Fuggirò da sconsolate stelle che a guardare
meste stanno terra di pane e acqua spoglia.
Disseminerò con grosse torce luce di amicizia
dove ammutolita l’umanità dentro proprie ossa resta.
Salperò l’oceano con ingente nave, colma di abbracci
e sorrisi, sulle spalle farò carico d’amore
da bere porgeròcon le mani, braccia porteranno mattoni.
All’apparenza di un bimbo, il cuore verrà morso
di sofferenza, staranno i miei occhi in trepidazione
che all’istante si potesse spezzare la sua magrezza.
Un vagone colmerò di cemento finché le case
non siano di fango e legno e di lamiere non sia il tetto.
Una cesta di viveri ad una gravida vorrò portare
perché sia partorito un figlio ben nutrito.
Se il petrolio canta abbondanza, che domani
possano i pozzi elargire quantità d’acqua immensa
che i disidratati dissetarsi potranno.
Seme speciale vorrò seminare così che i campi
diverranno ricchezza di grano, per un popolo intero
sfamare.
Questo testo viene pubblicato nella sezione “Rivista Nuova Euterpe” del sito “Blog Letteratura e Cultura” perché selezionato dalla Redazione della Rivista “Nuova Euterpe”, n°02/2024. L’autrice ha autorizzato alla pubblicazione senza nulla avere a pretendere all’atto della pubblicazione né in futuro.
