Sacro vuoto, pharmakos, ultima
salute, refrigerio delle chiese
spoglie, dei templi zen bianchi e neri
come fotografie dell’anima.
Il sacro sovraccarico di ori
e d’azzurro delle chiese barocche
chiude l’anima sazia d’indulgenze
in molli, mortifere prigioni.
Per i tristi canarini da miniera
il sacro è ctonio, l’anima cieca
nell’antro oscuro cerca il punctum
nel quale il dolore s’illumina.
I templi dei viaggiatori, stanze
da preghiera multiconfessionali
sono soste dell’anima spersa
tra stazioni, aeroporti, frontiere.
Ma il succo del pensiero, aspro
e volatile, evapora presto
dai luoghi deputati del sacro
e dalle liturgie codificate.
È soltanto nell’acqua che oramai
riesco a pregare, confondendo
le lacrime con le gocce salate —
vuoto non vuoto, fluidissima luce.
Questo testo viene pubblicato nella sezione “Rivista Nuova Euterpe” del sito “Blog Letteratura e Cultura” perché selezionato dalla Redazione della Rivista “Nuova Euterpe”, n°02/2024. L’autrice ha autorizzato alla pubblicazione senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro.
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