Il lungo viaggio, le notti
orfane di voci e di fuochi,
la stella maliarda
che gioca e che ammicca,
i giorni e le dune, la sabbia e la sete
ora
non sono più nulla al cospetto
del bimbo di carne, di latte, di fasce.
I tre re si mutano in padri e l’oro,
l’incenso e la mirra sembrano
futili, sono riposti in un angolo.
Ora
è la carezza che conta, il braccio
che regge, la voce che scalda.
L’inerme fiducioso bambino, il figlio,
ha distrutto gli orpelli. Il suo fragile
minuscolo corpo avvolge
di tenerezza quei duri
corpi maturi, scioglie i pesanti mantelli,
nasconde gli scettri, infonde
respiro all’affanno. I padri
giocano, fanno un inchino e il bambino
dona smorfie, vagiti e sgambetti. I cuori
volano e la madre sorride. Epifania.
Questo testo viene pubblicato nella sezione “Rivista Nuova Euterpe” del sito “Blog Letteratura e Cultura” perché selezionato dalla Redazione della Rivista “Nuova Euterpe”, n°02/2024. L’autrice ha autorizzato alla pubblicazione senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro.
