“Per una strada” di Emanuele Marcuccio, recensione a cura di Nazario Pardini

Per una strada

di Emanuele Marcuccio

Ravenna, SBC Edizioni, 2009 

ISBN: 9788863470314

Recensione a cura di Nazario Pardini 

Come un treno,

che passa e vola via,

i binari scintillano,

vano è il paesaggio,

fuggente l’attimo,

istante per istante

corre via,

etereo vapor brilla.

Questa è la vita. Qui il suo scorrere veloce. Qui la sua fugacità. Eppure un “etereo vapore” resterà a brillare. E qui, dunque, anche la speranza. Linguaggio personale e altamente metaforico quello di Marcuccio che ci arriva con immediatezza per il suo dire vicino alle nostre corde sentimentali. Sì, la vita fugge, ma sarà la voglia dell’Eterno a sopperire a questa fragilità. Il fatto di essere umani ci spinge ad azzardare lo sguardo oltre i confini, ad ambire ad un novello viaggio odissaico. E in questo azzardo, partendo da quelle che sono le problematiche reali del nostro esistere, sembra trovare, il poeta, il nesso principale della sua poetica.

Opera elegante, Per una strada, raffinata per veste grafica, e immagine di copertina, in cui, la strada illuminata da un sapido tramonto che si perde nell’incognito, ci dà l’idea di quella che sarà la forza evocatrice della poesia di Marcuccio. La sua filosofia di vita: essere ed esistere per amare, non solo eroticamente, ma per amare, dal profondo del cuore, l’arte, la letteratura, la pittura, la natura!, la natura sì!, in tutte le sue paniche sfaccettature. E sarà la natura stessa ad accompagnare il poeta in questo suo plurale e contaminante percorso. E’ lei che si assume il compito di rivelare in gran parte i segreti più intimi dell’autore. Perché il Nostro affronta gli aspetti più disparati della realtà: quelli  emotivo-esistenziali, quelli artistici, quelli civili. E con energia linguistica, con innovazione verbale, con l’uso anche di un lessico arcaico in particolari nessi letterari, esonda tutto se stesso. Il verso scorre leggero, fluido, chiaro, come l’acqua di un torrente alla sorgente, dove lucide traspaiono le pietruzze dal suo fondale. E così si snoda la poesia di Marcuccio. Varia e articolata, ma sempre arrivante e suasiva per l’efficacia delle immagini nitide e vissute con grande intensità emotiva. E gli argomenti toccano gli ambiti più scottanti della vita nazionale: la memoria della strage di Capaci “Affrontiamo con forza, / ricordiamo i passati lutti, / giammai dimenticati…”; il tema della pace “E con questo amore / lacrimante e piangente, / o Speranza, da’ a noi / un’alba di pace!”; l’inquinamento “e il sole non sparmierà / i suoi dardi infuocati, / sulle umane genti / la sua collera piomberà”; il diboscamento “Indisturbata avanza / la macchia grigia, / fuoco e fiamme / sull’inerme foresta”. Fino a tematiche esistenziali quali la vita, l’amore, la felicità; o letterarie: “A Vittorio Alfieri”, “A Giacomo Leopardi”. Ma a dare compattezza e unicità al dipanarsi del tessuto poetico c’è un senso di malinconia, e una profonda coscienza di essere, che renderebbero umano, troppo umano il messaggio dell’autore se non intervenisse quell’aspirazione a un “Eterno” che convalida e rende prezioso il fatto di esistere pur nello spazio ristretto di un soggiorno. Direbbe il poeta: “La vita sarebbe virtuale se non intervenissero la speranza, la memoria, e l’amore ad aprirne un’uscita.”

a cura di Nazario Pardini

Arena Metato (Pi), 25 maggio 2012

 

Nazario Pardini è ordinario di Letteratura Italiana, poeta, critico letterario e blogger, collabora con riviste specializzate. Ha pubblicato oltre venti libri di poesia e racconti. Saggista, ha curato più di cento prefazioni ad autori contemporanei. È componente di giuria in diversi Premi Letterari. (È laureato in Letterature Comparate e in Storia e Filosofia). Sulla sua opera letteraria hanno scritto tra i tanti, anche Mario Luzi e Giorgio Barberi Squarotti.

È SEVERAMENTE VIETATO DIFFONDERE E/O RIPRODURRE QUESTA RECENSIONE INTEGRALMENTE O IN FORMATO DI STRALCI SENZA IL PERMESSO DA PARTE DELL’AUTORE.

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