Luisa Bolleri su “La cucina arancione” di Lorenzo Spurio

LA CUCINA ARANCIONE di Lorenzo Spurio
TraccePerLaMeta Edizioni, 2013
Recensione di LUISA BOLLERI

 

cover_front “La cucina arancione” di Lorenzo Spurio – raccolta di racconti che prende il titolo proprio da un racconto – è un libro che apprezzo molto, per aver voluto scavare con chirurgica determinazione nell’animo umano di chi viene considerato borderline, offrendoci un viaggio attraverso multiformi realtà parallele a quelle consuete, considerate nel loro insieme ‘disagio psichico’ ma che spaziano dall’innocua introversione all’omicidio. Un percorso interessante compiuto dentro labirinti mentali ignoti ai più ma anche utile ad esorcizzare certe paure che popolano i sogni di ciascuno di noi. 

In cosa si differenzia l’uomo dagli animali? Qual è il meccanismo che ha portato l’umanità, attraverso una lunga e aspra selezione, a diventare l’essere sociale e organizzato che vive oggi le nostre metropoli? La risposta sta nell’aver creato delle regole da rispettare, che non sono necessariamente le stesse in ogni luogo del pianeta. Leggi e consuetudini basate sull’esperienza collettiva, su avvenimenti storici, sulle necessità, sulla religione, a volte solo sul buon senso. Regole. A volte sbagliate, di parte, fatte dai maschi per i maschi, create a favore dei potenti, contro gli stranieri, contro chi è diverso, contro chi non si omologa al pensiero comune. A difesa delle quali si erge una barriera di istituzioni e di enti morali o etici. Rigide regole.

Ma qual è la linea di demarcazione tra il giusto, il legale, il tollerato e la libertà dell’individuo?

Generalmente nelle società più evolute ciò che non nuoce all’altro viene tollerato, si concede ampia libertà al singolo, purtroppo non sempre si riescono a evitare le forme più subdole di anormalità, nascoste tra le mura domestiche, addirittura tra le pieghe dei più intimi pensieri. Basti pensare alle forme di razzismo, omofobia, estremismo politico, bullismo, pedofilia che spesso non sono conclamate e potrebbero rimanere allo stato embrionale in eterno. Poi un avvenimento fortuito li sviluppa, facendole evolvere in forme attive di violenza. L’aggressività, gradualmente o di colpo, si muta in intolleranza, prepotenza, sopraffazione. Dilagano a macchia d’olio i maltrattamenti in famiglia, in contesti in cui difetta il rispetto dell’altro e in genere per i più deboli. Dove gli esempi del rispetto altrui sono carenti, dove l’amore è considerato possesso, dominio, proprietà, e può sfociare facilmente in stalking, o in femminicidio o in altri crimini contro la persona. Dove si può picchiare un bambino o una donna o un anziano, senza provare il minimo rimorso. Lì, dove l’embrione è cresciuto, la linea è stata oltrepassata.

Si definisce allora ciò che è normale. Chi è una persona normale e chi non lo è. Si stigmatizzano le forme di comportamento e gli atteggiamenti conformi, approvati, adeguati al vivere civile. Per diventare una persona normale si viene educati fin da bambini a rispettare le regole comuni per divenire un adulto regolare. Ma talvolta, pur in una raggiunta normalità, anche la persona apparentemente più adattata, perfino quella che non aveva mai rivelato neanche a se stessa certe inclinazioni, diventa qualcosa di diverso da sé o da quel che appariva. Quante volte si sente ripetere la frase: “Sembrava una brava persona… Non ci posso credere, aveva dei modi così per bene…”. E’ proprio da quell’apparenza fuorviante che nasce l’incapacità a comprendere che hanno i buoni verso i cattivi, l’impossibilità ad afferrare i motivi e le cause di quelle anormalità, e quindi la loro prevedibilità.

Il lettore di questo libro si troverà al cospetto di tante storie in cui la normalità comportamentale avrà deviato in forme diverse e particolari. Anomalie, stranezze, patologie, ossessioni che avvolgono il personaggio di turno in una afflizione sottile o in un’angoscia insostenibile.

Ma ciò che coglie nel segno, di questi variegati racconti, è che ciascuno di essi ci fa abitare le emozioni e i pensieri del protagonista, raccontandoceli passo passo, spiegandoci cosa provi. E attraverso le parole, le riflessioni o semplicemente i suoi comportamenti istintivi, ci mettiamo nei  suoi panni.

Un modo di raccontare teso a far comprendere come possano nascere certe situazioni. Un procedimento che scava anche nel torbido, senza voler giustificare né giudicare ma semplicemente riferendo i fatti, quasi come in una cronaca diretta.

L’autore non interviene mai con i suoi giudizi espliciti. Sarà il lettore a riflettere e, se vuole, a giudicare. 

 

LUISA BOLLERI

 

11-09-2013

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

Oggi a San Benedetto del Tronto (AP) un reading dedicato al disagio psichico e sociale

Il 12 ottobre alle ore 17 presso la Sala della Poesia di Palazzo Piacentini a San Benedetto del Tronto (AP) con il patrocinio del Comune, poeti ed esperti parleranno di un argomento che attraversa la nostra esperienza personale, ma di cui troppo spesso nessuno parla.

L’evento è organizzato e promosso dalla Associazione Culturale TraccePerLaMeta in sinergia con la rivista di letteratura Euterpe e l’Associazione I luoghi della Scrittura.

Un modo insolito di affrontare l’argomento che introdotto da esperti quali la dottoressa Antonella Baiocchi, psicoterapeuta e criminologa, darà spazio alla lettura di testi poetici che danno voce al disagio e alle difficoltà dell’uomo contemporaneo.

Sulla scorta della felice esperienza dello scorso giugno presso l’Università  di Palermo, Lorenzo Spurio, scrittore, critico e ideatore di questa iniziativa, è riuscito a renderla itinerante, a testimoniare l’interesse e la necessità di condivisione di sentimenti ed emozioni in questi nostri giorni che vedono i singoli sempre più soli e chiusi nella loro incomunicabilità.

L’ingresso è gratuito.

Info: lorenzo.spurio@alice.it – polysusy@alice.it

 

Locandina reading SBT_definitiva-page-001

Anna Scarpetta su “La cucina arancione” di Lorenzo Spurio

La cucina arancione
di Lorenzo Spurio
Collana Oltremare Narrativa
Editrice TraccePerLaMeta
Prezzo Euro 10.00
 
Recensione di ANNA SCARPETTA

 

          cover_front   La mezza vita, è il primo, dei venticinque, di una serie di racconti,  dello scrittore Lorenzo Spurio, incluso nel libro: La cucina arancione,  edito dall’Associazione TraccePerLaMeta. Da un’attenta lettura, prefigura, in sostanza, quella chiave di apertura che traina, con maestrìa, le altre storie, inserite nella piacevole raccolta, di notevole interesse. In realtà, il nuovo lavoro di narrativa, di Lorenzo, dal titolo: La cucina arancione, rappresenta una carica essenziale, così idonea a rafforzare uno spirito già pregno di effettiva libertà  linguistica, da cui emergono, in questa particolare scrittura, due principali fattori di base: sobrietà e autenticità.

             A mio dire, un narratore, con sottile arguzia,  deve mettere in gioco, nella scrittura, tutti gli strumenti possibili, forti anche della formazione culturale. E, Lorenzo Spurio, in questo libro riesce ad offrire al pubblico una varietà di storie, così nuove, ricche di tanta immaginazione descrittiva, correlate di minuziose particolarità, molto affine ad ogni singola personalità di ciascun personaggio.

             In concreto, sono racconti diversi l’uno dall’altro, con una scelta di individui semplici, non troppo ricercati, ovvero, gente sempre la stessa, di tutti i giorni, di tutti i tempi, del nostro vivere quotidiano, della nostra moderna società. Orbene, personaggi descritti, ognuno, con scrupolosa cura nei loro particolari e minimi dettagli. A mio parere, sono esaltanti ritratti lineari, sia caratteriali che quelli fisici, che danno spesso l’immagine reale dei forti disagi fisici o mentali di talune persone. In effetti, le tante analitiche particolarità descrittive, inerenti ai racconti,  hanno insieme un solo filo conduttore, cioè il disagio mentale o fisico, più o meno accentuato, in taluni personaggi.

             Una novità editoriale, di Lorenzo, o meglio un lavoro centellinato a dovere, che risalta al meglio le sue qualità di scrittore, mettendo a fuoco l’analisi introspettiva della condizione umana, con una varietà di disagi non solo psicologici, ma anche nei suoi vari aspetti, fisici e psicofisici che, tuttavia, affliggono parte della nostra umanità. Noto,  leggendo con piacere, che il primo racconto svela, in maniera naturale,  a dir poco, il vero fascino di una scrittura, che, nel suo complesso, si rivela  abbastanza divertente, oserei dire, alquanto, mimica.

              Infatti, emerge una mimica parlata, molto bene pensata in ogni suo dettaglio, orchestrata con perfetta minuziosità nella varietà degli innumerevoli particolari, dando corpo e vivacità di linguaggio al racconto stesso, con un finale quasi sempre a sorpresa. Non c’è dubbio, una mimica, capace di vestire e svestire, con sottile ironia, nonché, con forte, fervida, immaginazione, quei personaggi un po’ strambi e curiosi, nel ridurre le  dimensioni fisiche, appunto, nella descrizione del nano, così come si riscontra nel racconto: La mezza vita. Invero, nella lettura, di questo racconto risalta l’immagine di  certi individui autentici, molto espressivi, dinamici nei movimenti, e nelle loro azioni, proprio come fa un bravo registra coi suoi attori, dietro alla macchina da presa, mentre sta girando le sue scene pensate e immaginate, coi suoi strani, numerosi, personaggi e  comparse,  per narrare, alla fine, una storia di vita reale oppure immaginaria.

             Dunque, è anche la stessa mimica che accomuna i grandi e piccoli artisti, veri interpreti dell’arte, come i divertenti clown dei circhi più in vista, sempre in giro per il mondo. E, quando si presentano al pubblico, per esibire il loro migliore numero di spettacolo, più fantastico, così bello, e molto divertente, il risultato finale, dinanzi alla moltitudine  di  gente,  rimane  alla  fine  assai  sorprendente. Orbene,  La  mezza  vita come racconto iniziale,  rappresenta la tipica narrazione di un uomo fantasioso e curioso, che  psicologicamente, da persona normale, crede di avere acquisito nuove dimensioni fisiche, appunto, in nano. E, dovendo condurre una vita reale, fa davvero  fatica, a muoversi nell’interno della sua casa, come chiudere e aprire la porta  per uscire, in quanto è di altezza piccola, così come le sue mani sono troppo corte per svolgere le personali faccende di tutti i giorni. Il finale si rivela una sorpresa.

          Mi hanno schedato è un altro racconto ch’io trovo abbastanza intrigante, con una scrittura davvero divertente. Lo scrittore  narra di un uomo che fa un sogno davvero strano e bizzarro,  sogna di essere nella città di Rabat e di parlare arabo. Intrattiene con la  stessa gente del luogo, abituali cordiali conversazioni, come se la conoscesse molto bene, addirittura, parla con loro la stessa lingua. Egli si muove a suo agio in questa città straniera e cammina frettolosamente. E, incuriosito, si sofferma davanti ad una bottega di spezie odorose e raffinate; che sono in bella mostra, trite e polverizzate, con una straordinaria varietà di colori. Ma, al suo risveglio, egli prova subito un forte impatto con la realtà, ricordando di  non essere mai stato realmente in quella città araba, né di conoscere quella lingua. Dunque, quel sogno non poteva essere suo, non gli apparteneva nei minimi dettagli. Da queste confuse e personali  considerazioni, dentro di sé, riparte, in maniera surreale, tutta un’analisi introspettiva, abbastanza contorta. Infine, decide di non volere più, per sé, quel sogno così strambo. Il finale è a dir poco, inaspettato.

              La vecchia col cappotto ocra  è  tutt’altra trama,  un po’ forse troppo forte, in sostanza. In questo episodio un uomo viene disturbato da un sogno sempre lo stesso e ricorrente, con la presenza di una donna alta, di aspetto grossolano,  e trascurato,  indossa un lungo cappotto colore ocra.  La donna appare in sogno, quasi sempre di spalle, poi finalmente gli  mostrerà anche il suo volto sgraziato. Tuttavia, questo sogno si rivela una continua persecuzione,  così assillante, al punto che, ad ogni suo risveglio, si sente minacciato.  In concreto, il sogno diviene ingestibile nella realtà. Egli, infatti, si lascia prendere dall’ansia, e da incredibile paura. Infine, decide di camminare con un coltello in tasca per una sua difesa personale. Ma, un giorno, per un caso fortuito, trovandosi per strada, incontra realmente la donna del suo sogno, è lì dinanzi  ai suoi occhi, veste uguale, stesso volto, stesso cappotto. Questa visione, infatti, produrrà in lui una reazione istintiva, così incontrollabile, che lo porterà a compiere un gesto insano.

              In conclusione, la lettura del libro: La cucina arancione, dello scrittore Lorenzo Spurio, si presenta  scorrevole, come linguaggio, con episodi ricchi di un dinamismo incredibile. A mio parere,  sin da subito, emerge quella straordinaria capacità espressiva così complessa in ogni minuziosa descrizione, fatta di movimenti ed azioni, di ciascun personaggio. Non sbaglierei dicendo che questa scrittura, non può che affascinare il lettore. In sintesi, i venticinque racconti, uno dopo l’altro, ti prendono con il particolare piacere di capire, fino in fondo, l’importanza e il senso autentico di questa scrittura, non di facile interpretazione. E’, senza dubbio, una personale scrittura che  rasenta l’espressività di un verismo ancora così presente nella nostra  società odierna. Tuttavia, un verismo, temprato e forgiato nel tempo, che accomuna la visione, la dialettica, e abbraccia, in un solo afflato, l’umanità dei nostri giorni. Inverosimilmente, a mio dire, l’abbraccia, con gli stessi bisogni e urgenti necessità, anche coi suoi disagi individuali, sempre in forte crescita, in un territorio uguale a tutti  gli altri del mondo, con le stesse problematicità che sembrano non avere mai un fine reale.  

 

Novara, lì 4 Ottobre 2013                                                             Anna Scarpetta

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTRICE.

Francesca Luzzio su “La cucina arancione” di Lorenzo Spurio

La cucina arancione
di Lorenzo Spurio
TraccePerLaMeta Edizioni, 2013
 
Recensione di Francesca Luzzio 

cover_frontLa  Cucina arancione di Lorenzo Spurio  è una raccolta di racconti insolita e apparentemente strana perché non propone al lettore la narrazione di fatti veri o verosimili che trovino nella razionalità la molla operativa dell’intreccio, ma lo immerge nella surreale realtà ( nessun ossimoro può essere altrettanto lecito) dei meandri nascosti della mente. Non domina , se vogliamo adoperare il linguaggio freudiano l’io, né il super-io, ma l’es, l’incognito inconscio che emerge non solo a livello  onirico, ma anche nella concretezza del vivere quotidiano, acquisendo ragione d’essere e perciò realtà comportamentale.

Il super-io razionale e pensante non crea un giusto equilibrio tra le altre due sfere, componenti della psiche, ma è come se giustificasse e desse ragione d’essere all’irrazionalità dell’inconscio ed ai comportamenti maniacali dei protagonisti delle narrazioni. I personaggi della produzione letteraria di Pirandello, hanno consapevolezza  dell’inesistenza dell’identità e l’assurdo del loro agire nasce da una convinzione filosofica per cui, secondo loro, sono anomali i normali  e normali i consapevoli del relativismo gnoseologico che, annullando il vero,legittima la pluralità di verità dei singoli individui e di conseguenza il non senso dell’essere, invece i personaggi dei racconti di Spurio,  presentano una condizione mentale anomala e ad essa rapportano il loro agire, insomma sono fissati in una forma, in una maschera che però non è quella che la società e le sue convenzioni impongono,ma è una forma alienata, estranea alla cosiddetta normalità e riconducibile ad un inconscio malato, che normalizza l’irrazionale.

Essi propongono  il loro modo di essere e di agire senza spiegare perché pensano ed agiscono in quel modo, quindi apparentemente manca una ragione di fondo che giustifichi l’anomalia,ma di fatto il lettore, proprio perché i personaggi non la propongono è indotto a chiedersi quale movente determini la non sanità mentale e simili comportamenti fobici ed ossessivi, perché lo scrittore lo immerga in questo  poliedrico mondo in cui, al massimo, solo l’istinto talvolta giustifica situazioni e comportamenti . Tuttavia in qualche racconto compare anche il quid epifanico che fa uscire dal labirinto tortuoso che veniva  considerato normalità, così, ad esempio, accade al protagonista di La mezza vita , per il quale il ritorno alla normalità è conseguente alla visita medica, o al ragazzo de L’alfabeto numerico, per il quale lo strappo del quaderno  assume la medesima funzione. Ma ciò costituisce l’eccezione, di solito i personaggi restano irretiti nella loro condizione anomala, sia essa la perdita d’identità, come in L’ordigno imploso o in La regina rossa, sia il mostro mentale che condiziona la loro esistenza. Il risultato finale per il lettore è sempre comunque umoristico: si piange e si ride nello stesso tempo e, come già si è detto, s’interroga sui motivi che possono avere indotto L. Spurio a raccontarci questa persistente follia , tipica di ospedale psichiatrico piuttosto che della comune realtà che ci circonda. Novello Benjamin, il narratore ci propone un’allegoria vuota, cioè vuole denunciare l’indecifrabilità e l’ insignificatezza dell’esistenza contemporanea. Mentre l’allegorismo tradizionale muove da una verità generale, condivisa dalla società, l’allegorismo moderno assume forme vuote che dichiarano la resa al non senso e alla crisi che caratterizza i nostri tempi. Le menti malate che popolano la raccolta di Lorenzo Spurio esprimono appieno la follia del mondo attuale, caratterizzata da un lato da solitudini egotistiche, chiuse nella virtuale apparenza mediatica, oppure arroccate nei privilegi che la ricchezza esagerata offre, dall’altra la solitudine della miseria economica o morale che  dirompono travolgenti e trascinano ad atti folli tanta gente. Vichiano ricorso storico: come in epoca barocca,come nel primo Novecento , pur con le specificità contestuali che caratterizzano ogni epoca, viviamo la morte del senso della vita e dei valori.                                                                                      

Lo stile dell’opera è scorrevole, chiaro, sintatticamente normativo; la posizione del narratore a volte è omodiegetica, tal’altra eterodiegetica, secondo la distanza che il narratore ama stabilire tra sé e il protagonista. La tecnica narrativa è varia: monologhi, flash-back, dialoghi descrizioni rendono ulteriormente fruibile  la lettura.

 FRANCESCA LUZZIO

 

Palermo, 29-08-2013

QUESTA RECENSIONE VIENE PUBBLICATA PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTRICE.

E’ SEVERAMENTE VIETATA LA PUBBLICAZIONE SENZA IL SUO PERMESSO.

IL VIDEO DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SVOLTASI A FIRENZE IL 20-09-2013

“La cucina arancione” di Lorenzo Spurio presentata a Firenze il 20.09.2013

Il video integrale della presentazione del libro di racconti LA CUCINA ARANCIONE (TraccePerLaMeta Edizioni, 2013)

DI LORENZO SPURIO

avvenuta alla Biblioteca Pietro Thouar, a Firenze il 20 settembre 2013

 

RELATRICE: MARZIA CAROCCI, poetessa, scrittrice, critico

INTERVENTI DI:

MASSIMO ACCIAI, poeta, scrittore, direttore rivista Segreti di Pulcinella

SANDRA CARRESI, poetessa, scrittrice, vice-presidente Ass. Culturale TraccePerLaMeta

RITA BARBIERI, docente di lingua e letteratura cinese 

ANNAMARIA PECORARO, poetessa, scrittrice

 

LETTURE DI

LUISA BOLLERI, poetessa e scrittrice

 

“In ricordo di Neruda: poeta dell’esilio e dell’impegno attivo”, di Lorenzo Spurio

In ricordo di Neruda: poeta dell’esilio e dell’impegno attivo

di LORENZO SPURIO

  

Compagni, seppellitemi in Isla Negra,
di fronte al mare che conosco, ad ogni area rugosa
di pietre e d’onde che i miei occhi perduti
non rivedranno.[2]

 

Il 23 settembre 1973 in una clinica di Santiago de Cile moriva uno dei più insigni poeti della letteratura mondiale contemporanea: Pablo Neruda. L’origine della morte veniva spiegata con l’aggravamento di un tumore, ma ben presto alcune ipotesi più dolorose sembrarono prendere piede: quella che l’uomo fosse stato avvelenato su comando dello spietato dittatore Pinochet. Nell’aprile scorso il Tribunale ha predisposto la riesumazione del corpo del poeta che è stato poi sottoposto a nuove perizie per cercare di acclarare la reale causa della morte.[3] La vicenda rimane ancora oggi velata da mistero.

Nato nel 1904 nella provincia della regione centrale di Maule da un modesto ferroviere e rimasto orfano della madre giovanissimo, Neruda (il cui nome venne utilizzato da lui stesso inizialmente come pseudonimo rifacendosi allo scrittore Jan Neruda e che poi avrebbe utilizzato e con il quale sarebbe divenuto famoso) è comunemente ricordato come uno dei maggiori cantori dell’America Latina assieme a Ruben Darío (1867-1916) e José Martí (1853-1945). La prima opera poetica dell’autore fu Crepuscolario (1923), seguita l’anno dopo dalla ben più celebre Veinte poemas de amor y una canción desesperada nella quale l’animo lirico del poeta si destreggiava tra voraci pennellate nel mondo dell’erotico e una chiara e mai ridondante suggestione modernista.

imagesImportante l’impegno sociale e politico di Neruda a partire dalla sua attività diplomatica di console a Buenos Aires (1940-1943) sino al suo incarico a Barcellona e a Madrid, città nella quale conobbe e strinse amicizia con altri geni del momento quali Federico García Lorca (1898-1936), Salvador Dalí (1904-1989) e Rafael Alberti (1902-1999). Probabile influenza ricevette dagli amici incontrati a Madrid, una delle capitali delle avanguardie europee, dove in molti artisti si confessavano con una nuova poetica: quella del linguaggio surrealista. Luis Buñuel nel 1929 aveva girato il perturbante cortometraggio Un perro andaluz; García Lorca, compose Poeta en Nueva York tra il 1929-1930 impressionato dal suo viaggio negli Stati Uniti, un testo avanguardistico nel quale usa un linguaggio tortuoso fatto di analogie inconfessabili e rivelava il chiaro influsso subito dall’amico e pseudo-amante Salvador Dalí e quest’ultimo nel 1933 aveva appena ultimato il celebre quadro con gli orologi molli denominato “La persistenza della memoria”. Ed è così che l’opera  di Pablo Neruda, Residencia en tierra[4] (1933), una delle più ricordate e celebrate dell’autore, si manifestava per un nuovo gusto per l’avanguardia rilevabile nei suoi testi attraverso l’uso di una poetica asciutta e ricca di “a capo”, quasi asfittica, nella quale imperversavano allusioni difficili da cogliere, un linguaggio a tratti paradossale e immagini chiaramente scaturite da una nuova psico-analisi della realtà: “Dopo tutto sarebbe delizioso/ spaventare un notaio con un gladiolo mozzo/ o dar morte a una monaca con un colpo d’orecchio./ Sarebbe bello/ andare per le vie con un coltello verde/ e gettar grida fino a morir di freddo”.[5]

Importantissime infine altre due opere nel grande mare magnum della monumentale e prolifica collezione artistica di Neruda:  España en el corazón (1937) e  Canto general (1950). In España en el corazón si respira il tormento per la guerra civile spagnola che nel 1936 portò alla fucilazione dell’amico García Lorca al quale pochi anni prima aveva scritto una bellissima ode nella quale lo paragonava a “un arancio in lutto”. In questa silloge prevalgono i toni duri di un uomo addolorato per la scoppio di un clima d’odio e la deriva totalitaria; le immagini evocate sono forti e violente come quando scrive: “Di fronte a voi ho visto il sangue/ di Spagna sollevarsi/ per annegarvi in una sola onda/ di orgoglio e di coltelli!// Generali,/ traditori:/ guardate la mia casa morta,/ guardate la Spagna a pezzi”.[6]

Canto general è la prosopopea lirica dell’amore incontenibile verso la sua terra, non solo la sua regione e il suo paese, ma il Sud America tutto, tanto diverso da quell’Europa che pure conosceva molto bene all’interno del quale il lettore non potrà che rimanere affascinato dalle “poesie oceaniche” e riuscire a scorgere i movimenti delle acque sconfinate. E in questo canto-confessione che l’autore fa con occhi che potremmo dire esser bagnati e con un fedele recupero del suo passato, in molti hanno visto la grandezza di Walt Whitman (1819-1892) che parlò con la sua terra, evitando gli elogi, ma dando la parola a ogni cosa: al cane, alla foglia, alla luna e al colore.

Non va di certo dimenticato neppure il fervido attivismo di sinistra di Neruda con una vera e propria “militanza” nelle file del marxismo e nell’appoggio indiscusso al cheguevarismo di Cuba che lo portò, però, anche a una dura sottomissione di idee da parte dei regimi totalitari che si susseguirono in Cile. La biografia di Neruda, infatti, non può essere scissa dalla storia contemporanea del Cile con la quale si identifica, si intreccia, si coniuga e ne subisce pesantemente gli errori commessi dai militari al comando. Ed è così che nel 1949, dopo un periodo di ostilità e censura nei suoi confronti, che il poeta di Parral viene costretto ad allontanarsi dal suo paese quando con un clamoroso discorso al Senato cileno (Neruda in quel periodo era senatore), ricordato come il discorso del “Yo acuso”, sottolinea le nefandezze operate da certi strati del governo che inizialmente aveva appoggiato e che poi si erano mostrati voltagabbana e violenti, bollandoli come fascisti. E in effetti la vita del poeta è costellata di numerose partenze e ritorni al caro Cile natale, un po’ dovuti ai suoi incarichi di lavoro diplomatici in Europa e in Asia, un po’ proprio per gli esili intimati e coatti a cui il poeta dovrà sottomettersi non senza dolore e nostalgia.

Nel 1970 Neruda ritorna in Cile alla vigilia delle elezioni presidenziali nelle quali appoggia dichiaratamente il candidato socialista Salvador Allende (1908-1973) del quale pure diventerà grande amico, ma l’esperimento democratico per la politica cilena durerà troppo poco e il paese sprofonderà in una nuova, lunga e dolorosa dittatura, quella di Augusto Pinochet (1915-2006) inaugurata con il golpe militare nel 1973. Neruda, ormai visibilmente compromessosi nelle sue eclatanti posizioni sinistroidi e quindi temuto dal nuovo presidente come possibile leader del dissenso, viene nuovamente allontanato dal paese e le opere del poeta saranno censurate per tutto il periodo della dittatura, ossia fino al 1990. La vita di Neruda è una storia fatta di viaggi di lavoro, spostamenti frenetici, relazioni con culture e lingue diverse, esili dolorosi ed attese.

Per ricordare la grandezza del poeta cileno  a quaranta anni di distanza dalla sua morte la rivista di letteratura “Euterpe” della quale sono direttore, in collaborazione con l’Associazione Culturale TraccePerLaMeta, Deliri Progressivi e il Patrocinio Morale ricevuto dal Consejo Nacional de la Cultura y las Artes del Gobierno de Chile, abbiamo organizzato un incontro poetico che si terrà a Firenze il prossimo 21 settembre 2013 a partire dalle 17:00 presso la Libreria Nardini all’interno del Complesso de Le Murate.

In questa occasione si ripercorrano alcuni momenti cruciali della vita del poeta leggendo alcune sue liriche in lingua originale e in italiano, dando poi spazio ai poeti che interverranno e daranno lettura alle loro poesie.

Il fatto che si sia deciso di intitolare l’evento “Memorial Pablo Neruda” non è causale e ha la volontà di mostrare un doppio rimando alla sua poetica richiamando la sua opera Memorial de Isla Negra composta nel 1964 dove, rimembrando la nascita dell’amore verso la poesia, annotava: “Accadde in quell’età… La poesia/ venne a cercarmi. Non so da dove/ sia uscita, da inverno o fiume./ Non so come né quando,/ no, non erano voci, non erano/ parole né silenzio,/ ma da una strada mi chiamava,/ dai rami della notte,/ bruscamente fra gli altri,/ fra violente fiamme/ o ritornando solo,/ era lì senza volto/ e mi toccava”.[7]

 Locandina_Neruda_definitiva

LORENZO SPURIO

 10-09-2013

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE IL PRESENTE SAGGIO SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.                       

  

 


[2] Pablo Neruda, Poesie, cura e traduzione di Roberto Paoli, Milano, Newton Compton Editori, 2007, p. 119.

[4] Il titolo non può che ricordare la celebre Residencia de Estudiantes de Madrid, luogo di incontro di esperienze artistiche nuove e di amicizie tra poeti e pittori che furono importantissime negli sviluppi dell’arte europea. Alla Residencia de Estudiantes gravitavano Luis Buñuel, Federico García Lorca, Salvador Dalí, Manuel Altolaguirre, Manuel de Falla, Gerardo Diego, solo per citarne alcuni.

[5] Pablo Neruda, Poesie, cura e traduzione di Roberto Paoli, Milano, Newton Compton Editori, 2007, p. 61.

[6] Pablo Neruda, Poesie, cura e traduzione di Roberto Paoli, Milano, Newton Compton Editori, 2007, p. 83.

[7] Pablo Neruda, Poesie, cura e traduzione di Roberto Paoli, Milano, Newton Compton Editori, 2007, p. 227.

“La cucina arancione”, il nuovo libro di Lorenzo Spurio

Un viaggio tra le pieghe disturbate dell’io

La cucina arancione: il nuovo libro di LORENZO SPURIO

 

Comunicato Stampa

 cover_frontLa cucina arancione è la nuova raccolta di racconti dello scrittore marchigiano Lorenzo Spurio che nel 2012 ha esordito con Ritorno ad Ancona e altre storie (Lettere Animate Editore) scritto a quattro mani assieme a Sandra Carresi. Dopo essersi dedicato ampiamente alla critica letteraria, l’autore ritrova con questa silloge la sua forma letteraria espressiva più congeniale: il racconto breve.

La cucina arancione si compone di ventiquattro racconti di diversa lunghezza e il filo rosso della raccolta è l’analisi di “casi umani”, di personalità fragili o disturbate, personaggi apparentemente sani che, invece, celano al loro interno delle inquietanti verità o problematiche che restano latenti. Nella silloge si parlerà di violenza e solitudine, ma anche di pedofilia, ossessioni adolescenziali e tanto altro. Nella prefazione firmata da Marzia Carocci si legge: «Amori non ricambiati, nonne ricordate, morti improvvise, viaggi di speranza, pulsioni devianti, magie e luoghi incantati, occasioni perdute… Un’appassionante raccolta fantasiosa, dove l’autore con immaginazione, intelligenza e acutezza, propone al lettore vicende realistiche e chimeriche di una mente che va oltre il consueto, sottolineando, però, in questo percorso d’indagine psicologica anche pregi e difetti dell’umanità».

L’opera è edita da TraccePerLaMeta Edizioni, casa editrice dell’omonima Associazione Culturale all’interno della quale Spurio è socio fondatore. Il libro può essere acquistato mediante lo Shop Online dell’Associazione TraccePerLaMeta e a partire dalla prossima settimana su qualsiasi vetrina online di libri (Ibs, Dea Store, Libreria Universitaria,..) o mediante ordinazione in qualsiasi libreria.

 

LORENZO SPURIO è nato a Jesi (An) nel 1985. Ha conseguito la Laurea in Lingue e Letterature Straniere e si è dedicato alla scrittura di racconti e di saggi di critica letteraria. Ha collaborato con prestigiose riviste di letteratura italiana tra le quali Sagarana, Silarus ed El Ghibli. Per la narrativa ha pubblicato “Ritorno ad Ancona e altre storie” (Lettere Animate, 2012), scritto assieme a Sandra Carresi; per la saggistica ha pubblicato “Ian McEwan: sesso e perversione” (Photocity, 2013), “Flyte e Tallis” (Photocity, 2012), “La metafora del giardino in letteratura” (Faligi, 2011), scritto assieme a Massimo Acciai e “Jane Eyre, una rilettura contemporanea” (Lulu, 2011).

Ha curato, inoltre, l’antologia di racconti a tema manie, fobie e perversioni “Obsession” (Limina Mentis, 2013).

Nel 2011 ha fondato assieme a Massimo Acciai e a Monica Fantaci la rivista di letteratura online “Euterpe” che dirige e con la quale organizza eventi letterari su tutto il territorio nazionale.

 

 

SCHEDA DEL LIBRO

                

Titolo: La cucina arancione

Autore: Lorenzo Spurio

Prefazione di Marzia Carocci

Casa Editrice: TraccePerLaMeta Edizioni, 2013

Collana: Oltremare (narrativa)

ISBN: 978-88-907190-8-0

Pagine: 237

Costo: 10 €

 

 

Info:

info@tracceperlameta.org –  lorenzo.spurio@alice.it

E’ uscito “Imago” di Antonella Troisi

“IMAGO” DI ANTONELLA TROISI

 COMUNICATO STAMPA

  

imago_600E’ uscito da pochi giorni Imago di Antonella Troisi. Si tratta di una raccolta di poesie edita da TraceePerLaMeta Edizioni. Questo libro rappresenta l’opera prima di Antonella Troisi, poetessa campana residente a Salerno.

Dalla prefazione curata da Lorenzo Spurio si legge: «Il lettore troverà poesie dal gusto nuovo la cui collocazione in un genere risulta difficoltosa, ma, come si sa, nel nostro secolo non è opportuno parlare di scuole, movimenti né generazioni. […]La difficoltà nel percepire in maniera lucida e razionale quali siano i limiti estremi di un amore è al centro della silloge dove l’amore si configura a tratti come un tormento, un desiderio, un pensiero ricorrente, un’illusione. La poetessa, però, è altamente coscienziosa nel sapere che parlare di amore immancabilmente significa parlare anche del tempo che, imperterrito scorre».

Il libro può essere ordinato ed acquistato tramite lo shop di TraccePerLaMeta Edizioni o tramite ogni altra libreria online.

 

                        

TITOLO: Imago
AUTORE: Antonella Troisi
EDITORE: TraccePerLaMeta Edizioni
PAGINE: 56
ISBN: 978-88-907190-7-3
COSTO: 9€

Info:

info@tracceperlameta.org

www.tracceperlameta.org

Il 12 ottobre 2013 a San Benedetto del Tronto (AP) si terrà il reading poetico “Disagio psichico e sociale”

Reading poetico

“Disagio psichico e sociale”

a San Benedetto del Tronto (AP)

sab. 12 ottobre 2013

                         cover con loghi

 Venerdì 14 giugno scorso si è svolto presso la Biblioteca dei Saperi della Facoltà di Lettere dell’università di Palermo il primo appuntamento con il reading poetico dal titolo “Disagio psichico e sociale” voluto ed organizzato dalla rivista di letteratura Euterpe diretta da Lorenzo Spurio, scrittore marchigiano.

All’evento hanno partecipato trenta poeti e tutte le poesie che sono state lette in quell’occasione verranno pubblicate a breve in un’opera antologica edita da TraccePerLaMeta edizioni per ricordare quel bel momento di condivisione.

La tematica attuale e universale ha fatto sì che un gran numero di poeti e scrittori si raccogliesse attorno a questa iniziativa e per questo motivo si è deciso di riproporre il reading in altre città italiane.

Il secondo appuntamento sarà nelle Marche e si terrà nel pomeriggio di SABATO 12 OTTOBRE 2013 a SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP).

 

MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE

Ogni partecipante potrà leggere un massimo di 3 liriche che dovranno avere le seguenti caratteristiche:

– essere di completa produzione dell’autore;

– non superare i 30 versi ciascuna;

– attenersi, seppur vagamente, al tema proposto.

 

Al termine dell’evento gli organizzatori si premureranno di raccogliere le liriche in un volume antologico del quale verranno fornite tutte le indicazioni ai partecipanti.

Nessun contributo è richiesto per questa attività, ma si richiede ai poeti di incollare ai piedi di ciascun testo poetico che invieranno, le seguenti attestazioni:

 

  1. Attesto che la poesia che presento al suddetto concorso è frutto del mio ingegno, ne dichiaro la paternità e l’autenticità.
  2. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e successive modifiche e acconsento alla pubblicazione di questo testo nell’opera antologica, senza avere nulla a pretendere né ora né mai.

 

Le poesie con le quali si intende partecipare al reading poetico dovranno essere inviate in formato digitale (doc o pdf) entro e non oltre il 30 settembre 2013 ad entrambi gli indirizzi mail:  lorenzo.spurio@alice.it  e  polysusy@alice.it  specificando nell’oggetto “Reading disagio”.

I testi dovranno essere accompagnati dai contatti telefonici e mail dei partecipanti per eventuali comunicazioni.

Gli autori delle poesie inviate dovranno presentarsi il giorno del reading, pena l’eliminazione delle poesie in scaletta per la lettura.

Non saranno accettate deleghe per la lettura in sede del reading, né collegamenti Webcam o in videoconferenza per la lettura di poesie.

 

Per info: 

Link all’evento in FB: https://www.facebook.com/events/602966623060539/?fref=ts

Lorenzo Spurio – Direttore Rivista Euterpe – lorenzo.spurio@alice.it

Susanna Polimanti – Scrittrice – polysusy@alice.it

“A volte non parlo” di Anna Maria Folchini Stabile, recensione di Lorenzo Spurio

A volte non parlo
di Anna Maria Folchini Stabile
con prefazione di Paola Surano
Liberia Editrice Urso, 2013
Numero di pagine: 55
ISBN: 9788898381104
Costo: 9,50 €
 
Recensione di Lorenzo Spurio

 

198La nuova silloge poetica di Anna Maria Folchini Stabile, A volte non parlo (Libreria Editrice Urso, 2013), arricchisce il suo curriculum letterario che vanta altresì di varie pubblicazioni di narrativa breve. Chi conosce la poetica di Anna Maria, o ha avuto almeno il piacere di leggere qualche sua poesia (ricordo che la poetessa pubblica con regolarità le sue liriche sul sito Racconti Oltre gestito da Luca Coletta), sa bene che le suggestioni che ci trasmette fuoriescono direttamente dalla sua considerazione nei confronti della realtà quotidiana. Le sue poesie, infatti, sia quelle che hanno come tema l’amore, sia quelle che, invece, partono dall’indagine del tormento interiore motivato spesso da una riconsiderazione del passato, condividono tutte una essenzialità di linguaggio e una purezza semantica che incontra di certo il favore del lettore. La poetessa rifugge gli orpelli retorici, i tecnicismi e addirittura sembra mostrare una certa sofferenza nei confronti della metrica stantia, del verseggiare classico e chiuso e si offre, invece, in pensieri sciolti, che giungono diretti al cuore del lettore e poi alla mente. Troveremo, dunque, la poetessa a riflettere su un amore solido ed entusiasmante, duraturo nel tempo tanto che il lettore è certo che esso non conoscerà mutamento nel suo divenire, descrizioni più cupe che partono, invece, dall’analisi a tratti inquieta a tratti dubitativa dell’essere. Ci saranno, inoltre, liriche che presentano il sottofondo scenico caro alla poetessa, quello del suo luogo di residenza con vari e continui accenni al lago come avviene in “Lacustre”, dove la vista del lago al primo mattino, come fosse un saluto rinnovato ad un amico sempre presente, si veste di imperscrutabilità del futuro: «Niente/ turba/ questo inizio di giorno.// Tutto/ è possibile» (48).

Una lirica ricca di contenuti, di tematiche e di sfaccettature; si susseguono prospettive visuali diverse: a volte è come se la poetessa colloqui con se stessa, altre volte è evidente l’intento di voler annunciare il contenuto delle sue liriche al mondo; molte poesie si arrovellano sul Tempo sia dal punto di vista tematico che dal punto di vista strutturale: intere liriche in cui Anna Maria utilizza il condizionale, quella condizione ipotetica che si sarebbe sviluppata nel passato se avesse fatto/non fatto qualcosa («Avrei cambiato il mondo/ se avessi fatto…/ Ma sono rimasta alla finestra/ e avete fatto tutto voi», 12), altre, invece, si configurano come una sequela di domande, con un tono ascendente dove, però, i quesiti non trovano risposta. Ma è un po’ tutta la silloge ad essere investita da una sensibilità nuova; nell’opera precedente, Il nascondiglio dell’anima (Libreria Editrice Urso, 2012), che si apriva con una mia nota di prefazione, avevo osservato che le liriche si caratterizzavano per una eclatante fascinazione per il colore, il bello, gli elementi naturali nel loro felice divenire, tanto da definire la sua poetica modernista (con riferimento al modernismo spagnolo e sud-americano). Qui, nella nuova silloge, l’atmosfera è differente, si è stemperata, le primavere e i bagliori sembrano aver lasciato il posto a crepuscoli e folate di vento gelido. I colori si sono scuriti e a tratti anche la parola –pur sempre limpida e lineare- si è ispessita, in linea con una nuova concettualizzazione delle tematiche. E questo mutamento, questa metamorfosi “decadente” si esplica nei vari riferimenti al sé-poeta dubbioso, alla continua ricerca di risposte, di soluzione a quesiti, alla difficile liberazione da inquietudini che fanno dell’io lirico un animo scisso, apparentemente debole e tormentato, anche e soprattutto dalla difficoltà dei tempi contemporanei riscontrabili nei «Giorni pesanti/ Difficoltà nuove/ […] Ogni giorno/ ha il suo fardello» (18) di “Uomini e draghi”. E se è vero che la poetessa molto ci trasmette con le sue liriche, è altrettanto vero che si respira un certo sentimento omertoso, come se ci sia nel sottofondo qualcosa che, sino alla fine, non viene mai rivelato al lettore. Tutto questo è esemplificato dal titolo stesso della raccolta, A volte non parlo, lirica che apre il testo. La poetessa Anna Scarpetta tempo fa, parlandomi della nuova silloge dell’amica Anna Maria Folchini Stabile, mi disse: «Hai visto, Lorenzo? Anna ha scritto “A volte non parlo”… e, invece, dice tanto. Dice tutto!»; ed è di certo una considerazione valida e possibile anche se a mio avviso, come già detto, nella silloge si respira una nuova aria, insomma una diversa Anna Maria. E sulla mia stessa linea è anche la poetessa varesina Paola Surano che nella prefazione al testo osserva: «balza subito all’occhio e alla mente che questa raccolta è diversa dalle altre» (5). Vediamo il perché di quanto si sta dicendo in maniera più scientifica.

E’ di certo la lirica iniziale che contiene il manifesto di questa nuova venatura poetica di Anna Maria Folchini Stabile; qui si legge, infatti, di “pensieri masticati” (pensiamo si tratti di idee difficili da gestire, che ritornano a infastidire l’animo della poetessa, dure, ingestibili e che, dunque, necessitano una masticatura più prolungata e veemente) e di “labirinto di ipotesi” che evoca nella nostra mente una situazione fastidiosa di stallo e di tomento, di ricerca di una fuga con esiti già scritti e tutti abbastanza deludenti come osserva lei stessa nei versi che seguono: «non vi è alcuna uscita tra le siepi di bosso/ che costeggiano questo cammino…» (9). Vicolo cieco? Strada sbarrata? Vie tortuose che confluiscono con altre per poi depistare? E’ una possibilità con la quale l’autrice vuol intendere quella difficoltà insita nel senso stesso dell’esistenza da lei rappresentato enigmaticamente come un «rigioco sulla scacchiera invisibile» (9) che tanto mi fa pensare al gioco a dadi della Morte nella celebre ballata di T.S. Coleridge.

E come si diceva poc’anzi il tempo è oggetto della poetica della donna: esso è onnipresente, a tratti latente, a tratti esplicitato, la poetessa non lo teme né ha necessità di affrontarlo, non ci colloquia, evitando di considerarlo un degno interlocutore, ma lo tiene in considerazione, lo osserva da distante e ne tiene conto. Il passato è visto quale momento felice dell’esperienza personale che non è morto e in sé chiuso a comparti stagni con il presente liquido, ma si configura quale fattore esperenziale che si rinnova con la rimembranza e che nel momento in cui viene “rivissuto” giunge addirittura a eternizzarsi nell’istante che funziona nell’animo come rivelazione: «E le speranze promesse/ e i desideri accennati/ e i sogni sorridenti/ per un attimo/ riprendono vita./ Solo per un attimo» (20-21). Ma quel presente che si riappropria del passato a sprazzi, per immagini o ricordi singoli, è illusorio e fugace: il momento si esaurisce velocemente e la finitezza del ricordo “rivissuto” è, forse, ulteriore causa del disagio e del senso d’apatia dell’io lirico, conseguenza dell’incapacità di sapersi destreggiare nei vari piani temporali: «Non è dolore/ questo tempo andato,/ ma sabbia di clessidra/ che vorrei rivoltare» (14) scrive in “Grigio di cielo”.

In “Occhi innamorati” la poetessa si proietta verso il futuro cercando di ipotizzare come sarebbe stato se avesse fatto/fosse successo qualcosa sviluppando uno sguardo acronico nel quale cerca di vedersi dall’alto come si sarebbe comportata in certe situazioni per concludere lapalissianamente «Non lo sapremo mai/ come sarebbe stato» (17): la storia, tanto privata quanto pubblica, infatti, non si costruisce con i ‘se’ né con i ‘ma’; le ipotesi, lecite e curiose, di ciò che sarebbe successo “se” riflettono ancora una volta quel senso di continua ricerca della donna di giungere ad una più completa analisi delle sue “gesta” passate. Solo nel sogno il tempo si ferma e sembra congelarsi: esso non scorre e sembra annullarsi, semplicemente perché anche la ragione e dunque tutte le attività umane ritrovano pace e riposo: «Attimi sospesi, idee scintillanti/ tempo fermo» (26) ed anche Peloso, il cane della poetessa, sembra divertirsi di più nel sogno/ricordo piuttosto che nel presente ed infatti «rincorre farfalle/ di un’altra primavera» (27).

In “Incapace” la poetessa esprime nel suo “scoramento” il senso di desolazione che si mostra come miscela di paura, scoraggiamento e rabbia tacita per quella falsità endemica che, purtroppo, ci circonda, contenuta nei «pensieri doppi» (10) che, più che individuare strutture polisemiche, mi sembra di intendere come sinonimo di falsità, mediocrità, opportunismo e menzogna. In questo clima ripugnante il sensibile io lirico non può far altro che chiedere aiuto («Aiutami») e far appello affinché un valido sostegno morale sopraggiunga a rinfrancare la poetessa: «Ti prego/ sostienimi» (10).

L’ambientazione cupa chiaramente intimistica si ravvisa anche nei «pensieri inespressi» (12), nel «sorriso bello/ di anni e luoghi/ sepolti/ nel passato,/ tempo di sogni/ e di incertezze certe» (23), nella solitudine dalla quale la poetessa cerca di distanziarsi in “Pausa” (30), nel desiderio di sentirsi  priva di tomenti: «Vorrei essere libera e senza pensieri» (39) e nelle «domande/ senza voce,/ sospese/ nella timidezza/ della mente» (53). A stemperare la gravità delle divagazioni esistenzialistiche che Anna Maria fa mi sento di osservare almeno due elementi: 1) il sentimento di giovinezza che la poetessa nutre e 2) la vita intesa come percorso, come un cammino a tappe e rivolto a una meta. In relazione alla giovinezza d’animo, nella lirica “Spuma di mare”, infatti, leggiamo «Mi guardo/ nello specchio della vita/ e ritrovo/ la ragazzina/ che mi sento» (43); si osservi che la poetessa non dice “la ragazzina che ero” né “la ragazzina che vorrei essere”, ma “la ragazzina che mi sento” in un verso che traspira grande carattere e forza di volontà e di certo smorza l’inquietudine che pervade l’opera. Quanto al cammino, poi, vorrei segnalare la bellissima lirica “I giorni a venire” –a mio modesto parere la migliore della silloge- dove è chiaro e continuo il riferimento all’universo itinerante: ‘incontri’, ‘strada’, ‘cammino’, ‘percorso’, ‘sosta’ che, più che delineare un componimento on the road, concretizza sulla carta il suo fervido convincimento nell’idea che il percorso formativo, culturale, morale dell’uomo nella realtà terrena sia una semplice ma non banale metafora dell’esistenza. Non è un caso che l’Associazione Culturale da lei fondata assieme a me, Sandra Carresi, Laura Dalzini e Paola Surano e della quale è Presidente, abbia come nome TraccePerLaMeta e che l’ultimo concorso organizzato abbia avuto come tema “il cammino”. In questo percorso fisico dell’uomo verso una meta, un luogo ambito o sconosciuto, da raggiungere mediante un percorso accidentato o progettato, più o meno lungo, l’uomo è continuamente minacciato, osteggiato e macchiato dall’errore che potrà porlo nell’infelice situazione di «inveire/ [o] maledire la vita» (24). La silloge rifugge il pessimismo, ma è chiaro l’intento di fondo: l’uomo deve rimboccarsi le maniche e non lasciarsi scoraggiare dalla desolazione che può investirlo e demoralizzarlo sempre più per riscoprire, invece, la ricchezza insita nella sua genuinità:

 

Usciamo
dalle nostre solitudini
riscopriamoci persone
quali siamo
in questi egoismi di realtà divise
con muri invalicabili e invisibili. (36)

 

 

 

Lorenzo Spurio

(scrittore, critico letterario)

 

Jesi, 27 Maggio 2013

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O PUBBLICARE LA PRESENTE RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

 

 

ANNA MARIA FOLCHINI STABILE è nata a Milano nel 1948. Attualmente vive tra la Brianza e il Lago Maggiore. Ha alle spalle una lunga carriera nel mondo dell’insegnamento. E’ poetessa, scrittrice e presidente dell’Associazione Culturale TraccePerLaMeta. Per la poesia ha pubblicato Spuma di mare (Lulu Edizioni, 2009), Il nascondiglio dell’anima (Libreria Editrice Urso, 2012). Per la narrativa ha pubblicato le raccolte di racconti L’estate del ’65 (Lulu Edizioni, 2008), Un topolino di nome Anna (Lulu Edizioni, 2010) e Noccioline (Lulu Edizioni, 2010). Ha curato, inoltre, per il sito Racconti Oltre dove scrive regolarmente, il manuale Come si scrive? – piccolo prontuario per l’autocorrezione dei più comuni errori ortografici, assieme a Luca Coletta. Partecipa a concorsi letterari ottenendo buone attestazioni ed è membro di giuria nei concorsi organizzati dall’Associazione di cui è Presidente.

PALERMO: Programma di eventi letterari per il secondo finesettimana di Giugno

La rivista di letteratura online Euterpe, il blog Intingendo d’inchiostro della poetessa palermitana Monica Fantaci e Blog Letteratura e Cultura di Lorenzo Spurio organizzano un ciclo di eventi letterari per il secondo fine settimana del mese di Giugno.

Gli eventi avverranno con la gentile collaborazione e organizzazione dell’università di Palermo, del Centro Caterina Lipari, dell’Associazione Culturale TraccePerLaMeta, dell’Associazione Culturale Caffè Letterario “Convivio” e si svolgeranno secondo il seguente programma

 

venerdi 14 giugno ore 16:00

Biblioteca dei Saperi, Facoltà di Lettere, Viale delle Scienze –edificio 12 – PALERMO

Reading poetico dal tema “Disagio psichico e sociale”

saranno presenti 32 poeti che leggeranno le loro composizioni a tema

parteciperanno utenti del C.S.M. di Caltagirone (PA) accompagnati da Gaetano Interlandi (Primario del Centro Salute Mentale di Caltagirone) e da Giusi Contrafatto (Presidente Ass. Culturale Caffè Letterario “Convivio”)

 

sabato 15 giugno ore 17:00

Palazzo Steri, Piazza Marina 61 – PALERMO

Presentazione del libro “La riva in mezzo al mare” della poetessa Monica Fantaci

Relatori: Lorenzo Spurio (scrittore, critico letterario, direttore rivista Euterpe) e Salvuccio Barravecchia (poeta e scrittore)

Interverranno: Emanuele Marcuccio (poeta e aforista) e Pierangela Castagnetta (poetessa)

 

sabato 15 giugno ore 18:00

Palazzo Steri, Chiesa Sant’Antonio – PALERMO

Presentazione dell’antologia poetica “L’arte in versi” edizione 2012

opera antologica dell’omonimo concorso ideato da Monica Fantaci, Lorenzo Spurio e Massimo Acciai

Relatori: Lorenzo Spurio (scrittore, critico letterario, direttore rivista Euterpe) e Monica Fantaci (poetessa, scrittrice e vice-direttrice rivista Euterpe)

 

domenica 16 giugno ore 17:30

Centro Caterina Lipari, Via Francesco Petrarca 26 – PALERMO

Presentazione dei libri “Per una strada” e “Pensieri minimi e massime” di Emanuele Marcuccio

Relatori: Lorenzo Spurio (scrittore, critico letterario, direttore rivista Euterpe) e Monica Fantaci (poetessa, scrittrice e vice-direttrice rivista Euterpe)

 

domenica 16 giugno ore 19:00

Centro Caterina Lipari, Via Francesco Petrarca 26 – PALERMO

Presentazione dell’antologia del I Concorso Letterario Internazionale Bilingue TraccePerLaMeta

Relatore: Lorenzo Spurio (scrittore, critico letterario, socio fondatore dell’Ass. TraccePerLaMeta)

Interverranno: Emanuele Marcuccio (poeta, aforista e membro di giuria nel concorso) e Monica Fantaci (poetessa e socia dell’Associazione)

 

 

Tutti gli eventi sono liberamente aperti al pubblico.

Con preghiera di diffusione questo programma di eventi.

 

Info:  lorenzo.spurio@alice.it – moni.fant@virgilio.it

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II Concorso Letterario di Poesia e Narrativa TraccePerLaMeta, il bando

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L’Associazione Culturale TraccePerLaMeta

con il Patrocinio del Comune di Recanati e dell’Assemblea Legislativa delle Marche e del CNSL (Centro Nazionale Studi Leopardiani) di Recanati

 

ORGANIZZA il

2° Concorso Letterario Nazionale di Poesia e Narrativa

“TraccePerLaMeta”– Edizione 2013

 

 

Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
(G. Leopardi, “A Silvia”)

 

BANDO DI PARTECIPAZIONE

 

1)      Il concorso si articola in due sezioni:

a)      Sezione A – Poesia a tema libero

b)     Sezione B – Racconto a tema libero

Pur essendo il concorso a tema libero, verrà assegnato un premio speciale dal Presidente del Premio al miglior testo ispirato dai versi leopardiani indicati.

 

2)      Possono partecipare tutti coloro che sono residenti in Italia o all’estero, ma si ammetteranno soltanto opere scritte in lingua italiana.

 

3)      Per la sezione A è possibile partecipare con un massimo di due poesie che non dovranno superare la lunghezza di 30 versi ciascuna. Per la sezione B è possibile partecipare con un solo racconto che non dovrà superare la lunghezza di sette cartelle (una cartella corrisponde a 30 righe di sessanta caratteri).

 

4)      Gli autori si assumono ogni responsabilità in ordine alla paternità degli scritti inviati, esonerando l’Associazione TraccePerLaMeta da qualsivoglia responsabilità anche nei confronti dei terzi.  Le opere dovranno essere rigorosamente inedite alla data di presentazione al concorso.

 

5)      Ciascun autore dovrà inviare le proprie opere esclusivamente in formato Word (.doc) e la scheda di partecipazione compilata all’indirizzo di posta elettronica info@tracceperlameta.org  entro e non oltre la data del 30 Ottobre 2013.

In via eccezionale, per chi non ha destrezza con la posta elettronica, si potrà inviare tutto in cartaceo a: Associazione Culturale TraccePerLaMeta  Via Oneda 14/A  21018 – Sesto Calende (Va) specificando al di fuori del plico “2° Concorso TPLM 2013”. Nel caso si scelga questo tipo di invio, non farà fede il timbro postale e il materiale dovrà pervenire entro e non oltre la data di scadenza.

 

6)      Non verranno accettati testi che presentino elementi razzisti, pornografici, blasfemi o d’incitamento all’odio, alla violenza, alla discriminazione di ciascun tipo.

 

7)      Ciascun autore, nell’allegato contenente le proprie opere, deve inserire il proprio nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico, indirizzo e-mail, la dichiarazione che l’opera è frutto esclusivo del proprio ingegno, la dichiarazione che l’autore ne detiene i diritti e l’espressa autorizzazione al trattamento dei propri dati personali ai sensi del D.lgs. n. 196/2003, compilando la scheda allegata al bando.

 

8)      La partecipazione è gratuita per tutti i soci 2013 dell’Associazione Culturale TraccePerLaMeta. Per tutti gli altri partecipanti si richiede una tassa di lettura pari a

a)                  5 € per una sola poesia

b)                 10 € per due poesie

c)                  10 € per il racconto

E’ possibile partecipare a entrambe le sezioni del concorso pagando le rispettive quote.

Il pagamento della tassa di lettura dovrà essere fatto secondo una delle seguenti modalità:

 

–                     Bonifico bancario

IBAN: IT-53-A-07601-10800-0010042176-08

Intestato a: Associazione Culturale TraccePerLaMeta

Causale: Nome e Cognome e riferimento al concorso “TPLM –31-07-2013”.

Copia del versamento dovrà essere allegata all’invio dell’opera. In caso contrario l’opera a concorso non sarà esaminata.

 

–                     Bollettino postale

CC 01004217608

Intestato a: Associazione Culturale TraccePerLaMeta

Causale: Nome e Cognome e riferimento al concorso “TPLM –31-07-2013”.

Copia del versamento dovrà essere allegata all’invio dell’opera. In caso contrario l’opera a concorso non sarà esaminata.

 

–                     PayPal

Indirizzo: postmaster@tracceperlameta.org

Causale: Nome e Cognome e riferimento al concorso “TPLM –31-07-2013”.

Copia del versamento dovrà essere allegata all’invio dell’opera. In caso contrario l’opera a concorso non sarà esaminata.

 

9)      La Giuria nominata dall’Associazione Culturale TraccePerLaMeta è formata dai soci fondatori dell’Associazione e da eminenti personalità del panorama letterario italiano di cui verrà dato conto in sede di premiazione.

Il loro giudizio è definitivo e insindacabile.

 

10)  Verranno proclamati un vincitore, un secondo e terzo classificato per ciascuna sezione. La giuria si riserva, inoltre, di prevedere segnalazioni o menzioni speciali e di attribuire quindi premi aggiuntivi. Al primo classificato verrà assegnato il diploma e consegnata una targa con un premio di 200€ così suddivisi: 100€ in denaro e 100€ in buoni acquisto da utilizzare nello shop on-line di TraccePerLaMeta. Al secondo e terzo classificato verranno assegnati diploma e targa. A tutti i concorrenti presenti alla premiazione verrà donato un attestato di partecipazione personalizzato.

 

11)   La premiazione avverrà nella primavera del 2014 in un luogo della regione Marche che verrà comunicato a tutti i partecipanti con ampio margine d’anticipo.

 

12)  I vincitori saranno avvisati telefonicamente e/o via mail. I premi verranno consegnati soltanto al vincitore o a un suo delegato. I diplomi e i certificati di partecipazione, invece, potranno essere spediti previo pagamento da parte dell’interessato delle relative spese di spedizione.

 

13)  E’ altresì prevista la realizzazione di un’antologia che raccolga le migliori opere pervenute. A tal proposito la Giuria selezionerà le migliori opere che verranno raccolte in un testo di cui ne viene consigliato l’acquisto agli autori prescelti. Il costo di detta antologia non sarà superiore ai 12€ e il testo sarà inviato per posta previo pagamento. Ogni copia in più ordinata sarà scontata del 30%.

 

14)  Gli autori, per il fatto stesso di inviare le proprie opere, dichiarano di accettare l’informativa sulla Privacy ai sensi del D.Lgs. n. 196 del 30 giugno 2003.

 

15)  Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al presente concorso, autorizzano l’Associazione TraccePerLaMeta a pubblicare le proprie opere sull’antologia, rinunciando, già dal momento in cui partecipano al concorso, a qualsiasi pretesa economica o di natura giuridica in ordine ai diritti d’autore.

 

16)  Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al presente concorso, accettano integralmente il contenuto del presente bando.

 

 

Per qualsiasi informazione in merito al concorso, si consiglia di avvalersi dei seguenti contatti:

 

www.tracceperlameta.org  

info@tracceperlameta.orgtracceperlameta@gmail.com

La Segreteria del Premio

Un sito WordPress.com.

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