“Lo stupore e la meraviglia”, la nuova raccolta di aforismi di Emanuele Marcuccio

Il poeta e aforista Emanuele Marcuccio ritorna con una seconda raccolta aforistica (suo quinto libro): Lo stupore e la meraviglia. Aforismi e pensieri, per i tipi di Youcanprint (Lecce) e la cura editoriale della poetessa e promotrice culturale Gioia Lomasti; sua è l’immagine di copertina, realizzata attraverso una rielaborazione grafica di uno scatto originale dello stesso Autore dell’agosto 2015 sulle Madonie.

Aprendo il libro da pagina 11 possiamo leggere una prefazione del critico letterario e poeta marchigiano Lorenzo Spurio, a cui segue una breve nota di edizione della stessa Lomasti, si prosegue nei suoi ottantotto numeri tra aforismi e pensieri, il cui tema principale rimane la poesia, non mancano pensieri e aforismi dedicati al progetto di poesia “Dipthycha”, ideato e curato dallo stesso Marcuccio; chiude l’opera un saggio di postfazione “Con stupore e meraviglia: un approccio alla scrittura aforistica di Emanuele Marcuccio” della compianta poetessa, critico letterario e saggista Lucia Bonanni (1951-2024), alla cui memoria l’Autore dedica lo stesso libro. Degno di nota l’inserimento in esergo al libro di una poesia inedita della stessa Bonanni, in cui è palpabile il panismo, la meraviglia e lo stupore innanzi allo spettacolo della natura.

In appendice un saggio di presentazione del progetto di poesia “Dipthycha” redatto dall’Autore, un progetto che ad oggi conta quattro volumi antologici editi (2013-2022) e la partecipazione di quarantadue voci poetiche contemporanee.

Il libro è presente sui maggiori store online e ordinabile in libreria attraverso il web-store “Bookdealer.it”.

«Questa silloge di Aforismi e pensieri – come ricorda il sottotitolo – raccoglie frammenti creativi che l’Autore ha vergato su carta in sei anni di tempo, dal 2012 al 2018, e possiamo concepirla come la naturale prosecuzione di una prima stagione di aforismi ricondotti poi alla precedente pubblicazione Pensieri Minimi e Massime del 2012. La nuova opera è anticipata da una suggestiva quanto misteriosa chiosa lorchiana nella quale viene chiamato in causa il concetto di “meraviglia” che Marcuccio nel corso dell’opera fa suo. La meraviglia proviene da un atto partecipativo dell’uomo che, mediante l’osservazione – non solo visiva ma anche interiore ed emozionale, dell’auscultazione – con passione si lega all’oggetto (e al mistero) della sua attenzione». (Dalla Prefazione di Lorenzo Spurio)

«[O]gni aforisma è come una perla di saggezza in grado di dare una profonda impronta al lettore. Questi testi sono intrisi di conoscenza dell’animo umano e sono in grado di toccare in pochi istanti di lettura pensieri complessi e universali». (Gioia Lomasti)

«La realtà storica dell’intero corpus delle opere marcucciane rivela una gamma di contenuti assai ampia, organica e finemente strutturata, sempre alimentata e curata dal genuino senso d’amore per le Lettere e dove ciascun testo prodotto “rimane sempre una cara creatura” (dall’aforisma N. 62), quasi come un individuo che abbisogna di essere lasciato libero di essere letto e in cui ciascun lettore può riconoscersi e sentirlo come proprio, se pure per onestà intellettuale “[u]n autore non è mai soddisfatto di ciò che ha scritto” (dal pensiero N. 66) perché, se lo fosse, smetterebbe di scrivere». (Dalla Postfazione di Lucia Bonanni)

Emanuele Marcuccio (Palermo, 1974), poeta, aforista, curatore editoriale. Per la poesia ha pubblicato Per una strada (2009), Anima di Poesia (2014), Visione (2016); per l’aforistica le raccolte Pensieri Minimi e Massime (2012), Lo stupore e la meraviglia (2024); per il teatro il dramma epico in versi di ambientazione islandese Ingólf Arnarson (2017). Presente in numerose antologie di autori vari, tra cui «L’evoluzione delle forme poetiche. La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio (1990 – 2012)» (2012), è ideatore e curatore del progetto di poesia “Dipthycha” con quattro volumi antologici editi, dove la forma del dittico e trittico poetico è declinata rispettivamente a due e tre voci di autori diversi.

Esce “Il buio della ragione. Poesie e testimonianze contro la tortura”, opera antologica a cura di Vito Davoli e Marco Cinque

A cura di Lorenzo Spurio

In questo ricco volume – frutto di un lungo e meticoloso lavoro dei curatori che hanno lanciato il progetto e curato l’intero percorso editoriale – figurano raccolte numerose testimonianze reali, frutto di ricerche e rapporti personali del giornalista e attivista Marco Cinque («Il Manifesto», «Le monde Diplomatique») con chi ha vissuto sulla propria pelle varie forme di tortura.

A compendio vi è un nutrito corpus di testi poetici, tra storici e moderni, affiancati da componimenti di autori contemporanei che hanno aderito al tema sperimentandolo, nei propri versi, in forma personale, finanche con la rievocazione di tristi episodi della storia e della cronaca odierna.

Poeti italiani e internazionali dei nostri giorni hanno aderito a questo progetto corale che ha anche un’importante finalità benefica, strettamente voluta dai curatori, il già citato Marco Cinque e Vito Davoli, noto poeta, critico e organizzatore culturale pugliese, ovvero quella di devolvere i proventi a Gazzella Onlus, un’associazione che si occupa di cure e di riabilitazione per bambini palestinesi, vittime innocenti delle brutture e delle crudeltà di una delle varie guerre ora in corso.

Sono raccolti testi a tema “la tortura” (realtà alla quale è dedicata un’apposita giornata di ricordo e sensibilizzazione, il 26 Giugno) provenienti, oltre che dall’Italia, dalla Spagna, dall’Albania, dall’America, dal Nicaragua, dall’Uruguay, dalla Palestina, dalla Costa Rica, dall’India, dal Perù, dalla Grecia, dal Messico, da El Salvador, dal Venezuela, dalla Giordania, dall’Ecuador, da Cuba, dalla Bolivia.

Il volume, che riporta in copertina uno scatto fotografico dello stesso Cinque che assomma fascino e inquietudine con lo scorcio della statua di Giordano Bruno (arso sul rogo nell’anno 1600 su decisione del Sant’Uffizio) di Campo de’ Fiori nella Capitale, si apre con la preziosa prefazione di Riccardo Noury, Responsabile per la Comunicazione di Amnesty International Italia dal titolo “Universalmente proibita, praticata ovunque: la tortura nel mondo” nella quale accenna a varie forme di tortura nel mondo orientale e ricorda anche le aberrazioni avvenute in territorio cubano nel carcere americano di Guantanamo e sul territorio iracheno nel tristemente noto Abu Ghraib, alcuni anni fa. Noury passa poi a riflettere sui nuovi metodi di tortura attuali, forse più infidi e sicuramente meno patenti, che si sviluppano nel clima omertoso e nella condizione di ostaggio ideologico o politico, che sfrutta e brutalizza ben più il pensiero che il corpo. Drammi di violenze psicologiche reiterate e abusi comportamentali, vessazioni verbali imperniate sull’accusa e la degradazione dell’io. Il prefatore non a caso parla di un nefando «approccio manageriale, in cui viene studiato ogni “punto debole del nemico” e curato ogni minimo dettaglio della conduzione degli interrogatori e del trattamento riservato a un prigioniero».

L’ampio compendio delle “testimonianze” sulle torture che fa seguito ai testi critici di apertura vede i racconti drammatici e raccapriccianti di Lynda Lyon, Scotty Moore, Robert Wallace West, Dominique Green El, Nanon Williams, Michael Sharp, Ahmed Rabbani, Enrique Mario Fukman, Shi Dong-Hyuk, Agnés Callamard, Vahit Gunes, Zhura, Italia Méndez, Loretta Rosales, Lelia Pérez, Antonin Artaud, Vittorio Bologresi, Roberto Settembre, Fernando Eros Caro, Meena Keshwar Kamal, Karl Louis Guillen, Ray “Orso-che-corre” Allen, Jumah Al-Dossari, Liubka Sevstova, Alexandro Panagulis, Simona Foconi, Silvia Giacomelli, Carlos Mauricio, Alda Merini, Maria Mercedesa Carranza, Igiaba Scego, Louis Aragon, Salvatore Quasimodo, Tommaso Campanella, John Berger, Pietro Valpreda, Bobby Sands, Roque Dalton, Ghiannis Ritsos, Ada De Judicibus Lisena, Wislawa Szymborska. Ogni nome è una storia amara, dolorosa da leggere e da accettare come reale. I curatori hanno raccolto una grande quantità di materiali e testimonianze in grado di dare una mappatura – sicuramente non completa – ma assai elaborata e rappresentativa dei vari deliri della ragione nel tempo e nello spazio. Arricchiscono queste testimonianze degli orrori, racconti inenarrabili e indelebili, quelli delle torture operate in Cile e quelle italiane in Somalia e a Nassiriya nonché quelle tristemente più diffuse nelle carceri minorili; un’intera sezione è dedicata alle “Voci dai lager libici”. Vi è anche la vicenda forse meno nota ma non per questo non meno degna di attenzione delle Residential Schools in Canada.

La sezione dei poeti contemporanei del Belpaese è ben nutrita di componimenti, tra cui quelli di (citiamo, per motivi di scarsità di spazio, solo alcuni dei poeti e delle poetesse inserite): Nicola Accettura, Marco Cinque, Vittorino Curci, Vito Davoli, Tania Di Malta, Barbara Gortan, Rita Greco, Alfonso Guida, Giuseppe Langella, Annachiara Marangoni, Giampaolo G. Mastropasqua, Guido Oldani, Rita Pacilio, Gianni Antonio Palumbo, Giulia Poli Disanto, Paolo Polvani, Anna Santoliquido, Lorenzo Spurio, Mara Venuto e Pasquale Vitagliano. Seguono le opere dei poeti stranieri e in appendice i componimenti di tre grandi letterati della nostra età: il greco Sotirios Pastakas, l’indiano Sudhakar Gaidhani e il palestinese Ali Al Ameri.

Il giornalista Angelo Selletti ha parlato in un articolo di questa crestomanzia tematica nei termini di «una sorta di olimpo della poesia, italiana e internazionale, considerando i nomi che hanno aderito al progetto poetico e solidale» richiamando le considerazioni di Davoli che ha scritto: «poeti straordinari con storie di vita e carriere formidabili. Avere avuto il privilegio di leggerli e di organizzare questa antologia godendoli tutti insieme, è stata una fatica che ha ripagato verso dopo verso, pagina dopo pagina». L’altro curatore, Marco Cinque, nel suo testo ha ricordato anche la nefanda pratica regolarizzata da un vetusto e infame sistema legislativo che, in Italia come in altri Paesi del Vecchio Continente, riconosceva il delitto d’onore: tutelando la rispettabilità dell’uomo (marito o padre) acconsentiva tacitamente all’utilizzo di forme di potere e violenza sulla donna. Cinque definisce l’operazione editoriale in maniera convinta e sentita nei termini di una «forma di resistenza partecipata e interattiva che possa fare argine alla disumanità che incombe, ormai in ogni parte del mondo».

La pubblicazione ha avuto il sostegno dell’Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo, dell’Associazione Verso Levante APS, del magazine letterario «Pubblicazioni Letterariæ» e della rivista di letteratura «La calce e il dado».

La prima presentazione ufficiale è prevista a Roma per lunedì, 11 novembre. Ulteriori dettagli e aggiornamenti sulla pagina Facebook ufficiale de Il buio della ragione.

Ricordando la finalità benefica dell’iniziativa editoriale, si riporta in formato grafico il codice QR la cui scansione permette di accedere alla pagina che dà notizia delle possibilità di acquisto con relativa scontistica. A continuazione si riportano i dati per coloro che vorranno sostenere le attività della Gazzella Onlus:

CC bancario nr. 1052792

IBAN: IT 54 D 05018 03200 0000 110 52792

Intestazione: GAZZELLA ONLUS – c/o BANCA ETICA di Roma

*

Contatti

Pagina Ufficiale Facebook

Link Amazon per acquisto volume

Lorenzo Spurio

Matera, 27/08/2024

“Antologia poetica al femminile” a cura di Alberto Barina. Recensione di Lorenzo Spurio

Recensione di Lorenzo Spurio

Esporsi con giudizi di merito o, in qualche modo, valutativi dinanzi a opere collettanee è sempre qualcosa di pericoloso e di depistante al contempo. Questo perché, per quanto ci si possa avvicinare a determinati testi proposti cercando di fornirne una lettura, si cade nell’errore di approfondire il dato componimento in maniera asettica e a comparti stagni, senza prendere in esame l’opera completa del dato autore, il suo percorso, i passi – più o meno decisivi – che ha compiuto nel mondo della letteratura. Cercherò, pertanto, di evitare il periglio dinanzi alla recente opera curata da Alberto Barina nella quale ha deciso di contemplare una serie di voci di poetesse più o meno giovani.

Come ogni antologia la scelta degli inserimenti è materia che non può (né deve) essere oggetto di analisi, discussione (né di polemica) da parte di chi fruisce l’opera. Nel corso della storia della letteratura, infatti, molti asti, atteggiamenti di sfida e provocazioni belle e buone (quando non addirittura ciniche invettive, depistaggi e tentativi di condanna perentoria) sono nate tra autori e curatori, ma anche tra autori non inseriti (visibilmente delusi e inneggianti a una loro qualche “superiorità” o diritto (divino) ad esserci in quella “messe” di voci) e quelli che, a detta di qualcuno, non avevano diritto a stare in un volume collettivo. Questo perché l’antologia avrebbe, secondo un’impostazione che il curatore dovrebbe ben delineare al lettore, l’intenzione di fornire una scelta selezionata di voci di repertorio (riconoscendo ad esse qualche merito o conformità a un canone da lui ricercato) che, secondo delle volontà più o meno chiare, sarebbero rappresentative, se non addirittura distintive e peculiari, fondanti e costituenti la stessa cernita di “fiori”, così come l’operazione crestomantica dell’antologia imporrebbe.

Nel tempo le tendenze generali dell’antologia sono state da una parte quella del repertorio-arsenale che ne ha fatto nel tempo una sorta di “museo”, dall’altra quella della codificazione di tendenze, generi, scuole, vale a dire il “biglietto da visita” di una data generazione, corrente o, come spesso si suol dire al presente in attinenza alle nuove tendenze, di “onda”. È pur vero che l’antologia è divenuta negli ultimi decenni anche un metodo di facile guadagno, tanto per editore e curatore (sottolineo che non è questo il caso, ovviamente!) poiché l’inserimento di molteplici autori in un unico volume consente di avere una pubblicazione unitaria (con una sola elaborazione delle bozze, un solo codice ISBN e, dunque, una lavorazione singola) col beneficio, congiunto, di molteplici autori pubblicati che, più o meno interessati, acquistano, divulgano e fanno conoscere – ciascuno con i propri mezzi – l’opera che li “reperta” e ne dà (forse) una qualche visibilità.

Eviterò di azzardare considerazioni di questo tipo non conoscendo, nel caso specifico, le intenzioni che hanno mosso il capace e poliedrico Alberto Barina – autore lui stesso di varie opere poetiche dal sottoscritto già attenzionate – nella creazione di questo agevole e fresco volumetto, Antologia poetica al femminile (Place Book Publishing, 2022) nel quale, dopo una sua breve lettera-commento anticipatoria, trovano posto i testi di ben diciassette poetesse. Nomi che, solo in alcuni casi, nel tempo ho avuto modo di leggere velocemente sulla rete e, nella maggior parte dei casi, mi giungono nuovi e, dunque, motivo di ulteriore interesse nell’avvicinarmi all’opera.

Il diorama delle autrici selezionate e qui proposte è abbastanza ampio sebbene per ciascuna vengano forniti solo tre o quattro componimenti, non sufficienti a poter dirimere un discorso sulla compiutezza formale, l’originalità espositiva né la varianza tematica. Tuttavia sono un inizio di traccia valida per (eventuali) e future ricerche, approfondimenti, letture delle loro opere integrali dalle quali i testi proposti sono stati estratti.

Incontriamo, giustamente proposte in ordine alfabetico (sebbene Barina – ed è l’unica “critica”, se così vogliamo, mi sento di muovere – avrebbe potuto, a ragione e a nutrimento della curiosità del lettore, accludere qualche notizia, pur sintetica, sull’esistenza biografica e letteraria delle – così diversamente – sconosciute voci) le poetesse: Mariatina Alò (Cosenza, 1974) con poesie estratte da Una luce minima (2020); Lucia Apreda (Sorrento, NA, 1985) con poesie estratte da Sotto mentite spoglie (2021); Anna Bellisai (n.d.) con poesie estratte da Pensieri scalzi (2021); Maria Cristina Buoso (n.d.) con poesie estratte da Schegge di parole (2021); Roberta Canu (n.d.) con poesie estratte da Lassù piovono fiori (2021), Irene Carlevale (Frosinone, 1982) con poesie estratte da L’affetto instabile (2021); Athena Cesari (Roma, 1998) con poesie estratte da Sussurri di memoria (2021); Lorella De Bon (Belluno, 1968) con poesie estratte da Identità minerali (2021); Giorgia Deidda (Orta Nova, FG, 1994) con poesie estratte da Sillabario senza condono (2020), unica, tra le opere qui evocate delle varie autrici, da me letta per intero in precedenza; Biancamaria Folino (Milano, 1963) con poesie estratte da Risonanze interiori (2020); Aurora Gionco (Mirano, VE, 1993) con poesie estratte da Con spietato affetto (2020); Lidia Gabriella Giorgianni (Messina, 1964) con poesie estratte da Approdi tra cielo e mare (2022); Alessia Lombardi (Pontecorvo, FR, 1996) con poesie estratte da L’affetto instabile (2021); Anna Maria Massobrio (Torino, 1964) con poesie estratte da Le Rive di Persefone (2020); Mietta J. Mizzi (n.d.) con poesie estratte da L’inverno del mio scontento… e altre stagioni (2020); Raffaella Porotto (Novi Ligure, AL, 1952) con poesie estratte da Cronologie di un’anima (2020); Serena Tonezzer (n.d.) con poesie estratte da L’ombra indaco (2021).

Come osserva Barina nel prologo gli stili e i linguaggi delle poetesse sono tra loro dissimili e distanti, segno che ciascuna di esse ha fatto un percorso (tanto di studi, che di vita al presente) differente, di cui vi è traccia nei versi. Quel che è possibile rivelare è che vi sono poesie di tendenza classica, con ricorrenti elementi della natura e la vena mai doma di una memorialistica del ricordo emozionale che riaffiora tra le pagine, ma anche componimenti più dinamici e destrutturati, di evidente posa “visuale” del testo – com’è il caso della poetessa Maria Cristina Buoso – che ci danno l’idea di una grande sperimentazione e di avanguardia. Lidia Gabriella Giorgianni propone anche un testo in dialetto siciliano, adesione alla vena popolare e orale della lirica locale che è da considerare come un buon segno se pensiamo a quanto il dialetto fatichi, soprattutto in varie zone del Belpaese, ad essere coltivato e proposto. A dispetto di una genealogia recente e postmoderna che tendenzialmente è portata a interrogarsi (o per lo meno a confrontarsi) con gli accadimenti (e i disagi) della contemporaneità (tanto locale che nazionale e, ancor più, sulla scia di un esterofilismo sempre vivo, internazionale) risultano per lo più assenti (tranne un paio di testi sul totale) gli interessi d’indagine sociale ed etico vale a dire una poetica di taglio civile e d’impegno.

Le tematiche che via via risaltano leggendo le liriche sono numerose. Sono quelle della poesia di sempre e (forse) quelle che mai verranno meno nella poesia del domani. Sentimenti di dolore e desiderio di ritrovare legami e un linguaggio che si è perso nel tempo. Situazioni di attesa, più o meno logorante (che ritorna spesso nelle poesie di Serena Tonezzer in particolare), fascino disincantato (mai esaltato o pleonastico) verso l’ambiente che, più che “natura” diviene per lo più spoglio e indistinto “contesto”. Non un vero luogo ma circostanza. Vi sono anche considerazioni sull’ordinarietà di un vissuto che sembra spalmarsi tra azioni ben più che rituali da apparire banali. Alcuni reconditi riferimenti alla mitologia fanno capolino tra liriche che interpellano il passato con l’evidenza di una difficoltà sempre più ingestibile nel rievocare in maniera nitida momenti che hanno contraddistinto un prima. La minaccia dell’oblio è sempre dietro l’angolo. Anche in donne giovanissime come le nostre poetesse qui raccolte. Si riflette altresì su quello spazio manchevole di codici distintivi, sul silenzio, sulla lontananza e sull’incertezza che ci riguarda tutti. Altre immagini che s’impongono in maniera netta sono quelle che attengono a dimensioni di difficile investigazione, quale il dubbio, la libertà, la condizione spoliante dell’esilio, il senso di realtà (cito Aurora Gioco che, nell’explicit di un suo testo, scrive: “La sola verità / penetra gli abissi / di silenzio”, p. 68), l’inadeguatezza e una sorta d’inettitudine esistenziale (cito Alessia Lombardi che, nella poesia “Lolita”, annota: “Provavo un fastidio enorme – / quello / di non appartenere”, p. 83).

C’è la poesia stessa quale campo d’indagine e riflessione che assurge a motivo ontologico, confidente, intertesto nutrito di un’esistenza votata alla confessione col sé e all’interrogazione della natura primordiale dei sentimenti autentici che spesso convivono in un’interiorità rissosa di accadimenti. Cito, per concludere, alcuni estratti di un componimento della poetessa pugliese Giorgia Deidda che non solo scrive poesia ma s’interroga su di essa, costruendo col suo componimento, una sorta di piccolo ma elegante manifesto di (sua) poetica, una dedica intima eppure valevole per una pluralità di soggetti, frutto di una continua e fertile immersione nella creatività intelligente: “Alla poesia, / che mi è fiorita nelle ossa e mi ha tagliato il mondo / in milioni di pezzi diversi / […] / perché quando la poesia interviene, / tutto si aggiusta per miracolo” (p. 57).

LORENZO SPURIO

Jesi, 12/04/2022


E’ vietato riprodurre il presente testo in forma integrale e/o di stralci su qualsiasi tipo di supporto senza l’autorizzazione da parte dell’autore.

Maria Pia Selvaggio porta alla luce lettere inedite tra Carlo Emilio Gadda e sua zia, il medico Isabella Rappi Lehr

S’intitola Senti Caro Carlo, in maniera quasi affettuosa, il saggio dell’autrice Maria Pia Selvaggio, frutto di uno studio di vari anni, che mira ad avvicinare alla complessa figura del noto scrittore Carlo Emilio Gadda. Tale avvicinamento non avviene in modo “accademico”, ma per mezzo della corrispondenza tra l’Autore, allora giovane soldato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale e sua zia. Il libro parte dall’analisi e dalla ricostruzione del carteggio custodito presso il Gabinetto Vieusseux di Palazzo Strozzi a Firenze, danneggiato dall’alluvione dell’Arno del 1966.

Senti Caro Carlo. Fibre epistolari tra Carlo Emilio Gadda e Isabella Rappi Lehr contiene una raccolta di epistole, quasi duecento, la cui pubblicazione è stata autorizzata all’autrice da parte degli eredi di Gadda con l’approvazione del Gabinetto di Stato Viessaux di Firenze e della commissione gaddiana della ricerca di dell’Università La Sapienza di Roma. Le lettere, in parte illeggibili data l’usura del tempo, sono state analizzate e decodificate con attenzione dalla Selvaggio.

Pur mantenendo quella “armonia prestabilita”, che rende unico il labirinto gaddiano, la saggista ha ricostruito il momento di deformazione strutturale, che serve a svelare la trama poetica di Gadda oltre l’apparenza, minando la provvisorietà e la costruzione barocca, atta a sollecitare un profluvio di emozioni, nel centro del vortice nevrotico tra linguaggio e verità. Il carteggio diviene solo lo spunto da cui la Selvaggio è partita per “puntellare” le risorse gaddiane, che screpolano le ansiose richieste della zia Isabella: “Come sta il mio caro Carlo?; Ho conosciuto un ingegnere che ti potrà dare una mano, raccomandarti…; Senti Caro Carlo, la tua cara mamma…”.

La guerra “imposta” ai vari intellettuali, diviene l’itinerario di un disordine non “ordinato”, anche se quell’eredità dolorosa, in cui perderà l’amato fratello scuoterà e riscalderà il Gadda scrittore. Il disordine oggettivo del reale, l’affetto dell’autore nei confronti del fratello, l’orrore della guerra, il disprezzo per le gerarchie, la ricostruzione del pensiero, sono le tematiche principali intorni alle quali riflette la Selvaggio, dividendo il saggio in quattro sezioni che analizzano e “rosicchiano” i pensieri di Gadda (filosofo, uomo, nipote, figlio e fratello).

In evidenza, le geniali creazioni linguistiche, le accensioni liriche, le pennellate impressionistiche, di una costante vena ironica e di un’arguta vis polemica, tipicamente e isolatamente gaddiane. È evidente il coinvolgimento emotivo dell’autrice, lontana dalla fredda analisi d’un Gadda “critico”; l’arte, il linguaggio, la storia (delle idee e degli eventi), le scienze, la tecnica sono organi d’un essere vivente, come tali avvertiti e vissuti. Il lavoro della Selvaggio mette anche a confronto due mondi differenti: quello della zia, Isabella, medico ortopedico, donna borghese, e attenta alla sorte lavorativa e preoccupata per la salute del nipote, e quello di Carlo, soldato ventiduenne, irascibile e oltremodo critico.

Maria Pia Selvaggio hapubblicatoIl Sapore del Silenzio (2005),Borgofarsa (2007), L’Arcistrea: Bellezza Orsini (2008),Lei si chiama Anna (2010), Ai Templari il Settimo Libro (2012). Nel 2017 ha fondato la casa editrice 2000diciassette con cui ha dato alle stampe Le Padrone di Casa. Ha vinto svariati premi letterari.

“Pensieri in movimento” di Rosa Maria Chiarello, recensione di Gabriella Maggio

Recensione di Gabriella Maggio

Leggendo Pensieri in movimento, raccolta di poesie di Rosa Maria Chiarello recentemente pubblicata per il Convivio, ho prestato attenzione al titolo ed in particolare alla parola movimento, che mi ha suggerito due versi di Dante (Purgatorio, C. III, vv. 13-14): la mente mia, che prima era ristretta, / lo ‘ntento rallargò, sì come vaga. Vago, nel lessico dantesco,esprime un desiderio intenso e nello stesso tempo indeterminato, ma anche l’idea di un movimento dettato da un impulso interiore. È questo movimento interiore che si fa parola poetica, espressione di emozioni e sentimenti nel costante dialogo di Rosa Maria Chiarello con se stessa e con la natura.

Tra gli elementi naturali un posto centrale occupa il mare, sin dall’immagine di copertina costituita dal dipinto di Antonino Scarlata Di terra e di mare. È mare di sogno e di sirene, ma anche di vita, di dolore e di morte, quello immaginato dalla poetessa nei testi posti in maniera emblematica all’inizio della silloge, Di terra e di mare, e alla fine, Mediterraneo.

La poesia di Pensieri in movimento è fatta d’immagini che uniscono l’aleatorio con il tutto:  scendere le scale del firmamento;  l’amore che colora di rosso le mie notti; orme di sofferenza; corpi uniti nell’abbraccio / offrono anime.  Immagine è immaginazione, parola che si collega  al potere creatore del cuore secondo l’etimologia della parola  che  ha le sue origini nel temine sufi “himma”. Immaginazione rimanda, quindi, all’autenticità e alla ricchezza del sentimento che genera la poesia.

I temi dellamemoria, soprattutto della madre amatissima, del sentimento del tempo che scorre inesorabile, degli affetti familiari, dell’amore, dei sofferenti segnano la continuità con le raccolte poetiche precedenti. Cambia il modo di dirli poeticamente.

Lo scavo interiore appare più profondo e maturo e Pensieri in movimento sembra costituire un capitolo, il più recente, di un’opera unitaria in fieri. Più urgente rispetto alle altre raccolte poetiche si fa il desiderio di pace e innocenza di fronte alla violenza e alla falsità del mondo.

In Spogliati la metafora della pelle nuda si protende verso l’innocenza del primo vagito che illumina il buio delle menti. In rilevo anche la riflessione sulla poesia: Non chiedetemi da dove/ vengono le parole/ non ne ho la coscienza/…e il definirsi poeta errante che va verso l’infinito e non s’arrende/ ancora canterà d’amore e carità, l’affermazione della necessità della poesia: l’unico amico/è una penna e un foglio perché la poesia è canto di liberazione: confessione e analisi dell’io.

“Chi non comprende la voce della poesia, è un barbaro”, aveva detto Johann Wolfgang von Goethe. A queste parole fa eco la poesia Essere: Fino a quando l’ultimo uomo/ …si commuoverà al suono  di una poesia…si avrà ancora la certezza/ che l’umanità  non si è dissolta / al suono del potere e del vile denaro….

Per quanto Rosa Maria Chiarello appaia consapevole del male e del dolore della vita, non manca mai di trovare una speranza, nel dialogo con luna e stelle, rose e cielo, tradizionali contraltari della poesia lirica, nella cui tradizione s’inserisce con voce autonoma e una luce che illumina le tenebre attraverso la fede.

La versificazione è libera, il linguaggio piano e colloquiale.  Non si presta però a una lettura superficiale, ma richiede attenzione per coglierne le risonanze emotive.

L’autrice del testo ha autorizzato la pubblicazione su questo spazio, senza chiedere nulla in cambio all’atto della pubblicazione né in seguito. La riproduzione del testo, in formato integrale o di stralci, su qualsiasi tipo di supporto, non è consentito senza il permesso dall’autrice.

“Ti sogno, terra 3”: è uscita la nuova opera del noto progetto editoriale a cura della prof.ssa Laura Margherita Volante

Articolo di Lorenzo Spurio

È uscita – sempre per i tipi de I Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche e con un breve nota di Dino Latini, Presidente del Consiglio della Regione Marche – la terza parte del prestigioso progetto editoriale Ti sogno, terra a cura della poetessa, scrittrice e pedagogista Laura Margherita Volante. Dopo i due precedenti tomi, che sono stati rispettivamente dedicati alla poetessa camerte Rosa Berti Sabbieti (che si firmava nella personale corrispondenza con la Volante come “Noce”) e Don Giovanni Ghilardi, salesiano responsabile della Comunità Giovanile “Don Bosco”, ora è la volta di Ti sogno, terra 3 – composto da due volumi – opera dedicata al noto poeta e filosofo Padre David Maria Turoldo. Avevo avuto modo, qualche anno fa, di parlare già dell’opera apripista di questo interessante progetto in un articolo apparso su «Blog Letteratura e Cultura» il 31 ottobre 2017 dove, pure, si dava conto dell’imminente presentazione del volume a Pesaro presso il prestigioso Salone degli Specchi dell’Alexander Palace Museum Hotel dell’eccentrico artista e mecenate il Conte Alessandro “Nani” Marcucci Pinoli di Valfesina[1].

La copertina del volume, che riporta una celebre poesia di Salvatore Quasimodo, vuole essere un chiaro omaggio alla multiforme terra di Sicilia: vi è ritratto, infatti, uno scorcio della Valle dei Templi di Agrigento, nella fulgida ricchezza delle testimonianze storico-archeologiche del mondo greco. Il testo, come avvenuto con le precedenti opere del medesimo progetto, è un ricco almanacco di aforismi (della Nostra e dei classici), citazioni, poesie, analisi, recensioni, letture e approfondimenti, saggi e interviste e non disdegna neppure l’elemento grafico-visivo di numerose pagine a colori che contengono sia copertine di opere letterarie che foto di autori, incontri, eventi, momenti di celebrazione e tanto altro ancora.

Riassumere in un articolo la vastità degli interventi risulta non solo difficile ma anche qualcosa di delicato perché si rischia immancabilmente di dimenticare qualcuno (per una completezza ed esaustività d’indagine, rimando all’indice del volume che ben delinea, in opportuni sezioni e sotto-capitoli) i tanti autori di cui la Volante si occupa.

Ed è un vero viaggio in lungo e in largo per la nostra Penisola: ce lo indicano le sezioni del volume che, in maniera anticipatoria e didascalica, ci informano sulle varie regioni a cui appartengono gli artisti, gli autori, le voci distinte di cui la professoressa-pedagogista ha deciso di occuparsi con acribia e grande fluidità comunicativa. Per la Sicilia figurano Licia Cardillo, Marco Scalabrino e Vincenzo Marzocchini. Il capitolo della Calabria è per lo più dedicato ad Angelo Gaccione di «Odissea» col quale la Volante collabora attivamente dalla sua fondazione, nel 1999; la Puglia è rappresentata dall’organizzatrice culturale Regina Resta, presidente di Verbumlandi-art di Galatone che annualmente indice il Premio d’eccellenza “Città del Galateo”; nel Lazio ritroviamo Jean Bruschini. Particolarmente ricco appare il capitolo V, dedicato alle Marche, con contributi dedicati a Valeria Dentamaro, Marusca Montalbini e alla versatile artista Lilian Rita Callegari. Pure non è dimenticata la regione Piemonte – della quale la Volante è originaria – con ampi saggi e validi accenni a Cesare Pavese.

Di pregio e degno di menzione è anche il secondo volume che compone Ti sogno, terra 3 dal titolo Volando al massimo che contiene favole della Volante accompagnate da efficaci illustrazioni di Massimo Tartaglini. L’obiettivo specifico di questo tomo è assai lodevole ed è principalmente teso ad avviare un processo di educazione sentimentale fin dall’infanzia, con la consapevolezza dei docenti che, oltre il programma, c’è la relazione. La Volante è certa nel sostenere che si gioca tutto sulla relazione e sue criticità culturali al fine di affrontare l’analfabetismo emotivo e lo sviluppo di un linguaggio affettivo e costruttivo. Questo perché assistiamo ormai da troppo tempo a fenomeni sociali inquietanti che vanno dal bullismo ad altre forme di violenza gratuita sui soggetti deboli. Il messaggio è chiaro: non vogliamo una società robotizzata che generi mostri, ma una società dove il diverso rappresenti una ricchezza, dove al centro ci sia la persona quale soggetto di diritto. Quindi gli adulti, educatori ed educandi, assieme ai fanciulli devono dialogare, conoscere per conoscersi per una crescita civile. Dove non c’è dialogo non c’è amore e – in nessun modo – si vuole che vinca l’odio, generatore malefico di violenze di omicidi, suicidi, guerre e altre nefandezze.

Laura Margherita Volante è nata ad Alessandria e vive ad Ancona. Professoressa di ruolo nella Scuola Media Superiore e docente presso l’Università Politecnica delle Marche, pedagogista certificata, impegnata in ambito formativo ed educativo presso enti e scuole, anche con progetti di propria ideazione, fra i quali “Favolando-Premio Montessori”, “Nel mondo di Rodari” rivolti ai bambini delle scuole materne, elementari e medie. Ha collaborato con il Centrodonna di Cesena su temi di grande attualità, fra cui la violenza e l’immigrazione. Ha pubblicato non solo diversi testi poetici ottenendo numerosi riconoscimenti (fra cui il Premio Manzoni), ma anche racconti, articoli e aforismi, con pubblicazioni su varie antologie e riviste culturali. Come poetessa risulta inserita nell’antologia Convivio in versi. Mappatura democratica della poesia marchigiana (PoetiKanten, Sesto Fiorentino, 2016) a cura di Lorenzo Spurio. Per il Premio “Tre Gocce d’Inchiostro – Aforisma” è stata citata su «La Repubblica» nel 2014. Da due anni con la rivista «Odissea» di Milano, diretta dallo scrittore Angelo Gaccione, per cui è anche corrispondente per la regione Marche. Collabora altresì con la rivista «Polis» ed è membro di giuria del Premio Letterario “Città di Ancona” organizzato dall’Associazione “Voci Nostre” del capoluogo dorico. Il progetto editoriale Ti sogno, terra – di sua unica ideazione e curatela, presentato in varie città italiane – ha visto la pubblicazione di vari volumi: il primo nel 2018, il secondo nel 2019[2] e ora, in una veste di due tomi, esce Ti sogno, terra 3.

Come avvenuto per i precedenti tomi dell’avvincente progetto editoriale della Volante, l’opera verrà presentata al pubblico sabato 27 novembre p.v. alle ore 17 presso la Sala Convegni delle “Grotte del Cantinone” di Osimo (Via Fontemagna n°12). Oltre alla scrittrice interverrà, nel ruolo di presentatore, la giornalista Valeria Dentamaro (ingresso solo dietro esibizione del Greenpass, con mascherina indossata e fino a esaurimento dei nr. 40 posti totali). L’autrice ha informato, inoltre, che seguiranno ulteriori presentazioni ad Ancona e Pesaro di cui darà conto, mediante locandine e note a mezzo stampa, sulle relative date e location.

Lorenzo Spurio

Jesi, 21/11/2021


[1] L’articolo è disponibile a questo link: https://blogletteratura.com/2017/10/31/laura-m-volante-ti-sogno-terra-il-progetto-culturale-dedicato-a-rosa-berti-sabbieti-che-celebra-lunica-regione-al-plurale/ (Sito consultato il 21/11/2021).

[2] Anche a Ti sogno, terra 2 ho dedicato un articolo: “Ti sogno, terra 2. Il lungo viaggio dei sognatori di Laura Margherita Volante. Il 12 dicembre la presentazione nel capoluogo dorico”, in «Blog Letteratura e Cultura», 09/12/2019, link: https://blogletteratura.com/2019/12/09/ti-sogno-terra-2-il-lungo-viaggio-dei-sognatori-di-laura-margherita-voltante-il-12-dicembre-la-presentazione-nel-capoluogo-dorico/ (Sito consultato il 21/11/2021).

La nuova agenda della Bertoni Editore

“Scriviamo sempre, scriviamo tanto: lettere formali, messaggi, inviamo documenti e relazioni, formuliamo pensieri; alla carta affidiamo le nostre emozioni. E parliamo pure tanto, cercando di farci capire, comprendere; parliamo per dare conforto e per esprimere i nostri sentimenti; usiamo a seconda dei casi parole semplici e difficili, contorte e complesse; spesso non facciamo attenzione a quello che diciamo creando anche dei danni, inimicizie e dolore. La parola ha in sé un grande potere perché ci aiutano a capire chi abbiamo davanti, ci aiutano a comprendere una nuova parte di mondo, oltre che noi stessi e la nostra vera natura.
Al tema “LA PAROLA / LE PAROLE” abbiamo voluto dedicare l’Agenda poetica 2022 raccogliendo le vostre poesie: e chi meglio di un poeta può far uso della parola e trasmettere il suo sentito? Chi meglio di un poeta sa dare alla parola il senso compiuto di quello che vuole dire, di come interpreta la vita e quanto gli sta intorno?

Ad ogni poeta chiediamo di inviare una sua composizione: ogni poesia dovrà avere una lunghezza massima di 30 versi e dovrà essere inviata – completa di liberatoria – al seguente indirizzo mail: poesiaedizioni@gmail.com ENTRO E NON OLTRE IL 30 OTTOBRE!

La curatela di questo progetto è del poeta, scrittore e critico letterario BRUNO MOHOROVICH, coordinatore “poesiaedizioni” di Bertoni Editore.

I diritti sulla poesia rimarranno all’autore, non sono previste copie omaggio, non vi è l’obbligo di acquisto.

“Una brezza mediterranea tra poeti italiani e turchi” a cura di C. Piccinno e M. Şenol. Recensione di Lorenzo Spurio

Recensione di LORENZO SPURIO

È una raccolta interessante, dettata da esigenze polifoniche e di condivisione culturale, quella che la salentina Claudia Piccinno – poetessa e fluente traduttrice nella nostra lingua di poeti sparsi in vari angoli di mondo – ha prodotto negli ultimi tempi. La struttura è volutamente tripartita ovvero, con la finalità di poter arrivare a un pubblico più vasto e in consonanza del progetto interculturale, le poesie qui raccolte si presentano in tre diverse lingue: l’italiano, l’inglese e il turco.

Il volume, che porta come titolo Una brezza mediterranea tra poeti italiani e turchi / A Mediterrean Breeze among Italian and Turkish Poets / Türk ve İtalyan Şairlerin Akdeniz Esintisi (Il cuscino di stelle, Pereto, 2020), raccoglie così una selezionata scelta di autori nostrani, “versati” prima in inglese, quale lingua intermedia – a sua volta di ampio accoglimento – per poter poi trovare un’ulteriore versione nella lingua turca. Stesso procedimento, ma secondo un andamento contrario, è stato fatto per i poeti turchi che sono stati inseriti.

Questo volume è un potenziale ponte tra popoli, identità culturali, religiose, atto ad avvicinare i gruppi umani facendo forza sulle loro comunanze, propensioni parallele, circostanze ed elementi agglutinanti piuttosto che sulle discrepanze e divergenze di visioni.

Nella puntuale nota di prefazione stilata da Deborah Mega si legge: “Va a questo punto ribadita, una volta di più, l’importanza e il rigore delle traduzioni, che non devono annientare le specificità di ciascuna lingua in modo tale da garantire il trasferimento di quello scrigno di segreti linguistici, tesoro di ogni lingua nazionale e fonte di arricchimento reciproco e di curiosità per le differenze. Ne deriva un clima interculturale che abbatte le barriere linguistiche e, aprendo nuovi orizzonti, crea visioni transnazionali, veri e propri ponti tra comunità solidali e dialoganti”.

Nell’opera sono antologizzati la mugellana Annamaria Pecoraro in arte “Dulcinea” (classe 1981, nata a Reggello), nota promotrice culturale; la compianta Bruna Cicala, genovese, collaboratrice del Centro Lunigianese di Studi Danteschi, poetessa molto apprezzata che ha lasciato un grande vuoto; la nota poetessa, saggista e giornalista del Basso Lazio Carmen Moscariello, Fondatrice e Presidente del prestigioso Premio Letterario “Tulliola – Renato Filippelli” le cui premiazioni si tengono presso il Senato della Repubblica Italiana; la stessa curatrice del volume, Claudia Piccinno, poetessa leccese, strenua collaboratrice di varie piattaforme interculturali a livello mondiale; il professore Domenico Pisana di Modica (SR), eccellente teologo e saggista prolifico con studi sulla poesia degli Iblei e monografie sul conterraneo Salvatore Quasimodo; Elisabetta Bagli (romana classe, 1970 naturalizzata madrilena) autrice di sillogi poetiche e racconti per l’infanzia; Emanuele Aloisi di Cosenza di professione medico e Presidente dell’Associazione Culturale Itaca “Dal Tirreno allo Jonio”; Enzo Bacca di Larino (CB) vincitore di copiosi riconoscimenti letterari; la tarantina Ester Cecere, ricercatrice di Biologia marina, autrice di poesie e racconti particolarmente apprezzati; Giampaolo Mastropasqua dirigente medico del reparto Psichiatrico ATSM del Carcere di Lecce; Michela Zanarella, poetessa e giornalista, redattrice di varie riviste e Presidente dell’Associazione Le Ragunanze di Roma; la poetessa-haijin Valentina Meloni (romana, classe 1976, naturalizzata umbra) curatrice di pagine e riviste haiku; finanche il decano della poesia il professor Nazario Pardini, Ordinario di Letteratura Italiana in quiescenza, fertile autore di poesia e critica letteraria, contemporaneo Virgilio di tanti poeti, tra esordienti, affermati, più o meno maturi.

Per gli autori turchi, invece, troviamo: Deniz Ayfer Tüzün impegnato anche nella recitazione e nel campo della drammaturgia; la giovane Deniz İnan che ha all’attivo varie pubblicazioni poetiche tra cui Mor Mahzen (2018); Dilek İşcen Akişik, poetessa di lungo corso nata a Smirne e collaboratrice di numerose riviste; Emel İrtem, poetessa originaria di Eskişehir, nel nord-ovest della Turchia, medesimo luogo della poetessa e musicista Funda Aytüre; Emel Koşar, poetessa e critico letterario; Hilal Karahan poetessa che proviene da una professionalità medica e poi Kalgayhan Dönmez; il curatore della parte turca, Mesut Şenol, editore e traduttore; Nuray Gök Aksamaz nativa di Istanbul (classe 1963) di professione ingegnere chimico; la conduttrice televisiva Sabahat Şahin; Osman Öztürk e Volkan Hacioglu.

Dal momento che numerose e assai variegate risultano le tematiche oggetto delle varie liriche contenute nel volume reputiamo che non sia consono lo spazio di questa breve segnalazione parlarne perché una lettura meticolosa dei contenuti imporrebbe l’analisi mediata e approfondita di ciascuna poetica. Riteniamo, inoltre, che per potersi esprimere in maniera abbastanza centrata in merito alle tante poetiche ivi raccolte i pochi testi presentati per ciascun poeta inserito non possono, né pertanto debbono, ritenersi sufficienti per un’analisi di questo tipo che, diversamente, apparirebbe sciatta e pressappochista.

Valevole e di spessore, invece, rimane il progetto nella sua interezza e per gli alti propositi che i curatori, quali onesti mediatori culturali, hanno inteso lanciare e difendere strenuamente. Ecco perché questo volume – come già detto – è un valido ponte di passaggio tra spazi apparentemente diversi e distanti, un elemento utilissimo che permette una confluenza e un travaso troppe volte ritenuti impossibili o, addirittura, perigliosi. Esso, pertanto, va letto anche alla luce delle vicende storico-sociali che hanno descritto, non sempre in maniera fausta, le relazioni diplomatiche, di apparente cordialità e vicinanza tra i due popoli, le due nazioni, i due contesti.

Iniziative del genere, che nascono dalla volontà di istituire un cammino di dialogo e rispetto reciproco dovrebbero essere intensificate e duplicate, in vari contesti e non solo quelli editoriali; Piccinno e Şenol, quali veri ambasciatori di pace, hanno dimostrato che, qualora si voglia e realmente ci si crede, è sempre possibile deporre il primo mattone. È chiaro che le fondamenta per dare robustezza alla costruzione necessitano la partecipazione attiva – e la convinzione – di tanti che, assieme a speranza, rispetto, mutua compartecipazione e spirito di lealtà, possono senz’altro fare la differenza. Questo perché, se la parola in passato è stata spesso adoperata per aizzare violenze, denunciare, inveire, creare dissidio, incitare alla lotta, è pur vero che essa non può rinnegare la sua funzione primigenia che non ha a che vedere – proprio come la poesia – con la cesura e la lotta, ma con l’esaltazione dell’unione e la difesa della creazione.

LORENZO SPURIO

Jesi, 22/05/2021

Note: La riproduzione del presente testo, sia in formato integrale che di stralci e su qualsiasi tipo di supporto, non è consentito se non ha ottenuto l’autorizzazione da parte dell’autore. E’ possibile, invece, citare dall’articolo con l’apposizione, in nota, del relativo riferimento di pubblicazione in forma chiara e integrale.

“Trent’anni senza te”: l’antologia che commemora il poeta catanese Antonino Bulla

Segnalazione di Lorenzo Spurio

Il Presidente dell’Associazione Culturale “Centro d’Arte e Poesia Luigi Bulla” di Catania nonché poeta, Luigi Bulla, ha comunicato dell’imminente pubblicazione – per i tipi di Edizioni Letterarie Il Tricheco – di un progetto antologico che va nel segno del recupero della nostra memoria, del bisogno di testimoniare e della sana cultura: Trent’anni senza te. Recital poetico in ricordo del trentennale della scomparsa del Poeta Antonino Bulla 1991-2021. Difatti questo progetto, che nasce dalla volontà di ricordare il poeta Antonino Bulla (Adrano, 1914 – Catania, 1991) – suo avo e importante mecenate culturale nella Sicilia Orientale – si compone di una serie di testi poetici a tema, dedicati ad Antonino Bulla o che fanno riferimento alla sua ingente opera letteraria, tanto in lingua che in dialetto, prodotti da trentotto poeti.

La particolarità dell’opera – ed è cosa senz’altro degna di menzione – è che hanno preso parte all’iniziativa non solo poeti dell’ambito geografico del Catanese, luogo in cui Antonino Bulla visse e operò instancabilmente sino al 1991, anno del suo decesso, ma anche di poeti che vivono in altre regioni italiane. Il merito di questo riuscito progetto letterario è senza dubbio alcuno di Luigi Bulla – uno dei promotori culturali più convinti, assidui e tenaci di tutta la Trinacria – che è riuscito, con il suo progetto e con questa opera che ora teniamo in mano, a far conoscere – e dunque a “tramandare” in un senso buono, pulito e spontaneo, la rilevante eredità letteraria di suo prozio.

L’idea – come ha avuto modo di spiegare Luigi Bulla – era quella di poter tenere un reading poetico dedicato all’amato prozio in presenza, nella gioia dell’incontro, dello scambio di esperienze e nel piacere della condivisione di versi ma i noti motivi relativi alla pandemia in atto non l’hanno consentito. In tale contesto di profonde restrizioni sociali l’iniziativa editoriale – l’aspetto concreto del volume che raccoglie questi versi dedicati – si fa ancora più significativa; la ricezione del volume al proprio domicilio – per chi vorrà acquistarlo e approfondire un poeta importante quale Antonino Bulla che nulla ha di inferiore rispetto ai più richiamati dialettali del Secolo scorso – sarà privilegio e soddisfazione certa.

U pueta ‘dò Canalicchiu, come viene ricordato Antonino Bulla, con riferimento al quartiere di Canalicchio a Catania dove aveva la sua bottega, con le sue opere diede voce alla cultura popolare: suggestive e di grande effetto le immagini della Montagna, l’amato Etna che sovrasta superbo la piana etnea. Nel 1970 fondò il Centro d’Arte e Poesia, fucina d’idee e collettivo di letteratura, con un piglio sicuramente lungimirante per l’epoca, pervaso da un grande amore sociale e da una predilezione decisa per l’espressione poetica. Ed è proprio da quell’esperienza “gloriosa” del suo antenato che Luigi Bulla – rifondando il Centro d’Arte e Poesia nel 2016 – gli ha ridato impulso, fornendogli una naturale continuazione in un percorso di vita che ci auguriamo lungo.

Vastissima è la produzione in volume di Antonino Bulla. Tra le opere poetiche pubblicate si ricordano: Canti a lu ventu (Società Storica Catanese, Catania, 1972), L’idulu di li musi (Tip. S. Gullotta, Catania, 1974), Spiragghi di suli (Tip. S. Gullotta, Catania, 1974), Tramunti di focu (Tip. S. Gullotta, Catania, 1974), Lampi e trona (Tip. S. Gullotta, Catania, 1974), Canti di primavera (Tip. S. Gullotta, Catania, 1975), Zuccuru di sciara (Tip. S. Gullotta, Catania, 1977), Rizzi di castagni (Tip. S. Gullotta, Catania, 1978), Pampini e ficu (Tip. S. Gullotta, Catania, 1978), Giubbi di sorbi (Tip. S. Gullotta, Catania, 1978), Aranci e mannarini (Tip. S. Gullotta, Catania, 1979), Campani a festa (Tip. S. Gullotta, Catania, 1979), Spini di rosi (Tip. S. Gullotta, Catania, 1979), Nuvuoli d’oru (Tip. S. Gullotta, Catania, 1979), Sicarizzi di lugliu (Tip. S. Gullotta, Catania, 1980), Timpurali d’ottobre (Tip. S. Gullotta, Catania, 1980), Pampini novi (Tip. S. Gullotta, Catania, 1980), Friddurati di jnnaru (Tip. S. Gullotta, Catania, 1981), Cauru e Siccarizzi (Tip. S. Gullotta, Catania, 1981). Benedetto Macaronio, per la sua vasta cultura, la lungimiranza e le proprietà divinatorie, lo definì il “Socrate della poesia Siciliana”[1] nell’omonimo volume critico.

A dirci chi era Antonino Bulla[2] e il ruolo che rivestì nella promozione della cultura è il poeta e critico Antonino Magrì (Presidente dell’Associazione Marranzatomo) che Luigi Bulla ha inserito nella sezione “ospiti” dove è presente un suo esaustivo intervento di presentazione sull’esimio poeta di Adrano. In questa stessa sezione è possibile apprezzare altri contributi particolarmente pregevoli, quelli di Benedetta Rapicavoli (nipote del poeta), Santo Privitera (Presidente dell’Associazione Culturale “V. Paternò Tedeschi”), dell’avvocato Renato Pennisi e il saggio del ricercatore culturale Luccio Privitera in aggiunta alla prefazione redatta dallo stesso Luigi Bulla.

Nel volume sono antologizzate opere dei poeti (in ordine alfabetico): Sebastiana Aliberti di Saponara Marittima (ME), Giovanna Azzarone di Silandro (BZ), Giusi Baglieri di Catania, Francesco Baldassarre di Santo Spirito (BA), Giuseppe Bellanca di San Cataldo (CL), Sergio Belvisi di Fagnano Olona (VA) recentemente scomparso, Maria Grazia Bergantino di Benevento, Grazia Bologna di Capaci (PA), Maria Giovanna Bonaiuti di Fermo, Angela Bono di Catania, Renata Calabretta di Giarre (CT), Sara Celano di Catania, Paola Cozzubbo di Macchia di Giarre (CT), Elio Danzè di Palermo, Emilio De Roma di Pietradefusi (AV), Grazia Dottore di Messina, Giorgio Gandolfi di Messina, Salvatore Gazzara di Messina, Francesco Gemito di Casoria (NA), Lucia Giacomino di Messina, Lino Giarrusso di Augusta (SR), Rosaria La Fauci di Valdina (ME), Adriana La Terra di Catania, Camillo Lanzafame di Palermo, Maria Lanzafame di Messina, Francesca Longobardo di Cavriago (RE), Rossella Lubrano di Melazzo (AL), Giovanni Macrì di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), Giovanni Malambrì di Messina, Rosario Melita di Olbia, Giuseppe Nicola Morleo di Muggiò (MB), Santina Paradiso di Mazzarrone (CT), Luigi Antonio Pilo di Messina, Melania Sciabò Vinci di Catania, Giovanna Spitaleri di Varallo Sesia (VC), Lorenzo Spurio di Jesi (AN), Tina Squaddara di Canneto di Lipari (ME) e Agata Anna Valenti di Catania. Vengono riportati nel volume anche alcuni componimenti poetici di Alfredo Lanzafame (Catania, 1922 – Messina, 1991) per celebrarne il ricordo.

L’importante pubblicazione commemorativa fa il seguito al volume Antonino Bulla: una vita per l’arte e la poesia a cura di Luigi Bulla per le Edizioni Letterarie Il Tricheco del 2019, che venne diffuso in seno all’evento di premiazione del concorso letterario intitolato al celebre autore di Canti a lu ventu, giunto alla terza edizione.

Per maggiori info sul volume si consiglia di mettersi in contatto con le Edizioni Letterarie Il Trichecho che hanno pubblicato l’opera. Un articolo che segnala l’uscita di questo libro è presente qui.

LORENZO SPURIO

13/03/2021


[1] Benedetto Macaronio, Antonino Bulla: Socrate della poesia dialettale siciliana, Tip. S. Gullotta, Catania, 1981.

[2] In un recente volume è stata pubblicata una ricca nota bio-bibliografica su Antonino Bulla stilata da Antonino Magrì col titolo “Segantino, poeta e conoscitore di arti divinatorie: cenni biografici su Antonino Bulla”, gentilmente concessa da Luigi Bulla, di cui riporto i riferimenti bibliografici: AA.VV., Sicilia. Viaggio in versi. Antologia dei reading poetici organizzati dall’Ass. Euterpe in Sicilia (2013-2018), a cura di Lorenzo Spurio, Ass.ne Culturale Euterpe, Jesi, 2019, pp. 147-150. Nel volume è riportata anche un’esigua scelta di liriche di Antonino Bulla: i testi intitolati “Puisia”, “Cimi a lu ventu” e “Lu ritrattu di mè matri” (pp. 151-152).

“Ponte poetico / Most poetycki”: poesia italo-polacca, volume antologico a cura di Izabella Teresa Kostka

Segnalazione di Lorenzo Spurio

La talentuosa e prolifica poetessa e scrittrice polacca Izabella Teresa Kostka, da tanti anni residente e attiva nel nostro Paese, ha recentemente curato un volume antologico bilingue italiano-polacco intitolato Ponte poetico / Most poetycki edito dalla Kimerik Edizioni di Patti (ME).

Il volume, come ricorda la Kostka nella nota introduttiva, è l’ulteriore segno evidente di un programma di iniziative e scambi culturali, volti al confronto e all’arricchimento collettivo, da lei inaugurato nel 2015 nel capoluogo meneghino con i primi riusciti e seguitissimi incontri del “Verseggiando sotto gli astri di Milano”. I numerosi appuntamenti che, nel tempo, si sono tenuti sotto questo importante evento hanno visto partecipare, al Centro di Ricerca e Formazione Scientifica “Cerifos” di Milano, un gran numero di poeti mediante la formula del reading ma anche di vere e proprie presentazioni di libri. «Il mio obiettivo» – annota la Kostka – «era quello di unire tutti i campi dell’arte, mostrare le diversità culturali e molte tendenze stilistiche spesso opposte». Aperta e particolarmente affine alle nuove tendenze stilistiche e contenutistiche della poesia contemporanea, la Kostka si è distinta, nel corso degli anni, quale una delle più attente sostenitrici del movimento letterario denominato realismo terminale, ideato e curato dal poeta Guido Oldani e teorizzato, tra gli altri, dal prof. Giuseppe Langella, docente dell’Università Cattolica di Milano.

L’antologia Ponte poetico / Most poetycki rappresenta, dunque, la realizzazione compiuta del sogno personale della Kostka, vale a dire quello di far interloquire – mediante i versi di numerosi poeti scelti – le due lingue, l’italiano e il polacco, le due culture, le due storie, i due mondi. Un progetto ardimentoso, dunque, ma necessario e particolarmente amato dalla Kostka, come spesso avviene quando – con esperimenti analoghi – si cerca di mettere su carta alcune delle sfaccettature identitarie della nostra persona. La Kostka, che è nata a Poznań (Polonia), dal 2001 risiede in Italia. Poetessa, scrittrice e promotrice culturale, ha conseguito la Laurea Magistrale in pianoforte classico con qualifiche pedagogiche presso l’Università Accademia di Musica di Poznań. Ha pubblicato dieci raccolte di poesia in lingua italiana e in versione polacca. Dal 2015 fa parte del movimento del realismo terminale e dal 2019 è ambasciatrice e portavoce ufficiale del medesimo movimento per la Polonia.

Ponte poetico / Most poetycki presenta al suo interno, dopo le prefazioni di Guido Oldani e Giuseppe Langella, una serie di poeti italiani (Giusy Càfari Panìco, Igor Costanzo, Sabrina De Canio, Tania Di Malta, Massimo Silvotti, Antje Stehn, Luca Ariano, Lorenza Auguadra, Umberto Barbera, Lucia Bonanni, Margherita Bonfilio, Gabriele Borgna, Maria Giuliana Campanelli, Pasquale Cominale, Rosa Maria Corti, Maria Teresa Infante, Gianfranco Isetta, Giuseppe Leccardi, Veronica Liga, Roberto Marzano, Massimo Massa, Raffaella Massari, Giacomo Picchi, Barbara Rabita, Maria Teresa Tedde, Tito Truglia, Patrizia Varnier assieme ai due prefatori e alla curatrice stessa del volume) le cui opere sono tradotte in polacco dalla Kostka e una serie di poeti polacchi (Daniela Karewicz, Teresa Klimek Janota, Katarina Lavmel (Katarzyna Nazaruk), Anna Maria Mickiewicz, Jolanta Mielcarz, Olaf Polek, Krzysztof Rębowski, Marian Rodziewicz, Bogumiła Salmonowicz, Eliza Segiet, Alex Sławiński, Izabela Smolarek, Józefa Ślusarczyk – Latos, Tadeusz Zawadowski) che, al contrario, sono riproposti nella nostra lingua sempre grazie all’operazione interpretativa e di traduzione del testo operate dalla curatrice. In totale nel volume sono raccolte le esperienze letterarie di quarantaquattro poeti.

La poetessa e critico letterario fiorentino Lucia Bonanni – che figura antologizzata nel volume – ha recentemente redatto un lungo testo critico di analisi e approfondimento su questo progetto della Kostka dal quale risulta utile citare alcuni estratti a continuazione per meglio comprendere il taglio, le peculiarità e la forza espressiva di tale lavoro. In merito all’azzeccata quanto chiara scelta del titolo del lavoro della Kostka, quella del ponte, che evoca l’idea dell’avvicinamento e della coesione, la Bonanni ha scritto: «Nell’immaginario collettivo il ponte rappresenta un qualcosa che unisce unità tra loro distanti, ma distinte ossia rimanda al concetto metaforico di quanto l’Uomo è riuscito a costruire per andare oltre, questo anche nella dimensione interpersonale e in quella psichica in considerazione di vari punti di vista come ad esempio quello antropologico, archetipico, letterario e dialogico nonché l’attrazione verso l’altro da sé l’oltre, l’ignoto, lo sconosciuto e il diverso in modo da poter usufruire di questo spazio di transizione, attuando la comunicazione e l’incontro. […] questo Ponte poetico fa da collegamento tra il passato e il futuro di una nuova identità artistica, divenendo memoria di interazione culturale».

Particolare attenzione è stata posta da Bonanni alla poesia “La favola” di Guido Oldani che «narra della cementificazione selvaggia che ha invaso le zone liminari dei centri abitati, distruggendo le realtà rurali e con esse la flora e la fauna». Il tema ecologico – importante all’interno del volume – viene ripreso anche dal prof. Langella nella sua poesia “Il business dell’eolico”. Alcune liriche sono dedicate al dramma del terremoto, vi sono anche componimenti che rimembrano la tragedia nucleare di Černobyl con la distruzione di Pripyat e la tossicità diffusa su mezza Europa, l’edificazione massiccia, l’inquinamento, l’azione distruttiva e malevola dell’uomo sull’ambiente. Temi importanti e inscindibili dalla poesia quali l’amore, la memoria, il recupero dell’infanzia, lo scorrere del tempo, la solitudine e il silenzio (l’incomunicabilità e la disattenzione), la vanità, la durezza del lavoro nei campi, l’emarginazione dei mendicanti e dei disadattati in generale, ampliano la ricca trama di contenuti di questo lavoro corale e internazionale.

Lorenzo Spurio

Jesi, 03-12-2020

Esce l’antologia “Buchi neri e vuoti di memoria” a cura di Vittorio Pavoncello e Luciana Raggi

Segnalazione a cura di Lorenzo Spurio

In questi giorni è stata pubblicata, per i tipi di Progetto Cultura di Roma, l’antologia Buchi neri e vuoti di memoria, curata da Vittorio Pavoncello e Luciana Raggi. Al suo interno figurano opere poetiche di Alessandra Carnovale, Simone Carunchio, Tiziana Colusso, Davide Cortese, Flaminia Cruciani, Laura De Luca, Angela Donatelli, Claudio Fiorentini, Marina Marchesiello, Emanuele Martinuzzi, Maurizio Mazzurco, Paolo Parisi Presicce, Luciana Raggi, Anna Santoliquido, Fabio Sebastiani, Fabio Strinati, Ornella Spagnulo e Michela Zanarella. Chiude l’opera un pregevole intermezzo dove figurano contributi grafici di Serena Maffia (opere su tela) e di Vittorio Pavoncello (disegni su carta).

Per poter parlare di quest’opera composita, null’altro di meglio è riferirsi agli apparati introduttivi e agli scritti critici d’apertura dove, tanto l’editore che i curatori, hanno inteso rimarcare gli intenti che hanno animato l’intero progetto. L’editore, Marco Limiti, parla di un progetto che in qualche modo si presenta come «utile» rintracciando l’utilità dell’opera in quella «fondamentale [volontà e capacità di] capire l’andamento della società, l’evolversi dello status quo».

I temi sono particolarmente ampi, viaggiano su dimensioni siderali, in una scala graduata che è impossibilitata a ricondurre a ciascun tipo di misura, dal momento che le divagazioni dei poeti qui raccolte rispondono all’esigenza dei curatori che, con la loro chiamata, hanno proposto di riferirsi tanto all’inconoscibilità (e con essa al timore ma anche alla curiosità) del buio, dell’abisso – visto in quei “buchi neri” di mancanza (Claudio Fiorentini sostiene che «il buco nero non è nero, semmai non è visibile. E poi non è un buco, ma un corpo celeste»), ma anche e soprattutto di sfida alla scienza e, dall’altra parte, a quell’universo di difficile recupero, di lastricati desolati della mente, di scavo interiore che vede nel non facile e continuativo recupero del passato il suo filo conduttore: l’instabilità (e la vulnerabilità) della memoria.

L’editore indaga, con giudizi di carattere estetico e agglutinante, quelle che sono (o potrebbero essere percepite) come alcune delle peculiarità delle voci poetiche ivi raccolte quali, ad esempio, il minimalismo di Davide Cortese o il futurismo di Tiziana Colusso. Sta di fatto che – come sempre in ogni antologia accade (o ci si spera possa avverarsi) – la buona fruibilità dell’opera e la consapevolezza del lettore dinanzi ai contenuti ivi investigati derivano dal groviglio di relazioni, rimandi, controcanti, echi e accostamenti che le opere singole – e i loro autori – instaurano nel complesso antologico, girotondo felice, tavola rotonda, dove nessuno primeggia e, seppur i toni e i messaggi non sempre s’allineano, si apprezza nella sua unità corale, nel senso collettivo che l’operazione crestomantica, appunto, incentiva. Ciò è tanto più vero anche per la simbiosi curiosa e originalissima che si crea tra testo e immagine. C’è un travaso di linguaggi che avviene in maniera spontanea e fluente, un ricambio continuo di sensazioni che il lettore vive beandosi della confluenza attenta tra un dire scritto e un raccontare per immagini. Pavoncello nel suo scritto d’apertura ci ricorda proprio la genesi dell’opera, nata da alcuni suoi schizzi a matita, poi maturata felicemente con l’importante incontro e condivisione con la poetessa e scrittrice Serena Maffia.

La poetessa forlivese Luciana Raggi – residente e operante nella Capitale da numerosi anni, recentemente uscita con la nuova opera poetica Variazioni minime – nella doverosa e appassionata prefazione, sotto il titolo di “La differenza è l’essenza dell’umanità”, che richiama un estratto del Premio Nobel per la letteratura 1998 John Hume, parla di questa antologia come progetto corale, di condivisione frutto di libertà personali ed espressive e di rispetto nella sua «grande ricchezza e varietà di linguaggi, stili, punti di vista e interpretazioni».

L’antologia favorisce un percorso tra quelli che la stessa Raggi ha definito «luoghi non visitabili», che potremmo intendere anche quali dimensioni di senso possibili in un’alterità oltre il puro scientismo, occasioni d’interrelazione tra l’uomo e un senso d’assoluto, un qualcosa di non completamente conoscibile, sperimentabile, affrontabile secondo principi e schemi antropici, dettati dalla ricerca e dalla razionalità che lo contraddistingue. Sono, in effetti, sacche per lo più recondite, che attengono alla dimensione sommersa e inconscia, la cui investigazione è difficoltosa, interpretabili sì ma senza dogmi di fondo. Viene in mente anche la celebre definizione del francese Marc Augé dei cosiddetti «non luoghi», ma il contesto in cui egli impiegava tale locuzione atteneva agli spazi tipici della post-modernità e del consumo che sono di mero passaggio, volti alla produzione, d’incontro fortuito tra esseri, più che d’incontro voluto o programmato (stazioni, aeroporti, ma anche la semplice strada). Spazi vissuti nel termine breve e friabile della consumazione di un’esigenza, durevole quanto banale, alle volte. I «non luoghi» di questa antologia, al contrario, hanno perso quella specificità e non hanno una costituzione fisica: sono radicati nella ricerca, nello studio, legati alle scoperte dell’astronomia e dell’astrofisica – i buchi neri – o abitano in una massa deperibile, che è quella cerebrale, tanto del singolo quanto della collettività. Luciana Raggi nel suo scritto fa riferimento al morbo dell’Alzheimer per sottolineare come – in relazione alla memoria – molti possano essere a livello patologico i casi di corruzione, minaccia, degradamento e annullamento della stessa (tanto di breve e lunga durata, s’intende).

Quest’ultimo è un argomento cruciale se pensiamo alle tante giornate “in ricordo” alle occasione di eventi ad memoriam, le celebrazioni, i memorial, che tanto in letteratura che in altre arti vengono portati avanti. Ricordo il fumoso pacto del olvido che i politici spagnoli, l’indomani della morte del dittatore Franco, stipularono per gettare le basi della nuova Spagna quale paese democratico. Un patto doloroso – quello del silenzio e, dunque, della negazione del dolore civile – e farlocco che nel tempo, in più occasioni, come la cronaca ha documentato in casi di nefando negazionismo, di revisionismo, di spauracchi ideologici che ritornano con foga e bieche azioni, non ha mancato di evidenziarne la scelleratezza e l’inapplicabilità. Credo che tale aspetto – quello della memoria storico-sociale in qualsiasi contesto storico-geografico – sia una componente che non possa essere sradicata in nessun modo da tutte le considerazioni che, appunto, si possono fare in relazione al concetto di memoria. Difatti parlare di essa necessita (e comporta) parlare del suo contrario che non solo può avere la forma della mancanza di memoria ma anche quella ben più spregevole della negazione della memoria.

Riferendosi al ricco apparato illustrato che si compone di opere grafiche di Pavoncello e di Serena Maffia, così si è espressa Luciana Raggi per meglio evidenziare questa conformità d’intenti che ha dato forma e costruzione a un progetto ricco e composito, completo e unitario pur nella complessa presenza di autori dalle poetiche differenti: «Il senso d’inquietudine che deriva dal confronto con qualcosa d’indefinito e terribile che avviene vicinissimo e lontanissimo da noi, i buchi neri che dal corpo arrivano alle profondità dell’anima nei dipinti di Maffia e gli eventi distruttivi fra i corpi celesti e nei meandri della mente nei disegni di Pavoncello».

Alcuni brevi note vanno necessariamente apportate anche in merito alla componente grafica del volume. Il critico d’arte Federica Fabrizi nel suo testo critico “Ogni luce ha la sua ombra” pone particolare attenzione alla componente sfumata dell’ombra, di quel circolo sfumato di colore che non definisce propriamente l’oggetto in sé ma la sua proiezione, vibrazione, comunione col contesto nel quale è irrelata: «ogni ombra è legata alla sua luce», annota. Claudio Fiorentini, che ha rappresentato il trait d’union fra la Galleria Art G.A.P. di Roma e il suo spazio espositivo Captaloona di Madrid, ha permesso la concretizzazione della libera e completa fruibilità delle opere qui raccolte in un contesto espositivo.

Serena Maffia è presente con i ritratti – line sfumate – di dieci donne rosse su carta e un uomo blu su tela. Qui i buchi neri – zone d’ombra che si sviluppano e allargano nella collocazione dell’apparato sessuale delle donne – rappresentano l’elemento centrale delle raffigurazioni; la figura femminile è tracciata per segni veloci e vaghi eppure in grado di trasmettere un sentimento d’ansia e di vulnerabilità delle stesse figure se rapportate a quell’unica presenza maschile, dai tratti più definiti, ripresa in una posa che sembra di rilassamento ma che ha anche una qualche prerogativa di comando (come l’esibizione sicura, quasi fiera, dei genitali).

Ben più ambigue le raffigurazioni di Pavoncello a metà tra un primitivismo accennato e un figurativismo informale, influenzato dalla stagione straniante dei surrealisti con comunanze evidenti del tessuto artistico di un Joan Miró. Punto di partenza di questo percorso grafico è l’elaborazione del punto dal quale si definisce, in una campitura chiara, il limite di divaricazione tra un’entità e un’alterità. Tra una presenza e una mancanza, tra una sospensione e un vuoto. Come ha chiarito l’autore nella breve nota alle sue opere visive nella presenza del buco è insita la volontà di richiamare, su motivi memorialistici e mnemonici, tanto razionali quanto di assimilazione istintiva e di associazione visiva, il mondo della memoria e la labile definizione della stessa. I semicerchi, gli andamenti a spirale, i vortici che primeggiano sull’ordito confuso, testimoniano questa difficile radiografia cerebrale, un’anamnesi del ricordo che non può essere descritta da una linea continua ma da picchi tra acmi e decadimenti.

LORENZO SPURIO

Jesi, 28/11/2020

E’ severamente vietato copiare e diffondere il presente testo in formato integrale o parziale senza il permesso da parte del legittimo autore. 

“Poesie della quarantena”, l’antologia curata da Paolo Gambi che raccoglie i testi letti in diretta Instagram nel tempo di pandemia

copertinaebookÈ appena uscito il volume “… E tu poi contribuire con un verso”, antologia curata dallo scrittore Paolo Gambi (Ravenna, 1979) che raccoglie poesie lette da decine di persone nelle dirette sul suo profilo Instagram durante la quarantena. Il motto con cui tutto si è mosso è “la Bellezza sta già salvando il mondo. Ma ciascuno di noi deve fare la propria parte”. Quanto più difficile è il momento tanto più le persone hanno bisogno di poesia. L’arte e la poesia sono la risposta giusta. Curano. Salvano. Il titolo fa eco alle parole del grande poeta statunitense Walt Whitman: “il potente spettacolo continua e tu puoi contribuire con un verso”.

Così tutte le sere della quarantena, alle 21, Paolo Gambi ha ospitato, sul suo profilo Instagram dirette poetiche: persone si prenotavano e portavano, ciascuna, una propria poesia accompagnata dalla poesia di un grande poeta della storia. Si è creata un’intimità. Alcune persone molto assidue sono diventate una sorta di “apparato critico” alle poesie che venivano lette. Moltissime persone sono state “battezzate” alla lettura in diretta, proprio durante questa esperienza. Si è creata una vera e propria rete poetica.

All’inizio erano una ventina, poi una cinquantina, poi un centinaio, poi qualche centinaio. Una sera sono arrivati a 2400. C’era di tutto – osserva lo stesso Gambi – in questo bellissimo gruppo: diciottenni e persone adulte da ogni parte d’Italia, studentesse e disoccupati, pasticcere e professoresse, italiani all’estero e nuove italiane delle più varie origini. E tanti, tantissimi giovani e giovanissimi. Veramente un arcobaleno di storie, tutte unite intimamente grazie alla Poesia.

Si sono affacciati su questo spazio anche importanti poeti contemporanei tra i quali Maria Grazia Calandrone, Luigia Sorrentino, Davide Rondoni e Christian Sinicco. Con un suo contributo è apparso anche lo scrittore Diego Galdino.

E tutto questo ha dimostrato che la Poesia, se lasciata vivere fra la gente, resta sempre un grande strumento di crescita e conoscenza. Il volume, appena pubblicato, ha subito conquistato il primo posto nella classifica “poesia” e “antologia di poesie” di Amazon.

Hanno preso parte a questo progetto, con un loro contributo (in ordine alfabetico): Camilla Acampora, Leonidas Andraos, Maristella Angeli, Marco Astolfi, Brenda Bagni, Yuri Baldacci, Ivano Bersini, Cristina Bertazzini, Vincenzo Bertolo, Alessandro Bonvegna, Selene Buda, Davide Buonocore, Leonardo Caltabiano, Stefano Calzola, Lidia Calzolari, Simone Carluccio, Michaela Cinková, Erica Ciuffo, Domenico Colletta, Giacomo Coniglione, Antonella Corna, Antonio Corona, Giuseppe D’Alessio, Chiara Dambrosio, Valentina Demuro, Flavio D’Ippolito, Vernalda Di Tanna, Siham Doulkidah, Maria Luigia Esposto, Faber Plautinus Agrestis, Marco Ferrando, Andrea Francis, Luca Gamberini, Luca Giacomozzi, Benedetto Ghielmi, Serena Guidara, Giuseppe La Rosa, Sabrina Lenzi, Marzia Libro, Jacheline Loi, Donatella Lo Schiavo, Riccardo Magni, Salvatore Mangione, Valentina Marino, Valeria Medeghini, Carlo Molinari, Valerio Moro, Simon Natural, Laura Pacchioni, Rebecca Pace, Sabrina Padolecchia, Fiorella Palmieri, Francesco Pasqual, Maria Grazia Pellegrini, Luciano Porro, Salvo Portanova, Luciano Rolandi, Wassim Romdhani, Martina Rosai, Rebecca Santegidi, Alice Sbrogiò, Imma Schiena, Giada Signorini, Serena Squatrito, Tiziana Stasi, Francesco Tomesani, Silvana Tosatto, Elena Varaldo, Stefania Viappiani, Mattia Vignola, Federica Ziarelli.

L’antologia è già acquistabile su Amazon sia in formato digitale Kindle al costo di 2,99€ che in formato cartaceo al prezzo di 10,30€, cliccando qui.

Un sito WordPress.com.

Su ↑