Sinossi: Stazione di Bologna: il 2 agosto del 1980 muore Onofrio Zappalà, emigrante siciliano. Son passati tanti anni e un altro Onofrio si trova lì ad attendere, emigrato anche lui, dopo tante resistenze, e con la testa ancora rivolta alla sua Sicilia: «L’uomo dai capelli brizzolati non cessa di parlare: “Se noi assumessimo che questo è un paese dalla memoria corta, saremmo costretti a giungere a delle conclusioni devastanti. Chi ha la memoria corta o disonesta non può sognare. Infatti il sogno non è la capacità di intraprendere lavori secolari per consentire al – l’uomo di trovare se stesso? E di migliorare questa società? Tutto ciò non potrebbe avvenire oscurando o mistificando il passato”. Onofrio e i ragazzi trascinano le valigie lungo il marciapiede, l’uomo prosegue leggero: “Ma vi sono accezioni negative del verbo ‘sogno’. Ricostruito questo paese dopo la guerra, legalità e di ritto al lavoro sono rimasti valori non attuati. La disoccupazione svuota i nostri paesi. Il più giovane ha settant’anni”».
Chi è l’autore
Santi Moschella nasce a Santa Teresa di Riva (Messina) nel 1957. Diplomatosi nel locale Liceo-Ginnasio, partecipa alla vita politica e sociale (Polisportiva Jonica, Centro Sporti vo Italiano, “Città insieme”, Teleradio Empire, “Fantasia” e “C’era una volta un Borgo Marino”). Laureato in giurisprudenza, lavora presso la Commissione Tributaria a Varese, città nella quale svolge attività di volontariato con le parrocchie di Masnago e di Casbeno.

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