Serena Maffia, Librodroga, Aras, Fano, 2016.
Recensione di Lorenzo Spurio
Come in ogni libro di impostazione scientifica, Serena Maffia si è posta in questa sua ultima produzione una questione da investigare. È partita dai dati empirici, cioè dalle manifestazioni concrete ed evidenti di un dato fenomeno cercando poi di rinsaldare le sue tesi mediante dimostrazioni e campionature di esempi di varia natura a supporto del suo ragionamento. L’autrice, sulla scorta di una approfondita ricerca e di una ampia conoscenza nei campi della comunicazione, della sociologia del pensiero e della psicolinguistica, è andata spiegando il fenomeno di profondo attaccamento che si può vivere in relazione non ad una persona, né ad un animale, bensì alla lettura. L’amore e l’incanto, la fascinazione e l’ossessione che un soggetto può vivere –più o meno ostentatamente- in rapporto all’universo della lettura è fornito qui nella dissertazione di Maffia mediante una approfondimento sistematico a varie sfere cognitive ed esposto in maniera brillante al lettore. Si tratta di un libro che informa senza tediare, che dà nozioni in modo semplice, per poter essere apprese con il solo fine ultimo di poter comprendere ancor meglio il fenomeno di cui si parla. Il linguaggio ha una doppia forma: nei capitoli in cui si forniscono esempi per rendere chiaro ciò di cui si parla non è infrequente riferirsi anche al quotidiano impiego della lingua nell’oralità; nei capitoli, invece, che presuppongono un approccio tecnico, che li rendono praticamente dei saggi divulgativi di approfondimento, lo stile linguistico si fa più austero e didascalico.
In questo piccolo volume Serena Maffia pone l’attenzione su una serie di dinamiche che prendono in considerazione il rapporto uomo-libro ossia mondo reale-mondo fittizio, concreto e proiezione, mettendo in luce alcuni aspetti curiosi degni di attenzione nonché alcune tecniche proprie di alcuni grandi autori che hanno il potere di influire nettamente sull’interesse decretando una forte presa sul lettore. Si parla ad esempio di quei casi in cui il lettore, completamente avviluppato dalla trama di un romanzo, non può fare a meno di ultimare la lettura dello stesso, dedicandogli un tempo che è eccessivo se paragonato a quello che normalmente impiega per le letture. Un tempo che, con l’atto della lettura, sembra annullarsi o sospendersi. Sono quei casi in cui il tempo della storia, dell’intreccio, va ad occupare in maniera stupefacente il tempo del racconto che in pratica risulta nullificato.
Non sono neppure rari i casi di lettura che, oltre a coinvolgerci con una sfegatata mania da poter diventare una dipendenza, ci costringono a fare i conti con la realtà. Non sono assolutamente rari gli episodi –anche documentati dalla cronaca- in cui l’oggetto di svago (sia esso un libro o un videogioco) finisce per proporre nella mente di chi lo impiega l’idea che ciò rappresenti la realtà e che il mondo di fuori, ciò che possiamo definire la vera realtà, non sia che un prolungamento di quella che, invece, non è altro che fittizia. Ne sono esempi disarmanti la protagonista di Misery non deve morire, fortunato romanzo di Stephen King ma anche quegli episodi –frequenti negli Stati Uniti- dove il facinoroso di turno non è in grado di percepire il confine realtà/fiction e compie stragi credendosi Batman o un altro supereroe. Sono esempi –ma se ne potrebbero portare molti altri- che fanno luce su quanto il potere immedesimativo, la mimesi e la persuasione siano potenti, da portare l’individuo a credere di vivere in un mondo diverso, sostituendo la finzione al mondo reale. Studi scientifici potrebbero indagare in maniera più capillare che tipo di rapporto esiste tra la persona e simili cattivi comportamenti, ingestibili e inavvertibili sino a che non si presenta un fatto eclatante o, comunque, un qualcosa che rende esplicito tale stato patologico. Per dirla in poche parole: tutti siamo potenzialmente esposti a un rischio di questo tipo o vi sono soggetti che –a causa di altre problematiche psicologiche o neurologiche- possono avere un’incidenza maggiore? Soprattutto: casi del genere sono diagnosticabili e dunque evitabili?

Serena Maffia
Maffia analizza la lettura non come tema o inclinazione, piuttosto come elemento di debolezza e manifestazione patologica in quei soggetti che finiscono per annullare le proprie vite nella lettura (si sentono vivi ed entusiasti solo quando leggono) o che non sono più in grado di individuare il confine dove termina la vita vera e si erge la finzione. Si parla di sindrome di Don Chisciotte e si evidenziano i prodromi o comunque i caratteri esclusivi che evidenziano la dipendenza nei confronti della lettura, proprio come l’assuefazione per una droga sintetica.
A complicare la confusa situazione del librofagocitatore è anche l’impiego da parte dei narratori di elementi e strutture che permettono di continuo di sviare la storia, complicandola e sviluppandola a più livelli, creando intrecci vorticosi che amplificano l’interesse nonché l’impiego di stratagemmi affabulatori che depistano, con i quali l’autore gioca con il lettore, facendolo cadere in tranello, rovistandogli la mente. Sono ad esempio gli unreliable narrators: quelle voci non autentiche, ma scansonate di narratori che raccontano a volte fedelmente, più spesso tralasciando informazioni importanti, camuffando la realtà, depistando di continuo tanto che il lettore prova via via smarrimento e poi un vero sentimento d’acredine verso il creatore delle sue storie.
Il libro di Maffia è molto ricco nel fornire spunti di maggiore indagine su vari fenomeni linguistici; il suo pregio è quello di non essere un manuale enciclopedico dotto e pesante, ma di fornire concetti e teorie che il lettore può andare ad approfondire, anche per mezzo della copiosa bibliografia che chiude il volume.
Si parla di epigenetica, ma anche del problema giovanile della dislessia mettendo in luce come –contrariamente all’opinione generale- il disturbo abbia una eziologia di carattere genetica; si riflette anche sul processo dell’interpretazione che la lettura di un libro, come la visione di un film, comporta.
Il discorso in merito al mondo della lettura viene portato avanti in relazione al genere letterario del romanzo che è quello che, per struttura e caratteristiche, predispone il lettore a compiere un vero e proprio percorso che si sviluppa nel tempo. Ciò non avviene nella poesia di cui Maffia qui non parla dove succedono due cose molto diverse in merito all’interpretazione rispetto al romanzo: 1) la poesia non provvede a dare una consequenzialità narrativa, piuttosto consacra la fugacità dell’immagine; 2) l’interpretazione del romanzo –per quanto possa avere sfumature differenti- è in via generale unica e formalmente indipendente dal contesto umano del lettore, cosa che non avviene per la poesia che, essendo un testo intimo e asciutto, può aprire a modelli interpretativi variegati e potenzialmente infiniti. L’empatia, quale rapporto emozionale autentico e sentito che l’umano percepisce, viene studiata da Maffia anche in relazione al godimento della pratica della lettura.
Jesi, 15-07-2016