Pio Carmina)

 

Così si scompare fra gli occhi

nominando le stelle

perché della pelle non resti che l’ombra

su gangli e sospiri.

(Ambra Dominici)

 

In questa valle mi hai chiesto: È questo il paradiso?

Ed io balbettando ti rispondo: “Sì il nostro paradiso!”

E così tra i pensieri si è aperto un varco…

Abbiamo immaginato il futuro…

E qualcosa nell’universo ha risposto… Perché sincero era il mio grido d’amore…

E tu finalmente hai ascoltato…sarò lì quel giorno a tenerti stretta per mano…

(Liliana Manetti)

 

Nell’ora del tramonto.

Girovago,

nudo

Con addosso solo l’ombra dei tuoi amati, vaghi.

Vaghi nei ricordi del età più giovane,

Quando l’equilibrio e la quiete tra gli spinosi rovi facilmente trovavi.

Ora vecchio, statico

Come stalattite

in fondo a infernali pentimenti,

confinato nei ricordi sotto i raggi teneri del tramonto

Cadi.

(Maddalena Panichelli)

 

Dove,

Inarrivabile sguardo cerchi

Più avanti,

Invincibile destino mi porti.

Piccoli passi

Pervasi d’ansia

S’addentrano in pericolosi pensieri

E ieri e oggi

Lontani e diversi

Profumano di speranza e calore

(Michela Romei)

ATTIMI

Il desiderio scivola addosso,

silenzioso e

lentamente

divora ogni poro della pelle e

nella mente annega ogni pensiero

cosicché solo ciò che è emozione

può essere vissuto

in quei brevi ed intensi attimi

di me e di te,

di noi persi in stille

di incommiserato piacere.

(Ilaria Romiti)

 

S’è rovesciato il mondo:

nulla è più di quel pallido azzurro

in un mattino che appare ormai lontano

tutto affonda in questo torbido silenzio

e le parole confuse

come le sagome nell’acqua

si fanno ombre tra di noi

e le paure, immoti spettri

come confini rossi

ci dividono.

(c’era una panchina, sì, da lì guardavamo il cielo)

 (Lucia Tozzi)

 

Non sono mura di mattoni,

steccati, barriere,

porte sigillate,

frontiere inanimate,

ma pelle, carne, sangue.

il limite,

ché se potessi

uscire da me,

andrei a vedere

domani,

la forma della vita verde,

che si riprende tutto

regalando respiri.

(Laura Trappetti)

 

 

[1] Una versione ridotta del presente articolo è precedentemente apparsa sulla rivista cartacea Il Mangiaparole, n°9, gennaio/marzo 2020, p. 55. L’articolo viene pubblicato sul presente blog nella sua forma completa dietro consenso e autorizzazione da parte dell’autrice che non avrà nulla a pretendere al gestore del blog all’atto della pubblicazione né in futuro. L’utilizzo del grassetto nel corpo del testo è a cura del gestore del blog mentre la scelta dell’immagine di accompagnamento (il quadro dal titolo “Il vascello degli Argonauti” del pittore Lorenzo Costa) è stata effettuata dall’autrice dell’articolo. Eventuali riproduzioni del testo, sia in forma parziale che integrale, su qualsiasi supporto, non sono consentite a meno che l’autrice, interrogata, non ne abbia dato espressa autorizzazione.

“L’ “io” in letteratura. Individualità e introspezione”. Le proposte dovranno pervenire entro il 20 aprile

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Il prossimo numero della rivista di poesia e critica letteraria Euterpe avrà come tema: L’ “io” in letteratura. Individualità e introspezione”.

 

I materiali dovranno pervenire entro il 20 aprile 2020 alla mail rivistaeuterpe@gmail.com

Per poter partecipare alla selezione dei testi per detto numero è richiesto di seguire le “Norme redazionali”.

Per essere informati su ogni aspetto relativo alla raccolta e invio di testi si può seguire anche l‘evento FB dedicato cliccando qui.

 

Flavia Novelli e il suo libro “Parole nude” – con alcuni inediti

Segnalazione a cura di Lorenzo Spurio

flavia
Flavia Novelli

Flavia Novelli[1] (Pontebba, UD, 1968) vive da sempre a Roma. Laureata all’Università “La Sapienza” in Sociologia, con specializzazione in comunicazione, si è dedicata per diversi anni all’attività didattica e di ricerca e alla scrittura saggistica. Per il genere poesia, che considera come uno stato di necessità inderogabile e alla quale riconosce, tra le tante, la funzione di far emergere con maggior distinzione la micro e la macro realtà (“La poesia è uno specchio in grado di restituirmi l’immagine reale di me stessa, ma anche una finestra spalancata sul mondo e sulla vita”[2], sostiene) ha pubblicato Vennero i giorni (2017) da lei definita “una sorta di diario poetico che raccoglie poesie scritte quotidianamente in un periodo di febbrile bisogno di dar voce ad un dolore profondo”[3], Universi femminili (2018)[4] e Parole nude (2019). Le sue opere sono presenti in varie antologie tra cui Aspettando Santander – Autori in evoluzione, Come Aquiloni – Autori in evoluzione, Mi illumino d’immenso, Poesia 2019. Centocinquanta poeti in antologia, Elucubrazioni inconsce, Il risveglio del mattino. Collabora con il blog Librinews libri da leggere, cultura e notizie, per il quale ha realizzato e cura la rubrica di poesia. Nel 2018 ha fatto parte del gruppo di otto poeti selezionati tramite bando nazionale per partecipare al progetto europeo “REFEST – Images and Words on Refugees Routes” (Immagini e Parole sui Percorsi dei Rifugiati) e raccontare, attraverso la poesia, le storie di migranti e richiedenti asilo. Le poesie realizzate sono state esposte in mostre ospitate nei quattro paesi europei partecipanti; in Italia al Passaggi Festival di Fano (PU), partner italiano del progetto. Varie le interviste rilasciate a siti e format culturali online tra cui Librinews, Scritto io e Le stanze di carta. Tra i riconoscimenti letterari ottenuti il 1° premio al Premio Afrodite (2018) per la poesia erotica, la menzione di merito al Premio Internazionale di Poesia L.S. Senghor (2019) con il libro edito Universi femminili.

Universi femminili (2018) contiene – sono le stesse parole dell’Autrice – poesie che parlano della vita, dei problemi e della forza delle donne, di stereotipi di genere, di amori malati, di violenza e femminicidio, di donne migranti.  Nella prima parte sono raccolte poesie che trattano gli aspetti più vari dell’universo femminile: la complessità e la bellezza dell’essere donna; la maternità e la libera scelta di non essere madre; il lavoro e le difficoltà di carriera; i sogni e le passioni dell’età giovanile e della senilità; il rapporto con il proprio corpo e la sessualità; gli stereotipi e i modelli che la società impone alle donne. La seconda sezione affronta il tema della violenza contro le donne, con poesie (a volte direttamente ispirate dai drammatici fatti di cronaca) che parlano di rapporti sbagliati e pericolosi […] L’ultima parte è dedicata a quelle sorelle che vengono da lontano, fuggendo da drammi, attraversando altri drammi e, purtroppo, incontrandone altri ancora, una volta giunte nel nostro Paese. Giovani donne meravigliose che, nonostante l’inferno vissuto, sono ancora capaci di sorridere e sperare in un futuro per sé e per i propri figli. Gina Francesco nella prefazione ha scritto: “Le zone più autentiche della scrittura della Novelli nascono dall’impatto continuo con le sue ombre e luci in un mondo che si perde e sembra non più raccoglierci e comprenderci. Nel lessico usato nel libro, l’autrice fa dire alle parole quello che in genere non dicono mai: tutto il dolore, lo stupore, lo smarrimento, gli intimi o collettivi drammi, i fugaci piaceri, tutti controversi compagni come Universi, che riempiono o svuotano il quotidiano vivere. […] Universi femminili sembra essere il tentativo di rompere il muro di una solitudine, di una disperazione, accompagnate da indignazione e speranza, senza lamentazioni dentro una strenua difesa della propria identità e voglia di vivere”[5].

parole nude

L’opera successiva, Parole nude (2019), contempla al suo interno una serie di “poesie nate da un fluire libero di pensieri ed emozioni, da una fretta di trovare forma ed evidenza prima di svanire nell’oblio”[6].

La Novelli non è solo poetessa ma anche studiosa e saggista dal momento che ha pubblicato negli ultimi mesi una serie di interventi critici tra cui cito un interessantissimo contributo sui nuovi approcci e forme poetiche in uso ai nostri giorni dal titolo “Poesia sociale versus poesia social. Nelle piazze reali e virtuali si sta giocando la sfida per la rinascita della poesia” dove affronta, tra gli altri, i fenomeni della “poesia di strada”, del poetry slam e degli Istanpoets[7].

L’appassiona anche la lettura degli epistolari di alcuni intellettuali di spicco quali la tormentata Marina Cvetaeva con Pasternak e Rilke e quello tra Virginia Woolf e Vita Sackville West[8] e ha rivelato di aver visto accresciuta, come a determinare una sorta di imprinting nella sua maturazione, “la sua introspezione al monologo interiore […] parte essenziale della scrittura poetica” a partire dalla lettura di Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci in giovanissima età, a dodici anni[9].

 

Alcune poesie scelte da Parole nude (2019)

Disferò i nodi
che aggrovigliano i miei pensieri
Tesserò nuovi fili
per ricucire la trama lisa
dallo sfregare del tempo
Un altro ordito
più colorato e lineare
disegnerà il tessuto
del nuovo abito
di cui si vestirà
la mia pelle
Non apparirò più nuda
annodata e sperduta
Avrò la mia calzante armatura
tagliata e cucita su misura
per nascondere il groviglio di pensieri
sotto la nuova pelle
apparentemente più colorata e lineare

 

*

 

Finalmente sento
la patina dell’indifferenza
posarmisi addosso
come uno strato di polvere
che l’immobilità del tempo attira
Anche gli antistatici sentimenti
si arrendono al lento ed inesorabile precipitare
E non fa neanche più tanto male
perché la polvere è così calma e leggera
che addomestica le emozioni
Le rende fragili e impotenti
arrendevoli
come l’antico legno ai tarli
che ne mangiano l’anima
lasciando intatto
l’antico splendore

 

*

 

Non mi lascia scampo la poesia
quando mi viene a stanare
Mi afferra alla gola
Mi scava con le unghie nel petto
E a nulla serve
tentare la fuga
fingermi felice
od assente
Lei lo sa
conosce alla perfezione i miei maldestri tentativi
di ingannare la vita
di coprire con il velluto la ferita
Non si fa raggirare
dal mio sorriso tirato
Sa bene
cosa nasconde
Forza la porta
e penetra nel mio più profondo dolore
Scava a mani nude
fra strati di finzione
Si fa largo
tra alibi
costruiti ad arte
dalla ragione
Sbaraglia ogni emozione
Sulla gola allenta la presa
e lascia libero il passaggio
Un conato di vita
esplode sulle labbra
e urla la verità

 

*

 

Apprenderò l’arte del tacere
Non proferirò parola né verso
Sigillerò le labbra
e legherò polsi e pensieri dietro la schiena
Calpesterò la scena del totale disincanto
con maestria da attrice consumata
e mi racconterò
di essermi salvata
Ci crederanno forse
l’autunno e l’inverno
ma la primavera e l’estate
sveleranno l’inganno
Profumeranno di gelsomino
i miei inutili silenzi
e risveglieranno dal torpore
i maltrattati sensi
La schiuma del mare
mi verrà a bagnare
sciogliendo i lacci
delle mani e dei pensieri
E sarà di nuovo
la sconfitta della ragione
L’inevitabile ritorno
della passione

 

Alcuni recenti inediti:

 

Con passi lenti e pesanti

ci siamo avvicinati

alla porta socchiusa

Con occhi sognanti ma stanchi

abbiamo scrutato

la luminosa lama oscura

che dalla fessura

filtrava

orizzontale e tesa

sotto la nudità indifesa

dei nostri archi plantari

Le articolazioni

della mia spalla sinistra

della tua spalla destra

si sono all’unisono attivate

le braccia sollevate

le dita delle mani

allungate

verso la maniglia

su opposti versanti

Per un attimo esitanti

poi inesorabilmente decise

Una ad aprire

L’altra a chiudere

 

*

 

E tu che dicevi

non andare

mentre il treno già fischiava

e gli affilati binari

tagliavano la vostra distanza

fatta di alibi

paure

inconfessabili desideri

incauti pensieri

Ci vediamo ieri

al solito posto

dove non ci siamo visti

mai

 

*

 

L’energia perduta delle cose

dei tessuti acrilici dei pigiami

strusciati al buio sotto le lenzuola

che si faceva a gara di scintille luminose

La memoria del tempo

indossato con ingenua arroganza

correndo senza paura

nelle stanze della vita

E con esperto pudore

ci scoprivamo crescere

nel corpo e nei pensieri

Quante stagioni sono passate

attraverso la cruna dei desideri

Ed è perduta ormai l’energia

di quell’eterno istante

 

 

La riproduzione del presente testo, e dei brani poetici riportati (dietro consenso dell’autore), sia in forma di stralcio che integrale, non è consentita in qualsiasi forma senza il consenso scritto da parte dei relativi autori.

 

[1] Sito personale: https://flavianovelli7.wixsite.com/website – Profilo FB: https://www.facebook.com/Flavia.Novelli.poesie/

[2] https://www.culturalfemminile.com/2019/03/08/il-te-del-venerdi-con-flavia-novelli/

[3] “Le donne si raccontano… in poesia” (Intervista di Antonia Romagnoli a Flavia Novelli), Cultura al Femminile, 8 Marzo 2019, https://www.culturalfemminile.com/2019/03/08/il-te-del-venerdi-con-flavia-novelli/?fbclid=IwAR1O4TxBCpdHDVfKRNDHrz7V7qrwTYOF6TECsQUgKnDlTza5bge0m70XGKg

[4] Questa opera è stata presentata alla Casa internazionale delle donne di Roma nel 2018 e al Passaggi Festival della saggistica di Fano (PU) nel 2019.

[5] Il testo integrale della prefazione può essere letto cliccando qui: https://www.librinews.it/autori/universi-femminili-flavia-novelli/?fbclid=IwAR00uUpuY4Cm95iDkJnWdnc8Nz7xDw_OFqmjxVbK52_BLnDAHcDcC_rNFwI

[6] Lo ha rivelato la poetessa in un’intervista rilasciata al sito Scritto.it il 17/01/2020, http://www.scritto.io/2020/01/17/intervista-a-flavia-novelli/?fbclid=IwAR38wBGR0vfg62pBZMo1FS2nXXJz_Udcormlp7bM3fwXgmEjkXRbbuckuNc

[7] Articolo pubblicato su LibriNews. Libri da leggere, cultura e notizie il 12/09/2019, https://www.librinews.it/poesia/poesia-sociale-versus-poesia-social/?fbclid=IwAR2mjYs7RYOa5abywA2zl4t8_StVR3G0z49O9MqKOC9bf972dmgGkVibN_8

[8] http://www.scritto.io/2020/01/17/intervista-a-flavia-novelli/?fbclid=IwAR38wBGR0vfg62pBZMo1FS2nXXJz_Udcormlp7bM3fwXgmEjkXRbbuckuNc

[9] Intervista a Flavia Novelli“ di Ilaria Cino, Le stanze di carta, Febbraio 2020, https://lestanzedicarta.blogspot.com/2020/02/intervista-flavia-novelli-di-ilaria-cino.html?fbclid=IwAR0V1q0j4jMuxe4afdCc4ysohmYiBJaA8RChkm9s68CJiRenDkggV_CwMvY

Un volume monografico sulla Oriana Fallaci donna: poesie, racconti, saggi, recensioni, letture

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Stile Euterpe – Antologia tematica per una nuova cultura è il progetto dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi (AN), su ideazione dello scrittore calabrese Martino Ciano (con successive modifiche e integrazioni), volto a rileggere, riscoprire e approfondire, mediante opere di produzione propria (racconti, poesie, articoli, saggi e critiche letterarie), un intellettuale ritenuto di prim’ordine del panorama culturale italiano.

I precedenti volumi sono stati dedicati rispettivamente a Leonardo Sciascia (Leonardo Sciascia, cronista di scomode realtà, a cura di Martino Ciano, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2015), Aldo Palazzeschi (Aldo Palazzeschi, il crepuscolare, l’avanguardista, l’ironico, a cura di Martino Ciano, Lorenzo Spurio, Luigi Pio Carmina, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016), Elsa Morante (Elsa Morante, rivoluzionaria narratrice del non tempo, a cura di Valentina Meloni, pubblicato online sul n°22 della rivista Euterpe nel febbraio 2017) e Gianni Rodari (Il “libbro” di Gianni Rodari, a cura di Francesco Martillotto, Ass. Euterpe, Jesi, 2019).

 

Il progetto

Il nuovo volume monografico sarà interamente dedicato alla scrittrice fiorentina Oriana Fallaci (1929-2006). Sarà possibile partecipare con testi appartenenti a tutti i generi (poesia, racconto breve, prosa, saggio letterario, articolo, recensione) che abbiano attinenza (siano dedicati o ispirati) alla figura di Oriana Fallaci, sia come donna che come intellettuale.

In particolare si apprezzeranno tutte quelle opere che risultino rilevanti e significative in merito ad alcune tematiche che rappresentarono degli aspetti importanti della vita della Fallaci quali ad esempio il tema dell’amore, della mancata maternità, la difficile collocazione nei riguardi di una caratterizzazione di femminismo, la malattia e altro. Aspetti tesi a rimarcare le caratteristiche di donna, piuttosto che quelle più controverse legate all’impegno civile, politico, di denuncia.

Non dimenticando la sua natura antifascista, il sostegno alla lotta d’indipendenza del popolo greco, il suo importante apporto al giornalismo d’inchiesta e la sua visione premonitrice di un dissidio globale nello scenario socio-politico contemporaneo, l’iniziativa in oggetto vuole dar maggiore voce alla Oriana donna, nella sua complessità.

Saranno escluse opere che presentino riferimenti, analisi e considerazioni, nonché producano come dissertazione elementi che possano configurarsi come estremistici in qualsiasi sfera e di possibile incitamento all’odio, di qualsiasi tipo e lesivi, pertanto, del pacifico senso di comunità.

L’obiettivo di questo progetto non è quello di plagiare o scovare la nuova Oriana Fallaci, o di darne una lettura onnicomprensiva della sua complessa figura, bensì di rileggere i contenuti biografici e le motivazioni che hanno spinto la scrittrice fiorentina a una dato percorso umano, professionale etc., attraverso un’antologia tematica, aperta a tutti coloro che abbiano qualcosa da dire, riferire, quale riflessione o risposta alla sua opera, in merito alla Fallaci, a distanza di quattordici anni dalla sua morte.

 

Selezione del materiale e composizione dell’antologia

Ciascun partecipante potrà inviare:

– un massimo di 3 poesie (massimo 30 versi l’una);

– un massimo di 2 racconti o prose brevi (massimo 5.000 caratteri spazi esclusi l’una);

– un massimo di 2 saggi brevi o articoli (massimo 5.000 caratteri: spazi, note a piè di pagina e bibliografia escluse);

– un massimo di 3 recensioni sui suoi libri (massimo 4.000 caratteri spazi esclusi l’una);

– altra tipologia di materiali quali aforismi (massimo nr. 5 di lunghezza non superiore alle 10 righe Times New Roman corpo 12), riflessioni, etc. (massimo 4.000 caratteri).

 

I lavori, all’atto dell’invio della propria partecipazione, dovranno essere rigorosamente inediti, vale a dire non pubblicati in precedenza in libri con codice ISBN o rivista con codice ISSN.

Qualora rappresentino dei contributi già apparsi su siti, riviste, blog non dotate di codice ISSN dovranno essere rimaneggiati cambiando il titolo e apponendo all’interno del materiale inedito per almeno il 50% del contenuto totale, riportando una nota in calce che il dato brano è una versione successiva, elaborata ulteriormente e accresciuta, del precedente intervento (indicando il titolo precedente) dicendo con precisione dove è apparso (su quale sito, rivista), fornendo la data di pubblicazione e il relativo link. In questo caso l’autore si premurerà di ottenere il consenso a effettuare tale operazione da parte del sito, blog, rivista che in precedenza ha pubblicato una versione iniziale del detto brano, sollevando gli organizzatori da qualsiasi disputa e problematica possa sorgere.

I materiali, in formato Word, dovranno essere corredati di un ulteriore file contenente la propria biografia letteraria scritta in terza persona dove siano indicati libri pubblicati (con anno di pubblicazione) distinguendoli per i vari generi (poesia, narrativa, saggistica, etc.) ed eventuali altre notizie che si reputino importanti quali collaborazioni con riviste letterarie, premi, siti culturali, etc., e una scelta massima di tre premi letterari vinti, scelti tra i più importanti, indicando in maniera precisa il nome del premio, l’edizione, la città e l’anno. Biografie non congrue a quanto richiesto non saranno prese in considerazione.

 

La mail dovrà contenere anche i dati personali dell’autore (nome, cognome, indirizzo fisico, indirizzo mail, data e luogo di nascita, numero di telefono) e il tutto dovrà pervenire entro il 30-09-2020 alla mail rivistaeuterpe@gmail.com indicando nell’oggetto “Stile Euterpe 5 – Oriana Fallaci”.

 

Il volume sarà organizzato e curato dall’Ass. Culturale Euterpe.

Entreranno a far parte dell’antologia un congruo numero di testi poetici, narrativi e saggistici nonché recensioni, articoli e critiche letterarie alle sue opere.

La pubblicazione dell’antologia avverrà a tiratura limitata in un numero di copie pari a quelle richieste dagli autori, aumentate di quelle riservate alle donazioni a biblioteche civiche e universitarie, centri culturali e altro dove l’opera entrerà nei relativi circuiti OPAC e potrà essere presa in prestito e consultata, in vari luoghi del territorio nazionale.

La partecipazione alla selezione dei materiali è gratuita.

Tutte le opere selezionate, di cui l’Ass. Euterpe darà conto mediante un verbale di selezione che sarà diffuso sul sito e inoltrato in privato per mail a tutti i partecipanti, verranno pubblicati in antologia secondo i criteri sopra esposti.

L’autore selezionato per la pubblicazione s’impegnerà ad acquistare nr. 2 (DUE) copie dell’antologia al prezzo totale di 20€ (spese di spedizione incluse con piego di libri ordinario) dietro sottoscrizione di un modulo di liberatoria rilasciato all’Associazione Culturale Euterpe e versamento della cifra a copertura delle spese di stampa e spedizione del volume.

Essendo il progetto volto alla costruzione di un’opera antologica monografica non vi sarà nessuna premiazione, ma potranno organizzarsi – anche grazie all’aiuto, alla disponibilità e alla collaborazione degli autori inseriti – presentazioni dell’opera in contesti opportuni che possano ben accogliere il progetto.

 

INFO:

rivistaeuterpe@gmail.com – http://www.associazioneeuterpe.com

“Diavolo di sabbia” di Elisabetta Panico; la seconda opera della poetessa campana che vive “tra gatti in prestito e l’inadeguatezza dell’essere sensibili”

Segnalazione a cura di Lorenzo Spurio

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Elisabetta Panico

Elisabetta Panico (Pomigliano d’Arco, 1995) si è diplomata presso l’Istituto d’arte “De Luca” di Avellino all’indirizzo Grafica Pubblicitaria e Fotografia. Successivamente, nel 2017, si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli all’indirizzo Didattica e Comunicazione. Per la poesia ha pubblicato Il riflesso del mondo, in una pozzanghera nel fango (2016) opera che lei stessa definisce “dal gusto originale e melanconico” e Diavolo di sabbia (2020) nuova opera “dal gusto ricercato”. Alcune sue poesie sono presenti in opere antologiche. Si è dedicata anche alla letteratura erotica. Nel corso degli anni ha sperimentato anche altre forme di linguaggio espressivo, quali la pittura, la fotografia, vestendo anche i panni di cantautrice e musicista come leader del gruppo “Mine Vaganti”. Vari i riconoscimenti ottenuti tra cui quello della “Serata delle Eccellenze” nella sua terza edizione che le ha riconosciuto il titolo di “Eccellenza Ciccianese” (2017) con la seguente motivazione: “per esservi contraddistinta nel campo dell’Arte e della Letteratura”; la Menzione d’Onore al XV Concorso Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia” presieduto dal poeta Giuseppe Vetromile. Hanno parlato di lei vari quotidiani locali digitali tra cui “Marigliano.net”, “Bassa Irpinia”, “CamCampania”, “Il Giornale di Caivano”.

 

cover Diavolo di SabbiaDiavolo di sabbia, recentemente edito per i tipi di Mnamon Editore, è un’opera che dà voce a un respiro lungo più pagine che inala un dialogo silenzioso con il lettore, creando architetture impossibili in cui affrontare prospettive senza punto di fuga. Il respiro lungo si fa vento, scuotendo domande a metà tra panico e possibilità, senza margine di approssimazione (dalla nota della quarta di copertina).

A continuazione alcuni componimenti estratti dal nuovo libro Diavolo di sabbia. Le poesie, per espressa volontà dell’autrice, non hanno titolo (lei stessa ha osservato, infatti, “La vita scorre senza che ci siano contenitori a tenerla, i versi nella stessa misura non meritano di essere intrappolati in una frase che li precede, che prende il nome di titolo, rischiando di condizionare il senso della lettura, e la libertà di poterla interpretare come meglio si crede. I pensieri seguono il flusso non hanno bisogno di nome”) e vengono identificate con una semplice numerazione progressiva.

 

6

Forse stamattina
con l’Abitudine seduta
al solito tavolo
in cucina,
mi avrai pensato.

 

*

 

18

Che succede se due egoisti dividono lo stesso letto?
Si danno le spalle,
o si amano meglio di chiunque altro?

 

*

 

24

Buonanotte:

Che abbia l’odore dolce
di quei fiori che rincontri nei prati sempre verdi
dei tuoi sogni.
Stanotte
ripasso a calpestarli
solo perché innamorato,
seguo l’orma lasciata dai tuoi passi
che seppur leggeri
sanno sempre indicarmi la via.

 

*

 

28

Ci siamo avvicinati d’inverno
sussurrandoci la primavera alle orecchie.

Accarezzandoci
i nostri corpi sono esplosi d’estate.

Calde
le carni
han sempre desiderato che i vestiti
cadesser giù
come foglie d’autunno.

 

*

 

38

Indosso i vestiti della tristezza
che anno dopo anno,
calzan sempre la mia taglia.

 

*

 

39

L’aspettavo
come si aspettano le lettere degli innamorati.
L’aspettavo sul letto
come se
ci fosse l’attesa di un parto,
tra entusiasmo e dolore.
L’aspettavo venire,
raggiungermi
e colmarmi d’amore.
Come ogni freddo che si dimentica il giorno di Natale,
anche io dimenticavo d’esser triste.
L’aspettavo che mi desse un bacio sulla fronte,
ricordarmi che per quello
valeva la pena di esser morti.

 

La riproduzione del presente testo, e dei brani poetici riportati (dietro consenso dell’autore), sia in forma di stralcio che integrale, non è consentita in qualsiasi forma senza il consenso scritto da parte dei relativi autori.

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