Uno slargo di sole stretto sul lago
dà in riflesso una profondità
luminosa. Si appoggia
ma ben più a fondo invita
l’abisso, ben più in alto
il cielo sull’acqua.
Per quanto si scorra insieme alle rocce,
la visione si stringe, si afferra al solido
si annega. Per quanto si salga,
va perso l’appiglio, il pane
in mano, va persa la mano.
Questo testo viene pubblicato nella sezione “Rivista Nuova Euterpe” del sito “Blog Letteratura e Cultura” perché selezionato dalla Redazione della Rivista “Nuova Euterpe”, n°02/2024. L’autrice ha autorizzato alla pubblicazione senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro.
