Francesca Luzzio su “L’opossum nell’armadio” di Lorenzo Spurio

L’opossum nell’armadio di Lorenzo Spurio

PoetiKanten Edizioni (2015)

 

Recensione di Francesca Luzzio

 

cover front opossumLa raccolta di racconti di Lorenzo Spurio presenta un titolo originale: L’Opossum nell’armadio  pertanto, a lettura ultimata, viene spontaneo chiedersi che relazione esista tra questo marsupiale e i racconti stessi, a maggior ragione poiché ogni racconto è preceduto da una sorta di frontespizio che mette in rilievo una qualità o un comportamento tipico di questo animale. Si è indotti a pensare che l’opossum sia metafora dell’inconscio umano che ognuno di noi tiene “nell’armadio-coscienza” e che i frontespizi, proponenti caratteristiche dell’opossum, rispecchino  aspetti dell’indole dei personaggi protagonisti dei racconti.

Orbene, talvolta il freudiano  Es sconfigge l’Io e il Super-io e s’impone dominante nell’agire, caratterizzandolo e trasfigurandolo, dandogli un iter o un esito che il pensiero dominante impone. Ma il pensiero che domina e dirige l’agire umano non è come in Leopardi l’amore, né la morte di cui parla insieme all’amore nel canto successivo del Ciclo di Aspasia  (Il pensiero dominante, Amore e morte).                             I pensieri dominanti  che invece caratterizzano i personaggi dei racconti di Lorenzo Spurio, determinandone sottotraccia l’agire, sono pensieri che esulano dall’astrattezza razionale che caratterizza i versi di Leopardi e si nutrono  dell’irrazionale e caotico Es, delle variegate risposte che esso dà  alla concreta e disfatta  realtà economica sociale e morale  che caratterizza i nostri tempi, quale estrema reazione e sfida alla negatività del mondo. Così il suicidio è espressione della disperazione che determina il licenziamento e la disoccupazione nel racconto, “Livello -1”; l’abbandono della propria famiglia borghese e benpensante in “L’ultimo compleanno” è desiderio di libertà, di fuga, dai formalismi sociali di oggi;  la rivalsa e l’affermazione dell’io contro l’umiliazione derivante da un lavoro e da ruoli accettati per disperazione perché “con una freschissima laurea di filosofia in mano” non si sa “dove sbattere la testa” è il tema che caratterizza il racconto, “Due parole sulla biodiversità” e  così via, in un prosieguo di situazioni e di casi apparentemente anomali, surreali, irregolari nella prassi di una coerente formalità  e corrente eticità del vivere quotidiano, di fatto reali, frequenti, giustificati dai protagonisti attraverso la correlazione, secondo la loro logica, tra causa scatenante ed effetto. Per questo Lorenzo Spurio descrive in modo approfondito e dettagliato la psicologia dei personaggi, facendone emergere l’essenza profonda  a cui è ascrivibile il comportamento che alla fine viene assunto.

L’uomo, “monade” secondo Leibniz, “senza finestre sul mondo”, chiuso nella solitudine del suo essere, in realtà  risente nelle sue rappresentazioni di ogni fatto, di ogni evento e nel suo interno si scinde in una miriade di emozioni e stati d’animo che acquistano forma e consistenza, d’istinti che nell’irrazionalità del loro emergere finiscono con il  determinare svolte decisive sia nella prosecuzione del percorso vitale, sia nello stabilirne la conclusione. Con uno stile piano, scorrevole, pregnante il narratore conduce il lettore nei meandri della coscienza umana e della variegata e critica realtà dei nostri tempi. Narratore esterno, non giudica, né esprime pareri, lascia al lettore l’ermeneusi dei testi, la cui significazione comunque emerge immediatamente, grazie alle qualità stilistico-formali di cui si è già detto.

 

FRANCESCA LUZZIO

 

Palermo, 2 aprile 2015

A Bagheria (PA) la presentazione dell’antologia su Sciascia promossa dalla rivista “Euterpe”

Leonardo Sciascia, cronista di scomode realtà

Curatore: Martino Ciano

Prefazione: Nazario Pardini

Postfazione: Antonio Spagnuolo 

Editore: PoetiKanten Edizioni

Anno: 2015

Pagine: 122

ISBN: 9788894038859

Costo: 10,00 €

 

stile euterpe_cover frontSinossi: La presente antologia, primo volume dell’iniziativa lanciata dalla rivista di letteratura “Euterpe” per una nuova cultura, volta a dedicare ogni anno una edizione collettanea a un dato autore, è stata dedicata a Leonardo Sciascia e porta quale sottotitolo “cronista di scomode realtà”. Il volume si apre con una nota di Martino Ciano (redattore di “Euterpe” e curatore del volume) alla quale segue la prefazione del poeta e scrittore Nazario Pardini.

Nella sezione poesia sono raccolti testi di Emanuele Marcuccio, Daniele Barbisan, Giorgina Busca Gernetti, Lucia Rita Carfagno, Osvaldo Crotti, Michela Zanarella, Sebastiano Impalà, Valentina Sensi, Maria Antonietta Filippini, Leonardo D’Amico, Catello Di Somma, Davide Lucarelli; nella sezione racconto sono presenti testi di Pasquale Faseli, Samuele Mazzotti, Corrado Calabrò, Sebastiano Plutino, Francesco Paolo Catanzaro, Luisa Bolleri, Nicola Giannini, Enrica Santoni, Giuseppe Barcellona; per la sezione saggistica interventi di Luca Rachetta, Lorenzo Spurio e Iuri Lombardi.

Il volume si chiude con una preziosa nota critica del poeta e scrittore Antonio Spagnuolo.

Domenica 19 aprile 2015 a Bagheria (PA) presso Palazzo Cutò, ospiti della Associazione Bagnera, si presenterà il volume antologico dedicato a Leonardo Sciascia. L’evento è libero al pubblico che è caldamente invitato a partecipare e intervenire. Durante la serata sarà possibile acquistare il summenzionato volume.

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FOTO DELLA PRESENTAZIONE (scatti di Enzo Lo Coco)

“Espiazione” di Ian McEwan

Propongo una recensione ben scritta al romanzo Atonement, in italiano Espiazione, di Ian McEwan autore da me investigato in vari saggi. E’ divenuto celebre al grande pubblico proprio con questo romanzo del 2001 e con la rappresentazione filmica che ne è stata tratta anche se l’universo delle tematiche e delle suggestioni nella narrativa dell’autore è quanto mai vista e diversificato e contempla forme anche meno ‘classiche’ rispetto al romanzo in questione al quale, comunque, è stato avvicinato.
Buona lettura!

Avatar di librirbilLIBRIRBIL

Espiazione di Ian McEwan (titolo originale: Atonement) rientra in due categorie: è sia uno di quei (svariati) libri che volevo leggere da moltissimo tempo ma che per un motivo o per l’altro non ho mai letto, sia uno dei (pochi) libri di cui ho visto il film senza aver letto l’opera originale. E forse questo secondo aspetto potrebbe essere la causa di tutto. Mi spiego meglio: ho visto il film con Keira Knightley e James McAvoy senza avere idea della trama e l’ho trovato stupendo, e per questo forse avevo delle aspettative troppo alte nei confronti del libro.

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“Pensieri di una mente pigra” di Maria Francesca Consiglio

Pensieri di una mente pigra: Diario di bordo di un’anima inquieta 

di Maria  Francesca Consiglio

Editore:CreateSpace Independent Publishing Platform (2014)

ISBN:978-1505401110

downloadSinossi: “Sigaretta in bocca, un bel film alla TV, il giorno che si consuma velocemente per sfornarne un altro uguale al precedente; solito copione prematuramente ingiallito. Cosa succede però quando ogni emozione repressa esplode senza preavviso cambiando la sceneggiatura? Standing ovation d’istinti, desideri e passioni tamburellata su cuore e mente. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato! Rabbia, abbandono, amore, paura; questi i quattro ingredienti principali che, mescolati in dosi casuali, danno vita a Pensieri di una Mente Pigra. Un vero diario di bordo, senza segreti o restrizioni, nel quale l’autrice affronta, attraverso pensieri ed immagini, diverse tematiche; panico, disagio sociale, crisi d’abbandono, sfumature di alcuni disturbi di personalità, rifiuto della crescita, l’amore in ogni sua fase.”

L’autrice: Maria Francesca Consiglio

Ribelle ed insofferente per natura si riavvicina alla scrittura nel 2012 usandola come terapia d’urto contro il silenzio e l’ovvietà di una dimensione troppo vacua. Alcune delle sue poesie ( e aforismi) vengono inserite al’interno di raccolte ed antologie. “Pensieri di una mente pigra” è il suo primo libro; oltre a tutti i contenuti ne cura impaginazione, fotografia e grafica.

XXVI ediz. Premio Internazionale di Poesia “Città di Porto Recanati”

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CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA

“Città di Porto Recanati”
XXVI edizione – 2015

Art. 1 – Il Poeta invierà una sola poesia a tema libero.
L’organizzazione tuttavia consiglia di trattare tematiche sulla disabilità, sulla solitudine degli anziani, sui “nuovi poveri”, sugli extracomunitari, sugli eventi climatici, ecc., affinché si rifletta sulla condizione esistenziale dell’uomo, ideazione che portò all’istituzione del Premio «Città di Porto Recanati» più di 25 anni fa. Comunque sia, il tema vuole essere solo indicativo. La poesia inviata, che non dovrà superare i 35 versi, potrà anche essere stata edita, ma non vincitrice del primo premio in altri concorsi. L’originale riporti: Nome e Cognome dell’autore, indirizzo e indicazione della eventuale e-mail e la dichiarazione: «Dichiaro di essere l’autore dell’opera inviata al concorso».

Art. 2 – La Giuria è costituita da esponenti del panorama letterario e culturale e sarà composta da:
Lorenzo Spurio (scrittore e critico letterario) – Presidente di Giuria
Susanna Polimanti (scrittrice e recensore) – Componente
Lella De Marchi (poetessa e scrittrice) – Componente
Elvio Angeletti (poeta) – Componente
La medesima stilerà una graduatoria dei tre poeti vincitori dei premi in denaro e dei sette “segnalati dalla Giuria”. La Giuria, a suo insindacabile giudizio, deciderà di premiare quei poeti che, con l’impegno culturale e la propria testimonianza di vita, hanno contribuito a superare una condizione esistenziale difficile, o rendendola fonte di ispirazione.

foto04Art. 3 – I Premi in denaro sono: 1° Classificato € 500,00 (cinquecento/00) e Pergamena; 2° Classificato € 300,00 (trecento/00) e Pergamena; 3° Classificato € 200,00 (duecento/00) e Pergamena. Dal 4° al 10° classificato verrà assegnata una targa “segnalato dalla Giuria”. Inoltre la stessa Giuria identificherà delle opere di disabili che, se non entreranno nella classifica comune, verrà riconosciuto un premio di incoraggiamento con attestato.

Art. 4 – La poesia dovrà essere spedita per posta ordinaria entro il 25 luglio 2015 (farà fede il timbro postale di partenza) in cinque copie, al seguente indirizzo: Prof. Renato Pigliacampo c/o Concorso Internazionale di Poesia «Città di Porto Recanati», XXVI Edizione 2015 – Casella Postale n. 61 – 62017 Porto Recanati (MC). Solo la “copia originale” dovrà riportare i dati dell’autore e la dichiarazione “Sono l’autore della poesia (indicare il titolo)”. E’ possibile inviare la poesia per e-mail a: pigliacampo@cheapnet.it La quota di partecipazione di € 20,00 (venti/00) è utilizzata per far fronte al monte-premi e alle spese organizzazione e potrà essere versata sul conto corrente postale numero: 29 68 76 21 intestato a Renato Pigliacampo c/o Casisma, o con altra modalità a scelta del partecipante.

Informazioni:
La premiazione avverrà a Porto Recanati. I Vincitori saranno contattati per email, per cellulare o/e telefono e anche con lettera inviata all’indicazione domiciliare.
I Vincitori avranno comunicazione scritta del giorno, dell’ora e del luogo della Cerimonia di premiazione.
In occasione della premiazione si terrà un Recital durante il quale verranno lette le opere vincenti. Del Recital verrà prodotto un video che sarà trasmesso su YouTube ed un DVD (inviato a chi ne farà richiesta).
L’evento culturale sarà pubblicizzato sui quotidiani “Il Resto Del Carlino”, “Corriere Adriatico” e sulle Riviste specializzate e i siti di poesia; e su Radio Erre. Sarà anche realizzata una pagina nel sito www.ilsalottodegliartisti.com

Per ulteriori informazioni:
Parte letteraria:
Lorenzo Spurio (Presidente di Giuria) – lorenzo.spurio@alice.it

Parte logistico-organizzativa:
Marco Pigliacampo: marampo75@gmail.com

Gli appuntamenti dei “Cortili letterari 2015” a Fano

CORTILI LETTERARI 2015 A FANO

 

Arriva alla sua terza edizione la manifestazione letteraria dedicata agli incontri nei cortili segreti della città di Fano

con giovani scrittori italiani

Una parola, un motivetto, una storia, un verso

chiavi al vento per aprirmi la mente

e per garantire alle mie idee da armadio un’aria da cortile

Bob Dylan

 

Arriva quest’anno alla sua terza edizione Cortili Letterari, la manifestazione letteraria che nasce con l’obiettivo di diffondere e supportare, attraversoincontri liberi e gratuiti nel cuore della città, le opere di giovani autori italiani emergenti pubblicati da case editrici indipendenti.

 

Così anche per il 2015 i quattro appuntamenti della rassegna avranno luogo all’interno di quattro diversi cortili privati della città di Fano, per trasformare spazi normalmente non accessibili in luoghi pubblici, aperti ai cittadini e dedicati, solo per un pomeriggio, alla condivisione di letture e di storie. La manifestazione si ispira sin dal suo nome ai salotti letterari del ‘700. Ma con una sostanziale differenza: i Cortili Letterari sono aperti a tutti e si prefiggono di avvicinare la letteratura a un pubblico sempre più ampio, favorendo unoscambio culturale fresco e inatteso. Quattro scrittori, quattro cortili, quattro pomeriggi all’insegna della lettura e dell’incontro, in cui i protagonisti saranno, accanto agli autori, proprio i lettori che riconquisteranno un pezzetto della loro città parlando di libri.

 

Il programma ufficiale della nuova edizione dei Cortili Letterari è stato presentato presso la Sala di Rappresentanza della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano dove è cominciata anche la distribuzione gratuita dei libriprotagonisti dei quattro incontri di quest’anno in quattro deliziosi cortili “segreti” della città. Con la nostra copia alla mano potremo così prendere dimestichezza con Osnangeles, il romanzo d’esordio dell’attore, musicista e conduttore Francesco Mandelli (che incontreremo sabato 25 aprile); familiarizzeremo poi con la straziante bellezza de L’invenzione della madredi Marco Peano, che ha totalizzato 4 ristampe in sole 2 settimane dall’uscita (lo conosceremo sabato 23 maggio); incontreremo la voce vispissima del romanzo sul diabete L’altra sete firmato da Alice Torriani, volto noto per tutti gli appassionati della serie tv su Montalbano (Alice arriverà a Fano sabato 27 giugno); familiarizzeremo infine con le pagine palpitanti di vita e di impegno di Un giorno triste così felice di Lorenzo Iervolino (in attesa dell’evento di sabato 25 luglio). 70 copie di ogni libro verranno distribuite un mese prima dell’incontro tramite la libreria IL LIBRO di Fano (tutti i dettagli per richiedere la propria copia sono disponibili quihttp://www.cortililetterari.it/VOGLIO-UN-LIBRO-COME-FARE ). Il proposito è quello di promuovere la lettura, regalando alcune copie a lettori che a loro volta potranno incuriosire altri lettori ed invitarli ad acquistare e leggere i libri.

 

PROGRAMMA DEI CORTILI LETTERARI 2015 di FANO

Sabato 25 aprile ore 18.00 | Cortile Castracane, via Garibaldi 14 | Francesco Mandelli presenta Osnangeles, Baldini & Castoldi

Sabato 23 maggio ore 18.00 | Cortile di Palazzo Rotati, via Nolfi 49 | Marco Peano presenta L’invenzione della madre, minimum fax

Sabato 27 giugno ore 18.30 | Cortile Palazzo San Michele, Arco d’Augusto | Alice Torriani presenta L’altra sete, Fandango

Sabato 25 luglio ore 18.30 | Bastione Sangallo | Lorenzo Iervolino presenta Un giorno triste così felice, 66thand2nd

 

I Cortili Letterari continuano online e si trasformano, grazie ai social media, anche in uno “spazio letterario social(e)” dove scambiarsi, prima e dopo gli incontri, consigli, pareri, modi di vedere e di leggere.  Per contribuire ad animarli, potete seguirli su:

  

http://www.cortililetterari.it/

https://www.facebook.com/cortililetterari?ref=hl

#CortiliLetterari

https://instagram.com/cortili_letterari

https://twitter.com/CortiliLetterar

 

Cortili Letterari ringrazia Ambulatorio odontoiatrico Mastergroup di Fano, main sponsor che rende possibile l’acquisto dei libri che vengono distribuiti gratuitamente ai lettori. Il progetto è realizzato anche grazie a Conad San Lazzaro, Unifanum Assicurazioni e la libreria Il Libro di Fano. Partner di Cortili Letterari 2015 sono le Cantine vitivinicole Di Sante, Fiorini, Guerrieri e Terracruda, Bigio al Mocambo ristorante, Cabaret Typographie, Panicali Arredamenti, Vizzo.

Alla rassegna hanno dato il loro patrocinio: Comune di Fano, Confcommercio di Pesaro e Urbino, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Mediateca Montanari-Memo e Regione Marche.

 

Ufficio Stampa

Luana Solla

MY COM FACTORY

Ph. 334/3369695

Cortili Letterari 2015

E-mail luana.solla@mycomfactory.com

“Pane raffermo”, romanzo di Massimiliano Città

“Pane raffermo” di Massimiliano Città

Pane raffermo copertinaPane raffermo racconta la cosiddetta “strage del pane”.  Un episodio di storia siciliana accaduto a Palermo durante il secondo conflitto mondiale. Una Storia composta da storie, minori, misere, quotidiane. Vicende che si incrociano allo scoccare di una data: il 19 ottobre 1944.
Palermo è piegata, dalla disperazione, dall’acqua che manca, dalle derrate sempre più rare da reperire, anche al mercato nero. Palermo è sfregiata, dalle bombe cadute a grappoli, esplose sopra teste ignare, innocenti e inermi. Bombe lanciate a colpire rifugi diventati ben presto sarcofagi di massa. Eppure la vita viene fuori, e s’alza, prova a farlo, durante una guerra.
Tutto sotto gli occhi impotenti di chi è stato chiamato a governare, e tiene al guinzaglio la popolazione, scuotendo il bastone affinché nessuno possa urlare. Tra le maglie del disagio della gente affamata s’insinuano abili traffichini, affaristi, gente senza scrupoli che mira al proprio obiettivo, sia questo il mantenimento del potere o la scalata ad esso. Moti separatisti borbottano e alimentano scioperi e rivoluzioni di quartiere, lungimiranti progetti politici iniziano a disegnare assetti che per anni governeranno realmente l’isola.
E i bambini per le strade tenuti dalle madri, occhi spenti, cuori stanchi, inseguono i passi dei loro uomini che senza lavoro chiedono la dignità di un pezzo di pane a chi dovrebbe loro dare l’opportunità di guadagnarselo.

Chi è l’autore?

Nasco in quel di Cefalù (chè Castelbuono, dove la famiglia risiede, non ha ospedali e le levatrici hanno smesso d’esser tali) in un’afosa giornata di luglio del 1977 e da quel giorno viaggio.
Cresco artisticamente lento e pigro, e lo faccio nel gruppo Kiroy, accolita palermitana di scrittori, pittori e musici. Negli anni che vanno dal 2002 al 2003 mi inducono ad esibirmi con lo stesso gruppo Kiroy in serate folk-blues. Mi ritrovo anche ad organizzare una serie di allestimenti pittorico/musicali.
Nell’inverno del 2003, dopo un grottesco viaggio che rimarrà impresso nella memoria (di cui potete leggere qui una breve cronaca), partecipo al “Sulmona Festival, Memorial Augusto Daolio”, con la band DorianGray. E suonando e cantando accade anche d’ottenere ottimi riscontri e una segnalazione per il testo della canzone “Bambino Umile, Bambino fragile”.
Nel 2004 mi nascondo ufficialmente sotto lo pseudonimo di VagabondoEbbro e pubblico, per la CUT-UP Edizioni di La Spezia, il mio primo racconto lungo “Delirio di un Assassino”, inserito nella raccolta “Lost Highway Motel”.
Alla fine del 2004 entro a far parte come voce solista della blues Band “The freely chip’s band” con la quale giro la Sicilia fino al 2007. Contemporaneamente partecipo nel ruolo di lead vocal al trio acustico “Benzedrina Blues”.
Nell’estate del 2005 scrivo il saggio “Viaggio immaginario di un musico ateniese” che vale la laurea con lode in D.A.M.S., indirizzo musica, presso l’ateneo palermitano. (Da questo momento alterno varie e prolungate fasi di fancazzismo puro, scritture e poche ore di lavoro malpagate).
Nell’inverno dello stesso anno riesco anche a concludere la prima raccolta di racconti “Delirio di un Assassino e altri racconti”.
Nel 2007 in un accesso di furore creativo progetto la realizzazione dell’album scritto qualche anno prima “Ritratti di un Vagabondo Ebbro”, (di cui alcuni pezzi possono essere ascoltati al link Vagabondoebbro oltre alla traccia “Bambino umile bambino fragile” selezionata per la compilation digitale I.M.C Music 2008) e nell’ambito della realizzazione di questo progetto musicale, nell’estate del 2008, ri-fondo la band Dorian con la quale mi esibisco alla 3° Edizione di “Indigena – Gruppi emergenti castelbuonesi” e al “Music Tourfest 2008”.

Nel 2009 una piccola casa editrice salentina pubblica il mio primo romanzo Keep Yourself Alive, edito da Lupoeditore, appunto.

Nel 2012 esce l’ebook della raccolta di racconti “Il funambolo” edito da ePubblica.

Nel 2015 esce l’ebook del romanzo storico “Pane Raffermo” edito da Edizioni il Pavone.

Altri racconti sono stati pubblicati presso diversi siti (Il paradisodegliorchi Landmark motor Hotel, Spifferi –  Malicuvata.itYou gotta pay the dues if you wanna sing the blues, Ossa di cristallo,Eleonor e le gardenie, In volo oltre la polvere  Progetto Babele Ho amato fino a morirne – Segnalato dalla giuria in occasione della IIa edizione del concorso letterario Unibook, E di questo nessuno parla, – Opifice.it Un diamante senza luce)

“Sussurri e silenzi (aforismi)” di Emilio Rega, prefazione di Lorenzo Spurio

“Sussurri e silenzi”

Raccolta di aforismi di Emilio Rega

Prefazione di Lorenzo Spurio

 

sussurri-e-silenzi-emilio-rega-L-FRKGB5Gli aforismi di Emilio Rega contenuti in questo libro spaziano tra tematiche molto diverse tra loro: l’autore riflette sul senso e sui limiti dell’arte, soprattutto quella poetica, da’ insegnamenti esemplari partendo dalla constatazione di una società disturbata e minacciata dalla corruzione, fornisce analisi personali sulla natura del sé cosciente nel nostro periodo storico. Il percorso che il lettore è chiamato a intraprendere non è unico, ma molteplice: si potrà partire a leggere dall’ultimo aforisma per poi tornare indietro a leggere tutti gli altri, si potrà aprire il libro a caso e leggere oppure iniziare la lettura dalle prime pagine come canonicamente viene fatto. Perché un libro di aforismi, per quanto sia dotato di una struttura concettuale, è un testo sfuggevole, ispirato e denso di prospettive: gli aforismi non sono semplici sintagmi, né haiku dal verso rotto, tanto meno delle parole in libertà o dei ricercati sillogismi. O forse sarebbe opportuno dire che sono tutte queste cose allo stesso tempo, ma sono anche delle preghiere laiche, delle critiche taglienti, dei sassi scagliati, rapidi flussi di coscienza e tant’altro. Lo stesso autore in uno dei suoi aforismi scrive: Contrariamente a quel che si pensa in generale la scrittura di un aforisma efficace non è immediata: occorre  prima pensarne almeno altri due o tre privi di nerbo. Rega è sicuramente un autore che ha instaurato un certo rapporto amicale e confidenziale con questo genere poetico, se teniamo conto che questa raccolta di aforismi non è che la sesta nella sua ampia produzione; si ricordi, ad esempio, Oltre le stelle (Edizioni dell’Oleandro, 1997, con prefazione di Dante Maffia) e Ad libitium (Mario Baroni Editore, 1999).

In questo libro si parlerà delle ragione con le sue manifestazioni (scienza, conoscenza, empirismo) e dell’universo irrazionale (la religione, l’amore); curioso a questo riguardo l’aforisma che, laconico, recita: L’amore esalta lo spirito, la passione annichilisce l’anima.

Alcuni aforismi rasentano un’atmosfera comica che, però, proprio per la sua drammatica rispondenza alla scoraggiante situazione che viviamo, finiscono per mostrarsi altamente grotteschi e paurosi: Troppo intelligente? Licenziato! dove l’autore, dotato di grande sintetismo, ingloba un mesto colloquio a due voci fatto di domanda e risposta, una risposta che, con il punto esclamativo che la segue, ne sottolinea ancor più vivamente il senso alienante della condizione umana. In altre parole, forse meno “aforistiche”, Rega consacra sulla carta una sacrosanta verità: sono gli ignoranti, gli opportunisti o i raccomandati (a volte le tre sfaccettature, addirittura, sono presenti in un unico essere) ad andar sempre avanti e a vedersele tutte andare dritte. Idea questa che Rega ripropone anche in un altro aforisma, ancor più esplicito: Le migliori intuizioni le ha il cosiddetto idiota , non l’intelligente.

Quasi mosso da una forza avanguardistica (Il passato pesa come un macigno sulle nostre teste e nonostante ciò non possiamo non fare i conti con esso) , l’autore rintraccia nei segni degradati della nostra contemporaneità (fiction, vip, personaggi famosi, l’arrivista, il fascino perverso della celebrità) degli stereotipi vergognosi, il cui superamento è necessario per metter fine all’ilarità e gratuità dominante nel nostro comune vivere quasi a sottendere che la genuinità e quel sentire di purezza non possono essere rintracciati in persone che hanno fatto dell’esaltazione dell’ego la loro religione: L’egoismo acceca l’uomo e lo rende stupido, scrive Rega in un altro aforisma.

E in questa riflessione a tratti vorticosa a tratti amara neppure la religione viene risparmiata, l’autore scrive: Quel tarlo del dubbio che ti toglie il gusto della fede. Ma la domanda, spontanea e lecita, che mi pongo: può un tarlo, per quanto ossessivo e fastidioso possa essere, minare la ferma credenza di un cattolico? O di un credente in generale dato che qui non si parla propriamente di cristianità? Al lettore sta a decidere sulla questione.

Rega non risparmia proprio nessuno ed è chiaro il suo messaggio carico di disprezzo e di sfiducia nei confronti del nostro mondo: c’è gente che parla solo perché ha la bocca, sembra dire l’autore; ci sono megalomani, potenti, false dive, arroganti e so-tutto-io: tutti condividono una grande ignoranza di fondo, ignoranza che, offende la cultura e chi realmente opera per essa: L’Italia è un tale paese di ignoranti che basta avere una laurea o aver frequentato un Master per sentirsi chi sa chi (per non parlare dei rappresentanti del mondo accademico).

Emilio Rega è critico e a tratti polemico (Italiani: “brava gente” o gente furba?) con la gente che lo circonda, con la società e con i tempi in cui vive. Non è un provocatore, né un qualunquista, ma una persona dall’animo meditabondo a cui piace soffermarsi per guardare la realtà da fuori e cercare di interpretarla. Il grande Gozzano scriveva in una sua lirica che il mondo è “quella cosa tutta piena di quei cosi con due gambe che fanno tanta pena”. Qui, in questa opera, si respira quella stessa aria.

 

Lorenzo Spurio

 

Jesi, 21-04-2013

“Imago” di Antonella Troisi, prefazione di Lorenzo Spurio

“Imago” di Antonella Troisi

Prefazione di Lorenzo Spurio 

imago_600Antonella Troisi con Imago ci immette direttamente nel vortice dei suoi pensieri che traggono linfa dall’inquieto momento storico nel quale ci troviamo a vivere. Il lettore troverà poesie dal gusto nuovo la cui collocazione in un genere risulta difficoltosa, ma, come si sa, nel nostro secolo non è opportuno parlare di scuole, movimenti né generazioni. La gran parte delle liriche hanno come tema centrale l’amore, vissuto in maniera tormentata e con una malcelato senso di oppressione che deriva dall’impossibilità di sapere come esso evolverà nel futuro: se si conserverà, se, invece, perirà per una qualche ragione. La poetessa elabora versi dalla sintassi asciutta e dalla terminologia che fa spesso riferimento a vari campi (quello astronomico e quello della matematica o più propriamente della geometria).

In “Volti”, la lirica che il lettore troverà all’inizio di questa raccolta poetica, si respira una certa insoddisfazione per un amore assente la cui continua ricerca sembra depistare l’io lirico tanto da portarlo a domandarsi se realmente esso esista o se, invece, sia stata una desolante illusione. La poesia che segue e che dà il titolo all’opera, Imago, intesse la sua struttura su chiari riferimenti ovidiani alla sua opera magistrale, Le Metamorfosi, dove la poetessa, descrivendo la trasformazione da bozzo a farfalla, osserva: «m’incrisalido in un bozzolo/ non di seta». La parola ‘imago’, che in latino significa “immagine”, quasi a intendere una sorta di copia, ricorda l’immagine riflessa di Narciso nell’acqua del torrente e il mito di Eco che venne trasformata da Era in imago vocis e destinata a vivere solamente sotto forma della ripetizione dei suoni prodotti in natura, l’eco appunto.

L’istante è al centro anche della lirica “Momento” dove la poetessa utilizza un termine di ampio utilizzo nella biologia naturalistica, la simbiosi, qui impiegato come forma di vita unitaria a due, l’io lirico e l’amante, in uno scambio di continua, completa e perfetta parità. La matematica viene “presa in prestito” nella sua terminologia settoriale: ‘ellissi’, ‘iperboli’, ‘fuochi’, termini che, pure, fanno riferimento ai moti dei corpi celesti che la poetessa spesso chiama in causa. E’ curioso notare, poi, l’utilizzo che la Troisi fa della punteggiatura: essa sembra claudicante o volutamente mancante, tanto che la virgola sembra essere più rara di una pepita d’oro, preferendo utilizzare barre, comunemente avulse al genere poetico sia per spezzare il verso che per istituire un’antinomia di sostantivi: «cuore/ cervello»; «emozione/ ragione», ecc.

La difficoltà nel percepire in maniera lucida e razionale quali siano i limiti estremi di un amore è al centro della silloge dove l’amore si configura a tratti come un tormento, un desiderio, un pensiero ricorrente, un’illusione,  La poetessa, però, è altamente coscienziosa nel sapere che parlare di amore immancabilmente significa parlare anche del tempo che, imperterrito scorre:

Non lasciare che tutto svanisca

e diventi pulviscolo

non lasciare che i ricordi si frantumino

e i cocci diventino un mosaico scomposto.

Il messaggio è chiaro: la via della dimenticanza deve essere per forza rigettata, perché solo definendo noi stessi attraverso il nostro passato individuale, i nostri ricordi possiamo dare un senso  alla complessità del nostro presente, conoscerci e rapportarci all’altro. Un buon rapporto con il passato, sembra dirci la Troisi, è il salvacondotto per sperare di vivere l’amore in modo pacificato.

Lorenzo Spurio

Jesi, 29 Maggio 2013

0Uno scatto della presentazione del libro “Imago” avvenuta a Salerno nel 2014. Da sinistra Luigi Crescimbene (critico letterario), Lorenzo Spurio (scrittore e critico letterario), Antonella Troisi (poetessa) e Anna Maria Folchini Stabile (Presidente Ass. Culturale TraccePerLaMeta).

“Almond. Il fiore dei mondi paralleli” di Liliana Manetti e Selina Giomarelli, prefazione di L. Spurio

Almond. Il fiore dei mondi paralleli

di Liliana Manetti e Selina Giomarelli

 

Prefazione a cura di Lorenzo Spurio

 

giomarelli-e-manetti-almond-il-fiore-dei-mondi-paralleliQuesto libro è in grado di soddisfare gusti letterari differenti perché intreccia vari generi: il fantastico e il romantico. Ci sono, inoltre, passi che fanno riferimento al gotico, al thriller e che terranno i lettori inquieti prima di giungere ai passi centrali in cui la storia letteralmente si dipana, prendendo pieghe che mai ci saremmo aspettati.

Questa esperienza di scrittura a quattro mani di Liliana Manetti, che ha pubblicato recentemente la silloge di poesie “La mia arpa” (Aletti Editore, 2012), e di Selina Giomarelli è un tentativo interessante di scrittura dove è evidente la fascinazione delle due autrici per gli scenari onirici e dichiaratamente fantastici. Non mancano, però, vicende più difficili e tormentate che sfoceranno in agnizioni, periodi di lotta, sequestri, vendette e tanto altro. La forza motrice delle varie vicende è il sentimento e la ricerca della bontà. La narrazione si gioca, infatti, su di una continua lotta tra Bene e Male, condotta da personaggi umanizzati dotati di ali. La cornice che tiene saldi i capi del romanzo è quella di un sogno che sostituisce la realtà sovvertendo come ciascun incursione nell’onirico, le normali leggi fisiche, spaziali, temporali che, invece, governano il nostro essere creature terrestri.

Gli elementi canonici della struttura favolistica descritta e categorizzata dal russo Propp sono presenti, sebbene rivisti e trasposti in questa narrazione dove niente è scontato. Il lettore si scopre coinvolto nella storia quasi da sentirsi partecipe in duelli, inseguimenti e conversazioni spietate. In tutto ciò c’è spazio per l’amore: per la nascita di una storia d’attrazione e di vero sentimento che, però, dovrà passare varie peripezie. In alcuni punti la narrazione è volutamente condensata utilizzando la tecnica della sintesi mentre in altre scene le due autrici si sono lasciate conquistare dal dettaglio, dalla descrizione attenta e meticolosa di quegli attimi.

La lotta tra il Bene e il Male non sarà semplice, come nessuna lotta lo è.

Ci saranno momenti di paura e desolazione, altri di tristezza e di speranza, per poi affondare nel dolore e nel disprezzo. Ma le tenebre esistono solo perché esiste la luce. E così la storia e i personaggi imboccheranno la strada della salvazione che li condurrà a raggiungere la felicità.

Ma siccome le autrici al termine del libro hanno riportato la dicitura “e la storia continua” con abbondanti punti sospensivi, c’è da supporre che i tormenti e i problemi non siano del tutto finiti.

Per il momento, sì. Godetevi questo romanzo, dunque.

 

Lorenzo Spurio

 

02-02-2013

“Congiunzioni divergenti”, romanzo di Giuse Iannello

“Congiunzioni divergenti”

di Giuse Iannello

congiunzioni-divergentiRacconta la vita parallela e apparentemente distante  di due ragazze della stessa età, a partire dal 2010  fino al 2013 con l’antefatto di un viaggio a Chennai, nell’agosto 2003, durante il quale una delle due ragazze si reca in India per scoprire il suo futuro attraverso la lettura delle foglie del destino.
Lucia Giorgianni,  giovane  architetto vigevanese di origini modeste,  si occupa di arredamento, ed è fidanzata con Cesare Della Rocca. La madre di lui ostacola il loro legame a causa della differenza di ceto e, soprattutto, per la malattia di Lucia, un’insufficienza renale, conseguenza di un’infezione contratta proprio in India e ormai arrivata alla  fase terminale, che la porterà presto alla dialisi.
Sarà poi la stessa Lucia a decidere di lasciare Cesare per non coinvolgerlo nelle sue difficoltà.
Victoria Castro, socia in un’azienda di pulizie, si innamora ricambiata di Patrizio Campisi, vivaista già amante di Lucrezia Della Rocca, madre di Cesare. Vive a Milano con la figlia e la  madre Roxana. Muore in uno strano incidente e le saranno espiantati gli  organi secondo la volontà espressa anni prima, attraverso le procedure previste.
Lo stesso giorno Lucia è chiamata dal Policlinico  di Pavia per essere sottoposta a trapianto. Si può dedurre, ma il narratore non lo dirà mai apertamente, che il suo rene provenga proprio da Victoria. Grazie al suo dono, Lucia potrà sperare di aprire una nuova fase della propria vita, di poter pronunciare nuovamente la parola futuro.
Alla fine della vicenda il lettore si renderà però conto che la realtà è leggermente diversa da come l’aveva pensata durante il dipanarsi della vicenda.

E’ narrato sia in prima persona, attraverso la voce del fratello di Lucia, Andrea, che ha un’irresistibile attrazione verso l’universo femminile, e parla al presente delle sue vicende di famiglia, d’amore, d’amicizia  e di lavoro (fa il gallerista), sia in terza persona attraverso una voce narrante neutrale, che racconta al passato la vicenda.
I due registri narrativi si intersecano e si completano: quello scanzonato, a volte trasgressivo, di Andrea, e quello più classico del narratore.
Grande parte hanno nel romanzo le predizioni, i presagi, i sogni,  senza mai scivolare nell’occulto e sempre facendo verificare al lettore stesso  che la presunta verità di una manifestazione paranormale ha comunque bisogno di una corretta, non facile,  interpretazione.

Titolo : CONGIUNZIONI DIVERGENTI
Autore: Giuse Iannello
Editore: Giuliano Ladolfi editore
Pagine:  240
Prezzo:  15,00 €
ISBN   : 9788866441830

“Interni” di Annalisa Soddu, prefazione di Lorenzo Spurio

Interni di Annalisa Soddu

Prefazione di Lorenzo Spurio

  

[N]on puoi richiamare quel pesante passato,

che fu reale solo quando fu presente.

interni_600Questo libro non lascerà indifferente il lettore, perché le liriche che si appresta a leggere “graffiano” il cuore di chi, con sensibilità e innocentemente, sa leggere tra i versi. Si parla di amore e ricordo e di quanto quest’ultimo possa essere un macigno doloroso, anche se non mancano momenti rivisitati con leggera nostalgia e che, pure, sembrano non volersene andare dalla mente dell’io lirico. La silloge è volutamente articolata in due parti che corrispondono a due diverse fasi di scrittura della poetessa: la prima copre un periodo di tempo abbastanza esteso che va dal 1983 al 1995 e in essa sono contenute poesie dal tono mesto e dal linguaggio essenziale che denotano sentimenti ambivalenti nei confronti di coloro che sono i principali destinatari e ispiratori delle riflessioni poetiche (Non riesco a sussurrarti all’orecchio “ti voglio bene”, p.)

È di questo periodo il colloquio ideale con la madre, modello sempre difficile da raggiungere ed eguagliare (ti ringrazio di esistere, mamma, p.) e il ritornare sul senso di rammarico profondo determinato dal confronto impotente con la malattia grave del padre che perde il suo ruolo protettivo e rassicurante (Tu che avresti dovuto essere per sempre la mia sicurezza, p.)

Questa prima parte della silloge è dominata da sensazioni contrastanti dove a dominare indiscusso è il Passato, termine che viene utilizzato dalla poetessa appositamente con la maiuscola, quasi fosse personificato.Il passato che detta e forgia la nostra vita futura, scrive il nostro presente liquido e la memoria sono per l’uomo di fondamentale importanza per poter dar senso al suo esistere e alla sua identità. Non siamo nessuno se non possiamo metterci in relazione con il nostro passato, sia ufficiale e pubblico che riservato e personale. Ma se da un punto di vista razionalista il passato non esiste, non è tangibile, non è vivibile, proprio perché è passato ed è dunque qualcosa di morto, in sé completo, autosufficiente e irrecuperabile, non per questo non è affettivamente un’ombra che ritorna, una presenza evanescente nella nostra memoria in grado di allietare il ricordo o di minacciare la tranquillità. Il Passato è, quindi, una presenza-assenza continua con la quale viviamo, un fantasma che danza non visto agli occhi degli altri e che da lontano, fastidioso, ci strizza l’occhio: Il passato/ non ha corpo,/ suoni, o luci (p. ).

Il linguaggio che Annalisa Soddu utilizza per concretizzare quel recupero di momenti del suo-passato-vita- memoria è immancabilmente velato di violenza: ‘unghiata’, ‘solco’ come si legge nella lirica d’apertura intitolata “Per i miei genitori”. Ne fuoriesce un io lirico a tratti apatico e insofferente, a tratti autocolpevolizzatosi per la mancanza di orgoglio nel farsi valere: ho sepolto la mia reale insicurezza/ sotto cumuli di orgoglio (p. ). Nella poesia, infatti, il ricordo diventa realtà, presenza, verità e non possono perciò mancare anche versi dedicati a un amore perduto che ha segnato l’anima.

Nella seconda parte della silloge vi è un cambio di registro di sensibilità e di espressività; nelle poesie recenti, scritte nel periodo 2012-2013, la poetessa smette di guardare agli “interni” della sua vita personale – per richiamare anche il titolo di chiaro impatto- spostando il suo sguardo verso “il mondo esterno”. Annalisa Soddu dedica alcune liriche di chiara ispirazione sociale ad alcuni gravi disagi che coinvolgono l’uomo nella nostra attualità. In queste composizioni sembra che la poetessa abbia ormai squarciato “il velo tra i [suoi] occhi ed il mondo” per usare parole di un testo della cantante romana Paola Turci e questo, oltre a un riappacificazione con se stessa e con tutte le sensazioni che il passato le ha dato, le consente di mostrare la sua ampia consapevolezza dei tempi in cui vive. Il mondo è fatto di povertà (La stazione è la mia casa, p. ), menefreghismo e crisi delle certezze lavorative come la poetessa traccia in “Esodato” in cui la desolazione dell’uomo e la sua degradante inutilità sociale conducono a pensare (o ad attuare) un gesto suicida.

La Soddu affonda con perizia il bisturi in una materia sociale dolorosa e si mostra sensibile alle tortuose pieghe dei comportamenti e dei pensieri umani, attenta osservatrice delle problematiche dell’uomo contemporaneo, delle sue crisi e delle sue affettività.

Il messaggio dell’opera poetica di Annalisa Soddu sta nella rivalutazione della vita, tutta, di ogni essere umano, nella ricchezza che gli affetti familiari costituiscono per la crescita della persona e nella speranza che errori, disagi e disavventure non intacchino quel bene profondo che è la vita.

Lorenzo Spurio

Jesi, 15 Maggio 2013 

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