Massimo Ridolfi sulla poesia “La notte mi tocca” (da Pareidolia)
Sono versi morbidi quelli di Lorenzo Spurio, aderenti, che sanno poggiarsi come un manto sulla Terra degli uomini; manto che sa raccogliere e, risollevandosi, trattenere quello che trova, ciò che è vivo e quello che non lo è più ma rimane negli umori e negli odori rimasti da questa parte, e nella apparente fissità delle quinte e del fondo aereo.
12/08/2020
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Paolo Ragni su Pareidolia
Non conoscevamo Spurio ribelle. Ma tant’è. Spurio rifugge saggiamente da ogni facile retorica, gelido e iracondo insieme, preso com’è da sacro furore davanti alla ferocia della vita (e della morte). Quante poesie abbiamo dovuto leggere, dagli anni Novanta a oggi, sulle innumerevoli stragi via mare, dai naufragi dall’Albania sulla costa adriatica e ionica fino a quelli sul mar di Sicilia. Ma mai avevamo letto frasi così taglienti, che reggono il punto esclamativo senza alcun punto di caduta: “non chiudete quei sacchi spazzatura!“. Mai avevamo notato, in questo silenzioso ghiaccio che addolora, questa contemplazione gelida e tragica di “noi che abbiamo osservato afoni“.
(Firenze, 16 Gennaio 2020)
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Francesca Luzzio su Pareidolia
L’atteggiamento descrittivo, tipico del realismo, cede in genere il passo a un atteggiamento visionario che va oltre le cose e come in Dino Campana, dà luogo ad accostamenti imprevisti, capaci di evocare immagini e mettere in luce, con ardite analogie e sinestesie, imprevedibili rapporti che umanizzano la natura e le danno voce, la rendono partecipe dell’agire umano e dei problemi che esso genera, perché, come sosteneva Mario Luzi, la poesia è nelle cose e il poeta pareidolico, da abile mediatore la sa cogliere e la esprime.
(Palermo, 12 Ottobre 2018)
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Rosanna Di Iorio su Pareidolia
Il suo discorrere è un continuo riflettere fra materia e spirito che ci dà la consapevolezza di quanto la poesia sia anche frutto di un lavoro materiale, oltre che presenza costante di uno sguardo silenziosamente prensile e acuto nel cogliere ogni piccola manifestazione naturale. […] Il suo verseggiare entra dentro, ci illumina: ci fa capire il senso suo profondo del poetare. La vita di tutti i giorni diventa più importante; gli annullamenti e le assenze di ciascuno di noi assurgono a un momento decisivo, descritto in modo semplice e familiare, drammatico al contempo, eppure reale: semplice ma assai complessa realtà descrittiva del respiro quotidiano.
(Chieti, 7 Ottobre 2018)
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Dante Maffia su Pareidolia
Pareidolia è un libro importante che si impone sia per la qualità della scrittura, sempre tesa e impegnata sul piano linguistico, e sia per la capacità che hai nel saperti muovere dentro le spire della poesia civile. Il fatto di aver sentito la necessità di citare parecchi poeti e di fare alcune dediche la dice lunga sul tuo studiare e cercare in continuazione: ti spinge l’inquietudine per arrivare agli approdi di un disegno umano che non sia improvvisazione ma progetto.
(Roma, 6 Aprile 2018)
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Giorgio Linguaglossa su Pareidolia
Lorenzo Spurio nei suoi soliloqui ci parla di cose inverosimili con tono serissimo: del «peso dell’acqua», de «le rane saltano felici», che «una rana si mise a ridere», de «il nulla odora di grigio»; confessa candidamente: «imbavagliai il terrore»; ci dice: «L’acqua è in voi e in voi presiede / al riflusso della morte per stenti. / L’acqua è intorno a voi»; ci rivela segreti: «dei confetti luttuosi allineati / con rigore e perizia / precisione e rispetto». Spurio connette e disconnette nei suoi soliloqui metafore e metonimie, catacresi e ipallage in un unico vortice urticante nel quale è davvero difficile districarsi; una poesia che sconfina spessissimo in meta poesia e in fuori poesia, sintomo questo di una crisi di rigetto verso i modelli poesia in circolazione dopo la frantumazione definitiva, avvenuta oggidì, di una forma poesia riconoscibile.
(Roma, 29 dicembre 2016)
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Pina Vicario su alcune poesie inserite nell’antologia Storia contemporanea in versi. Antologia di poesia civile (2017)
Lorenzo Spurio, poeta e saggista, attivamente impegnato nel mondo culturale, è Presidente dell’Associazine Culturale Euterpe di Jesi, oltre che Presidente del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”. E’ stato insignito, da importanti Associazioni Culturali e Case Editrici, di prestigiosi Primi Premi per le sue opere. Ache per la silloge “Neoplasie civili” ha raccolto molti consensi e primi premi. Le sue liriche, di carattere civile e sociale, ci danno un’ampia panoramica dei fatti che coinvolgono il nostro Paese e l’Europa intera, se non tutto il mondo. Vi affiora, a tratti, una malinconica ironia che mette in luce una forza inconsueta in nome dei valori persi, o dimenticati, e una tensione ideologica priva di false illusioni. Sono versi in cui il fervore, i sentimenti, ben fusi con la piacevolezza delle immagini e ritmicamente coordinati, mettono in evidenza la capacità analitica del nostro poeta nei confronti di una società che ha perso passioni ed etica.
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Rosa Elisa Giangoia su Pareidolia
Una linea, a mio giudizio, molto apprezzabile, in quanto oltrepassa il diffuso ripiegamento intimistico ed egocentrico di molta poesia attuale per aprirsi a posizioni di riflessione e di denuncia su molte situazioni critiche a livello mondiale secondo quel carattere di poesia civile dalla tempra originale e vigorosa che sembrava spenta da molto tempo nel nostro panorama poetico italiano.
(Genova, 27 febbraio 2018)
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Michela Zanarella su Pareidolia
La scrittura di Spurio è sempre in movimento, l’autore sperimenta con curiosità, osserva il mondo e non lascia che le cose accadano, si ferma, pensa e cerca di dare il suo punto di vista con la massima sincerità. Il poeta si mette quindi in discussione, filtra con occhio attento la vita e si rende conto che non è possibile voltarsi dall’altra parte. […] C’è nella scrittura di Spurio il pregio di saper creare sequenze visive, il suo è un lavoro attento e ben calibrato che lascia intendere studio, approfondimento, un impegno per rendere sempre più originale lo stile.
(Roma, 14 maggio 2017)
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Nazario Pardini su Pareidolia
Una poetica a tutto tondo quella del Nostro; un ensemble che fa di ogni accadimento un fatto da tramandare; da consegnare alla Storia; ad una memoria da cui attingere fatti irrazionalmente agghiaccianti, socialmente disumani, perché la poesia non è solo motivo di confessione intima, di intimo travaglio ma anche e soprattutto di riflessione etica su questioni che Spurio, con grande emotività, sa offrire a vertigini liriche di conturbante armonia. […] Si tratta veramente di un artigiano che lavora, smussa, arrotonda, pialla e sega fino ad ottenere un prodotto finito di grande resa artistica.
(Arena Metato, 21 Gennaio 2017)
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Elvio Angeletti su Pareidolia
La terra martoriata non sfugge alla penna di Lorenzo Spurio; le immagini descritte fluttuano e non si disperdono nel nulla ma lasciano traccia, anche là dove la terra trema, poesia che troviamo nella sezione che segue, “Ecchimosi”. Lì Lorenzo con rispetto racconta il dolore di chi ha vissuto momenti terrificanti nel Centro Italia; nella lirica “Quel lenzuolo di polvere” scrive “non so se è il tempo della resa/ o della dannazione senza remissione”, ne rende l’immagine.
(Senigallia, Gennaio 2018)
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Isabella Gambini su Pareidolia
Spurio parte dalla realtà, da ciò che i sensi e l’intelletto possono cogliere nel mondo che ci circonda. L’autore viene catturato dal dolore, dalla negazione stessa di quell’armonia che dovrebbe caratterizzare l’esistenza stessa. I suoi versi sono taglienti, incisivi, laceranti perché drammatiche sono le condizioni di vita nel mondo, ed egli osserva, pensa, riflette descrivendole con grande sincerità. La sua è poesia civile che vuole indurre a riflettere sulla dimensione universale della sofferenza e del dolore, la sua non è l’arte per l’arte, ma l’arte per la vita.
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Cinzia Baldazzi su Pareidolia
Con la raccolta Pareidolia, grazie a un’arte relativa a un àmbito di attività antitetiche al già avvenuto, ricaviamo, nel metalinguaggio offerto, gli strumenti per discriminare l’arbitrarietà della vita. […] Il dolore affrontato dalla poetica di Spurio è spartito da ciascuno dei presenti o assenti: alimenta un fitto nucleo di indicatori idonei a luoghi semantici di stampo convenzionale, ma possiede altresì la caratteristica di tradursi in un messaggio, in una scala di notizie, senza la concorrenza di alcuna traccia di segno tradizionalmente osservabile.
(Roma, 4 Maggio 2018)
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Valtero Curzi su Pareidolia
Poesia civile, potremmo parlare, poesia che si fa carico della tremenda problematicità del mondo contemporaneo, delle sue contraddizioni e sue violenze, disagi e conflitti. […] Il suo messaggio poetico diviene una denuncia di accusa all’indifferenza con cui l’opinione comune non se ne fa carico di quella tragicità enunciata; i suoi versi nel loro realissimo svilupparsi esplicativo, in quel pensiero poetante fatto in poesia pensante.
(Senigallia, 10 Maggio 2018)
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Mariella Bettarini su Pareidolia
Di questo tuo importante, recente lavoro poetico ho particolarmente apprezzato i molteplici “contenuti”, la loro vivacità e ricchezza, quasi sempre accompagnati da una “forma” intensa, adeguata (anche se, talvolta, il tuo frequente uso di metafore, a mio parere e secondo il mio gusto, rende certi testi un po’ – come dire – “pesanti”…). Mi è piaciuta molto la sezione “Dedicatio”, mentre molto mi ha colpito una poesia come quella dal titolo “Colloquio”.
(Firenze, 30 Maggio 2018)
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Nazario Pardini su Tra gli aranci e la menta
Con soluzioni linguistiche di rara potenza iconica, offre la netta visione di uno dei sentimenti più nobili e umani di Federico Garcia Lorca: l’attaccamento alla vita e alla propria terra, a “ogni luogo del campo”. Una affezione che Spurio ha sentita talmente sua da farne il punto luce di tutta la raccolta: il vagare e un visionario abitare; il compimento di un iter vissuto, incamerato e tradotto in struggente valenza realistico-emotiva.
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Lucia Bonanni su Tra gli aranci e la menta
Quella che scrive Spurio è “poesia da aprirsi le vene (ma l’autore) non si fa affascinare dai grandi specchi oscuri e la sua espressione si fa dirompente anche con l’uso di immagini sconcertanti, ma sempre guidate dalla lucidità di scrittura. L’intelaiatura della poetica di questo canzoniere ha il fascino della novità e conferma lo stato d’animo che ha generato ciascun componimento. Insieme a Federico se ne va con un ragazzo che mangia frutta acerba e sta a guardare come le formiche divorino l’uccellino schiacciato dall’automobile.
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Corrado Calabrò su Tra gli aranci e la menta
La silloge è al tempo stesso una rievocazione ed un’invocazione del poeta, con un fondo di accoramento che si scioglie nel colloquio con le piante e con la natura, in sintonia col sentire del poeta e in risonanza con i suoi versi
(Roma, 1 Febbraio 2016)
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Valentina Meloni su Tra gli aranci e la menta
L’autore fa sfilare in queste dieci elegie in versi liberi che, a tratti, hanno il forte sapore dell’invettiva, come in una rueda simbolica, i temi della poetica lorchiana sublimandoli in canti di offerta e di ammirazione, ma anche di sdegno, di sofferta comprensione e vicinanza, di riscatto simbolico all’oltraggio di una morte ingiusta che pesa come un’onta incancellabile sul volto della Spagna. In qualche modo vuole ridare all’amico compianto, al grande Drammaturgo andaluso, una degna sepoltura attraverso i versi, quasi un risarcimento morale dovuto prima di tutto a sé stesso come poeta e ammiratore che non comprende e non accetta un atto così ignobile, successivamente inteso a restituire dignità a quel “corpo d’assenza che non ha ceneri né pace”.
(Castiglion del Lago (PG), 26 Febbraio 2016)
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Dante Maffia su Tra gli aranci e la menta
Mi è sembrato che il Poeta (il più poeta che sia mai esistito, non dico il più grande ma il più poeta, cioè il Re Mida della poesia) attraverso il tuo libro sia rinato e cammina insieme con noi, chiacchiera con noi, fa sentire il fluire della sua verità lirica che ha luminescenze ineguagliabili, fulgori imprendibili, coaguli di vita e di morte che rigenerano il palpito dell’umano con violenta tenerezza. Si sente che ti sei compenetrato nella vicenda di Federico e nel lievito dei suoi versi che sono rasoiate decise che svelano sentieri inusitati, scovano le tracce dell’invisibile e ne danno concreta testimonianza. Le tue poesie sembrano essersi imbevute dello spirito dell’andaluso, hanno la medesima dimensione di suono e di respiro, cercano di penetrare l’assoluto attraverso il fiato caldo delle sue tensioni diramate con la poesia, il teatro, la musica e il disegno. Sei suo fratello.
Roma, 5 Maggio 2016
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Antonio Spagnuolo su Tra gli aranci e la menta
Il verso ha una struttura tutta personale , quasi a voler fondere il racconto con il palpito della voce , che se bisbigliata o ripetuta riesce a coinvolgere per un flatus intermedio che propone testimonianza. La scelta poetica ed artistica completa l’incontro con il senso compiuto di tutta una stagione culturale che ha segnato anche idealmente un periodo storico della metà del secolo scorso. La rievocazione è delicatamente cesellata, poeticamente decantata , fuori da ogni dogmatismo o velleità ideativa.
(Napoli, 7 Maggio 2016)
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Giorgio Barberi Squarotti su Tra gli aranci e la menta
Con splendida passione e ricchezza di immagini e di ritmi Ella sa rievocare e reinventare l’Andalusia del poeta assassinato, contemporaneamente denunciando l’orrore e la violenza della dittatura ed esaltando il valore della libertà che coincide con la poesia di Federico e con la Sua stessa parola.
(Torino, 7 Maggio 2016)
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Francesca Luzzio su Tra gli aranci e la menta
La funzione eternatrice della poesia è una verità ormai assiomatica della tradizione letteraria e Spurio la esemplifica e nello stesso tempo la soggettivizza attraverso García Lorca, con il quale vive una profonda consonanza esistenziale ed etico-morale che lo induce a rivivere in sé emozioni, stati d’animo e idee che furono del grande poeta spagnolo.
(Palermo, 10 Giugno 2016)
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Michela Zanarella su Tra gli aranci e la menta
C’è una particolare attenzione di Spurio nell’uso metaforico del colore, nulla è casuale, ma è indice di un percorso di studio e approfondimento della produzione lorchiana, che cerca di ricondurre il poeta tra gli elementi cardine scelti per le sue opere più note. […] L’assenza di Lorca segna profondamente il giovane autore, che idealmente si rispecchia in ogni sua parola. […] Emerge quel legame forte tra Spurio e Lorca, che mostra la potenza e la vitalità di una poesia che si fa canto libero e immortale.
(Roma, 27 Giugno 2016)
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Luciano Domenighini su Tra gli aranci e la menta
Spurio con la sua lingua poetica aspra e perentoria ma altrettanto incline all’ideazione simbolica, in qualche modo ne echeggia le valenze più crude, ne riproduce i connotati più scabrosi. […] Di taglio accademico e come rivendicando un’anima aristocratica, questo linguaggio poetico ha qualcosa di orfico, di iniziatico, non solo per la citata (ricercatezza verbale ma anche e soprattutto pere la sua natura bifronte, ossimorica e, di conseguenza, sibillina, tutta giocata sui contrasti e sugli imprevisti accostamenti.
(Travagliato (BS), Luglio 2016)
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Domenico Pisana su Tra gli aranci e la menta
uno sguardo lirico dell’anima sul grande mito letterario che è stato Federico García Lorca nella poesia europea, uno sguardo dispiegato senza artifici e con una intensità di linguaggio capace di fissare, attraverso agili e precise modulazioni sintattiche, situazioni e accadimenti descrittivamente evocati nel loro crudo realismo; il poeta, insomma, apre il verso di Lorca a nuovi echi.
(Modica (RG), 27 Dicembre 2017)
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Emerico Giachery su Tra gli aranci e la menta
La morte di un poeta come Garcia Lorca (che nella lontana, lontanissima gioventù tanto amavamo rincontrarci dentro il Llanto por Ignacio ed emozionarci al suo intenso e originalissimo teatro) è sentita come un evento cosmico, e ci piace immaginare che sia davvero così. E lei lo rende presente, associandosi a Gea e a Pan, facendosi voce di un grido memore e appassionato. Per questo grido la lingua dell’uomo non può bastare, non è più solo lingua umana, ma cosmica, e lei ha tentato di trasmetterla con furente suggestione. […] Se dovessi scegliere un testo per una antologia dal suo libro, sceglierei Non lontano dal limoneto, una poesia davvero straordinaria.
(Roma, maggio 2020)
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Sandro Angelucci su Tra gli aranci e la menta
Tra gli aranci e la menta è un recitativo, appunto, e un sentitissimo omaggio a Lorca (che conosco ma non approfonditamente come tu mi dimostri), posso dirti che in “Non lontano dal limoneto” ho creduto di scorgere quella che sembrerebbe una peculiarità della tua poesia: la rilevanza che nella stessa assume la natura.
(Rieti, 14/06/2020)
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Cesare Baldoni sulla poesia “Nella magnolia”
“Non la poltiglia di odi nel cavo orale/ma succhi di mirto e agave/ le essenze di alloro ed il pane/ fragrante della vita di attimi”. Un fraseggio poetico intenso che ritrova il suo Amore solo quando “sfiora il viola acceso che tinge il bianco estasiante della magnolia”. Una poetica che inonda il cuore ed inebria, dà l’incanto di una magìa segreta fra due Esseri. C’è candore, meraviglia, estasi. L’Amore è fatto di momenti più che di vite appese al filo transeunte degli anni, ma “Scuote l’anima mia Eros/ come vento sul monte/ che irrompe entro le querce/ e scioglie le membra e le agita/ dolce amaro indomabile” (Saffo).
(Ancona, Gennaio 2016)
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Ilaria Celestini su Tra gli aranci e la menta
Tutta questa elegante anche se non facile opera, sembra narrare, anzi, testimoniare la potenza della parola poetica che vince la morte, anche quando le membra vengono massacrate e la corporeità violata: anche quando il Poeta in senso fisico giace annientato, i valori del suo vivere e più ancora del suo scrivere, vivono e sono viva presenza, in noi, idealmente chiamati a raccoglierne il doloroso, difficilissimo e insieme irrinunciabile testimone di umanità e cultura intesa come impegnata e appassionata idealità.
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Licio Di Biase sulla poesia “Primavera a Prypiat”
Immagini stratificate ed ulceranti di un luogo smunto,offeso,con addosso i segni di un veleno che ha lacerato il dentro ed il fuori della vita. Questa è Prypiat nella sua primavera di solitudine ed impotenza che i versi del poeta riscattano mettendone in salvo le tracce rimaste “nel solo canto ossuto delle betulle”.
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Maria Teresa Infante sulla poesia “Ausculti il tempo che precede”
Una lirica le cui varie sfaccettature coincidono tracciandone il volto. Un omaggio delicato, dai tratti eleganti, alla poetessa Antonia Pozzi, senza compiacimenti aulici ma dai ricercati toni in cui misticismo e spiritualità si fondono al terreno, innalzandolo. Un contenuto che riporta a memorie manzoniane non per contenuto stilistico, chiaramente personale, ma per assonanza di pensiero in quanto sui versi aleggia il velo dell’inevitabilità, del fato, o di contro, del volere divino. Tutto si compie, così come doveva essere e nel compimento vi è il ritorno alla Casa, non un addio. In pace con se stessi. Intensa, fluida, mai scontata, fino ai suoi ultimi versi che profumano di terra e di cielo.
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Antonio Lattarulo su Tra gli aranci e la menta
Recitativo dell’assenza di Federico García Lorca, pubblicato in occasione dell’ottantesimo anno del suo assassinio per mano fascista nella Spagna dilaniata dalla guerra civile, Tra gli aranci e la menta evidenzia una maturità espressiva fuori dal comune, che della poetica del giovane martire iberico annusa e restituisce colori, odori e sensazioni, impastandoli con originalità filtrata dalla propria anima e dalla propria sensibilità. La plaquette in questione, pregna di soluzioni linguistiche di rara ed evocativa potenza iconica, in cui realismo e apertura visionaria si danno ripetutamente il cambio, costituisce senza ombra di dubbio un felice connubio tra memoria e futuro.
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Dante Maffia su La testa tra le mani
A Spurio Lorenzo è assegnato il primo premio per la poesia per la raccolta La testa tra le mani. La delicatezza, la levità, la trasparenza, la violenza del verso sono le connotazioni essenziali dei frammenti lirici che ingemmano e impreziosiscono lo scrigno offerto al lettore dal poeta con questa plaquette. Entro geografie di solitudine, si colgono misteriosi accenni all’ implacabile presenza del dolore. Il poeta tesse fili che vengono dal quotidiano scontro dell’uomo contro se stesso, ansiosi palpiti che accompagnano il precario solstizio dell’inclemenza del vivere”.
Roma, ottobre 2019
Motivazione di conferimento del 1°Premio assoluto sez. poesia edita al Premio “Tulliola” di Roma (anno 2018/2019 con premiazione in Senato a ottobre 2019)
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Nel 2021 il poeta e critico letterario abruzzese prof. Massimo Pasqualone ha raccolto in un volume di 630 pagine tutta la produzione critica di terzi, tra poeti, critici, saggisti e giornalisti, sull’opera letteraria di Spurio (relativamente a ogni genere da lui trattato: poesia, narrativa e critica) in un volume monografico che reperta dieci anni di attività critica sull’opera letteraria del marchigiano. Il volume riporta il titolo di Rivelar bellezza. Contributi critici sulla produzione letteraria di Lorenzo Spurio 2010-2020 ed è stato pubblicato per i tipi di Lulu Edizioni nel 2021.