a cura di Stefano Bardi
Anti-poeta fu definito e la sua poesia, non-poesia. Niente di più falso fu mai detto a livello letterario su Alfredo Giuliani (Mombaroccio, 23 novembre 1924 – Roma, 20 agosto 2007). Eppure in pieni anni Duemila questo scrittore è da molti volutamente dimenticato ed etichettato come poeta difficile, rivoluzionario, antipoetico poiché è andato contro i canoni della tradizionale poesia italiana. Affermazione vera in stretta misura, poiché se da una parte assistiamo a una distruzione letteraria, dall’altra alla rimodulazione della poesia medesima, che per l’appunto è riformulata dalle ceneri di quella prodotta fino allora, continuando così l’infinito discorso della poesia, senza interrompere e creare da capo un nuovo genere letterario, come invece molti critici ritennero e ritengono ancora oggi.
Poesia dal cammino errabondo la sua, che vuole condurci verso l’esistenza, le cose, la materialità e verso azioni fulminee e abbaglianti. Poesia che può essere concepita come un intimo diario di probità, composte di emblemi e da messaggi, che trasformano i pensieri e le emozioni in oggetti. In poche parole, possiamo definire la sua esperienza poetica, come una poesia collage, in cui questo lessema indica la creazione di un inedito tempo poetico in grado di far compiere alla poesia un cammino fatto di schegge che si fermano e riprendono il loro cammino, grazie anche a una melodia dolce e pulsante al tempo stesso.
Poesia degli oggetti, ma anche poesia dell’esistenza oggettivata rappresentata nei suoi attimi brumosi, ovvero, una poesia che rappresenta un’esistenza pulita e decontaminata, da ogni tipo di banalità. Una poesia, quella del Giuliani, sulla quale tanti scrittori e critici si sono espressi, ma sono dell’idea che le migliori parole spese per questo poeta sono state quelle di Pier Paolo Pasolini che definì la poesia del poeta pesarese, come una rottura della canonica lingua italiana, in particolar modo della sua grammatica e della sua impostazione tipografica, attuata da un poeta dalle origini neo-crepuscolari, ma dallo spirito frenetico e rivoluzionario.
Il 1955 è l’anno della raccolta poetica Il cuore zoppo, le cui liriche possono considerarsi le prime prove poetiche del Giuliani, che si muovono fra la canonica poesia e una produzione lirica colma di reminiscenze poetiche, in particolar modo di poeti inglesi e francesi. Questi primi componimenti puntano alla creazione di attimi palpitanti che, attraverso il legame diretto con i lettori, vogliono provocare un’involontaria e fortissima folgorazione, che sappia convivere insieme a una fulminea eccitazione etica ed esistenziale.
Il 1961 è l’anno della raccolta I Novissimi. Poesie per gli anni ’60, opera che Giuliani curò editorialmente e filologicamente, in riguardo alle poesie dei suoi amici poeti (Pagliarani, Balestrini, Sanguineti, Porta). Liriche surrealiste e neo-crepuscolari e allo stesso tempo intensamente avanguardistiche, poiché analizzano schizomorfamente il Mondo, umiliandone di conseguenza i suoi messaggi oceanici. Queste poesie, inoltre, mutano tutto ciò che è emotivo in cerebrale e modificano i sentimenti in filosofie. Per quanto riguarda la loro metrica, sono liriche composte con versi lunghi e in pausa che creano magicamente delle poesie senza fine.
Opera che può essere vista come un perfetto esempio di Nuova Avanguardia Letteraria, poiché eliminava l’inconscio e il subconscio, derideva mostruosamente la realtà, e adottava una versificazione dodecafonica. Queste liriche partono dall’analisi degli “oggetti”, per poi creare un confuso e sanguinante pensiero; vogliono riflettersi nella realtà permettendo così agli uomini di oltrepassare e scavalcare i loro specchi spirituali.
Per Giuliani l’esistenza degli uomini si realizza nell’irreale desiderio, di immergersi nella vera spazialità esistenziale, ovvero, quella composta dalla vita e dalla dipartita. Opera che attribuiva al linguaggio un ruolo soverchiatore nei riguardi della logicità borghese attraverso scelte formali che si basavano sull’ironia pungente, sulla canzonatura e sullo straniamento nei confronti del canonico linguaggio letterario. La poesia è vista come strumento di rafforzamento della vivacità e come un trauma linguistico, che permetta di ritrovare il messaggio di un avvenimento direttamente condivisibile. Una riformulata scrittura poetica che doveva diminuire la linfa dell’Io e che non doveva più guardare a lessemi casti e candidi, bensì a lessemi comuni e oggettuali.
Il 1965 è l’anno della raccolta Povera Juliet e altre poesie, composto di liriche costruite con “oggetti” e colme di aggraziate incoerenze, di delicate e nobili gioie, di crudeli e deturpanti improvvisazioni. Opera in cui i personaggi instaurano dialoghi insensati e alienanti, fatti di voci sconosciute catturate dalle vulgate giornaliere. Scopo di questa raccolta era quello di canzonare il dato soggettivo, attraverso la fusione del vero con l’irreale.
Il 1969 è l’anno della raccolta Il tautofono: 1966-1969, di vitale importanza nella produzione del nostro, poiché in essa si esprime nella sua massima potenza, la forza neoavanguardistica. Opera costruita con registri e melodie che si addossano gli uni sugli altri, fino a sfidare la logica dell’impossibile. Più nel dettaglio questa raccolta liricizza l’interrotto e muto dramma del personaggio-protagonista principale, ovvero un pazzo e sognatore della realtà che vuole creare un colloquio psico-sociale. Desiderio che rimarrà inappagato, lasciando in questo modo nell’animo del personaggio-protagonista, un monologo “spirituale” senza diritto di replica.
Nel 1993 e nel 2003 escono le ultime due raccolte di successo Ebbrezza di placamenti e Poetrix Bazaar. In questi suoi ultimi capolavori, Giuliani verseggia intimi soggetti, colmi di auto-ironia e di enigmaticità. In particolar modo nella raccolta del 1993 assistiamo a un’esposizione senza nessuna traccia sperimentale ma allo stesso tempo il compito di queste liriche, è quello di soddisfare esigenze surreali. Inoltre Giuliani, recupera le emozioni colte con il contatto diretto dell’Io con le cose e le vicende, che fanno parte del surreale e dell’ignaro.
Una carriera, quella di Giuliani, che non fu solo caratterizzata dalla poesia, ma anche dal movimento letterario denominato Gruppo 63 che partorirà l’opera Gruppo 63. La nuova letteratura, a cura di Alfredo Giuliani e Nanni Balestrini, che punterà sulla concezione della poesia trattando di conseguenza anche i suoi scopi. Un movimento che vedrà la collaborazione di scrittori e intellettuali di spicco, come per esempio il poeta Giorgio Manganelli e il pittore Gastone Novelli. Non solo un’analisi della poesia, ma anche uno studio del romanzo, che secondo Alfredo Giuliani, doveva essere studiato partendo dal poema didascalico Il Tesoretto di Brunetto Latini. Non possiamo però, prima di passare alla rivista Quindici, non dire due parole su questo importantissimo movimento letterario, che rivoluzionò il concetto stesso di poesia, il quale non durò solo per quegli anni, ma arrivò fino ai giorni nostri.
Movimento dall’intellettualismo rivoluzionario, oltranzista e dal linguaggio ragnatelico che emarginò il concetto d’impegno e quello della lirica pedagogica per lasciare il posto a un’adorniana visione poetica, ovvero una lirica spiazzante e “sanguinaria” nei riguardi della società italiana degli anni ’60. Una poesia che, secondo gli intellettuali del Gruppo 63, doveva essere in primis un’investigazione di sé medesima. Il principale scopo di questi intellettuali fu quello di creare un’inedita vulgata lirica e prosastica, in grado di esprimere la vacuità messaggistica del Novecento, attraverso l’utilizzo di parole e architetture confusionarie, spezzettate, irregolari e di creare una metrica neutra composta da infiniti versi sintattici, vacue canonicità melodiche e allo stesso tempo animata da principi e caratteri topografici. Una metrica, che fu affiancata dall’utilizzo di fiacchi e vacui discorsi. Il merito che ebbe questo movimento all’interno della Storia della Letteratura Italiana fu quello di aver oltrepassato sul versante esegetico, una certa lezione editorialistica leggera e raffinata che si basava su periodici clandestini e per questo difficilmente leggibili. Come tutte le cose che hanno un inizio, anche quest’esperienza intellettuale ebbe una fine decretata dall’anno 1967, che vide la “morte” per l’appunto del Gruppo 63.
In questo stesso anno, però, nacque la rivista Quindici, curata totalmente dal poeta pesarese. Differentemente dall’esperienza del Gruppo 63, questa rivista voleva arrivare sia ai letterari sia a coloro che erano completamente ameni di letteratura. Scopo che divise fortemente i suoi collaboratori interni distinguendoli in due schieramenti, cioè in coloro che avevano spiriti innovatori e coloro che, invece, avevano animi conservatori e di conseguenza erano propensi a una canonica rivista letteraria fatta di analisi critico-filologiche. Divisione che si risolse con la chiusura definitiva della rivista che avvenne col numero del 19 del marzo 1969. Una rivista di vitale importanza per quegli anni, poiché compì una rivoluzione socio-culturale e intellettuale, scagliandosi ferocemente contro l’ideologia universitaria, comunicativa e “commerciale”.
Bibliografia e Sitografia di Riferimento:
- Antognini, Scrittori Marchigiani del Novecento, Ancona, Bagaloni Editore, 1971, 2 vol., Tomo II – Poeti.
- Barilli – A. Guglielmi, Gruppo 63. Critica e teoria, Milano, Feltrinelli, 1976.
- VV., Letteratura Italiana. I contemporanei, Milano, Marzorati Editore, 1977, 6 vol., Tomo VI.
- Martellini, La Poesia delle Marche (Paragrafi per una genesi), Forlì, Forum/Quinta Generazione, 1982.
- Cecchi – N. Sapegno, Storia delle letteratura italiana. Il Novecento, Milano, Garzanti, 1987, 2 vol., Tomo II.
- Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1991, 2 vol., Tomo II.
- Paolo Pasolini, Descrizioni di descrizioni, Milano, Garzanti, 1996.
- Lorenzini, Poesia del novecento italiano. Dal secondo dopoguerra a oggi, Roma, Carocci, 2002.
- Borsellino – W. Pedullà, Storia generale della letteratura italiana, Milano, Motta Editore, 2004, 16 vol., Tomo XV – Il Novecento. Sperimentalismo e tradizione del nuovo – Parte prima.
- Cucchi – S. Giovanardi, Poeti Italiani del Secondo Novecento, Milano, Mondadori, 2004, 2 vol., Tomo II.
- Casadei, Il Novecento, Bologna, Il Mulino, 2005.
- Bignami, Letteratura italiana. Il Novecento, Sesto San Giovanni, Edizioni Bignami, 2006.
- Casadei – M. Santagata, Manuale di letteratura italiana contemporanea, Roma-Bari, Laterza, 2007.
- Colasanti – A. Cazzini Tartaglino – T. Iannini, Letteratura italiana. Schemi riassuntivi, quadri di approfondimento, Novara, De Agostini, 2011.
Alfredo Giuliani in Dizionario Biografico degli Italiani (www.treccani.it).