Distinti membri dell’Accademia di Svezia, Signore e Signori:
Immagino che attraverso la televisione e internet vi siate fatti almeno una vaga idea della lontana zona nordorientale di Gaomi. Magari avete visto mio padre novantenne, come avrete visto i miei fratelli, mia sorella, mia moglie e mia figlia, persino mia nipote che adesso ha un anno e quattro mesi. Ma la persona a cui penso di più in questo momento, mia madre, non la vedrete mai. Molti hanno condiviso con me l’onore di questo premio, tutti ma non lei.
Mia madre nacque nel 1922 e morì nel 1994. La seppellimmo in un pescheto a est del villaggio. L’anno scorso siamo stati costretti a spostare la tomba ancora più lontano dal villaggio per far posto alla costruzione di una linea ferroviaria. Quando abbiamo aperto la tomba abbiamo visto che la bara era marcita e il suo corpo si era fatto uno con la terra umida che lo circondava. Così abbiamo raccolto un po’ di quella terra, un atto simbolico, e l’abbiamo portata nel nuovo luogo di sepoltura. In quel momento mi sono reso conto che mia madre è diventata parte della terra, e ogni volta che, in piedi sulla terra, io racconto una storia, è a mia madre che mi rivolgo.