Segnalazione di Lorenzo Spurio
Chi ha gettato la sua ombra (Placebook Publishing, 2020), pubblicato ufficialmente lo scorso 13 novembre, è l’opera prima di Danilo Carciolo, autore siracusano classe 1989. L’opera accoglie una selezione di versi scritti nel corso degli ultimi dieci anni. La raccolta si divide in quattro sezioni, ognuna segnata da diversi stati d’animo e stile. Al cambio dell’emozione e dell’avvenimento scatenanti la scrittura, in maniera assai originale, cambia anche la forma. Dalla prima all’ultima poesia – come è stato osservato – sembra di percorrere un cammino dove il continuo flusso di coscienza – il cui recupero di istanti emozionali è a tratti oscuro e ironico – rappresenta uno dei fili rossi dell’opera. La tetra-partizione del volume è così rappresentata: una prima parte sotto il titolo esplicativo di “Assimilare ed elaborare”; le poesie qui contenute si caratterizzano per la presenza di immagini per lo più asprigne e fosche (si tratta – come l’Autore ha evidenziato – dei versi temporalmente meno recenti). Il secondo scompartimento di liriche – apparentemente meno razionale – va sotto la definizione di “Scarti di pazzia”. Qui si ritrovano poesie decisamente più lunghe che non celano una qualche influenza dall’eccentrico e mai banale scrittore e poeta Carmelo Bene. Meno esplicabile – per lo meno a un primo colpo – è la titolazione delle terza sezione, “Cahier de vendanges”, espressione, questa, che sta a significare qualcosa come “taccuino di viaggio” o “diario di bordo” quale summa di un metaforico “raccolto”; Carciolo informa che qui sono raccolte tre poesie legate a una particolare esperienza d’impronta naturalistica vissuta in territorio francese. L’uomo che si fonde al contesto ambientale, in uno scambio fertile e metamorfico prende piede in questi versi dove la natura è dipinta nella sua anima più vitale. La parte finale – la quarta – contiene, sotto il titolo “Risorgendo” quelli che sono i versi più recenti dove – cosa avvenuta con rarità in precedenza – si scorgono anche toni giocosi, un piglio ironico dell’autore dinanzi alla vita che fa di questa poesia – meno fosca – una chiusura degna di una ripartenza.

Danilo Carciolo (Siracusa, 1989) dopo aver conseguito il diploma da attore teatrale nel 2018, ha iniziato a lavorare come performer in varie produzioni teatrali italiane. Incuriosito dalle figure di Sergio Corazzini ed Arthur Rimbaud, ha iniziato a scrivere in versi intorno ai diciassette anni. Tra i diciannove e i ventuno anni ha scritto un romanzo breve, tuttora inedito. Per quanto riguarda il teatro, insieme a Matteo Romano, ha scritto Neapolis, uno spettacolo di teatro contemporaneo che esplora la storia di Siracusa, da un passato ancestrale ad Archimede, dall’assedio dei romani all’epoca moderna. In cantiere sono previsti altri testi teatrali. Ha ricevuto un attestato di merito in occasione dell’evento 100 Thousand Poets For Change 2020 e una segnalazione di merito dalla giuria del Premio Nazionale di Poesia Himera 2020. Per la poesia ha pubblicato Chi ha gettato la sua ombra (PlaceBook Publishing, 2020).
A continuazione una scelta di quattro testi poetici estratti da Chi ha gettato la sua ombra (PaceBook Publishing, 2020), uno per ciascuna sezione di cui si compone:
“Da Balamb”
di Danilo Carciolo
In questa città che s’affaccia
sull’acqua salata
sembra non esserci nulla
da fare, fra queste case bianche
e azzurre e il vento
che accarezza i nostri capelli.
Come vorrei passare la mia
mano dentro di essi.
Affogo nel tuo sguardo
e non capisco di che colore risplende.
Solo pescatori qui intorno,
qualche nave che parte
per raggiungere l’orizzonte
inutilmente
e una manciata di militari
in divise diverse, tanto quanto
è diverso il loro cuore
dalla bandiera.
A cosa serve avere un nome
se siamo anonime stelle
disperse su questi campi.
Spalancando la finestra
da un balcone dell’unico albergo,
vicino alla costa dei tuoi battiti,
proiettiamo i nostri respiri,
insieme ai sogni, verso il mare.
Dal porto, un bambino
suona un’ocarina celeste
gioiosamente malinconica.
*
“Il vento dorme sul mare dei ciliegi in fiore”
di Danilo Carciolo
Il vento dorme sul mare dei ciliegi in fiore.
Toshiro si erge a statua buddista,
seduto sopra un’onda ferma di petali.
Naoko lo contempla divertita, distratta
gli versa un po’ di the verde,
come se fosse la sua anima
donatagli per berla:
come lei divorò i battiti di lui,
quando accettò
l’anello
che adesso si inargenta riflettendo un grattacielo
- ed il kimono l’hanno dimenticato nell’armadio a muro.
In alto,
dei rami cercano di nasconderli dal sole
e celano loro l’aereo
che sfreccia immobile nelle lenti
del ragazzo.
Un po’ di rugiada sorride
divisa, fra cielo e Terra.
Hiroshi prende un onigiri, lì vicino
e sbatte, sbadato, sulle opinioni
in libertà, che lo sfiorano
pericolosamente.
Naoko si perde negli occhi di Toshiro:
lui se ne accorge
e si toglie una lente.
*
“Les mains”
di Danilo Carciolo
Che s’intrecciano,
mani
che si stringono.
E si lasciano
rubare un’essenza
esterna
e si voltano.
Le vidi tagliarsi
mentre una teneva un
grappolo
e l’altra,
miope,
strinse la forbice.
Di sera, invece
riempivamo bicchieri di vino
con ancora la terra
radicata tra le unghie
e sdraiata sulla carne.
Mani ad invocare
o sull’uva a trattenere,
sollevare i bagagli
come a voler pregare.
Compagne essenziali trascurate
ma come torce nella notte fate
quasi luce tra i muri e le vie
di questo viandante tra misteri già
svaniti.
Mani
tra le
gocce.
Mani come oblio,
come un punto
prima di un inizio.
*
“Senza titolo”
di Danilo Carciolo
Non chiedi allo specchio
di mostrarti come vorresti essere:
deformi invece il tuo sembiante
in nuovi riflessi d’apparenza.
Non chiedermi quindi
di scrivere versi in cui riconoscerti:
deformerei i miei sentimenti,
questi frammenti d’inutili scarti.
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