I recenti disordini scoppiati in Egitto contro il governo del presidente Hosni Mubarak stanno mettendo in ginocchio il paese. Le masse stanno protestando contro il presidente e chiedendo le sue dimissioni ma il rais è apparso in un discorso alla televisione annunciando che non si dimetterà ma che eviterà di candidarsi alla prossime elezioni previste per Settembre. Agli egiziani non basta. La gran parte degli abitanti chiede a Mubarak di abbandonare il governo e il paese anche se, sono comparsi nutriti gruppi di persone a sostegno del presidente. La rivolta in Egitto, che rischia di assumere la piega di una vera e propria guerra civile, pone dubbi ed incertezza per il benessere di tutti i paesi arabi africani, in primo luogo i paesi africani mediterranei e, essendo l’Egitto uno dei principali paesi arabi moderati e portavoce dell’unione araba, rischia di minare anche i difficili rapporti arabo-israeliani in Palestina. Una rivolta di questo tipo ha dunque la forza di poter riscrivere non solo le nuove aree geopolitiche ma anche il riaccendersi di fiammate fondamentaliste di impronta islamista.
Se si analizza da vicino la situazione politica e l’effettivo grado di democraticità dei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo la questione è abbastanza complessa e preoccupante e, in una certa misura, ricalca le problematiche che ora stanno manifestandosi con inaudita violenza in Egitto.
TUNISIA: La rivolta egiziana è secondo molti scoppiata in seguito alla crisi tunisina causata dall’eccessivo aumento dei prezzi di beni di prima necessità che ha portato alle dimissioni e alla fuga del presidente, Zine El-Abidine Ben Ali in carica dal 1987. Dopo ventiquattro anni di dittatura il presidente è stato scacciato dal suo popolo il 14 Gennaio 2011. Il presidente è fuggito all’estero in un posto a tutt’ora misterioso.
ALGERIA: Il presidente Abdelaziz Bouteflika è in carica dal 1999 e nel 2004 ha inaugurato il suo secondo mandato. Il presidente, eletto con l’appoggio delle frange militari, ha spesso utilizzato le armi per contrastare le rivendicazioni della popolazione della Cabilia (dell’Algeria). Noti restano i disordini tra la popolazione e l’esercito noti come “primavera nera” del 2001.
LIBIA: Il colonnello Muammar Gheddafi, il leone del Mediterraneo, è in carica dal 1969, anno della rivoluzione libica da lui guidata. Nel 1969 il colonnello, assieme a un nutrito gruppo di militari, depose Re Idris; la monarchia venne abolita e Gheddafi divenne dittatore con poteri assoluti. Antioccidentale e antiamericano il rais finanziò organizzazioni criminali come l’Olp di Yasser Arafat e gruppi armati come l’Ira (Irlanda). In anni più recenti Gheddafi si è aperto all’Occidente, all’Europa e agli Usa. Tuttavia il colonnello rimane un dittatore e nel paese molte delle libertà fondamentali non sono concesse.
EGITTO: Il paese a cui si faceva riferimento all’inizio di questo articolo. Il presidente Hosni Mubarak è in carica dal 1981, cioè da trenta anni. Divenne presidente in seguito alla morte del presidente Sadat. Mubarak ha manifestato un temperamento orgoglioso e altezzoso durante la sua lunga carriera, è stato responsabile di vari accordi di pace tra arabi e palestinesi e portavoce del mondo arabo moderato. Si è però macchiato di corruzione e ha perso sostegni durante gli ultimi anni. Tali problemi si sono aggiunti alla sua attitudine di comportamento imperiale, alla restrizione di varie libertà e al tentativo di trasmettere i poteri al figlio in modo da istaurare una sorta di dittatura familiare. Le recenti rivolte della popolazione contro la politica economica e antidemocratica di Mubarak richiedono le sue dimissioni.
MAROCCO: In Marocco è presente una monarchia retta da re Mohammed VI che è salito al trono nel 1999. Re Mohammed VI sembra essere un’eccezione nel panorama dei paesi africani mediterranei retti da dittature. Il re infatti si è progressivamente discostato dalla politica poliziesca e antidemocratica di suo padre, Re Hassan II. Sotto il suo regno il paese si è modernizzato, ha concesso maggiori libertà e va configurandosi come il paese più avanzato dell’intera Africa, secondo solo al Sudafrica.
Ovviamente in questo articolo si è brevemente parlato solamente dei dittatori dei paesi africani mediterranei. Se si allarga un po’ il discorso bisogna ricordare anche il presidente siriano Bashar Al-Asad (in carica dal 2000 e che ha ereditato la dittatura del padre, Hafiz Al-Asad), Ali Abdullah Saleh, presidente dello Yemen dal 1978 e il sultano Qabus dell’Oman (in carica dal 1970) solo per citarne alcuni.
Una sola conclusione a questo breve ma significativo excursus delle dittature dei paesi africani settentrionali: paese che vai, dittatura che trovi.
Lorenzo Spurio
03-02-2011






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