“Fatture” di Massimiliano Chiamenti[1]
le uniche lettere che ricevo
sono ormai solo richieste di pagamenti
multe bolli sanzioni minacce
mai un messaggio con un invito a cena
o a leggere le mie poesie
da qualche parte
o un editore che mi voglia pubblicare
da me il mondo vuole solo soldi
che non ho più neanche per mangiare
allora ogni giorno mi alzo
spero di riuscire a trovare cibo
e attendo il momento del sonno
che mi liberi dall’incubo della mia vita
non cerco più niente
ho perduto tutto
e più niente mi interessa
tiro solo avanti
senza mai un aiuto
e attacchi sempre più omicidi
mi faranno morire tutti di fame
e di crepacuore
ma io continuo il mio cammino
anche se questo inferno
non si può chiamare vivere
eppure è così
nella vita ci vuole prudenza e senso pratico
o si perisce
e i guai non hanno mai rimedio
basta un attimo a commetterli
e poi non si rimedieranno mai
perché non mi uccido?
perché anche per togliersi la vita
ci vorrebbe un bello slancio di vitalità
Commento di Lorenzo Spurio
Il presente testo poetico del poeta fiorentino Massimiliano Chiamenti, assieme ad altri, fa parte di un ciclo definito in maniera quanto mai drammaticamente anticipatoria “Suicidal Poems”. L’intero componimento, pur girando attorno al tema della difficoltà economica, ha senz’altro un’eco maggiore a voler trasmettere un disagio che non è solo materiale bensì radicato nella psicologia del Nostro. Il poeta parla della noia di essere tartassati da scadenze e pagamenti di vario tipo, dell’insofferenza verso una corrispondenza ricevuta negli ultimi tempi che è di natura prettamente merciologica, contrattistica e priva di qualsiasi contaminazione emotiva. L’autore in questa fase critica della sua vita, forse adombrato anche dalla possibile fine o fuga di un amante sul quale molto aveva investito e in preda a un delirio persecutorio, affronta l’invalidante realtà che chiama “l’incubo della mia vita”. La chiusa è stringente e perentoria: il poeta domanda a un ipotetico uomo, lettore, spettatore delle sue vicende. Quello che sembrerebbe a prima veduta un interrogativo retorico, in realtà mostra paurosamente la natura incipitaria del gesto, dissacrante eppure salvifico che di lì a poco si appresta a compiere. Il distico finale richiama, però, ancora la vita nella sua sprizzante foga ed energia descritta in un “bello slancio vitale” quale pre-requisito cogente per proiettarsi nello spazio senza tempo. Slancio che il poeta ha colto nella sua casa di Bologna nel 2011, vestito con caparbietà e forse con una pretesa di fondo: quella della denuncia della solitudine che può celarsi nell’uomo e fagocitare chi, abbandonato, malato e in crisi con se stesso, ha già deciso di inscenare l’ultimo atto performativo.
L’autore
Massimiliano Chiamenti nacque a Firenze nel 1967. Amante della poesia, traduttore e dantista molto apprezzato, pubblicò il saggio Dante Alighieri Traduttore (Le Lettere, 1995) e curò l’edizione Comentum super poema Comedie Dantis (Arizona Center for Medieval and Renaissance American Studies, 2002). Noto per lo più come poeta performativo e cantante (due cd pubblicati, Emme e Storyboard 1999 rispettivamente nel 1998 e 1999), fece parte della vita culturale degli ambienti underground della Firenze degli anni ’80 e ‘90 per spostarsi poi a Bologna. Stimato da autori quali Lawrence Ferlinghetti (col quale collaborò), Mariella Bettarini, Novella Torregiani, Massimo Acciai e Marco Simonelli; nel 1995 Edoardo Sanguineti gli consegnò il Premio “Città di Corciano”. Numerose le opere poetiche tra le quali Telescream (Cultura Duemila Editrice, 1993), alla quale seguirono User-friendly (David Seagull, 1995, x/7 (Dadamedia, 1996), p’t (post)(Gazebo, 1997), Schedule (City Lights Italia, 1998), Maximilien (City Lights Italia, 2000), le varie edizioni de le teknostorie (Edizioni Segreti di Pulcinella, 2003; Zona, 2005); free love (Giraldi, 2008), Adel &c (Fermenti, 2009), Paperback writer (Gattogrigio, 2009), evvivalamorte (Le Cariti, 2010), egiemme (Polìmata, 2011) e la raccolta di racconti Scherzi? (Giraldi, 2009). Nel capoluogo emiliano, complice una vita dissoluta e la condizione di sieropositivo, commise il suicidio nel settembre del 2011. La sua ultima opera, Di/e con Daniele, composta da 33 canti, venne inviata in pdf a mezzo mail agli amici più stretti poco prima di morire e rimane a tutt’oggi inedita ad eccezione di qualche brano pubblicato in rete da qualche suo amico.
[1] La poesia è tratta dall’articolo di Marco Palladini “I versi postremi: ‘le voci dissonanti’” apparso sulla rivista “Le reti di Dedalus” nell’ottobre del 2011, http://www.retididedalus.it/Archivi/2011/ottobre/LUOGO_COMUNE/4_chiamenti.htm