Segnalazione a cura di Lorenzo Spurio
Stella N’Djoku (Locarno, 1993), poetessa, giornalista ed insegnante di religione, è nata da madre svizzera di origini italiane e padre svizzero-congolese. Nel 2017 si è laureata in Filosofia con la tesi What’s a man. Shakespeare filosofo tra Stanley Cavell e Harold Bloom all’Istituto di Studi Filosofici della Facoltà di Teologia di Lugano, con il prof. Roberto Diodato quale relatore.
Con l’inizio degli studi universitari all’Istituto di Studi Filosofici della Facoltà di Teologia di Lugano, ha iniziato il suo percorso giornalistico con il mensile L’Universo, inserto del Corriere del Ticino, il giornale universitario studentesco indipendente della Svizzera italiana, del quale è stata anche direttrice, vincendo il Premio Speciale del Credit Suisse for Excellent Writing nel 2015 e nel 2016. Collabora con alcune testate giornalistiche svizzere, tra queste Corriere del Ticino, ExtraSette, catt.ch e Syndicom Rivista.
Per la poesia ha pubblicato Il tempo di una cometa (2019); suoi testi sono apparsi anche sulle riviste letterarie Graphie, Atelier, Carteggi Letterari e su vari blog letterari e nell’antologia Abitare la parola – Poeti nati negli anni Novanta (2019) a cura di Eleonora Rimolo e Giovanni Ibello edita per Ladolfi Editore. Alcuni suoi componimenti sono stati tradotti in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti di Caracas.
Dal 2015 organizza atelier legati al mondo della scrittura per L’Universo e per l’istituto Casa della Giovane di Lugano e dal 2016 cura la direzione artistica di alcuni eventi del LongLake Festival di Lugano (Divisione eventi e congressi) e collabora con eventi puntuali a favore dell’integrazione sociale per la Divisione socialità e sostegno della Città di Lugano. Nel 2017 ha iniziato a lavorare per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Attualmente lavora anche come insegnante ed è Responsabile di progetto per la Svizzera italiana di Dialogue en Route, un progetto che si occupa di dialogo interreligioso, voluto da IRAS-COTIS, la Comunità di lavoro interreligiosa in Svizzera.
Tra i premi letterari vinti vanno segnalati il Premio “Piero Chiara” sezione Giovani (2012) con il racconto “Il Carillon” e il IX Premio “Matheton Agon” (il noto Premio indetto dall’Università di Basilea che promuove la cultura greca e che premia ogni anno il migliore e più innovativo lavoro di ricerca in questo ambito) con il racconto “Morire per amore è possibile? Due miti a confronto” (2013).
Sulla sua produzione si sono esposti, tra gli altri, Valerio Grutt, Sabatina Napolitano, Fabio Prestifilippo, Fabiano Alborghetti e Gianfranco Lauretano.

Stella N’Djoku – Foto di Valentina Mazza
Nella prefazione a Il tempo di una cometa (Ensemble, Roma, 2019) Valerio Grutt ha osservato: “[Il libro] è una promessa, lascia emergere una volontà, quella di stare dalla parte dell’amore, della luce. È come una consacrazione al lato chiaro delle cose, dove si scrive della vita e non del suo riflesso o della sua ombra, dove si scrive nella vita e non guardandola da fuori, ma cercandone il senso nell’esperienza. […] Improvvisi lampi di gioia e inciampi, per sfidare la morte nella vita, trovare la vita nella vita, “la certezza di esistere”. […] Troviamo approdi nella luce, tenerezza, e procediamo senza bisogno di spiegazioni, ma mettendoci in ascolto del battito del mondo”. A inaugurare il percorso poetico del volume (del quale a continuazione si forniscono alcune composizioni) è una preziosa citazione, o chiosa, di Rainer Maria Rilke scelta in maniera oculata dall’autrice, posta lì, come segnale luminoso all’inizio di un percorso nelle corde dell’anima: “Eppure la parola, quando fu detta, parve al di là di ogni sapere: incomprensibile”.
È per sempre
l’eterna carezza
luce, grattacieli
come spighe di grano.
Oggi non basta nulla
le ali le stelle
l’agosto di fuochi
magnetici al cielo.
*
Mi avessero detto
non tornerai a casa
avrei riso – chi
riesce lontano –
ma mi ritrovo dove non rimangono
cicatrici o paura di stelle
infiammate una volta per tutte
lontano.
Non tutto finisce dove comincia.
*
Inizia ottobre il conto di anni
non esserci più
il fato le ombre sui fiumi.
Ma le mani a cui ti hanno sradicato e questo cuore
che pare esploso di gioia le stelle
non bastano
a chiedere il ritorno di impronte
su cui imparare a camminare.
Dimenticarti per aspettare il tuo ritorno
e ritrovarti
quando rientrando chiederai
perché questo dolore
è durato tanto.
*
Cosa dicono le vene
fatte ad albero sui polsi e il pulsare
che ferma il respiro?
L’eternità è il nostro nominarsi
nei secoli
come una carezza
una promessa.
*
La poetessa ha rivelato alla testata ticino7 la genesi della sua opera: “La raccolta che ho pubblicato è nata nel giro d’un anno e mezzo, ma racconta di esperienze che risalgono anche a 10 anni fa, alla morte di mio nonno, che ha cambiato tutto, e poi ad altri amici che mi hanno lasciata. Avevo bisogno di pacificarmi, di elaborare la mia sofferenza, di trasformarla in qualcosa di positivo, in speranza, in fiducia”[1].
Sabatina Napolitano ha sostenuto che “La poesia di Stella N’Djoku è una riflessione sul tempo, e se è vero che il nostro con il passato è un debito è anche e soprattutto vero che i nostri con il passato sono un incontro e una scoperta volti a sentire meglio, sentire di più. La consapevolezza storica ci rende più forti ma tollerare il tempo ci rende più vivi. La poesia può disinnescare il disagio a priori, cristallizza i pensieri per una dignità contagiosa o probabilmente resta la rappresentazione finale di un oggetto mentale o una sensazione”[2].
A continuazione quattro poesie inedite:
Noi non saremo quei vecchi
abbracciati alla foce.
Chissà se rughe e canizie
ci coglieranno lontani
se sarai le mie mani
il ricordo, il rimpianto.
Chi sa se nasciamo
al momento, l’incontro…
*
Neanche la pioggia lava
il ricordo del primo baciarsi.
Vivo tra cocci
fosse espiare, ritornare
innocente.
*
Questo giorno si eleva
i cipressi austeri
l’entrata, la chiesa.
La morte non disturbi
la festa
né tu
nato tra case di luce
tetti marini
Serra le lacrime
nei palmi e concedi
addii, baci al silenzio.
*
Se Dio non ti avesse dato
la perfezione del salmista,
se non ti avesse dato
la lingua e l’occhio attento
e le mani agili e veloci nel dire l’universo,
Se non ti avesse dato la memoria
il fiuto canino per incontrare le storie
riscrivere il mondo, urlare l’amore
allora avrei voluto crearti io.
Ma so che non avrei avuto la grazia
di regalarti tutto questo
non sarebbe bastato il mio amore
a far scaturire da te
radici immense, nomi di re,
volti sospesi e lontani dal nulla.
Ti ha fatto Lui, faccia bella così
mio vulcano
mio più bello al mondo
quasi niente.
[1] Gino Driussi, “Il mondo di Stella N’Djoku”, ticino7, 09/12/2019, https://www.laregione.ch/ticino7/ticino7/1407370/il-mondo-di-stella-n-djoku
[2] Recensione pubblicata su Poetarum Silva il 03/01/2020: https://poetarumsilva.com/2020/01/03/stella-ndjoku-il-tempo-di-una-cometa-rec-di-sabatina-napolitano/?fbclid=IwAR1m3pVBmb4NdCDaov_FZNcpTMIfVp5JS19A_L8QIiYxXIlCYfO1Be7MWd0
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