“La divina ironia” di Salvuccio Barravecchia, recensione di Lorenzo Spurio

La divina ironia

di Salvuccio Barravecchia

con prefazione di Salvatore Tomasella

Bonfirraro Editore, Enna, 2009

ISBN: 978-88-6272-016-8

Pagine: 127

Costo: 13€

Recensione di Lorenzo Spurio

NZOLa biografia di Salvuccio Barravecchia contenuta nell’aletta destra di questo libro evidenzia da subito la giocosità del suo animo d’autore (“Mi chiamo Salvuccio e son tranquillo”), la sua lontananza da particolari ideologie e partiti (“mischio dentro il brodo il resto dei partiti), l’inconsistenza della religione, la voglia di far arte giocando con le parole e, di sicuro, un intento chiaramente critico, dissacrante, innovativo di stampo avanguardistico. Salvuccio gioca con le parole, le mescola in costruzioni che potrebbero sembrare a una prima vista illogiche o addirittura astruse, dà l’odore agli oggetti, il colore all’aria, la fragranza alla roccia. E’ un manipolatore della sintassi e un erede orgoglioso del non-sense e come in qualsiasi letteratura del non-sense in questo libro troveremo costruzioni favolistiche che vengono macchiate dalla corruzione della società, problematiche sociali descritte in maniera ludica o contorta e personaggi animali che parlano, consigliano e pensano con la loro testa. Il percorso che il lettore è chiamato a fare non è unico e volutamente dettato dall’autore, ma sarà multiplo e molteplice, variegato e ramificato, in questo percorso a braccetto con Re Credo il lettore si illuderà di camminare in un mondo fantastico, in realtà è un mondo reale (quello del nostro oggi, con i suoi drammi e problemi) “fantasticizzato”. I personaggi, pur animali o dai nomi contorti, hanno riferimenti diretti alla tradizione letteraria, religiosa e del nostro oggi. Ed è così che lo scienziato si chiama Hainstain e San Pietro, il fondatore della Chiesa Romana, viene “spagnolizzato” in Pedro; Caronte, il noto traghettatore delle anime diventa Carcaronte. Si incontreranno anche personaggi mitologici quali Medusa, Cerbero, Minotauro etc sempre all’interno di una cornice satirica e allusiva che non mancherà di far divertire il perplesso lettore. Difficile definire il genere utilizzato da Salvuccio perché ci troviamo di fronte a un miscuglio di prosa, poesia e anche di battute teatrali che a tratti l’autore ha voluto evidenziare tipograficamente con grassetto, sottolineature, corsivo ed altro, fatto che mi fa pensare alle “parole in libertà” di marca futurista. Ed in effetti è come se per ogni pagina che sfogliamo di questo libro, azionassimo un detonatore di una bomba con il risultato che alla fine della lettura avremo distrutto tutto: le nostre case, le nostre città, l’intero mondo. Come per i futuristi e ogni altro esponente d’avanguardia, c’è bisogno di “ripulire” la tradizione, scostarsi dal passato e proporre il nuovo. Questo non può essere fatto che con un atto dimostrativo pieno di energia. Salvuccio pagina dopo pagina satirizza sulla nostra società mettendo in luce problematiche quali l’inquinamento, il rischio radioattivo, la mafia, gli scandali della Chiesa, l’avidità della classe politica e così via, parodiando personaggi mitici e dell’oggi per consegnare al lettore un ordito curioso, deflagrante ed elettrico.

LORENZO SPURIO

(scrittore, critico-recensionista)

Jesi, 10-04-2013

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