Il Risorgimento a Jesi e nella Vallesina: conferenza domenica 19 alla Biblioteca “La Fornace”

Domenica 19 novembre alle ore 18 presso la Biblioteca “La Fornace” di Moie di Maiolati Spontini (AN) si terrà una conferenza di storia voluta e organizzata dalla Associazione Culturale Euterpe di Jesi. La serata sarà relativa a un approfondimento su alcuni personaggi che hanno contraddistinto la storia locale nel periodo del Risorgimento. Il titolo dell’evento […]

via Il Risorgimento a Jesi e nella Vallesina: conferenza domenica 19 alla Biblioteca “La Fornace” — Associazione Culturale Euterpe

La Jesi rinascimentale rivive con il nuovo romanzo di Stefano Vignaroli

A Jesi venerdì 21 Luglio alle ore 21 la presentazione del nuovo romanzo di Stefano Vignaroli, “La corona bronzea”.

Avatar di assculturaleeuterpeAssociazione Culturale Euterpe

cover.jpgCompleta immersione nella Jesi rinascimentale venerdì 21 Luglio con la presentazione al pubblico della nuova creatura letteraria dello scrittore e amante di storia Stefano Vignaroli. L’autore, dopo varie esperienze di pubblicazione e il romanzo “Lo Stampatore – L’ombra del campanile” (autoprodotto), felicemente presentato in più occasioni, farà conoscere al pubblico il suo seguito raccolto sotto il titolo de “La corona bronzea” con esplicito riferimento a uno dei principali e intramontabili emblemi della città.

L’evento, organizzato dalla Associazione Culturale Euterpe di cui Vignaroli è socio fondatore e Consigliere e con il Patrocinio del Comune di Jesi, si terrà il 21 Luglio alle 21 nella piazzetta Ghislieri, dinanzi il Caffè Pergolesi, e sarà condotta dallo scrittore e storico Marco Torcoletti.

Le letture saranno affidate, invece, a Luigi Ramini e Patrizia Giardini. L’accompagnamento musicale sarà a cura di Sara Bonci.

Lo stesso autore, che durante la serata farà conoscere i principali protagonisti della…

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Il sacco di Jesi del 1517 – Conferenza di storia della Ass. Culturale Euterpe

COMUNICATO STAMPA

Domenica 27 novembre alle ore 17:30 si terrà presso la Biblioteca “La Fornace” di Moie di Maiolati Spontini (AN) una conferenza di storia ideata e promossa dalla Associazione Culturale Euterpe.

L’evento è volto a ricordare e ad indagare con maggiore attenzione un anno fondamentale nella storia della città federiciana, il 1517, durante il quale ci fu il “Sacco” della città di Jesi. 

Interverranno Stefano Vignaroli (scrittore, appassionato di storia) che parlerà delle motivazioni politiche e del contesto storico all’interno del quale si è sviluppato il fenomeno del sacco di Jesi e Riccardo Ceccarelli (storico) che si concentrerà, invece, sulle ripercussioni e le conseguenze del saccheggio nella Vallesina. 

Durante l’evento verranno proiettate le tavole grafiche (disegni a china) inerenti al periodo di riferimento, opere del prof. Mario Pasquinelli, con il gentile permesso del figlio.

Si terranno, a margine della conferenza, ance delle letture scelte dal romanzo di Stefano Vignaroli, “L’ombra del campanile”, nei passi nei quali le vicende narrate si iscrivono direttamente all’interno dell’avvenimento storico datato 1517 oggetto della conferenza. 

La conferenza sarà moderata da Marinella Cimarelli. 

Info:

http://www.associazioneeuterpe.com

ass.culturale.euterpe@gmail.

Tel. 327 5914963

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Selezione di poesie per l’antologia civile “Non uccidere” a cura di L. Spurio e I.T. Kostka

ANTOLOGIA TEMATICA

NON UCCIDERE

CAINO ED ABELE DEI NOSTRI GIORNI

Selezione di materiali

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Si selezionano poesie di impronta civile per una antologia tematica dal titolo “Non uccidere. Caino ed Abele dei nostri giorni” che sarà pubblicata da The Writer Edizioni nei primi mesi del 2017.

L’intenzione è quella di proporre, mediante una serie di liriche selezionate dai curatori Izabella Teresa Kostka e Lorenzo Spurio, un percorso concreto all’interno di difficili dinamiche sociali che caratterizzano la nostra contemporaneità dove la violenza, l’indifferenza e l’abuso verso le minoranze sembrano dominare in modo ancor più marcato da come ci viene dato di conoscere mediante la stampa.

Questa antologia parlerà di ciò che di nefasto ed imprevedibile accade nel mondo, di quelle notizie terribili che giungono alle nostre orecchie e che ci fanno star male anche se non vissute direttamente. Il volume darà voce al tormento e alla sfiducia, ma anche all’indignazione e ai moniti di ribellione, farà parlare gli animi di persone che non accettano le ingiustizie che dominano in un mondo gravato dalla corruzione, dal materialismo, dalla facile convenienza. Canti di denuncia, brani di disprezzo e voglia di verità, brani impegnati o semplici riflessioni dettate dal clima di allarmismo e sfiducia nel quale l’uomo purtroppo in questi tempi è piombato.

A seguire le indicazioni tecnico-logistiche per poter prendere parte al progetto antologico:

Tematica:

Si prediligeranno tutti quei componimenti che lasceranno parlare l’uomo stanco di episodi di violenza e discriminazione, casi di violenza domestica, stupri, femminicidi, incesto, pedofilia, abuso psicologico e fisico, bullismo, episodi di xenofobia, omofobia, fanatismo, violazioni dei diritti, tirannie, sistemi corrotti e antidemocratici, nonché si riferiscano a una azione malvagia dell’uomo contro i suoi simili: guerre, scontri civili, lotte di autodeterminazione, segregazioni, discriminazioni razziali, religiose, etc., stragi, terrorismo, minaccia nucleare, insensibilità e disprezzo nei confronti dei propri simili, degli animali e degli ecosistemi.

In base alle varie tematiche i curatori provvederanno ad istituire sezioni interne dedicandole a ciascun argomento/tema trattato.

Non verranno accettate poesie che presentino elementi razzisti o di incitamento all’odio, alla discriminazione e alla violenza, aspetti denigratori, offensivi, blasfemi, pornografici o politici.

Elaborati:

Ciascun poeta può inviare un massimo di tre poesie inedite in lingua italiana. Non verranno prese in considerazione poesie in lingue straniere o in dialetto, seppur accompagnate da relativa traduzione in italiano. Ciascun testo dovrà essere scritto e salvato in formato Word e dovrà avere una lunghezza massima di 30 versi (senza conteggiare gli spazi tra strofe, né il titolo). È gradito, in apertura a mo’ di dedica o in nota a piè di pagina, un accenno diretto al fatto storico/di cronaca al quale ci si riferisce con la lirica o da quale episodio è stata evocata. La nota dovrà essere breve e avere una lunghezza di non più di due righe.

Assieme alle tre poesie è richiesto l’invio della propria nota biobibliografica, in un altro file Word, che dovrà essere scritta in terza persona ed avere una lunghezza non eccedente le 15 righe.

Fotografie:

Si selezionano altresì immagini (fotografie) che richiamino o siano collegate ad una delle tematiche di cui sopra, affinché i curatori provvedano a scegliere tra quelle che perverranno l’immagine di copertina del volume. Ciascun autore può inviare un massimo di tre proposte. Le foto dovranno pervenire alla mail di cui sotto in formato .jpeg. Se di grande dimensioni potranno essere inviate mediante sistema di condivisione We Transfer e ciascuna dovrà avere l’indicazione del suo titolo.

Scadenza:

Gli elaborati dovranno pervenire alla mail proartem@yahoo.com   entro e non oltre il 10 dicembre 2016.

Selezione:

I curatori del progetto antologico, Izabella Teresa Kostka e Lorenzo Spurio, leggeranno tutti i materiali pervenuti e provvederanno a selezionare quelli che a loro discrezione e giudizio riterranno più pertinenti e di buona qualità. Entreranno nel volume un massimo di 40 poeti che potranno essere presenti –a seconda della selezione- con un unico testo, due poesie o tutte e tre.

I curatori provvederanno ad informare dell’avvenuta selezione entro il 10 gennaio 2017 mediante comunicato diffuso sui Social ed inviato a mezza mail a tutti i partecipanti.

La selezione operata dai curatori è insindacabile e non verranno fornite motivazioni circa l’esclusione al progetto di determinati testi od autori.

Pubblicazione:

Ogni autore selezionato si impegna, con successivo modulo-liberatoria che verrà poi inviato, all’acquisto minimo di 2 (DUE) copie della antologia al prezzo di 20€ (VENTI EURO) comprensivo di spese di spedizione mediante piego di libro ordinario. Il pagamento dovrà essere fatto verso The Writer Edizioni i cui riferimenti verranno forniti in un secondo momento.

Beneficenza:

Scopo dell’iniziativa è quello di sostenere economicamente con questo progetto una realtà di emarginazione, dando vicinanza e supporto anche materiale nei confronti di un ente che si occupa della difesa delle donne

I curatori del volume, d’accordo con The Writer Edizioni, hanno deciso che i ricavi derivanti dalla iniziativa antologica detratti le spese di stampa e i costi tecnici editoriali verranno destinati totalmente all’Associazione contro la violenza sulle donne “Pronto Donna” di Arezzo (www.prontodonna.it).  I curatori provvederanno a dare notizia dell’avvenuto versamento effettuato da The Writer con tale iniziativa antologica mediante i loro canali.

Presentazione:

L’antologia verrà presentata al pubblico in alcuni eventi in varie parti d’Italia durante il 2017 secondo un calendario di date e di eventi che verrà poi indicato per tempo e divulgato affinché i poeti partecipanti alla iniziativa possano intervenire per dar lettura ai propri componimenti.

Norme importanti:

I partecipanti inviando propri componimenti dichiarano automaticamente che le poesie/fotografie sono frutto del proprio unico ingegno e che ne detengono i diritti ad ogni titolo. Dichiarano altresì –per la sezione poesia- che esse sono inedite, dunque non pubblicate in altri volumi cartacei –personali o collettivi- dotati di codici ISBN. Qualora tali indicazioni non saranno rispettate, la responsabilità ricadrà direttamente su di loro.

Informazioni:

Per ciascun tipo di richiesta o di informazione, gli autori possono scrivere alla mail proartem@yahoo.com che verrà letta da entrambi i curatori o scrivere in Facebook nella pagina relativa all’evento, raggiungibile a questo link:

 

I curatori

Izabella Teresa Kostka

Lorenzo Spurio

“A Giovanna d’Arco” poesia di E. Marcuccio con un commento di L. Domenighini

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Nota:

[1] La costruzione “a gli” non è un refuso ma una mia scelta ponderata, per creare un suono più lento, più pensoso, più meditativo; il “corretto” grammaticalmente “agli” sarebbe stato troppo brusco. [N.d.A.]

 

14 giugno 2015

Emanuele Marcuccio

Commento critico a cura di Luciano Domenighini

Giovanna D'Arco, opera di Ingres
Giovanna D’Arco, opera di Ingres

Torna al genere agiografico, celebrativo, già frequentato specie agli esordi Emanuele Marcuccio con questa “A Giovanna d’Arco”. Ma lo fa secondo il suo nuovo modulo poetico fortemente sottrattivo, asciutto e frammentario, basato su una ristretta selezione verbale che apre ampi varchi ellittici. Ne risulta una sorta di frammento epigrafico dove il residuo verbale non è il risultato casuale dell’oltraggioso trascorrere del tempo ma è il frutto di una ponderata scelta dell’autore in una sorta di distillazione, di decantazione del verso, di selezione, ispirata e meditata, di quei sintagmi e di quelle parole “chiave” per rappresentare il soggetto poetico. Il dettato intermittente così ottenuto, dopo una prima strofa di terzina ad andamento discendente (di 5, 4, 3 sillabe) assomma tre strofe monoverso di cui la prima è un neologismo di associazione (“donnadono”) e la terza, a mo’ di firma, è il nome della protagonista. Come detto la residuale essenzialità dell’esposto alimenta, tra una strofa e l’altra, larghe pause ellittiche dense di prospettive narrative e ciò avviene perché i concetti esplicitati sono specificanti e consequenziali. L’insieme configura i caratteri del personaggio, eroina a un tempo guerriera e martire. È proprio la vigorosa valenza narrativa del “non detto”, sottaciuto più che sottinteso, il pregio saliente di questa composizione, ermetica eppure nitida ed eloquente, singolare per originalità e audacia sperimentalistica.

Luciano Domenighini

Travagliato (BS), 25-30 luglio 2015

[1] La costruzione “a gli” non è un refuso ma una mia scelta ponderata, per creare un suono più lento, più pensoso, più meditativo; il “corretto” grammaticalmente “agli” sarebbe stato troppo brusco. [N.d.A.]

“Congiunzioni divergenti”, romanzo di Giuse Iannello

“Congiunzioni divergenti”

di Giuse Iannello

congiunzioni-divergentiRacconta la vita parallela e apparentemente distante  di due ragazze della stessa età, a partire dal 2010  fino al 2013 con l’antefatto di un viaggio a Chennai, nell’agosto 2003, durante il quale una delle due ragazze si reca in India per scoprire il suo futuro attraverso la lettura delle foglie del destino.
Lucia Giorgianni,  giovane  architetto vigevanese di origini modeste,  si occupa di arredamento, ed è fidanzata con Cesare Della Rocca. La madre di lui ostacola il loro legame a causa della differenza di ceto e, soprattutto, per la malattia di Lucia, un’insufficienza renale, conseguenza di un’infezione contratta proprio in India e ormai arrivata alla  fase terminale, che la porterà presto alla dialisi.
Sarà poi la stessa Lucia a decidere di lasciare Cesare per non coinvolgerlo nelle sue difficoltà.
Victoria Castro, socia in un’azienda di pulizie, si innamora ricambiata di Patrizio Campisi, vivaista già amante di Lucrezia Della Rocca, madre di Cesare. Vive a Milano con la figlia e la  madre Roxana. Muore in uno strano incidente e le saranno espiantati gli  organi secondo la volontà espressa anni prima, attraverso le procedure previste.
Lo stesso giorno Lucia è chiamata dal Policlinico  di Pavia per essere sottoposta a trapianto. Si può dedurre, ma il narratore non lo dirà mai apertamente, che il suo rene provenga proprio da Victoria. Grazie al suo dono, Lucia potrà sperare di aprire una nuova fase della propria vita, di poter pronunciare nuovamente la parola futuro.
Alla fine della vicenda il lettore si renderà però conto che la realtà è leggermente diversa da come l’aveva pensata durante il dipanarsi della vicenda.

E’ narrato sia in prima persona, attraverso la voce del fratello di Lucia, Andrea, che ha un’irresistibile attrazione verso l’universo femminile, e parla al presente delle sue vicende di famiglia, d’amore, d’amicizia  e di lavoro (fa il gallerista), sia in terza persona attraverso una voce narrante neutrale, che racconta al passato la vicenda.
I due registri narrativi si intersecano e si completano: quello scanzonato, a volte trasgressivo, di Andrea, e quello più classico del narratore.
Grande parte hanno nel romanzo le predizioni, i presagi, i sogni,  senza mai scivolare nell’occulto e sempre facendo verificare al lettore stesso  che la presunta verità di una manifestazione paranormale ha comunque bisogno di una corretta, non facile,  interpretazione.

Titolo : CONGIUNZIONI DIVERGENTI
Autore: Giuse Iannello
Editore: Giuliano Ladolfi editore
Pagine:  240
Prezzo:  15,00 €
ISBN   : 9788866441830

La giornata della memoria delle foibe. Una poesia di Nazario Pardini per riflettere

Foibe istriane

Per ricordare la Giornata in memoria delle foibe che ricorre oggi propongo a continuazione una poesia drammaticamente bella, profondamente espressiva dedicata proprio al massacro che riguardò gli esuli istriani sotto il regime comunista di Tito.

 

Carso

di NAZARIO PARDINI

Sopra i suoli dei declivi

del Carso, ci apparve poi una donna

novantenne, coi fiori nelle mani

tremolanti. Sopra quella neve

(rossa neve di morte fu il suo dire

del quale noi restammo assai perplessi

e certamente avvinti) rovistava

per dissodare un varco. Poi si aprì

ai nostri occhi una voragine di un

cunicolo di monte. Sono tipiche,

in quei pianori carsici, le foibe.

Pochi i raggi di sole incastonati

in quei tepali brevi di stagione

tra la neve macchiata dal livore

delle rocce supreme. Con la voce

rotta dall’emozione volse l’occhio

al nascosto strapiombo: “Inverne fosse

che contenete i resti di mio figlio

in fondo al ventre buio, ricevete

questi colori memori di luce.

Fate che questi sprazzi di giardino

che vide i nudi piedi barcollanti

di lui che fu bambino,gli ricoprano

i resti mescolati assieme a tanti

di cui conosco i nomi. Il solo cippo

al quale posso dire una preghiera

è questa nuda pietra, silenziosa

compagna di due legni messi in croce

che solo io conobbi e solo io

ne eressi l’esistenza. Troppe voci

non si udirono più, troppo potere

si scordò di quel sangue”. La mia anima

si rivolse alla donna che in silenzio

chiedeva solamente

rispetto del dolore. Ripeteva 

le solite parole un po’ sconnesse

tra di sé. “Coi camion, mi dicevano,

li portano al lavoro. Camion zeppi

di giovani, di vecchi. Ma tornavano

vuoti. E vuoti ritornavano dai lividi

sentieri. Mi dicevano che i camion

li avrebbero portati sul lavoro

in cima al monte. E muti ritornavano,

ritornavano vuoti verso il piano”.

Poesia estratta da NAZARIO PARDINI, “Si aggirava nei boschi una fanciulla”, ETS, Pisa, 2000, pp. 43-44.

“Il portagioie” di Alessandro Moschini, recensione di Lorenzo Spurio

Il portagioie

Di Alessandro Moschini

Prefazione di Carmine Valendino

Postfazione di Annamaria Pecoraro

LunaNera Edizioni, 2015

ISBN: 9788898052219

Pagine: 88

Costo: 12€

 

Recensione di Lorenzo Spurio

 

portagioieCon questa nuova opera Alessandro Moschini si misura con un genere diverso, quello del romanzo breve. Ogni genere ha canonicamente delle sue strutture tipiche e dei modi con i quali saper colloquiare al lettore che si differenziano gli uni dagli altri e che motivano il grande divario che esiste tra chi è ad esempio uno scrittore di racconti, o quella che potremmo definire narrativa breve, come pure Alessandro è e chi, invece, sa destreggiarsi con un metro narrativo più denso, intricato e padroneggiare la forma del romanzo. Chiaramente il racconto e il romanzo non si differenziano solamente per la diversa lunghezza narrativa ossia per la corposità del materiale, ma per una serie di altri fattori imprescindibili e caratterizzanti, ma non è questo l’oggetto della presente recensione.

Il portagioie di Alessandro Moschini secondo me condivide molto di più con la forma archetipica del racconto che non con quella del romanzo propriamente detto e, comunque, anche da un punto di vista meramente quantitativo (delle pagine) potremmo ad occhio definirlo romanzo breve, novella, o racconto lungo. Aspetti questi che possono sembrare viziati o ossessivi nella ricerca di una analisi critica di rispetto, ma che a mio riguardo debbono essere tenuti in viva e attenta considerazione.

Dal punto di vista concettuale Moschini dipana una storia-fotogramma attraverso dei flash spesso molto veloci che si realizza perlopiù in un ambiente domestico in un intervallo continuo di zigzaganti spostamenti tra la casa del padre e la città dove lavora e il luogo di residenza dell’ammaliante Jennifer, una ragazza che fa letteralmente infiammare il nostro protagonista nei sui balzi di sensualità, erotismo e animo protettivo e rassicurante della donna.

I personaggi sono prevalentemente dei caratteri fissi secondo una terminologia carica alla critica strutturalista ossia connotati in maniera forte, demarcante e che non ravvisano una completa evoluzione nel corso della storia se non fosse per gli eventi improvvisi e incredibili che accadono nel plot.

Il portagioie che campeggia nella prima di copertina è il vero protagonista, emblema di un passato tormentato e che ora esige di riaffiorare con forza, ma anche suppellettile legato al ricordo di un caro che, per le travagliate leggi dell’esistenza, è poi venuto a mancare lasciando dolore ed incertezza nel tessuto familiare. Ed è forse qui –a mio avviso- proprio nella componente oggettuale di questo protagonista amorfo e immobile che si carica di un vissuto travolgente tanto da rompere la pace del protagonista ed azionare in lui un atteggiamento allontanatorio e fobico (sembrerebbe) nei confronti della sorella, vago e incomprensibile in Jennifer, omertoso nei confronti del padre la vera ricchezza del romanzo breve di Moschini, ancor più che nella impalcatura da qualcuno definita assonante a quella del giallo.

L’introspezione del protagonista sembra arrestarsi laddove il rapporto soprannaturale con l’oggetto in grado di trasportalo in un altro tempo quale osservatore non visto di accaduti violenti si ripresenta con forza inaudita a tormentarlo e a costringerlo ad attuare in qualche maniera. In questa accezione è possibile vedere una componente investigativa del Nostro nei confronti di un tessuto passato difficile da annodare e dove ha dominato il vizio (accenni a un protagonista pedofilo) e la crudeltà (un assassinio).

La storia prosegue molto lentamente per la prima parte del romanzo ed oltre dove l’autore si sofferma in maniera particolare e reiterata sui gusti, tanto alimentari quanto musicali del Nostro, per conoscere poi una spaventosa accelerazione nella seconda metà dove, senza che siano dati al lettore gli elementi per inferire la verità (come nel giallo), si provvede man mano a dipanare i vari fili della storia passata, prima ammassati in un groviglio unico e che poi vengono portati alla luce ricostruendo la vicenda traumatica avvenuta anni prima nella sua interezza.

Senz’altro buona l’idea o l’ispirazione che ha mosso la stesura di questa storia familiare che è chiamata a fare i conti con un passato doloroso e colpevole; con più probabilità i frequenti laconici se non addirittura serrati interscambi dialogici tra i personaggi sembrano poco curati e sfiorare la convenzionalità, come pure la scelta di alcune azioni che spesso portano a una consequenzialità della storia in parte intuita già dal lettore.

Un esperimento che arricchisce il percorso di scrittura di Moschini e che, laddove possa trovare un maggiore approfondimento nella stesura in prosa, di certo potrà traghettarlo a una dimensione narrativa ancor più compiuta e consapevole.

 

Lorenzo Spurio

 08-02-2015

“Il generale nel suo labirinto” di Gabriel Garcia Marquez, recensione di Anna Maria Balzano

Il generale nel suo labirinto
di Gabriel Garcia Marquez
 
Recensione di ANNA MARIA BALZANO

 

il-generale-nel-suo-labirintoIl generale nel suo labirinto non è forse tra le opere più note di Gabriel Garcia Marquez, ma non per questo deve essere considerata un’opera minore.

Qui certamente il “realismo magico” che caratterizza i grandi romanzi di questo autore è condizionato dal genere biografico, che lascia meno spazio alla narrazione fantastica e immaginifica. Ciononostante, Marquez, in un esperimento geniale, non si dilunga in una cronaca noiosa dei fatti storici e politici che caratterizzarono la vita di Simon Bolivar -che allega peraltro in appendice a chiarimento del lettore e a sostegno degli eventi da lui narrati – ma descrive piuttosto le ansie, i sentimenti, le delusioni e le disperate speranze di un uomo giunto al declino del suo successo e al tramonto della sua vita. Questa scelta ha permesso a Marquez di dare spazio alla sua creatività, regalandoci pagine di grande intensità descrittiva capaci di generare le grandi emozioni a cui sono abituati i suoi lettori.

La prima parte del romanzo risente, a mio avviso, della cultura e della tradizione spagnola, in particolare dell’influenza del romanzo picaresco, da Lazarillo de Tormes al Don Chisciotte di Cervantes, dove una satira sottile e dissacrante ci presenta un Bolivar ormai ammalato e fiaccato nello spirito e nel fisico, non più a cavallo del suo storico Palomo Bianco ma di una “mula  spelacchiata dalle gualdrappe di stuoie”, seguito sempre dal suo fedele Josè Palacios, una sorta di Sancho Panza. E le esperienze a cui va incontro ne diminuiscono gradatamente il prestigio e l’autorità.

Certamente, però, non era intenzione di Marquez creare un personaggio comico o grottesco, perché il suo atteggiamento nei confronti del “suo” protagonista cambia nel corso della narrazione. L’autore distingue nello stesso Bolivar l’uomo eccessivamente ambizioso che aveva perseguito il sogno di unità dei popoli latinoamericani e aveva paragonato se stesso a Napoleone, vede in lui annidato il pericolo della  dittatura, causa di sventure nella storia delle nazioni e in questa prospettiva si serve di una satira sottile e intelligente. Laddove Bolivar è invece descritto come il Libertador, che ha liberato i popoli dalla dominazione spagnola, il rispetto per l’uomo e per il personaggio si fa indiscutibile. Bolivar, dunque, eroe dimezzato.  La passione descrittiva di Marquez aumenta via via che si dilunga sulle debolezze fisiche dell’uomo, ridotto ormai ad un mucchio di ossa, rimpicciolito nella statura, avvilito dal degrado del suo corpo, consapevole “del fetore e del calore del suo fiato”, ben lungi dal soldato in uniforme che aveva sedotto centinaia di donne: un  degrado ancora più mortificante in chi spende una vita basandola su principi di integrità, forza fisica e coraggio.

Abbandonato e tradito da molti che gli erano stati accanto, la sofferenza di Bolivar è alleviata però dalla fedeltà estrema di Josè Palacios, la cui descrizione acquista sempre maggiore dignità nel corso della narrazione e dalla devozione assoluta di Manuela  che, pure distante, lo amerà oltre la morte.

La consapevolezza di Bolivar di essere giunto alla fine dei suoi giorni, lo porrà di fronte all’ignoto con il dubbio angoscioso “Come farò a uscire da questo labirinto?” , il labirinto della vita di ciascun essere umano.

Con la solita maestria nell’uso dello spazio e del tempo, che non conoscono alcuna unità, Marquez affida la descrizione ad una prosa carica di suggestioni, capace di evocare suoni, odori, profumi. Amplifica i personaggi, a volte fino allo spasimo, quasi come fa Botero con i suoi dipinti e le sue sculture, come se fosse proprio di questi magnifici artisti colombiani esprimersi attraverso l’iperbole. 

ANNA MARIA BALZANO

 

LA PRESENTE RECENSIONE VIENE PUBBLICATA DIETRO GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.

E’ VIETATO DIFFONDERE E PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

“Buenos Aires 22” di Benedetta Tomasello, recensione di Lorenzo Spurio

Recensione di Lorenzo Spurio

 “I sentimenti fanno sbagliare” si ripeteva sempre e in un mondo di uomini se fai la fimmina ti considerano solo da letto (p. 31).

images Il motivo principale per il quale ho impiegato tanto tempo a leggere e recensire questo libro sta in alcuni motivi che ora sviscererò e che spero non infastidiscano l’autrice che è già stata molto paziente nell’attesa. Il libro, dal titolo “Buenos Aires 22” è un romanzo suddiviso in vari capitoli di lunghezza variabile anche se il sottotitolo –e il lettore non deve lasciarsi prendere in giro- recita “Poesia di un amore sincero”. Ho trovato principalmente difficoltà nel seguire la storia soprattutto per le numerose terminologie ed interi dialoghi in siciliano, lingua che –non è una novità che ho scoperto io leggendo questo libro- è ben diversa dall’italiano, dunque non facilmente comprensibile per chi non è natio di quella zona d’Italia. D’altro canto posso dire che il dialetto è una grande ricchezza culturale ed è una delle manifestazioni subalterne che andrebbero maggiormente studiate e valorizzate perché è la lingua che lega più strettamente una persona alla sua terra; trovo, però, difficile concepire una simile scelta, quella del dialetto in porzioni significative del libro, nel testo di Benedetta Tomasello che –credo- non è solo per i siculi, ma per gli italiani tutti.

Pertanto una corretta analisi del testo, una valida esegesi dei contenuti del libro implicherebbe la conoscenza del dialetto siciliano e la comprensione della parti che, ahimè, non ho compreso. Circoscrivendo l’ostacolo –che secondo il mio modo di vedere non è per niente banale- il libro si caratterizza per dar grande spessore alla componente orale della lingua e si costruisce, infatti, a partire proprio da una serie di dialoghi tra persone diverse; il linguaggio è apparentemente semplice perché la Tomasello pur scrivendo in prosa trasmette sulla carta episodi ed emozioni dei personaggi in maniera poco organica dal punto di vista narrativo basato sulla consequenzialità degli eventi, facendo filtrare il tutto, invece, attraverso una dimensione fortemente intima, vissuta, personale, carica di emozione e di sensibilità.

Il lettore forse si aspetterebbe in più circostanze maggior congruità e concretezza nelle risposte che fuoriescono dalle domande nei dialoghi e va ricercando maggiori informazioni per la corretta comprensione del mosaico liquido e a tratti scivoloso nel quale si è imbattuto.

Se l’autrice lo vorrà, dopo avermi fornito le traduzioni in italiano delle parti da me non comprese e quindi sorvolate, potrò dare una nuova lettura che molto probabilmente sarà meno generalizzata e più attenta, priva delle stigmatizzazioni che, invece, mi sono sentito di fare.

Un in bocca al lupo, dunque, per la sua carriera letteraria tanto regionale quanto nazionale!

  

Lorenzo Spurio

Scrittore, critico letterario

 Jesi, 29 Luglio 2013

 

 

Buenos Aires 22

Di Benedetta Tomasello

Edizioni Libreria Croce, Roma, 2012

Pagine: 88

ISBN: 978-88-6402-167-6

Costo: 14 €

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE IN FORMATO INTEGRALE O DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

“Balcani”: Alessio Parretti esordisce con un romanzo sulla guerra a Sarajevo

balcani_coverRomanzo di fiction, ma basato su racconti di soldati che la guerra l’hanno vissuta in prima persona, oltre che su un lavoro di documentazione capillare (tra cui il dossier dell’Associazione per i popoli minacciati Sezione Bosnia Erzegovina), Balcani è l’esordio letterario di Alessio Parretti, disponibile online nella doppia veste cartacea e eBook.

L’opera ci conduce in una guerra che, tra il ’91 e il ’95, a due passi dall’Italia, ha lasciato profonde cicatrici nella più orientale delle penisole mediterranee europee. A scortarci alle porte dell’assediata Sarajevo è Amir Osmanovic, ventenne studente d’ingegneria che si unisce volontariamente alla resistenza bosniaca, i cui appunti sparsi si alternano ai pensieri scritti dei caporali Parisi, Capasso e D’Amato.

Nato come racconto pubblicato su un blog letterario, Balcani si è presto trasformato in romanzo per volere del web che, commentandolo, riteneva che “una storia del genere non dovesse rimanere chiusa in un cassetto”. E così, il debutto letterario di Alessio Parretti ha deciso di fare di Internet la propria libreria. Infatti non lo troverete sui comuni scaffali “reali” di un negozio, ma su quelli “virtuali” di piattaforme Internet che promuovono il self publishing. Prima fra tutte ilmiolibro.it, ma anche Ibs.it, Amazon.com, laFeltrinelli.it, Bookrepublic.it, Unilibro.it e Libreriauniversitaria.it. Disponibile in doppia versione: cartacea (€ 10,00) e eBook (€ 3,00).

“Il mio nome è Amir Osmanovic, e sono nato a Sarajevo ventitré anni fa. Le pagine che seguono sono il mio diario, il resoconto della mia vita da quando i miliziani hanno circondato la città fino a oggi. Adesso, rileggendo quanto scritto, mi accorgo che non sempre la lucidità ha accompagnato la mia penna, e mi affido alla comprensione di chi recupererà queste memorie. Ho scritto le ultime pagine con l’urgenza di nasconderle e sopravviverle. Perciò, chiunque voi siate, consegnate tutto alle autorità bosniache. Per quanto possa apparirvi delirante, quello che segue (con nomi e fatti) non è altro che la verità, e leggendo comprenderete quanto il vostro intervento possa dimostrarsi utile. Se invece fate parte di quei nazionalisti, allora so già che queste pagine andranno in cenere, perciò vi auguro di seguirle presto.”

L’autore

Alessio Parretti nasce nel 1975 a Firenze, dove vive e lavora come operaio. Avido lettore fin da giovanissimo e appassionato di generi letterari tra loro diversissimi, ha scritto svariate poesie e racconti. Balcani è il suo romanzo d’esordio. A breve in uscita anche la sua seconda produzione romanzesca, Più crudeli del destino.  

Per info:

email: balcani.ilromanzo@gmail.com

sito web: balcaniilromanzo.wordpress.com

Fb: www.facebook.com/balcani.ilromanzo

Twitter: twitter.com/Balcaniromanzo

A Rozzano (Mi) la rassegna d’arte del maestro Valeriano Dalzini e la presentazione del libro “Vibrazioni cromatiche”

Locandina_RassegnaArteDalzini_4maggio2013

VERNISSAGE

4 MAGGIO 2013 ORE 18.00 – Ingresso libero.

RASSEGNA D’ARTE

DAL 4 AL 10 MAGGIO 2013

PERSONALE DEL MAESTRO D’ARTE

 

VALERIANO DALZINI

“VIBRAZIONI CROMATICHE”

 

Introduce: Anna Maria Folchini Stabile

 

Centro Culturale Cascina Grande di Rozzano

viale Togliatti – Rozzano (MI)

ORE 10.00-12.00  15.00-19.00

con il patrocinio del Comune di Rozzano (MI)

Durante il vernissage verrà presentato il libro “Valeriano Dalzini: Vibrazioni Cromatiche” pubblicato da TraccePerLaMeta Edizioni da Anna Maria Folchini Stabile e Annamaria Stroppiana Dalzini, con prefazione a cura di Lorenzo Spurio.

[…] Il libro nasce da un’idea di Laura Dalzini come regalo per gli ottant’anni di suo padre, Valeriano Dalzini, pittore, affrescatore, artigiano e artista che ha svolto la sua attività in Milano e in Lombardia nel corso della seconda metà del ‘900. […] In breve, questo libro è una testimonianza di come un uomo ha amato e ama la vita, di come è stato capace di inseguire e seguire la sua passione facendone il suo destino, senza mai perdere forza e carattere, desideroso di superare vittoriosamente tutte le contrarietà quotidiane sia da bambino che da adulto e perfino in questi suoi giorni in cui con volontà e impegno affronta la sua giornata di paziente affetto dal Morbo di Parkinson. […] 

Anna Maria Folchini Stabile

(scrittrice e poetessa)

cover_vibrazioni cromatiche[…] Questo libro non è solo un accurato percorso tra i trascorsi di un uomo che tanto ha donato al privato quanto al pubblico, ma anche un manifesto di un artista come pochi nel nostro secolo che ha donato la sua professionalità e voglia di rappresentarsi a tutti. Un restauratore è un grande artista che vive coscienziosamente tra Passato e Presente: riconosce la gloria artistico-culturale degli anni andati e sensibilizza di fronte al deterioramento del tempo che passa motivando il bisogno di “far rinascere” rispettando i canoni classici. Persone che hanno questa grande capacità di colloquiare tra sfere temporali diverse sono rarissime e ancor più lo sono quelle che lo fanno con amore, rispetto per la tradizione e con un chiaro intento solidaristico e sociale: chi restaura un affresco storico non lo fa per se stesso, ma lo fa per l’arte in generale, per l’amore verso la tradizione, per gli altri, per i posteri. Lo fa, insomma, per tutti. […]

 Lorenzo Spurio

(scrittore, critico letterario)

  

[…] Valeriano Dalzini non va ricordato solo per i lavori a carattere monumentale: egli è anche un ottimo “pittore da cavalletto” che sa realizzare dipinti pregevoli tanto con la pittura a olio quanto con quella all’acquerello. Anche il suo disegno, classicamente impostato e dal tratto sicuro e nervoso, si differenzia per puntualità veristica, per una particolare dote costruttiva e per un accentuato vigore espressivo. […] I personaggi di Dalzini sono tratteggiati con grande efficacia, supportati da una tecnica agile e veloce che mantiene la freschezza del bozzetto e la suggestione dell’incompiuto. Nondimeno i suoi paesaggi possiedono sensibilità naturalistica e grande attenzione verso magiche atmosfere di ascendenza tardo-impressionistica.

E vi sono ancora infiniti altri soggetti che l’artista ha puntualmente ritratto tentandone, di volta in volta, una personale interpretazione che ne rendesse, oltre all’aspetto esteriore, l’essenza nascosta fra le pieghe delle apparenze visive. […]

 Franco Migliaccio

(pittore, docente e critico d’arte)

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