AD ASTIANATTE[1]
DI EMANUELE MARCUCCIO
«Non giunga Menelao al suo focolare, con la sua sposa malvagia, vergogna dei Greci, rovina di Troia. Disgrazie sopra nuove disgrazie. Cumulo di sciagure sopra questa terra. Spose, guardate là il corpo di Astianatte, il suo povero corpo gettato giù dalla rocca». (Dal Coro de Le Troiane di Euripide, scena XI)
Corpicino…
che non hai
vissuto abbastanza
per mostrare
il tuo valore…
ti diruparono
crudeli assassini
dall’ampia rocca di Ilio…
rosso vermiglio
ti sprizzò il sangue,
e tua madre,
impotente all’atto
esecrabile…
rossore tremendo
non vi rode,
non vi avvampa
d’orrore
la faccia ferrigna!
E che cosa volete pensare,
voi crudeli… assassini!
Vi schiaccerà il rimorso,
v’inabisserà…
vi squarcerà…
vi frantumerà
le corde del petto!
Pensate al fato…
al delitto…
pensate al mare…
[1] Ispirato da un episodio de Le Troiane di Euripide. Astianatte, secondo la mitologia greca è figlio di Ettore e Andromaca, precipitato dagli Achei dalla rocca della città di Troia. Rimane come archetipo di ogni bambino o minore, sottoposto ad ogni genere di violenza. Scritta il 9 febbraio 1996, poi edita in Emanuele Marcuccio, Per una strada, SBC, 2009, viene qui presentata in una seconda versione da me rivista tra il 4 e il 5 dicembre 2016. [N.d.A.]
L’ha ribloggato su Emanuele-Marcuccio's Bloge ha commentato:
Ho riveduto “Ad Astianatte”, una poesia che scrissi dapprima nel 1995, di ritorno da una rappresentazione de «Le Troiane» di Euripide. Grazie sempre a Lorenzo Spurio per la gentile pubblicazione sul suo blog letterario. Buona lettura!
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