“Alla luce di un’unica stella” di Paola Surano, recensione a cura di Lorenzo Spurio

Alla luce di un’unica stella

di Paola Surano

con prefazione a cura di Claudio Fantozzi

Ibiskos Editrice, 2000

Recensione a cura di Lorenzo Spurio 

E’ sempre molto piacevole quando tra poeti e scrittori, incontrandosi, ci si scambia le proprie opere che non necessariamente debbono essere le più recenti, le più fresche di stampa. Ho avuto il piacere di conoscere Paola di persona solo recentemente sebbene già negli ultimi mesi ci siamo sentiti ampiamente per una serie di attività che, assieme ad altre persone, stiamo promovendo. In quell’occasione Paola mi ha fatto dono di questo suo libro pubblicato nel 2000 e con una sorta di bozzetto a carboncino in copertina, opera di un certo Mihu Vulcanescu. L’immagine, che evidenzia uno scenario difficilmente comprensibile e quasi onirico (un muro altissimo al di là del quale si staglia un cielo nero e una mano di grandi dimensioni e piccolo, in basso, in posizione centrale un uomo, probabilmente un pompiere dotato di scala) è in linea però con il titolo: la luce che Paola Surano richiama nell’opera non è una luce abbacinante, totalizzante ma una luce unica, che proviene da un’unica stella.. una luce diversa da quella di un’infinità di stelle e per questo particolare e significativa in quanto tale. Difficilmente riusciamo a immaginare un cielo con una sola stella anche se a volte – causa le condizioni meteo ed altri fattori – in realtà all’occhio umano non è dato vedere con attenzione la volta celeste, se non di soffermarsi su alcuni punti qua e là che, invece, hanno una luminosità particolare. Partendo da questa analisi l’intento di Paola Surano potrebbe essere dunque quello di sviscerare la sua volontà di osservare il mondo esterno in maniera clinica, attenta, partendo dal particolare, scegliendo di selezionare le cose da osservare con più attenzione. Un cielo sovrastato di stelle in una serata d’estate è causa di meraviglia e motivo d’osservazione attenta in noi..ma cosa provoca, invece, in noi una notte buia, coperta con un solo lumino splendente nel cielo?

La poesia di Paola Surano è un invito a riscoprire quell’ambiente domestico troppo spesso oltraggiato o dimenticato, a rivalutare le piccole cose e quelle luci (materiali e figurate) che illuminano la nostra esistenza da sempre senza che noi gli diamo la giusta importanza. Parlando di stelle, di “luci dei lampioni appena velate” (pag. 9) è evidente che la poetessa ha deciso di descrivere momenti che fanno riferimento alla notte, al buio, forse momento cruciale della giornata capace di donarci la giusta calma e introspezione. In “Natale” però abbiamo una scena completamente luminosa – complice il clima festivo e allegro del momento religioso –  con “le luci a intermittenza” di un presepe che diventano “stelle luminose” (pag. 26). Artificiali, è vero, ma capaci allo stesso modo di infondere un bagliore nel nostro animo.

E così la presenza o meno di luci e bagliori si equivale allo scandire lento del tempo che sovrasta la nostra esistenza e questo dà motivo alla poetessa di rievocare momenti del passato e di mostrare una certa nostalgia per qualcosa che non c’è più nel qui ed ora presente e fisico ma che rimane costante e immutabile nel nostro cuore. Ma il tempo è beffardo perché gioca con la nostra esistenza: sa velocizzare i momenti che vorremmo al rallentatore, non è possibile replicare certi momenti come con la moviola e a volte – come nel caso di una gravissima perdita, per di più in tenera età – “il tempo passa troppo lentamente” (pag. 35).

Ma c’è spazio anche per liriche più chiaramente paesaggistiche, di stampo naturalistico, che sottolineano ancora una volta l’attenzione della poetessa nei confronti degli usuali atteggiamenti e comportamenti del genere animale– il volteggiare di un uccello, il latrato di un cane -. E’ comunque in “Umbria” che si respira il più grande omaggio a una terra geografica; la conoscenza e l’amore di Paola Surano della regione più centrale d’Italia si esprime sulla carta attraverso una serie di immagini vivide e cariche dal punto di vista aggettivale: “Qui respiri quest’aria trasparente”; “la campagna/azzurra nella sera” (pag. 12) ed è un invito a riscoprire la purezza dell’incontaminato e i cicli rigenerativi di rinascita di cui pure c’è un riferimento in “E ancora verrà primavera”.

Leggiamo con freschezza e velocità le varie liriche che compongono la raccolta e queste ci trasmettono un senso di leggerezza, come se venissimo sfiorati di volta in volta da un leggero soffio di vento. Ci accarezzano, ci sfiorano e ci regalano l’espressione più autentica e sensibile di una donna d’oggi. E in quei versi che ritornano come un ritornello in “Ritrovarsi” che recitano “La strada è lunga e tutta in salita/ per giungere a casa tua” (pag. 15) dobbiamo forse leggere un velato riferimento alla nostra società, quella che la Surano definisce “casa tua” che poi, in fondo, non è altro che la casa di tutti. Il percorso di vita è spesso difficile e accidentato – ancor più oggi con la stagnante crisi economica – (sebbene le liriche siano state scritte più di dieci anni fa) ma bisogna darsi da fare affinché sia possibile raggiungere la nostra meta, nonostante “la strada è lunga e tutta in salita”.

a cura di Lorenzo Spurio

 

E’ SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE STRALCI O L’INTERA RECENSIONE SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

3 pensieri riguardo ““Alla luce di un’unica stella” di Paola Surano, recensione a cura di Lorenzo Spurio

Aggiungi il tuo

  1. Caro Lorenzo,
    Ho avuto modo di leggere questa raccolta di poesie e condivido l’idea che la poetica di Paola Surano risplenda dell’unicità del sapre con assoluta certezza che sempre, nel corso della vita, c’è una stella da seguire che conforta il buio della notte

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a Anna Maria Folchini Stabile Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Un sito WordPress.com.

Su ↑