“Pensieri in movimento” di Rosa Maria Chiarello, recensione di Gabriella Maggio

Recensione di Gabriella Maggio

Leggendo Pensieri in movimento, raccolta di poesie di Rosa Maria Chiarello recentemente pubblicata per il Convivio, ho prestato attenzione al titolo ed in particolare alla parola movimento, che mi ha suggerito due versi di Dante (Purgatorio, C. III, vv. 13-14): la mente mia, che prima era ristretta, / lo ‘ntento rallargò, sì come vaga. Vago, nel lessico dantesco,esprime un desiderio intenso e nello stesso tempo indeterminato, ma anche l’idea di un movimento dettato da un impulso interiore. È questo movimento interiore che si fa parola poetica, espressione di emozioni e sentimenti nel costante dialogo di Rosa Maria Chiarello con se stessa e con la natura.

Tra gli elementi naturali un posto centrale occupa il mare, sin dall’immagine di copertina costituita dal dipinto di Antonino Scarlata Di terra e di mare. È mare di sogno e di sirene, ma anche di vita, di dolore e di morte, quello immaginato dalla poetessa nei testi posti in maniera emblematica all’inizio della silloge, Di terra e di mare, e alla fine, Mediterraneo.

La poesia di Pensieri in movimento è fatta d’immagini che uniscono l’aleatorio con il tutto:  scendere le scale del firmamento;  l’amore che colora di rosso le mie notti; orme di sofferenza; corpi uniti nell’abbraccio / offrono anime.  Immagine è immaginazione, parola che si collega  al potere creatore del cuore secondo l’etimologia della parola  che  ha le sue origini nel temine sufi “himma”. Immaginazione rimanda, quindi, all’autenticità e alla ricchezza del sentimento che genera la poesia.

I temi dellamemoria, soprattutto della madre amatissima, del sentimento del tempo che scorre inesorabile, degli affetti familiari, dell’amore, dei sofferenti segnano la continuità con le raccolte poetiche precedenti. Cambia il modo di dirli poeticamente.

Lo scavo interiore appare più profondo e maturo e Pensieri in movimento sembra costituire un capitolo, il più recente, di un’opera unitaria in fieri. Più urgente rispetto alle altre raccolte poetiche si fa il desiderio di pace e innocenza di fronte alla violenza e alla falsità del mondo.

In Spogliati la metafora della pelle nuda si protende verso l’innocenza del primo vagito che illumina il buio delle menti. In rilevo anche la riflessione sulla poesia: Non chiedetemi da dove/ vengono le parole/ non ne ho la coscienza/…e il definirsi poeta errante che va verso l’infinito e non s’arrende/ ancora canterà d’amore e carità, l’affermazione della necessità della poesia: l’unico amico/è una penna e un foglio perché la poesia è canto di liberazione: confessione e analisi dell’io.

“Chi non comprende la voce della poesia, è un barbaro”, aveva detto Johann Wolfgang von Goethe. A queste parole fa eco la poesia Essere: Fino a quando l’ultimo uomo/ …si commuoverà al suono  di una poesia…si avrà ancora la certezza/ che l’umanità  non si è dissolta / al suono del potere e del vile denaro….

Per quanto Rosa Maria Chiarello appaia consapevole del male e del dolore della vita, non manca mai di trovare una speranza, nel dialogo con luna e stelle, rose e cielo, tradizionali contraltari della poesia lirica, nella cui tradizione s’inserisce con voce autonoma e una luce che illumina le tenebre attraverso la fede.

La versificazione è libera, il linguaggio piano e colloquiale.  Non si presta però a una lettura superficiale, ma richiede attenzione per coglierne le risonanze emotive.

L’autrice del testo ha autorizzato la pubblicazione su questo spazio, senza chiedere nulla in cambio all’atto della pubblicazione né in seguito. La riproduzione del testo, in formato integrale o di stralci, su qualsiasi tipo di supporto, non è consentito senza il permesso dall’autrice.

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