HAITI
(di Emanuele Marcuccio)
(ACROSTICO)
Ha tremato la terra
agitata in orribile
in assordante rimbombo:
tremendo terremoto
in un cumulo… di macerie.
(20/1/2010)
Commento a cura di LORENZO SPURIO
Altra poesia di Emanuele Marcuccio che a distanza di più di due anni viene tirata fuori dal cassetto. La lirica è breve a si contraddistingue per un linguaggio stringato e impetuoso, in linea con quanto va affrontando dal punto di vista tematico. Marcuccio ci fornisce un’istantanea dei secondi che si susseguirono al terremoto di Haiti nel 2010, suggestionato forse dalle tante immagini trasmesse in tv. In ogni dove domina la distruzione “un cumulo… di macerie”, segno che niente sarà mai più come prima. Non c’è spazio nella lirica di Marcuccio per intravedere un dopo-terremoto o di dar un messaggio di speranza. Dopo “l’assordante rimbombo” e “la tremenda scossa” nulla rimane. C’è il silenzio della morte e della paura. La Terra, che ha voluto al mondo ed ospitato l’umanità, di colpo si è macchiata di un assassinio inspiegabile. Disperazione, desolazione e angoscia sono i sentimenti che la lirica infonde che, ovviamente, può essendo inspirata al terremoto di Haiti, finisce per essere una immagine di martirio e di sconvolgimento uguale per ogni terremoto. Quando la Terra inghiotte i suoi uomini, ci si interroga ancor più profondamente sui motivi e i limiti dell’esistenza.
Jesi, 26 Agosto 2012
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Grazie infinite, Lorenzo, un magnifico e profondo commento!
Solo cinque versi, come cinque sono le lettere di “Haiti”…
Non è la lunghezza che fa una poesia, ce lo insegnano Ungaretti e Quasimodo, grazie ancora! :)
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