Recensione a “Petali d’acciaio” di Donatella Calzari, a cura di Lorenzo Spurio

Petali d’acciaio

di Donatella Calzari

con prefazione a cura di Emanuele Marcuccio

Rupe Mutevole Edizioni, Collana Sopralerighe

ISBN: 978-88-6591-103-7

Costo: 10,00 Euro

Pagg. 48

 

Recensione a cura di Lorenzo Spurio

 

E’ tagliente e ad effetto il titolo della prima silloge di poesie di Donatella Calzari, poetessa che ha già pubblicato alcune poesie su alcune antologie, partecipando tra l’altro a vari concorsi letterari. La prefazione, a cura di Emanuele Marcuccio, indirizza subito il lettore verso un certo tipo di lettura, che deve essere attenta, precisa e aperta a significati e interpretazioni multiple.

La poetica della Calzari è semplice ma mai banale, diretta, concisa nel numero delle parole ma altamente evocativa, chiara e lineare. La poetessa apre la raccolta con un’immagine di doppiezza, quella del clown che nel suo aspetto esteriore è divertente, comico, e fa ridere gli altri ma che dentro è invece triste: “in fondo al cuore/ una collana di tristezza/ da sgranare lentamente/ in solitudine…” (pag. 15). Sono frequenti le immagini antitetiche che la Calzari fornisce con le sue poesie quasi a testimoniare che una cosa, emozione, sensazione, condizione, esiste anche perché ne esiste il suo contrario, come avviene appunto nella figura del clown divertente ma triste, del mare caratterizzato da alta o bassa marea (pag. 17) e il binomio buio-luce in “Ricerca” (pag. 24). L’universo della Calzari è un mondo di doppi, di contrasti, di opposti che mai sono, però, connotati negativamente e che, invece, vengono delineati per esprimere l’eterogeneità delle possibilità.

Tutta la silloge presenta continui riferimenti al mondo naturale, soprattutto alla flora, e la Calzari istituisce spesso paragoni tra l’essere e il mondo vegetale per sottolineare non solo la precarietà dell’uomo ma anche il suo essere continuamente in balia di eventi e condizioni di dimensione e forza maggiore a quelli del genere umano. Un rimando ai giardini inquietanti di Buzzati è presente in “Insidie” dove, però, la poetessa auspica la sua metamorfosi in vilucchio, una pianta rampicante. La poesia della Calzari è naturalista, primitivista nel suo volersi rifare agli elementi naturali, alle piante, agli animali; importantissima è la presenza del vento richiamato in varie liriche, il mezzo che porta cambiamento, “dilania/ conduce/ disperde […] distrugge/ feconda” (pag. 26).

E mentre le poesie della Calzari sfuggono via pagina dopo pagina, così come gli innamorati che depennano i petali di una margherita nel famoso gioco d’illusione e di speranza, siamo consapevoli che, al termine del libro, il lettore ne esce arricchito e che quei petali d’acciaio, quelle schegge di lamine pungenti e luccicanti che il titolo evoca in realtà non sono che profumatissimi e soavi lembi di un qualche fiore che, solo nell’unità, ci consente di apprezzare il tutto, fatto, appunto, di tante parti che insieme costituiscono l’essenza delle cose.

Lorenzo Spurio

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